Verso La Maturità- Capitolo 1
Verso La
Maturità
Prologo
La
mia vita? Un’eterna e incontrollabile serie
di eventi catastrofici. Odio il mio Liceo, odio il fatto di essere
sfortunata,
odio la maggior parte dei miei professori, e fino a poco tempo fa
odiavo i due
ragazzi più popolari della scuola. Il mio odio per loro
è venuto a mancare
quando sono diventata la migliore amica del più bello e la fidanzata segreta del più
stupido. Li odiavo così tanto che alla
fine non ho potuto fare a meno di avvicinarmi a loro per riuscire a
conoscerli,
anche se la maggior parte della conoscenza è avvenuta contro
la mia volontà. Il
mio ragazzo, inoltre, è anche il figlio della mia
professoressa di scienze.
Questo è il motivo della segretezza della nostra relazione.
Che cosa accadrebbe
se la professoressa che mi detesta di più scoprisse che il
suo adorato, unico e
intelligente figlioletto ha finito con l’innamorarsi
di… me? Non ci voglio
neanche pensare. Fino a quando sarò un’alunna di Lucifero non posso permettere che si
sappia la verità su me e il “figlio della
prof”. Eppure non pensavo che il mio
piano di segretezza avrebbe quasi rischiato di mandare
all’aria tutto ciò per
cui avevo lottato.
Niente
poteva più separarmi dall’amore della
mia vita. Niente tranne, forse, il primo amore della mia
vita…
La Prudenza E L’Amore Non Sono Fatti
L’Una
Per L’Altro:
Via Via
Che
Cresce L’Amore, La Prudenza Diminuisce
François
de
La Rochefoucauld
Capitolo
1: Il
Modo Più Veloce Per Farsi Scoprire
-Sono
tornata! Massi ci sei?-
Cosa?!
Fermi tutti! Spalancai gli occhi e
cercai di fare mente locale. Ero in una stanza che non era la mia,
stesa su un
letto che non era il mio, e con una mano infilata sotto le mie
mutandine che
non era la mia. Alzai lo sguardo e degli occhi verdi con delle calde
pagliuzze
grigie mi stavano scrutando.
Lanciai
uno sguardo veloce ai miei vestiti: la
camicetta era sbottonata e il reggiseno sganciato, mentre la lampo dei
jeans
era del tutto tirata giù.
-Dimmi
che quella che ho sentito non era la
voce di tua madre?- chiesi con tono di supplica.
-E’
lei purtroppo.-
-Ma
avevi detto che sarebbe tornata tardi
stasera-, dissi con tono di rimprovero.
A
quel punto il ragazzo che fino a poco prima
stava steso su di me si alzò di scatto e, prendendo la
maglietta che era finita
sul pavimento quando io ero troppo immersa nel mio mondo di passione
per
rendermene conto, la infilò in fretta.
-Massi?
Ci sei?- sentii di nuovo quella voce.
-Sì,
mamma. Avevo l’ipode al massimo, scusa-,
disse lui afferrando le mie scarpe e lanciandole
nell’armadio.
-Presto,
va là dentro!- mi ordinò con un filo
di voce indicando l’armadio.
-Cosa?!-
esclamai incredula.
-Non
fare storie…-, mi supplicò lanciando
sguardi alla porta della sua stanza.
Aveva
ragione. Non potevo permettermi di fare
la schizzinosa in un momento del genere. Non avevo alcuna intenzione di
lasciare che la D’Arcangelo scoprisse quello che stava per
accadere in quella
stanza, ma soprattutto non potevo permettere che vedesse proprio me in
quella
stanza, da sola con suo figlio.
-Questa
cosa mi sa tanto di telefilm-,
mormorai incrociando le braccia mentre Massi mi aiutava a entrare
nell’armadio.
–E’ da non credere.-
Lui
mi sorrise e mi diede un delicato bacio
sulle labbra. Era solo un piccolo bacio, leggero come una piuma, ma
appena
avvertii le sue labbra sulle mie ci mancò poco che prendessi
fuoco.
-Resisti,
cercherò di liberarmi in fretta di
lei.-
Annuii
con la faccia di una che probabilmente
stava pensando “tutto quello che vuoi, baciami ancora e
potrei fare il giro del
mondo di corsa!” Lui mi sorrise ancora ammiccando, sicuro di
sé come sempre, e
il mio cuore cominciò a battere a una velocità
indecente.
Esattamente
in quel momento la porta della sua
stanza si aprì e lui chiuse in fretta l’armadio
prima che qualcuno potesse
vedermi.
-Cosa
stai facendo?- chiese la D’Arcangelo con
voce sospettosa.
-Volevo
farmi una doccia…-, cercò di spiegare
lui.
L’armadio
non era perfettamente chiuso così,
grazie ad uno spiraglio, potei vedere l’espressione della
D’Arcangelo che si
distendeva. Aveva creduto alla balla della doccia! Che fortuna
sfacciata!
-Hai
dormito nel pomeriggio?- chiese lei
guardando il letto disfatto.
-Io…Sì.
Ero stanco e ho deciso di riposarmi un
po’. Com’è andata a scuola?- Massi
iniziò a riordinare il letto. Aveva subito cercato
di distogliere l’attenzione della madre da lui, e dal luogo
del misfatto.
La
D’Arcangelo si passò una mano sul collo con
un gesto stanco e sbadigliò.
-Come
al solito, sono stanca morta. Gli
incontri genitori-insegnanti mi distruggono sempre. Ogni volta
c’è una fila
chilometrica fuori dall’aula e si lamentano pure se li
liquido con poche
parole. Se i figli hanno voti alti stanno lì a lodarli per
ore, se sono sotto
la sufficienza mi tediano con tutte le loro preoccupazioni. Mica
è colpa mia se
i loro figli non studiano, io ho la coscienza a posto perché
faccio sempre il
mio dovere.-
Sì,
con interrogazioni a sorpresa il sette
gennaio e facendo domande assurde. Quanto sarei voluta uscire
dall’armadio e
gridarle in faccia quelle parole!
-Hai
ragione mamma, però prova a metterti nei
loro panni. A te è andata bene perché io sono un
ragazzo responsabile che
studia costantemente. Pensa a come ti sentiresti se tornassi a casa
puntualmente con dei voti pessimi, se mi drogassi o se facessi lo
stupido. Devi
considerare anche questo.-
La
D’Arcangelo guardò per un attimo il figlio
e poi sorrise.
-Come
al solito sei sempre più diplomatico e
riflessivo di me, a volte la mia istintività mi porta a fare
la figura della
stupida. Dovrei imparare a contare fino a dieci prima di parlare.-
Tanto
non lo avrebbe mai fatto. La
professoressa Claudia D’Arcangelo, la mia insegnante di
scienze, soprannominata
Lucifero da alunni venuti molto prima di me, era niente popò
di meno che la madre del mio
ragazzo, Massimiliano
Draco. Dell’unica persona esistente al mondo che amassi con
tutte le mie forze,
come se fosse stata una parte fondamentale di me, una metà
del mio stesso
cuore.
Ci
amavamo, o almeno lo facevamo non in
pubblico. All’interno di quelle quattro mura decadenti del
Liceo Classico
Virgilio di Lecce, Massi ed io dovevamo essere visti come degli
estranei.
Avevamo calcolato tutto con molta cura, dato che avevamo anche una
finta
fidanzata da usare a nostro piacimento. Delia Barton, una spilungona
bionda
italo-americana, mi era stata antipatica appena conosciuta, ma poi era
diventata una delle mie più care amiche e ci aiutava
volentieri. Ufficialmente
era lei la sua ragazza, a scuola si facevano vedere insieme il
più possibile,
ma appena trovavamo un luogo lontano da occhi indiscreti, riprendevo il
posto
che mi spettava.
Era
una situazione piuttosto assurda che non
tutti trovavano normale. Il primo ad affermare che fosse
un’idea idiota quella
di tenere nascosta la nostra relazione era proprio Massi, seguito a
ruota dal
suo migliore amico, Marco Iovine. Marco era il ragazzo più
bello dell’intero
liceo, Massi era secondo dopo di lui, ma da qualche settimana la sua
popolarità
era venuta meno a causa della relazione instaurata con una delle mie
migliori
amiche, Amelia Tarantini.
In
pochi mesi erano accadute tante di quelle
cose che al solo pensiero mi girava la testa, mi sentivo oppressa da
tutti quei
cambiamenti, per certi versi anche assurdi.
Avevo
sempre odiato Massi, e me ne ero
innamorata.
Marco
Iovine mi era sempre stato antipatico,
ed era diventato il mio migliore amico.
E
come se non bastasse anche le mie migliori
amiche erano cambiate tanto in quegli ultimi mesi.
Amy
era passata dall’essere possessiva verso
il fratello minore Luca e odiosa verso Marco, al concedere al primo di
far
parte di una band e di avere una ragazza e all’innamorarsi
perdutamente del
secondo. Mentre Martina Giuliani, una ragazza che conoscevo da tutta la
vita,
si era lasciata abbindolare da un ragazzo che l’aveva quasi
violentata e si era
rinchiusa in una strana bolla di depressione.
Era
proprio questo che mi faceva seriamente
imbestialire. La mia amica non meritava di soffrire, lei era una
persona
meravigliosa, gentile e dolce, e quel mostro di Christian Corradi
l’aveva resa
quasi… arida. Sorrideva di rado e parlava anche meno.
Avevamo provato di tutto
per farla tornare quella di prima ma forse era solo questione di tempo
o almeno
lo speravo con tutte le mie forze.
In
tutto ciò si doveva anche aggiungere
un’altra folle idea di quell’idiota del mio
ragazzo: voleva conoscere i miei
genitori. Ormai non parlava d’altro. Sosteneva che il fatto
che io non volessi
dire a sua madre che ci frequentavamo non avesse nulla a che fare con
il dirlo
ai miei… Illuso. Non conosceva quell’amabile uomo
che era mio padre.
Ero
la sua unica e adorata figlia, e fin da
piccola mi aveva sempre detto che non avrei mai dovuto avere un ragazzo
prima
dei trent’anni. Molti padri lo dicono per scherzare, il mio
no.
Non
avevo difficoltà nel dire che mio padre
era l’uomo della mia vita, era proprio tutto quello che
cercavo in un ragazzo,
e dovevo anche ammettere che alla fine ero stata accontentata. Non lo
avevo
notato subito, forse perché avevo conosciuto il vero
Massimiliano Draco solo da
poco tempo, ma lui e mio padre erano caratterialmente due gocce
d’acqua, e
questo mi spaventava. Mio padre non avrebbe mai accettato Massi come
mio
fidanzato, lo sentivo, e questo avrebbe indispettito Massi a tal punto
dal
cominciare a odiare mio padre. Proprio per questo volevo assolutamente
evitare
che si conoscessero, almeno fino a quando non fosse stato davvero
inevitabile.
Meglio
contenere i danni finché ce n’era la
possibilità.
Probabilmente
agli occhi di Massi dovevo
sembrare una pazza che aveva paura persino di dire a suo padre che
aveva un
fidanzato ma io avevo le mie ragioni, esattamente come avevo i miei
motivi nel
non volere che la D’Arcangelo venisse a sapere di noi. Nel
primo caso lo facevo
per l’incolumità di Massi- mio padre lo avrebbe
squartato- e nel secondo caso
lo facevo per la mia di incolumità- Lucifero mi avrebbe reso
la vita un vero e
proprio Inferno, o almeno la mia vita scolastica di sicuro.
Vidi
la D’Arcangelo sbadigliare sonoramente e
sedersi con calma sul letto di Massi stiracchiandosi con aria stanca.
Avevo il
terrore che potesse accorgersi della mia presenza, o dello spiraglio
dal quale
stavo osservando la scena. Fortunatamente era una persona troppo
distratta per
notare dei dettagli così insignificanti.
-Come
vanno le cose con Delia?- chiese a un
tratto mentre Massi la guardava stupito. Sapevo che il cervello del mio
ragazzo
stava cercando il modo più efficace e meno sospetto
possibile per riuscire a
cacciare la madre dalla stanza. Dalla sua espressione sorpresa capii
subito che
non aveva idea di cosa rispondere e sperai con tutto il cuore che
riuscisse a
imbastire una storia plausibile, non sapevo fino a che punto fosse in
grado di
improvvisare e di mentire a sua madre.
-Ah,
be’… Va tutto bene-, rispose lui con voce
piuttosto normale. –Come mai questa domanda?-
-Non
lo so-, la D’Arcangelo alzò le spalle con
semplicità. –E’ solo che prima veniva
qua da noi più spesso e a scuola stavate
sempre insieme. Da qualche settimana a questa parte mi sembrate un
po’ più
distanti. Quindi ho pensato che forse le cose tra voi non stessero
andando più
tanto bene.-
Accidenti!
Nonostante il mio brillante piano
per fare in modo che non ci scoprisse, la prof stava cominciando a
sospettare
qualcosa.
“Ti
prego Massi, inventa una spiegazione
plausibile! Ti scongiuro!” pensai disperata mentre non
riuscivo neanche più a
respirare, sentivo la tensione del momento opprimermi lo stomaco.
-Ma
figurati, le cose con Delia vanno
benissimo-, disse subito lui con tono leggero e tranquillo, per fortuna
le sue
doti di attore erano sempre impeccabili. –E’ solo
che sta per finire il
quadrimestre quindi entrambi siamo impegnati con lo studio e le
occasioni per
vederci non sono tante. Va tutto bene…-
Mi
sentii sollevata come mai mi era successo
in tutta la vita.
-Capisco-,
rispose la D’Arcangelo con un
sorriso. –Sono proprio contenta.-
Se
l’era bevuta alla grande e non poteva
andare meglio di così.
-Sai-,
continuò lei con un sorriso dolce. –Mi
piace molto Delia. Devo ammettere che io e sua madre avevamo sempre
sperato che
tra voi due potesse nascere qualcosa un giorno.-
Quelle
parole, mi attraversarono con la
violenza di un fulmine.
-Non
credo che potrei mai immaginare un’altra
ragazza al posto di Delia. Spero che non accada, ma se un giorno
doveste
lasciarvi, probabilmente, odierò la tua nuova ragazza, mi
trasformerò in una
suocera di quelle davvero pesanti e insopportabili.-
Massi
la guardò raggelato mentre lei
ridacchiava divertita.
Quella
che stava peggio ero io. Non solo avevo
sempre saputo di non andare a genio alla D’Arcangelo ma
adesso avevo anche
avuto la conferma che, nel momento in cui, si sarebbe accorta che io e
suo
figlio stavamo insieme avrebbe deciso di odiarmi ancora di
più.
-Non
dire stupidaggini, mamma-, intervenne
Massi con sguardo serio. –Non sarai di certo tu a decidere
chi devo amare. Lo
sai che sono testardo e ottengo sempre quello che voglio, quindi se un
giorno
m’innamorerò di un’altra ragazza, tu la
tratterai esattamente come adesso fai
con Delia. E’ davvero infantile questa storia della suocera
rompiscatole e
odiosa che hai tirato fuori.-
La
D’Arcangelo alzò le spalle divertita.
-Nella
vita non si può mai sapere, magari
diventerò davvero una suocera rompiscatole. Dopotutto madre
rompiscatole lo
sono già, il passo è breve per diventarlo anche
come suocera, no?-
Guardò
il figlio per qualche secondo e poi
iniziò a ridere. Pochi istanti dopo Massi non
poté evitare di seguirla a ruota,
mentre io continuavo a sentirmi uno schifo.
Avevo
sempre saputo che non sarebbe stato
facile dire tutto alla D’Arcangelo ma adesso che ne avevo
ricevuto la conferma
dalle sue stesse labbra mi sentivo agitata e delusa. Pensavo che forse
avrei
trovato un modo per farmi accettare da lei ma ormai la vedevo davvero
dura. Che
cosa potevo fare per apparire ai suoi occhi come una degna sostituta di
Delia?
Quella ragazza non solo era bella, intelligente e simpatica, ma era
anche la
figlia della sua migliore amica. Era logico che sperasse di poterla
accogliere
un giorno nella sua famiglia, ed io sarei stata vista solo come un
ostacolo per
la realizzazione di quel progetto.
Cavolo!
Crescere faceva davvero schifo e non
mi piaceva per niente.
Non
mi ero mai sentita così stressata e sotto
pressione come in quelle settimane in cui ero stata la fidanzata
segreta di
Massi. Non potevo negare di amarlo e che stare con lui era qualcosa di
meraviglioso, che mi completava e di cui non potevo fare a meno. Ma
sarei stata
in grado di sopportare quella situazione così a lungo? Sarei
riuscita a non
farmi travolgere dallo sconforto? Sarei riuscita a non rinunciare a lui
pur di
tornare ad avere una vita normale e tranquilla?
Il
solo fatto che stessi cominciando a pormi
certe domande mi preoccupava. Non potevo fare a meno di Massi. Sentivo
di
essere in un certo senso destinata a stare con lui come se niente
potesse
dividerci ma allo stesso tempo avevo come la sensazione che la nostra
storia
fosse costantemente in bilico, su un filo teso che rischiava in
continuazione
di spezzarsi o di essere tagliato da una forza più forte dei
miei sentimenti,
dei suoi sentimenti…
In
quel momento, chiusa nel suo armadio, con
la camicetta ancora sbottonata mi resi veramente conto, per la prima
volta, di
quanto il futuro mi spaventasse. Di quanto il timore di perderlo e di
perdere
quei sentimenti che mi facevano sentire così bene fosse
radicato in me, fino
nell’anima.
-Se
non ricordo male oggi dovevo lavare la tua
tenuta per la palestra. Il borsone è nell’armadio,
vero?-
Quelle
parole mi raggiunsero come se fossero
state pronunciate al rallentatore ma solo una arrivò
completamente al mio
cervello: armadio. La D’Arcangelo aveva intenzione di aprire
l’armadio?! Lo
stesso armadio in cui io ero entrata per evitare che mi vedesse?!
Signore
cosa ho mai fatto di male per meritare
tanta sfortuna?!
-No-,
disse Massi parandosi davanti
all’armadio, e quindi davanti a me.
-Che
c’è?- chiese la madre sorpresa.
-E’
che… Questa settimana non sono andato in
palestra quindi non c’è nulla da lavare-, una
scusa buona, ma io non ci sarei
cascata e dubitavo che lo avrebbe fatto Lucifero.
-Ma
se ci sei andato due giorni fa. Guarda che
per il momento la memoria mi funziona-, disse la madre con tono
sospettoso.
-Hai
ragione-, rispose Massi ridendo. –Forse
riposarmi durante il pomeriggio non mi fa poi così bene.-
Si
voltò verso l’armadio-quindi verso di me- e
mi fece l’occhiolino. Aveva un piano? Possibile che avesse
escogitato un modo
per evitare che sua madre mi vedesse?
-Prendo
il borsone-, disse camminando verso di
me.
Con
gli occhi guardò prima giù e poi mi fece
un cenno verso la sua destra, quindi la mia sinistra.
Non
capii subito cosa volesse che io facessi
ma, quando abbassai lo sguardo, vidi un borsone e allora non ci misi
troppo ad
afferrare quale fosse il suo piano.
Con
un gesto veloce ma silenzioso, feci
scivolare il mio piede destro accanto al borsone e lo spinsi il
più possibile a
sinistra mentre io mi rannicchiai completamente sul lato destro
dell’armadio.
Massi
si avvicinò e aprì l’anta sinistra,
prese con calma il borsone proprio per non fare vedere a sua madre che
aveva
fretta di richiudere l’armadio e poi si voltò
dandole gli indumenti che erano
contenuti nel borsone. Non richiuse completamente l’anta
sinistra, in modo che
la D’Arcangelo non avesse davvero alcun tipo di sospetto
latente.
-Bene-,
disse lei afferrando gli indumenti che
Massi aveva tirato fuori dalla sacca. –Metto questi in
lavatrice e preparo la
cena.-
-Sto
morendo di fame-, annunciò Massi con un
sorriso.
Intanto
io me ne stavo immobile terrorizzata
dall’idea che la D’Arcangelo potesse ancora cercare
un modo per guardare
nell’armadio ma alla fine uscì dalla stanza e
Massi non esitò a chiudere la
porta a chiave.
Si
precipitò verso l’armadio e aprì
l’anta
dietro la quale mi nascondevo io.
I
suoi occhi incontrarono i miei ma c’era
qualcosa di strano: il suo sguardo era preoccupato, come se stesse
guardando la
cosa che più lo faceva soffrire al mondo.
Solo
in quel momento mi resi conto che delle
lacrime avevano cominciato a solcarmi il viso. Stavo piangendo e non me
ne ero
neanche resa conto. Odiavo piangere e soprattutto detestavo lasciarmi
andare
davanti a qualcuno, ma con Massi non ce la facevo a tenermi tutto
dentro, lui
riusciva a tirarmi fuori tutto prima che io potessi bloccarlo o almeno
filtrarlo.
Le
parole della D’Arcangelo mi avevano ferita e
non potevo nasconderlo, non a lui.
-Mi
odia-, mormorai mentre le lacrime mi
annebbiavano la vista e il cuore. –Già lo sapevo
ma ascoltare quei suoi
discorsi su Delia mi ha fatto sentire come l’intrusa della
situazione.-
Massi
mi guardò per un lungo istante e poi
afferrandomi per un polso mi attirò a sé
stringendomi con forza.
-Mia
madre può pensare quello che vuole-, mi
sussurrò lasciandomi un bacio tra i capelli. –Io
amo te e non credere che
smetterò di amarti solo perché mia madre vuole
che io stia con Delia. Non puoi
pensare che mi arrenderò così facilmente.-
Continuavo
a piangere senza trovare un modo
per smettere, e il corpo di Massi era caldo a contatto con il mio,
talmente
caldo che lo sentivo quasi fin dentro le ossa.
Si
allontanò quel tanto che bastava per
guardarmi negli occhi.
Posò
una mano sulla mia guancia e con
delicatezza cominciò ad asciugare le lacrime che pian piano
stavano diminuendo.
Il suo tocco era lento e il suo sguardo mi accarezzava il volto con una
dolcezza tale che il cuore cominciò ad aumentare i battiti.
Massi era il mio
telecomando personale per attivare le tachicardie.
-Tu
sei mia, mettitelo in testa una volta per tutte-,
stava ancora sussurrando. Adoravo il tono della sua voce quando
sussurrava, era
così calda e invitante per non dire che scatenava nella mia
mente scene da vero
e proprio bollino rosso. –Non permetterò che
qualcosa si metta tra noi. Né tuo
padre né tantomeno mia madre m’impediranno di
amarti e di essere felice con
te.-
Mi
strinse ancora di più e le sue mani si
posarono sulla mia schiena, sotto la camicetta che era ancora
sbottonata. Erano
così calde e forti, mi sentivo sempre al sicuro tra le
braccia di Massi. Avevo
ancora paura che qualcosa ci avrebbe separato un giorno ma in quel
momento non
ci volevo pensare. In quel momento eravamo solo lui ed io.
Sollevai
il viso e incontrai i suoi occhi
verdi, dolci e luminosi. Quante volte mi ero persa in quegli occhi,
quante
volte il solo fatto di poterli incontrare mi aveva reso la ragazza
più felice
dell’Universo, quante volte avrei voluto gridare al mondo che
quegli occhi
erano solo miei e che io avrei permesso solo a loro di guardarmi. Tante
volte,
ma mai abbastanza per il mio cuore.
Mi
avvicinai al suo viso e lui con delicatezza
posò le sue labbra sulle mie. Senza fretta, senza
foga… Quello era uno dei
nostri baci d’amore, uno dei nostri baci consapevoli, senza
passione o
desiderio, privi di qualsiasi malizia ma colmi di tutti i sentimenti
che ci
permeavano e ci attiravano l’uno verso l’altra.
Le
mie mani finirono dietro al suo collo e mi
divertii a giocherellare con i suoi capelli biondi che mi solleticavano
le dita
mentre i nostri corpi sfregavano l’uno contro
l’altro e i nostri cuori
battevano sempre più veloci.
Avvertii
le mie guance che cominciavano ad
arrossarsi per il calore emanato dai nostri corpi e inarcai la schiena
per
permettere al mio corpo di aderire ancora di più contro
quello di Massi.
Le
nostre labbra si dischiusero lentamente,
molto lentamente, per assaporare ogni attimo e ogni minimo istante. Le
lacrime
continuavano a scendere lungo le mie guance ma queste erano lacrime
diverse:
non sapevo come ci riusciva, ma quel ragazzo era in grado di
trasformare ogni
mia emozione in realtà. Quelle lacrime scendevano
perché io ero felice e in
quel momento era il modo più diretto che il mio corpo aveva
per dimostrarlo.
Quando ero con Massi non avevo più freni: riusciva a farmi
imbestialire,
riusciva a farmi piangere, riusciva a rendermi felicissima, riusciva a
sciogliere
ogni mia cellula di cinismo. Lui era l’unico in grado di
farmi sentire così
amata e così al sicuro. Lui era il mio Massi e questo non
sarebbe mai cambiato…
Mai!
Il
bacio si fece più profondo mentre una mano
di Massi risaliva lungo la mia schiena con delicatezza e raggiungeva il
gancetto
del mio reggiseno. Non potevamo proprio stare lontani, appena ne
avevamo
l’occasione finivamo con il fare l’amore.
Aveva
quasi sganciato il reggiseno quando…
-Massi!
Ti vanno bene spezzatino e insalata di
patate per cena?- chiese la D’Arcangelo gridando dal piano di
sotto.
Massi
si staccò da me e sbuffando gridò un
sì.
-E’
meglio se me ne vado-, sussurrai con un
sorriso. –Altrimenti stasera rischiamo davvero che ci scopra.-
Lui
mi guardò per un secondo con
un’intensità
che mi lasciò senza fiato. Sembrava quasi che i suoi occhi
mi stessero
chiedendo di non andare.
Poi
si chinò su di me e mi lasciò un dolce
bacio sulle labbra mentre io sentivo il cuore che ripartiva a correre
la sua
solita maratona.
-Quanto
vorrei stare con te per tutta la
notte-, mi sussurrò a fior di labbra. –Stringerti
e tenerti vicina a me, per
non lasciarti andare più.-
Lo
fissai e un sorriso divertito si aprii sul mio
volto mentre lui con dolcezza asciugava le ultime lacrime che
tracciavano delle
linee umide sulle guance.
-Troveremo
il modo per stare di nuovo da soli-,
dissi con calma riabbottonandomi la camicetta.
–Però non mi sembra il caso di
sfidare ancora il destino, almeno per oggi.-
-Hai
ragione-, sorrise e si diresse verso la
scrivania.
Aveva
preso il cellulare.
-Che
fai?- domandai con una certa curiosità.
-In
questo momento per te è impossibile uscire
da questa casa, mia madre sta cucinando e ti vedrebbe di sicuro mentre
esci
dalla porta. E poi siamo venuti qua con il mio scooter, come vorresti
tornare a
casa visto che io non ti posso accompagnare?-
Prima
che potessi rispondere aveva già portato
il cellulare all’orecchio in attesa che la persona chiamata
accettasse la sua
telefonata.
-Sabri-,
esordì lui con un sorriso. –Dovresti
farmi un favore. Sei a casa?-
Subito
un sorriso si dipinse anche sulle mie
labbra. Sabrina De Giorgi, una delle mie amiche più care
nonché amica
d’infanzia di Massi ed ex fidanzata di Marco. Era una ragazza
decisa e
responsabile, con un senso della giustizia davvero unico.
Mi
aveva aiutato in diverse occasioni e
probabilmente era destinata a essere una delle persone più
importanti della mia
vita. Quando c’era lei in giro, difficilmente le cose
andavano male, bastava
che lei si mettesse solo un po’ d’impegno e tutto
si sistemava. Era come se la
sua presenza annullasse completamente tutta la sfortuna che mi
perseguitava.
Quindi
fui felice di sapere che Massi voleva
l’aiuto di Sabrina per tirarci fuori da quel pasticcio di
dimensioni bibliche.
-Vale
è qui da me-, disse Massi con voce seria.
–E mia madre è tornata a casa prima. Dobbiamo
trovare un modo per farla uscire da
qui senza che venga scoperta, e dovresti anche riportarla a casa.-
Sabrina
gli rispose qualcosa e gli occhi di
Massi s’illuminarono. Chiuse la chiamata e mi sorrise.
-Sabrina
sta venendo qua, distrarrà mia madre
così tu potrai uscire-, venne verso di me e mi
abbracciò, io mi lasciai cullare
da quel contatto. –Quanto vorrei poter gridare al mondo
intero quanto ti amo.-
-Provaci
e ti faccio fuori, razza di biondino
senza cervello-, risposi divertita.
-Sì,
lo so-, esordì lui un po’ scocciato.
–Prima della fine della maturità nessuno
dovrà sapere di noi due. Ho capito.-
-Tanto
meglio-, alzai la testa e lo inchiodai
con il mio sguardo più penetrante. –Almeno questo
sei riuscito a capirlo, mi
meraviglio che il tuo cervellino sia arrivato a compiere un passo del
genere.
Dovremmo ricordare questo giorno e celebrarlo come festa nazionale.-
Forse
il mio poteva sembrare un comportamento
un po’ stupido agli occhi di un estraneo ma tra me e Massi
era sempre andata
così. Difficilmente riuscivamo a essere completamente dolci
e affettuosi, tra
noi doveva sempre esserci una piccola dose di prese in giro altrimenti
non
saremmo più stati noi.
-Sai,
Ferrari-, cominciò lui alzando un sopracciglio
con fare spavaldo. –Spesso mi chiedo quale dei miei
innumerevoli neuroni abbia
deciso di portarmi al suicidio facendomi innamorare di una come te.-
-Una
come me?- chiesi stizzita.
Lui
sorrise sicuro, si piegò verso di me e
raggiunto il mio orecchio sussurrò: -Una bellissima,
intelligente e spiritosa
ragazza acida come te.-
La
sua voce. Era come una ventata fresca
durante una torbida estate, mi rianimava e mi faceva sentire bene,
appagata e
felice. Come poteva una voce, una semplice voce, causare un marasma
così
confuso ma allo stesso tempo definito, dentro al mio piccolo cuore di
umana?
Proprio
in quel momento il campanello suonò.
-Deve
essere Sabrina-, mormorò Massi
sorridendomi.
Mi
diede un veloce bacio sulla fronte e si
diresse verso la porta.
-Appena
ti faccio uno squillo sul cellulare
scendi ed esci immediatamente. Poi aspetta Sabrina vicino alla sua
auto, è
parcheggiata davanti alla casa qua accanto.-
Aprì
la porta e mi lanciò un ultimo sguardo.
-Ci
vediamo domani a scuola.-
Annuii
e con un sorriso lui scomparve
richiudendosi la porta alle spalle.
Rimasi
ferma al centro della stanza a pensare.
Come avevo potuto innamorarmi di un ragazzo così
egocentrico, megalomane,
bellissimo, meraviglioso e fantastico? Ma la domanda che mi stava
togliendo il
sonno da diverse notti era proprio quella contraria: come aveva fatto
lui a
innamorarsi di una ragazza ordinaria come me? Non avevo la risposta e
da una
parte non la volevo neanche. Ormai il tempo delle spiegazioni razionali
era
finito da un pezzo, fin da quando Massi ed io avevamo litigato per la
prima
volta davanti alle macchinette della nostra scuola, la mia vita era
cambiata ed
ero stata travolta da un vortice inarrestabile di avvenimenti
inspiegabili che
difficilmente avrebbero trovato una risposta sensata.
Massi
mi amava ed io amavo lui, come risposta
era più che sufficiente. Per la prima volta sentivo di non
voler andare in fondo
alla faccenda, le cose stavano così punto e basta, senza
drammi o strane teorie
nascoste. Ed ero felice di questo.
Pochi
minuti dopo Massi mi fece uno squillo e
capii che era arrivato il momento di fuggire da quella casa prima che
la
D’Arcangelo mi scoprisse sul serio.
M’infilai
velocemente il cappotto e afferrai
lo zaino che avevo abbandonato dietro al letto di Massi, per fortuna la
D’Arcangelo non lo aveva visto quando era entrata nella
stanza.
Cercando
di fare il meno rumore possibile
aprii la porta della stanza e mi ritrovai nel corridoio che portava
alle scale.
Sentii delle voci provenire dal piano di sotto e distinsi senza
problemi quella
di Sabrina insieme a quella di Massi e di sua madre.
Raggiunsi
le scale e cominciai a scenderle
lentamente in modo che le mie scarpe non facessero rumore a contatto
con i
gradini.
-Allora
Sabrina… Ho saputo che Marco ha
trovato una fidanzata, una delle mie alunne. Spero che la cosa non ti
dia
fastidio.-
La
D’Arcangelo era sempre la solita
impicciona, non poteva proprio fare a meno di ficcare il naso nelle
vite
altrui. Anche se la vita in cui preferiva ficcanasare era certamente
quella di
Massi.
-Si
figuri, Claudia-, cominciò Sabrina
ridendo. –Ormai Marco ed io siamo solo amici, e in
più la ragazza con cui sta
adesso è anche una mia grande amica.-
-Sul
serio?- chiese la D’Arcangelo sorpresa.
Nel
frattempo io avevo quasi raggiunto la
porta d’ingresso. Posai la mano sulla maniglia e gettai
un’occhiata verso la
stanza da cui provenivano le voci. Era la sala da pranzo e se la
D’Arcangelo
non fosse stata voltata di spalle, mi avrebbe di certo vista passare.
Davanti
a lei Sabrina la stava intrattenendo e
Massi se ne stava seduto al tavolo fingendo di essere impaziente di
cenare.
D’un tratto alzò lo sguardo e i suoi occhi
incontrarono i miei come se avessero
sentito la mia presenza.
Per
un lungo istante ci ritrovammo nel nostro
piccolo Paradiso fatto d’irrealtà e sicurezza, un
luogo dove non c’era il
pericolo che ci scoprissero, dove potevamo essere semplicemente Massi e
Vale,
senza parentele scoccianti di mezzo o genitori idioti a decidere al
posto
nostro.
Il
verde dei suoi occhi era così caldo ma allo
stesso tempo così freddo e sensuale, come se
l’unico desiderio di quegli occhi
fosse stato potersi perdere per tutta la vita nei miei- oppure stavano
sperando
che per una qualche magia io perdessi tutti i vestiti. Nessuna delle
due
prospettive era male se proprio dovevo essere completamente sincera.
-Rimani
a cena Sabrina?- chiese la D’Arcangelo
con un sorriso. Anche se non potevo vederla in volto si capiva dal tono
di voce
che stava sorridendo.
-No,
grazie. Mio fratello mi sta aspettando,
non mangia se io non sono in casa..
-Che
bambino dolce e affettuoso-, mormorò la
D’Arcangelo estasiata.
Massi
mi fece un eloquente segno in direzione
della porta, intimandomi implicitamente di andare via. E sapevo che mi
dovevo
sbrigare, la D’Arcangelo avrebbe potuto vedermi in qualsiasi
momento, le
bastava semplicemente voltarsi.
-Sì,
come no-, rispose Sabrina sorridendo.
Con
calma e senza fare il minimo rumore aprii
la porta e uscii richiudendola con cautela alle mie spalle.
Mi
ritrovai sotto il portico della villetta di
Massi e subito notai quanto facesse freddo in quel tardo pomeriggio
d’inizio
febbraio. Era così seccante. Poco prima ero al caldo tra le
braccia del mio
ragazzo e adesso mi ritrovavo da sola al freddo a guardare il cielo
coperto di
nubi sopra di me. Quella situazione stava cominciando a diventare
davvero
pesante, e dopo due mesi capivo perfettamente perché Massi
volesse uscire allo
scoperto. Neanche per me quella circostanza era facile da affrontare ma
sapevo
che, se la D’Arcangelo avesse scoperto tutto, le cose si
sarebbero complicate
davvero troppo per la mia sopportazione. Non avrei resistito e alla
fine avrei
gettato la spugna: mi conoscevo e non potevo proprio correre quel
rischio.
Massi per me era troppo importante, indispensabile come
l’aria.
Sentii
delle voci avvicinarsi alla porta e
subito scesi i gradini che mi separavano dal cancelletto di ferro
battuto,
uscii in strada e mi nascosi dietro l’Opel Corsa nera di
Sabrina.
-Allora
ci vediamo presto Sabrina e salutami i
tuoi genitori-, disse la voce della D’Arcangelo.
-Lo
farò, arrivederci-, rispose Sabrina
cordiale.
La
porta si chiuse e avvertii dei passi
dirigersi nella mia direzione.
-Puoi
venire fuori, Vale.-
Feci
un sospiro di sollievo. Finalmente ero al
sicuro e non correvo più il pericolo di essere vista.
Uscii
dal mio nascondiglio e mi ritrovai davanti
a una delle ragazze a cui più volevo bene al mondo.
-Stai
bene?- mi chiese lei mettendo una ciocca
dei suoi corti capelli neri dietro l’orecchio.
Le
sorrisi in modo amaro.
-Diciamo
di sì, in fondo non è mai stata una
novità il fatto che la D’Arcangelo non sopportasse
l’idea che Massi e Delia si
lasciassero. Non sarà semplice arrivare alla fine di questa
battaglia, ed io
sono già stanca in partenza.-
-Non
dire così-, esclamò Sabrina
raggiungendomi con due lunghe falcate e abbracciandomi. Mi lasciai
stringere
senza provare a fare nulla, ero troppo stanca anche per rassicurarla.
–Tu e
Massi dovete stare insieme e quando sua madre capirà da che
genere di
sentimenti siete legati non potrà fare a meno di accettarti.-
Si
staccò da me e mi fissò negli occhi
sorridendo.
-Nessuno
potrebbe mai odiarti, Vale. Tu sei
una ragazza fantastica e vedrai che se ne renderà conto
anche la D’Arcangelo,
esattamente come ha fatto Massi.-
Era
inutile, non riuscivo a credere che una
cosa del genere sarebbe mai avvenuta, ma non potevo di certo arrendermi
così. Non
dopo tutto quello che avevo passato per stare con Massi. Per il nostro
amore
avrei fatto di tutto, si trattava solo di resistere. Ce la dovevo fare.
Sabrina
mi riaccompagnò a casa. Mi feci una
doccia calda e mi misi a letto, con in testa le parole della
D’Arcangelo che
viaggiavano attraverso i miei pensieri rendendomi sempre più
ansiosa.
Quella
fu la prima notte in cui feci un sogno.
Un sogno che in realtà era il peggiore dei miei incubi:
Massi era di spalle e
si allontanava da me sempre di più senza mai voltarsi verso
di me… Mai. Anche se io
urlavo il suo nome, lui
continuava dritto per la sua strada, lasciandomi indietro. Sola con il
mio
dolore.
***L'Autrice***
Comincio questo commento (che prevedo abbastanza lungo ^^') con una
premessa per me davvero importante.
GRAZIE!
Lo so, sembra strano che un'autrice ringrazi al primo capitolo ma sento
di doverlo fare. E' un grazie che scaturisce davvero dal cuore e che
comprende almeno un centinaio di motivazioni ma cercherò di
riassumerle. Prima di tutto ringrazio tutte le lettrici che hanno avuto
la santa pazienza di aspettare ben un anno e cinque mesi per leggere
questa storia, ma soprattutto le ringrazio per non aver deciso di
ammazzare il tempo nell'attesa lapidando me (forse me lo sarei
meritato, e anche per questo le motivazioni sono infinite). Ringrazio,
ovviamente, anche le "nuove" lettrici che magari hanno letto "Il Figlio
Della Prof" durante la seconda pubblicazione e quindi hanno dovuto
aspettare meno di altre ma che hanno comunque dimostrato una grande
pazienza e un grande entusiasmo. Terzo: ringrazio tutte le persone che
si sono affezionate a questa coppia e che mi hanno dimostrato tutto il
loro sostegno tramite facebook e tramite le recensioni qui su EFP.
Può sembrare strano, ma ringrazio anche le case editrici che
hanno rifiutato "Il Figlio Della Prof", anche se non è stato
nè piacevole nè tantomento semplice affrontare
quel
momento e tutti quei rifiuti, sono uscita da quell'esperienza
più forte e determinata di prima, e ancora più
consapevole del fatto che, come dico sempre, questa storia non ha la
pretesa di essere un capolavoro ma solo un modo come un altro che io
stessa utilizzo per evadere un attimo dalla realtà (che, vi
assicuro, non è per niente facile da affrontare) e con cui
cerco
di trasmettere un po' del mio amore per la lettura, per la scrittura,
per le storie romantiche a chi, come me, vuole ancora continuare a
sognare. Se riesco a farvi provare anche solo l'1% dei miei sentimenti
grazie alle mie parole allora posso ritenermi la persona più
felice e soddisfatta del mondo. Un altro grazie va a loro: Massi e
Vale. Senza di loro non avrei conosciuto persone meravigliose, e spesso
non avrei neanche avuto la forza di affrontare una giornata o di
svegliarmi al mattino. Devo molto a questi personaggi che, per alcuni
versi, sono due facce della stessa medaglia e riassumono due lati
paralleli del mio carattere e del mio essere. E probabilmente un grazie
lo devo anche a me stessa. Non pretendo di affermare che senza di me
non ci sarebbe stata alcuna storia perchè per scrivere le
vicende di Massi e Vale mi sono ispirata a tutto, avvenimenti che mi
sono ritrovata a vivere io o le persone che mi circondano,
però
devo ammettere che forse, guardandomi dall'esterno, un po' mi stimerei
per essere riuscita a creare un mondo parallelo al mio, il mondo di
Massi e Vale. Ma soprattuto mi ringrazio per essere riuscita ad andare
avanti nonostante tutte le difficoltà che mi hanno
ostacolato in
questi mesi (dai rifiuti delle case editrici, all'Università
fino ad arrivare ai miei ormai conosciuti drammi sentimentali ^^). E
l'ultimo grazie, quello per me più importante, va a tutte
quelle
persone che in questi mesi mi hanno spronato a non arrendermi e ad
andare avanti, facendo uscire tutta la forza di volontà che
probabilmente avevo sepolto in qualche angolo oscuro del mio cuore.
Questa storia si intitola "Verso La Maturità" e non
è un
caso, perchè come i protagonisti cresceranno nel corso degli
eventi, anch'io lo farò. Cambieranno, come io ho
già
fatto e continuerò a fare. La vita, alla fine dei conti,
è solo questo: un percorso in cui ognuno di noi cresce,
matura e
cambia, proprio per questo va vissuta, altrimenti non si
potrà
mai sapere quello che sarebbe potuto accadere se al posto di stare a
guardare non avessimo agito e deciso di crescere sul serio.
Dopo questa filippica enorme direi di passare al commento del capitolo.
^^
Allora, da dove cominciare? Be' direi che un bel "vaf... lo" alla
D'Arcangelo ci sta tutto, fatemi passare il francesismo... xD
Lei e il
suo tempismo del cavolo! Ma una vagonata di fatti suoi mai, eh?
Nonostante io abbia finito il liceo da più di un anno e non
veda
la vera
D'Arcangelo da tempo
immemorabile, quella donna riesce ancora a scatenare tutto il mio odio.
E' riuscita persino a far piangere Vale. La odio ancora! -__-'
Tolta quella serpe della D'Arcangelo, sono così felice di
poter
parlare di nuovo di Massi e Vale con la consapevolezza che nessuna
lettrice sa già quello che accadrà... Muahahahah,
come
sono crudele... xD E comunque mica tanto visto che per il momento ho
scritto solo cinque capitoli e quindi, alla fine, neanche io sono
completamente onniscente riguardo al resto della storia. Diciamo che il
mio cervello ha solo un'idea poco definita di quello che
potrà accadere, ho solo poche certezze sparse qua e
là per
il resto della storia. Spero di non fare qualche casino e di non
deludervi.
Ma parliamo dei veri protagonisti di questo capitolo: il letto e
l'armadio... u.u ahahah Scherzo, ovviamente voglio parlare di Vale e
Massi. Massi e Vale. Vale&Massi. MassixVale. Insomma credo di
essermi spiegata, scrivetelo come vi pare, ma voglio parlare proprio di
loro due... xD Ebbene sì, quello che non vi dato ne "Il
Figlio
della Prof", cioè dei veri e propri capitoli pieni di
romanticismo tra loro due, ho intenzione di darvelo nei primi capitoli
di questo sequel. Pensandoci ho capito che se lo meritavano dopo tutto
quello che hanno dovuto passare nella prima parte della loro storia.
Naturalmente, chi mi conosce sa che non lascerò che vivano
tranquilli per molto tempo ma cercherò di far durare questa
piccola parentesi felice il più a lungo possibile. ^^
Promesso.
Giusto per chi magari non lo sa, più che altro mi riferisco
alle
nuove lettrici, questa storia è davvero una parte di me. Il
Liceo Classico Virgilio è stato mio liceo, Lecce
è la mia
città, la D'Arcangelo era la mia professoressa di scienze (e
anche tutti gli altri professori, sono stati davvero miei professori),
Martina e Amelia erano le mie migliori amiche a quel tempo (dico
così perchè purtroppo con la ragazza che mi ha
ispirato
il personaggio di Amy le cose sono finite male, non per volere mio. E'
una storia lunga che mi fa davvero male ricordare), e mi piacerebbe
dire "Massi è il mio ragazzo" ma purtroppo non è
così... xD Però Massi è il mio ragazzo
ideale e
sulla base di questa mia idea ho creato Massimiliano Draco. O almeno,
all'inizio è andata così, poi anche in lui, come
in Vale,
ho riversato una parte del mio carattere, quindi adesso non saprei
neanche dirvi come e perchè Massi sia così, lui
è
Massi, non c'è altro da dire... xD Per quanto riguarda Vale,
qualcuno mi ha chiesto se io e lei fossimo la stessa persona. Be', mi
piacerebbe essere come Vale, ma non è così. In
lei rivedo
molto di me stessa ma suppungo che sia una persona migliore di me. Si
potrebbe dire che Vale rispecchia quello che io vorrei essere in
realtà, la me che mi piace immaginare. Di certo quello che
abbiamo in comune è la sfortuna che ci perseguita... xD
Parlando invece degli aggiornamenti, pubblicherò un capitolo
a
settimana. Questo l'ho pubblicato di sabato solo perchè
è
il 19 febbraio (compleanno mio e di Vale) e ho pensato che fosse
un'idea carina, ma probabilmente gli altri li pubblicherò
sempre
di domenica pomeriggio (ovviamente a partire dalla prossima domenica,
non da domani... ^^'). Non me ne vogliate ma la domenica è
l'unico giorno libero che mi rimane. Su questo punto purtroppo sono
irremovibile, sia per gli impegni ma soprattutto perchè non
ho
ancora finito di scrivere la storia e pubblicando un capitolo a
settimana potrei riuscire a non farvi aspettare mesi tra un
aggiornamento e l'altro... ^^
Altra cosa di cui volevo parlarvi sono gli aggiornamenti di "La Ragazza
Delle Macchinette" e "Ghost Seeker". Non è certo ma
finchè avrò in cantiere "Verso La
Maturità"
sarà un po' difficile che io riesca ad aggiornare anche
quelle
storie. Purtroppo se cerco di fare troppe cose insieme poi non concludo
niente, quindi è meglio che mi concentri su questo Sequel
per
poi continuare le altre storie con più calma quando
avrò
finito. Questo non vuol dire che magari un giorno, all'improvviso, non
troviate qualche aggiornamento che non vi aspettavate. Sono fatta
così, la mia ispirazione mi può colpire quando
meno me lo
aspetto. Vi chiedo comunque di avere pazienza e di perdonarmi.
Visto che la storia di Massi e Vale sta continuando direi che sarebbe
una cosa buona e giusta tornare alle vecchie tradizioni. A cosa mi
riferisco? Le lettrici della prima pubblicazione de "Il Figlio della
Prof" lo sanno bene. E' arrivato il momento di qualche spoiler sul
prossimo capitolo... xD
Anticipazioni:
Vediamo un po' chi indovina. Nella storia siamo a febbraio e la
D'Arcangelo è stata all'incontro genitori-insegnanti.
Quindi,
secondo voi, nel prossimo capitolo cosa succederà? Ovvio, la
consegna delle pagelle del primo quadrimestre! Che per chi sta
preparando l'esame di maturità equivale più o
meno a una
condanna a morte. -__-' Ricordo quel momento come se fosse ieri, bleah!
xD Inoltre ci sarà un dolce Massi&Vale moment,
e una piccola
rivelazione riguardo al rapporto di Delia e Massi. Ovviamente nulla di
preoccupante giusto una piccola curiosità che forse non
tutti si
aspettavano.
Non posso dirvi altro, ma una cosa ve l'anticipo: secondo il mio parere
i veri capolavori di dolcezza saranno i capitoli tre, quattro e
cinque... xD Quando li leggerete capirete il senso delle mie parole.
Direi che questo commento è andato avanti anche troppo a
lungo, quello che vi dovevo dire l'ho detto perciò prendo un
altro minuti per ricordare a tutti che potete trovare molto altro su
Massi e Vale cliccando su questi link:
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e anche mie sciocche "pillole di saggezza")
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Per finire vi ringrazio ancora una volta per la pazienza e ringrazio
tutte le nuove persone che decideranno di leggere questa storia. *-*
Un bacio!
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