* Soffia via la polvere dalla fic *
Chiedo venia, ormai aggiorno una volta al mese D:
@Anonimo9987465: Beh, Nyx è il mio modello di riferimento
u.U Roxas è sborone perché può
permetterselo… Ehi! * Nasconde eroina * I miei pg mica si
drogano XD
@Nyxenhaal89: Beh, per lo scandaloso ritardo siamo pari :soso: Grazie
per la recensione… Ah, dimenticavo! * Attiva Code Geass *
Orfeo della Lira 2 ti ordina di amare alla follia la prima parte del
precedente capitolo!
Ringrazio Nyxenhaal89, Anonimo9997465, Cipotta91, il silente Shakuma92,
Sahrita, Sapphire313 e Princess_Dadi, che hanno letto e lasciato una
recensione a questa storia, e a Targul e Ciccio85 che l’hanno
messa tra le seguite e preferite, rispettivamente.
Capitolo 12: Alba, Giorno, Tramonto
“Rimane solo il boss, dunque.” Disse Riku, alzando
lo sguardo verso gli occhi dell’Heartless.
I tre si misero in guardia, i Keyblade luccicanti sotto la luce del
sole, il volto concentrato, gli occhi fissi sul nemico. Questi
lanciò un urlo, sebbene non avesse bocca, talmente
terrificante che ai Custodi si accapponò la pelle.
Caricò il pugno, battendolo per terra: il terreno
tremò per l’impatto, alcune tegole caddero dai
tetti, mentre i vetri delle finestre esplodevano; i tre barcollarono,
quasi fino a cadere, ma con uno sforzo non indifferente si ressero in
piedi. Il pugno dell’essere incominciò ad
affondare nel terreno, come fosse acqua, mentre una larga pozza di
oscurità iniziava a sgorgare dal punto in cui le nocche
venivano in contatto con la pavimentazione. Dapprima due, poi tre,
infine cinque paia d’occhi gialli iniziarono a
materializzarsi, come stelle nel cielo notturno, finché
l’oscurità non divenne materia attorno a loro.
Cinque Shadow si formarono, e in un attimo si avventarono contro i
Custodi.
“Me ne occupo io!” Gridò Sora
“Voi tirate giù quel mostro!”
Riku e Roxas fecero un cenno d’intesa, scattando in avanti,
portando a segno una gragnola di colpi contro l’enorme
Heartless.
Con un rapido affondo, Sora si liberò dell’ultimo
Shadow, e alzò lo sguardo ad osservare il gigante.
“Non sente dolore?” Chiese con sorpresa.
“Non lo so.” ammise Roxas, mentre parava il
possente pugno incrociando i Keyblade.
“La testa!” gridò Riku, mentre
continuava a colpire le gambe e i polsi. “Sora, colpisci la
testa!”
Il corpo di Sora si mosse da solo: iniziò a correre contro
il mostro e con un agile salto in avanti evitò il colpo che
stava portando il mostro, arrampicandoglisi sul braccio.
Saltò all’altezza degli occhi, e colpì
con un attacco rotante il capo dell’Heartless.
L’urto fu di una violenza tale da farlo barcollare
all’indietro, finché non cadde su una casa,
schiacciandola e facendola crollare sotto il suo peso.
“Roxas! Riku! Ora!”
I due scattarono in avanti, saltarono insieme, e conficcarono le lame
dei rispettivi Keyblade nella testa del mostro, per poi atterrare in
piedi.
“Ce l’abbiamo fatta?” Chiese Riku
ansimante.
“Sembrerebbe di sì.” Disse Roxas.
Dal mostro iniziarono ad innalzarsi dei filamenti di
oscurità, diretti verso il cielo. Prima che potessero
rendersene conto, sotto ai loro piedi iniziò ad allargarsi
sempre più inesorabilmente un mare di oscurità,
dentro cui lentamente iniziò ad affondare il distretto.
“Ah!” strillò dallo sgomento Sora,
cercando di evitare il contatto con l’oscurità.
“Roxas! Sora!”
“Datemi le mani!” Urlò Roxas, tendendo
le braccia verso i suoi amici.
Entrambi allungarono le mani verso Roxas, ma
l’oscurità li inghiottiva inesorabilmente,
trascinandoli sempre più giù. Riku e Roxas
affondarono completamente, sparendo dalla vista di Sora, che ormai
vedeva solo l’oscurità. Il giovane
iniziò a dibattersi sempre più freneticamente, ma
l’oscurità gli stava drenando le forze. Gli occhi
iniziarono a chiudersi, i muscoli a rilassarsi, ormai non urlava
nemmeno più. Iniziò a perdere i sensi, pregando
per una morte veloce, quando qualcuno gli prese una mano e lo
tirò su.
Con uno sforzo immane, Sora girò la testa. Ciò
che vide prima di perdere i sensi furono gli occhi azzurrissimi, quasi
splendenti, del suo salvatore.
Dopo ore riaprì gli occhi, vedendo tutto sbiadito.
Cercò di tirarsi su, ma notò con dolore e fatica
che non riusciva a sollevare la schiena di più di cinque
centimetri. Provò ad alzare un braccio, poi una gamba, ma
nessun muscolo gli obbediva.
“Rimani sdraiato.”
Il ragazzo girò gli occhi verso chi aveva parlato, non
riuscendo a distinguerlo a causa della vista appannata.
“Sei stato quasi inghiottito
dall’oscurità, è normale che tu sia
debilitato.”
Sora notò che era vestito con un semplice mantello da
viaggio, lungo fino agli stivali, leggermente aperto sul davanti.
“Chi sei?”
“Il mio nome è Ike.” Disse lui.
“Il mio è –”
“Sora, lo so come ti chiami.”
“Come fai a saperlo?”
“È una lunga storia. Adesso riposati, fra un
po’ dovremo partire.”
“Partire? Per… Dove?”
“Ora riposa. Avrai tutte le risposte quando ti sarai
ripreso.”
Sora seguì il consiglio del giovane, e chiuse gli occhi,
mentre la stanchezza lo riportava nel mondo dei sogni.
{Night of the Dark Dream - Kingdom Hearts Birth By Sleep Final Mix}
Riku aprì lentamente gli occhi, sbattendoli un paio di volte
per cercare di distinguere i dintorni. Intorno a lui c’era
solo il buio. A fatica si tirò in piedi, usando la Via per
l’Alba come bastone d’appoggio. Iniziò
poco a poco a distinguere i contorni delle cose. Era su una piattaforma
rocciosa, di cui non riusciva a scorgere il fondo. L’unica
flebile fonte luminosa era quella di alcune pietre, che brillavano
nell’oscurità.
“Che razza di posto è questo?”chiese,
con la bocca quasi impastata.
L’unica risposta che ottenne fu l’eco della sua
voce.
“Roxas, Sora… Dove siete?” Chiese a voce
bassa.
Mosse dei passi verso l’unica, flebile fonte di luce, notando
che c’era una specie di ponte roccioso, ed una strada che si
estendeva fino all’orizzonte, e forse anche di più.
“Meglio che mi incammini” disse ad alta voce, per
esorcizzare la nascente paura di essere da solo. “Se ho
fortuna potrei incontrare Roxas o Sora.”
Infilzò il terreno con la lama della Via per
l’Alba e, con enorme fatica, iniziò a percorrere
il lungo sentiero.
In tre ore arrivò alla fine della strada. Il rumore delle
onde, già sentito da oltre cento metri, piano piano si stava
facendo più forte. Davanti a lui ora si estendeva un mare
quasi infinito. Si avvicinò alla riva, gettandosi a terra
per la stanchezza. Rivolse gli occhi verso l’acqua. In
qualche modo, quel mare gli dava l’illusione che non fosse
solo. Dopo un po’ di tempo che fissò
l’acqua, notò che si stava formando il riflesso di
qualcuno.
“Un bello spettacolo, non è vero?”
{Villains of a sort – Kingdom Heart}
L’albino si girò. Chi aveva parlato, dalla
statura, sembrava un ragazzo, il cui volto era coperto da un caschetto
completamente nero. Indossava un abito che riproduceva la muscolatura
umana, a tinte rosse e nere, ed aveva un gonnellino tenuto insieme da
due cinture. Indossava degli stivali alti.
“Un bello spettacolo davvero. Ma noioso, una volta che lo
vedi per cinquanta, lunghi anni.”
“Chi sei tu?” Chiese Riku “Che posto
è questo?”
“Per rispondere al chi, puoi chiamarmi Vanitas.”
Disse quello “Per quanto riguarda il dove… Siamo
intrappolati nel regno dell’oscurità. Ma ancora
per poco.”
Riku sgranò gli occhi.“C’è un
modo per andarcene da qui?”
Invisibile a causa del caschetto, un ghigno sinistro si
delineò sul volto del ragazzo.
“È stata davvero una fortuna che tu sia capitato
qui. Vedi, sono stato intrappolato qui, circa… Dieci anni
dei vostri? Qualcosa del genere.” Disse, gesticolando con la
mano “Qui il tempo scorre in modo differente dal mondo della
luce, e non ha effetto su chi abita in questo piano
dell’esistenza. Ho passato cinquanta anni in questo posto. Da
quando quei tre idioti mi hanno sigillato qui dentro.” Diede
un pugno ad una roccia, frantumandola. “ Ma finalmente la
fortuna gira dalla mia parte. “ Si avvicinò a
Riku. “Tu sarai il mio vessillo nel regno della luce. Il mio
mezzo di fuga da questa prigione. Insieme, porteremo le tenebre sul
mon-”
Riku gli puntò il Keyblade contro la gola.
“Non mi interessa. Preferisco marcire in questo posto
piuttosto che arrendermi a
te” Ringhiò.
Vanitas emise una fragorosa risata.
“Non hai scelta, ragazzo. Ho già deciso
così. Quindi, abbassa quell’arma, o
sarò costretto a farti del male.”
Riku si mise in guardia.
“Non mi lasci altra scelta, allora.” Disse Vanitas.
{Enter the darkness – Kingdom Hearts Birth By Sleep}
Vanitas aprì le dita. Del fumo nero si concentrò
nella mano destra del ragazzo mascherato, finché si
solidificò e divenne un Keyblade. Aveva lo stesso occhio
azzurro della Via per l’Alba, ma la somiglianza tra le due
armi leggendarie finiva lì: l’arma di Vanitas era
costruita in modo da sembrare un ingranaggio.
Riku partì all’assalto, nonostante provasse dolore
lungo tutto il corpo, con una rapida successione di colpi, che Vanitas
parò senza sforzo. L’albino fece forza sulla lama,
spingendo Vanitas, che barcollò leggermente
all’indietro. Tuttavia non era nient’altro che una
finta: Riku portò un attacco contro il ragazzo mascherato,
ma questi, sfruttando l’eccessiva sicurezza
dell’albino, lo colpì all’addome con un
poderoso pugno che gli mozzò il fiato. Riku fu proiettato
all’indietro, atterrando di schiena sulla sabbia.
Tossì un paio di volte, mentre Vanitas gli si avvicinava
inesorabilmente.
“Tutto qui?” Chiese.
Con uno strattone Riku venne sollevato.
“Arrenditi all’oscurità!”
gridò Vanitas.
Alle parole del ragazzo mascherato, l’albino vide entrambi i
corpi venire avvolti da filamenti di oscurità.
Riku sentì il corpo quasi prendere fuoco, e gridò
dal dolore, mentre il fumo lo avvolgeva completamente. Il fumo divenne
talmente denso da impedirgli la vista, e stava quasi soffocando.
L’oscurità confluì completamente in lui
e cessò.
Cadde in ginocchio e si guardò le mani. Scoprì
che i suoi abiti erano stati sostituiti da quelli di Vanitas, ma le
parti rosse erano diventate blu.
Riku si alzò in piedi ed evocò il Keyblade di
Vanitas.
Puntò la punta del Keyblade verso l’orizzonte e da
essa ne uscì un fascio di luce, che fece comparire una
porta.
“Tempo di portare le tenebre nel mondo.” Disse con
un ghigno, varcando la soglia, chiudendo gli occhi, pregustandosi la
libertà.
{Sacred Moon – Kingdom Hearts 2}
Roxas aprì gli occhi azzurri. Dopo un attimo di smarrimento
si tirò su e si diede uno sguardo intorno. Si trovava al
centro di una piazza, sotto un’enorme grattacielo. Decine di
alti e neri palazzi circondavano la piazza, formando un anello, quasi a
proteggerla.
Non notò la figura che stava in cima al grattacielo.
Quest’ultima schioccò le dita, e Roxas venne
circondato dagli Heartless.
Il biondo sguainò i Keyblade.
“Ancora?”
{Deep Drive – Kingdom Hearts 2}
Intorno a Roxas c’erano una trentina di Heartless. Erano
diversi da quelli combattuti poco prima: erano degli umanoidi, alti
quasi quanto lui, dai corpi muscolosi, artigli lunghi ed affilati, ed
antenne lunghe fino all’altezza dei glutei.
Tre di loro emisero un verso gutturale, prima di andare
all’attacco. Roxas non si fece sorprendere, e con tre rapidi
colpi li distrusse tutti e tre. Lanciò il Keyblade bianco,
il Portafortuna, contro il mucchio di nemici, falciandone cinque. Con
il Keyblade nero, il Lontano ricordo, squartò un altro
Heartless, poi corse a riprendere il Portafortuna, evitando con una
scivolata due Heartless che gli saltarono addosso. Afferrato il
Keyblade, si diede la spinta con le gambe e con un colpo rotante
tagliò la testa ad altri due Heartless. Diede un calcio
contro una delle creature ed usandola come trampolino spiccò
un balzo all’indietro. Piantò Lontano ricordo a
terra e lo usò come punto d’appoggio per un
attacco rotante, che uccise altri sei Heartless. Con due rapidi colpi
falciò un mostro, poi parò il colpo di un altro,
mente gli infilzava la testa col Keyblade libero e prima che sparisse
lo lanciò contro altri due. Quasi scivolando sul terreno,
colpì con un fendente altri tre mostri, poi saltò
e colpì con un colpo rotante altri due Heartless che avevano
provato ad attaccarlo dall’alto. Cinque rapidi fendenti
stroncarono altrettanti Heartless. Roxas fece un piccolo balzo indietro
e ruotando i Keyblade nelle mani, scattò in avanti,
tagliando in quattro l’ultimo Heartless.
{Organization XIII – Kingdom Hearts 2}
“Il Keyblade. Un’arma davvero
meravigliosa.”
Roxas d’istinto si girò preparando un fendente, ma
un uomo vestito di nero gli passò letteralmente attraverso.
Nella mente di Roxas si materializzarono numerosi ricordi.
“Oh. Noto che non hai altri ricordi, oltre a
questi.”
“Chi sei tu?”
“Il mio nome non ha importanza – Roxas.”
A sentire il suo nome Roxas sobbalzò.
“Come-“
Lo sconosciuto lo fermò con un cenno della mano.
“Sappiamo tutto di te, Roxas. Anche cose che tu stesso non
conosci.” Gli tese una mano “Vuoi conoscere la
verità? Vuoi sapere perché, fra tanti,
quell’arma ha scelto proprio te? Unisciti alla nostra
organizzazione.”
“Sai, benché non ricordi nulla sui miei genitori,
credo proprio che mi hanno insegnato a non accettare inviti dagli
sconosciuti.”
L’uomo ghignò.
“E non vorresti sapere perché non hai ricordi dei
tuoi genitori?”
Roxas non rispose. Quelle parole lo avevano come paralizzato.
“Posso fornirti anche questa risposta.”
Si portò alle sue spalle.
“E molte altre ancora.”
Roxas spostò lo sguardo in basso
“E cosa dovrei fare in cambio?”
“Un semplice lavoro.”
L’uomo incappucciato stese la mano aperta contro di lui.
Delle piccole saette bianche e nere lo avvolsero, vestendolo di una
tunica simile a quella dell’uomo.
“Benvenuto nell’Organizzazione, numero
XIII.”
Aprì un varco oscuro, e lo oltrepassarono insieme.
“Insomma, mi stai dicendo che io, Roxas e Riku
dobbiamo salvare il mondo?”
“Esattamente.”
Sora ed Ike si erano lasciati alle spalle già da un pezzo
Traverse Town, e mentre percorrevano la strada Ike lo aveva messo al
corrente della situazione.
“E dobbiamo andare ad Altea perché degli assassini
hanno affidato al re il compito di trovarci.”
“Sì.”
“Il mondo è minacciato da degli esseri senza
cuore, giusto?”
“Apprendi in fretta.”
“Tutto questo è talmente assurdo che non
può essere reale.”
“Invece lo è.”
“Scommetto che sei l’anima delle feste,
vero?”
Sora sospirò sconsolato. La sua vita da ragazzo normale era
finita, e adesso si ritrovava a viaggiare con uno sconosciuto per
salvare il mondo.
Assurdo. Pensò.
Totalmente assurdo.
“Bene, credo che possiamo fermarci qui.” Disse Ike.
“Nel mezzo del nulla?”
“E dove altrimenti, in un hotel a quattro
stelle?”rispose il ragazzo.
In poco tempo il bivacco fu pronto.
Dopo un lungo lasso di tempo, in cui i due non si dissero una parola,
Sora ruppe il silenzio:
“Ike, posso farti una domanda?”
Il giovane interruppe i suoi pensieri, e alzò lo sguardo
verso Sora.
“Certo.”
“Roxas e Riku… Sono sprofondati
nell’oscurità. Sono… Vivi?”
Ike chiuse un attimo gli occhi.
“Ci sono buone probabilità che lo siano.
Sprofondare nell’oscurità è sicuramente
fatale per chi possiede un cuore debole. Ma i tuoi amici sono stati
scelti dal Keyblade. Secondo me sono vivi. Chissà dove, ma
vivi.”
Sora si rallegrò a sentire quella notizia.
“Sora, ti consiglio di dormire. Domani ci aspetta una bella
scarpinata fino alla stazione di Crepuscopoli. Da lì
prendiamo il primo treno per Midgar e in due giorni prendiamo la nave
per Altea.”
“E poi?”
“Purtroppo non ti posso dire nient’altro. Il re
Marth ti metterà al corrente di tutto. Dormi bene”
“Buona notte.”
Sora si infilò nel sacco a pelo. Prima di chiudere gli
occhi, da una tasca prese una foto che ritraeva lui e i suoi due amici
insieme ad una ragazza dai capelli rossi.
“Riku, Roxas, dove siete?”
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