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ATTENZIONE: Questa storia
sarà aggiornata 2 volte alla settimana, il Lunedì e il Venerdì.
“Bla bla bla bla… e la bacio con passione”. Sbuffai
lanciando il copione sopra al tavolo e stappandomi una birra.
Possibile che anche in quel copione io dovessi fare la parte
del nerd decisamente sfigato?
Dannazione, ero Tom Sturridge, un ragazzo sopra la media per
bellezza e migliore amico di Robert Pattinson, sexy (a parere altrui,
fortunatamente) star e rubacuori del decennio.
Accesi una sigaretta e mi preparai a leggere la prima pagina
del copione.
Mi piaceva leggere prima di tutto l’ultima scena così da poter
capire l’evolversi del personaggio.
Mi accorsi subito che la storia però, anche dalla prima
pagina, sembrava decisamente divertente.
Avrei dovuto interpretare un nerd sfigato ma alla fine ci
sarebbe stata una trasformazione e…si, mi sarei anche fatto la più figa della
scuola!
Sicuramente non male!
Chissà chi avevano contattato per la parte di lei.
Mora, occhi azzurri, due gran tette.
Certamente pomiciare con Megan Fox sarebbe stato un gran
colpo per il mio orgoglio!
Sarei stato invidiato anche da Rob.
Ridacchiai tra me girando pagina e continuando a leggere il
mio copione.
“TOM! TOM”. Sbuffai sentendo la voce di Art dall’ingresso.
“Sto lavorando”. Urlai di rimando prima che cominciasse a
disturbarmi con i suoi problemi adolescenziali legati alla biondina di turno
che non lo prendeva in considerazione perché lui non voleva dire il cognome per
avanzare di qualche base.
“Grandi novità!”. Si parò davanti a me con un sorriso enorme
e fui costretto ad abbassare il copione per guardarlo in viso.
“Che succede pel? Dai che sto lavorando.”. Segnai il copione
per fargli capire che avrebbe dovuto sbrigarsi.
“C’è una nuova bagnina!”. Fece l’occhiolino e sbuffando mi
accesi una sigaretta riprendendo il copione tra le mani per continuare a
leggerlo.
“Sono felice per te. Dille che sei Arthur Sturridge e tutto
sarà più facile”. Lo dissi con la sigaretta in bocca e un secondo dopo non mi
trovai più il copione tra le mani. “Ehi! C’è gente che lavora qui!”. Mi alzai
leggermente dal divano per cercare di prendere di nuovo il copione. “Pel, dammi
subito quel copione! Devo leggerlo entro due giorni!”. Assottigliai lo sguardo
per minacciarlo ma si mise a ridere.
“Non ti interessa sapere della nuova bagnina?”. Un sorrisino
mi fece capire che forse non era una bagnina adatta alla sua età.
“Fascia d’età?”. Lo fissai curioso spegnendo la sigaretta nel
posacenere pieno.
“20-24”. Troppo grande per lui, giusta per me.
“Mora o bionda?”. Requisito fondamentale.
“Bionda”. Un punto in più.
“Occhi?”. Decisamente fissato anche in questo punto.
“Il più bell’azzurro mai visto”. Sospirò come se fosse stato
in estasi.
“Terza di tette?”. Se ci fosse stato il terzo requisito mi
sarei catapultato in piscina, anche nudo.
“No”. Scosse la testa rammaricato per quella mancanza.
“Non mi interessa allora. Ridammi il copione”. Tesi la mano
con il palmo verso l’alto aspettando che mi desse il copione senza ulteriori
perdite di tempo.
“Quarta”. Lo ghignò divertito e alzai lo sguardo di scatto
per fissarlo.
“Come hai detto?”. Spalancai la bocca come ogni ragazzo di
25 anni in preda agli ormoni avrebbe dovuto fare.
“Bagnina, di massimo 24 anni, bionda, occhi azzurri, quarta
di tette, decisamente single, etero!”. Sorrise compiaciuto del resoconto e mi
alzai di scatto in piedi.
“Andiamo in piscina! Ho voglia di nuotare!”. Sorrisi come un
idiota incamminandomi verso la camera per prendere il costume.
“Ma ci sono appena stato! Non ho voglia di fare un’altra
ora!”. Lo piagnucolò triste e mi girai per incenerirlo con lo sguardo.
“Tu vieni con me perché se non è vero ti affogo. Chiama
anche Bobby, sarà felice di fare una nuotata, è da un pezzo che me lo chiede”.
Mi chiusi la porta del bagno alle spalle per mettermi il costume e lo sentii
borbottare al telefono per dire a Bobby che saremmo andati a nuotare.
Dieci minuti dopo ci trovammo tutti e tre a bordo vasca a
sbavare come san bernanrdi.
Decisamente migliore di tutto quello che la mia immaginazione
aveva creato, mi fece sentire come un idiota lì, con la mia cuffietta gialla e
blu e il mio costume nero.
“Diamine pel, questa volta avevi ragione sul serio!”. Annuii
guardandola con gli occhi fuori dalle orbite e lo vidi annuire con la coda
dell’occhio.
“Ragazzi, è una dea!”. Bobby la guardò stringendosi nel suo
speedo nero e si passò una mano davanti agli occhi.
“Io devo conoscerla!”. Lo sussurrai con fare cospiratorio
quando entrammo in piscina e ci preparammo per fare un paio di vasche sotto
l’occhio della dea dei bagnini, paragonabile solo al rallentatore di Pamela
Anderson nella sigla di Baywatch.
“Chissà se sono vere!”. Art lo sussurrò posando i suoi occhi
sulle tette della bagnina coperte da quei triangolini di stoffa rossa che
sembravano decisamente superficiali.
“Te lo saprò dire presto!”. Ammiccai verso mio fratello e lo
sentii sbuffare. “100 sterline che riesco a parlarle e a chiederle il nome e un
appuntamento entro dieci minuti”. Una cosa così impegnativa richiedeva un certo
prezzo.
“200 se le infili la lingua in bocca in mezz’ora, qui sotto
gli occhi di tutti”. Sorrise compiaciuto e cominciai a pensare ad un piano che
potesse fruttare 200 sterline in meno di un’ora.
“300 se vi levate e mi lasciate fare le mie vasche senza
rimanere qui in mezzo a parlare”. Un uomo palestrato e grosso talmente tanto da
farmi paura, si voltò a guardarci e ci spostammo subito per farlo passare.
“Ci sto. Ma devi mantenere la tua promessa”. Allungai la
mano verso quella di mio fratello che mi guardò con un ghigno nel viso.
La strinse annuendo e Bobby rimase a guardare noi e la
bagnina alternando gli sguardi.
“Puoi partire da ora”. Fece partire il cronometro dal suo
orologio e sorrisi prima di cominciare a nuotare.
Una vasca e mezza dopo sorrisi prima di mettere in atto il
mio piano.
“Aiuto! Aiuto un crampo!”. Mi fermai in mezzo alla vasca,
dopo aver controllato che non ci fosse nessuno vicino a me pronto ad aiutarmi.
“Aiuto! Un cra…”. Mi abbassai immergendomi sott’acqua e agitando le braccia
come se stessi veramente affondando.
Riemersi per prendere aria e mi accorsi che la postazione
della bagnina era vuota.
Perfetto.
“Aiuto! Un cr…”. Mi lasciai cadere ancora prima di sentire
due mani sorreggermi.
“Resisti”. Una voce di donna.
Perfetto.
Chiusi gli occhi e mi abbandonai come se fossi svenuto
quando mi sentii trasportare sul bordo della vasca.
“Ehi, mi senti?”. La voce della ragazza era vicina a me e
sentivo gente attorno a noi. Non mi mossi e cercai di non ridere. “Qualcuno lo
conosce? Sa come si chiama?”. La ragazza si stava decisamente agitando, forse
anche perché quando mi tirò due schiaffi sulle guance non mi mossi.
“Si, è mio fratello. Si chiama Tom”. Sentii la voce di Art e
lo ringraziai mentalmente.
Gli avrei lasciato dieci sterline, potevo permettermelo.
“Tom? Tom mi senti? Se mi senti stringi la mia mano”. Sentii qualcosa di caldo
posarsi sulla mia mano e rimasi immobile.
Eddai bagnina, fai
quello che ti hanno insegnato a fare!
Andiamo!
Parti con la
respirazione bocca a bocca!
La Anderson la faceva
subito, che aspetti?
Sentii qualcosa spostarsi di fianco a me e poi due piccole
mani toccarono la mia mandibola per aprirla.
Eccolo, il momento!
Sentii le sue dita posarsi sul mio petto e subito dopo una
mano mi chiuse il naso.
Quando le sue labbra cominciarono a soffiarmi l’aria dentro
ai polmoni senza tanti problemi le infilai la lingua in bocca cercando di
circondarle il collo con la mano.
Cercò subito di staccarsi e al posto della sua lingua mi
ritrovai con le nocche della mano piantate per bene sul mio naso che cominciò a
sanguinare dopo il suo gancio destro.
“Auch!”. Lo urlai portandomi una mano sul naso prima di
accorgermi che era piena di sangue.
“Oddio! Oddio scusa!”. La bagnina cominciò a gesticolare
prendendo qualcosa da dietro di lei e posandomelo sul naso. “Scusami, mi hai
colto di sorpresa e ho reagito…”. La gente attorno a noi cominciò a ridacchiare
più forte e qualcuno fischiò.
Mi asciugai il mento sporco di sangue con l’asciugamano che
mi aveva dato e cercai di rialzarmi.
“Mi hai rotto il naso”. La fissai sconvolto e la bagnina
cominciò a scuotere la testa.
“No, è stato un errore! Io non l’ho fatto apposta!”. Scosse
la testa e poi diventò seria. “Ehi, tu mi hai infilato la lingua in bocca! Si,
l’ho fatto apposta!”. Annuì una volta seria portandosi le braccia sotto alle
due enormi bocce e rimasi per un attimo a contemplare la trama di quel bikini
così fortunato.
“Ma tu mi hai rotto il naso! Hai la vaga idea di come io
potrò fare un provino tra due giorni se ho il naso rotto?”. La fissai guardando
l’asciugamano che sembrava aver cambiato colore.
“Andiamo, non è rotto. Fammi vedere”. Tolse l’asciugamano e
si avvicinò per controllare.
Strinse lievemente gli occhi e mi accorsi che erano azzurri.
Non grigi.
Non verdi.
Azzurri.
Art aveva ragione. Erano gli occhi più azzurri che avessi
mai visto.
“Allora?”. La guardai passandomi l’asciugamano sotto al naso
per togliere le ultime gocce di sangue che erano uscite.
“Io non credo che sia rotto. Dovrebbe sanguinare ancora. Dovresti
farti visitare da un medico”. Lo sussurrò alzandosi in piedi e tendendomi la
mano per aiutarmi.
Mi alzai lentamente, evitando ulteriori figuracce con un
giramento di testa.
Diamine se era alta!
Come minimo un metro e settanta, e sicuramente quelle bocce
ci stavano da dio in quel corpo da modella.
“Come un medico? Tu dovresti sapere se è rotto o no! Non
fanno fare i corsi ai bagnini?”. La fissai sorpreso e si avvicinò con fare
cospiratorio.
“Shhh! Ho saltato quella lezione. Non dirlo a nessuno, per
favore.”. Scosse la testa spaventata e ghignai malefico.
“Beh, allora devi pagare un prezzo per il mio silenzio,
potrei denunciarti”. Le sorrisi e la vidi spalancare la bocca sorpresa.
“Mi stai ricattando?”. Rimase con gli occhi sbarrati anche
quando annuii. “Tu non mi puoi ricattare, forse non ti sei accorto che potrei
denunciarti per molestie sessuali!”. Incrociò di nuovo le braccia sotto alle
bocce e per qualche secondo dimenticai di fissarla negli occhi.
“Si…beh…”. Tornai a guardarla completamente disorientato e
con la gola secca. “Direi che allora io non sporgo denuncia a te per avermi
rotto il naso e tu non la sporgi a me per molestie sessuali. Che ne dici?”. Era
difficile concentrarsi sui suoi occhi quando qualcosa di decisamente più grande
attirava la tua attenzione.
Dovevano essere naturali, sicuramente!
Sembravano così soffici, così perfettamente naturali che non
potevano di certo essere state fatte da un chirurgo estetico.
Quelle tette erano state fabbricate da madre natura in
persona!
E si era impegnata anche tanto!
“I miei occhi sarebbero sopra il mio collo, così per dire”.
Si portò le mani davanti al seno come se avesse voluto nasconderlo e alzai lo
sguardo di scatto trovandola a metà tra il divertito e l’offeso.
Bene, avevo di certo guadagnato un sacco di punti.
Talmente tanti che avrei di certo ricevuto un ‘Si’ urlato
alla richiesta di appuntamento.
Era nel manuale dei gentiluomini.
Regola numero uno: guardare insistentemente le tette di una donna, se poi sono grandi e
belle fissarsi per minuti interi.
“Ma lo sai che hai un costume fantastico? Volevo comprarlo a
mia sorella uguale uguale!”. Le sorrisi tentando di salvare la situazione.
“Perché lo voleva proprio con questo intreccio di fili! Non ti stavo guardando
le tette, volevo che fosse chiaro! Non che non siano da guardare, voglio dire,
ma un minutino fa mi sono fermato ad ammirare l’intreccio di fili rossi che ha
questo costume e ho pensato che facesse proprio al caso di mia sorella, ed è
una fortuna! Tu non sai nemmeno quanto mi ha stressato per trovarlo! ‘Tom il
costume di qui, Tom il costume di là’, per fortuna che ti ho incontrato, voglio
dire, mi schivi otto giornate di shopping con lei per trovarlo! Posso chiederti
dove l’hai comprato?”. Un sorriso bellissimo che non la smosse di nemmeno un
millimetro.
“Tu sei totalmente pazzo! È la scusa più idiota che uno si
sia inventato”. Scosse la testa ridendo di gusto.
Si.
Erano decisamente vere.
Lì ballava tutto.
“Non era una bugia! Chiedi a mio fratello pe…volevo dire
Art! Di sicuro ti dirà che è vero”. Segnai Art che si stava infilando un
accappatoio e la vidi sorridere.
“Va bene, allora chiederò a tuo fratello”. Fece un passo per
avvicinarsi ad Arthur e mi crollò il mondo addosso.
Arthur non mi avrebbe mai appoggiato perché c’era la
scommessa in palio.
“MA! Ma ora mi è venuto in mente che Art non lo sapeva”.
Scossi la testa come se fossi stato dispiaciuto. “Sai, non è del tutto normale,
soffre di una strana malattia e si dimentica le cose, poi piange all’improvviso
se gli facciamo una domanda e non si ricorda la risposta. Non vorrai metterlo
in imbarazzo, vero?”. La fissai serio e ferito dal suo possibile rifiuto. “Una
così bella donna non vorrà mettere in imbarazzo un piccolo adolescente
indifeso”. Mi fissò seria e scosse la testa.
“Non mi sembrava tanto strano prima quando gli ho chiesto
come ti chiamavi. Sai, prima, quando mi hai assalita”. Corrugò la fronte e
spalancai gli occhi.
Non si era dimentica, allora.
“Si, beh, credo ci sia stato un errore di comprensione tra
di noi, bagnina…come hai detto che ti chiami?”. Stava per scadere il tempo e
non sapevo ancora il nome.
“Non l’ho detto, infatti”. Sorrise sarcastica e la guardai
sorpreso.
Diamine, sapeva tenere testa la tetto…ehm, la ragazza!
“Beh, potrebbe essere il momento giusto per dirlo, no?”. Un
mio nuovo sorriso e lei scoppiò a ridere.
“Ho sempre saputo che voi attori siete strani, ma di gran
lunga tu sei il peggiore che io abbia mai incontrato”. Scosse la testa continuando
a ridere.
“Si, me lo dicono in molti. Quando mi hai riconosciuto?”. La
fissai serio, non credendo ai miei occhi e alle mie orecchie.
Mi aveva riconosciuto e non aveva ancora chiesto di lui.
“Quando hai aperto gli occhi dopo avermi piantato la lingua
in bocca”. Lo sibilò tra i denti e sorrisi timidamente.
“Devo assolutamente farmi perdonare per questa mancanza di
tatto. Si. Vediamo, un appuntamento potrebbe andare? Decisamente nessun
bacio!”. Le sorrisi e scosse la testa.
“No.”. scosse la testa seria, irremovibile.
“Perché? Hai il fidanzato?”. Fissai il suo anulare spoglio
da brillanti accecanti.
“No”. Scosse la testa come se fosse stata una cosa ovvia.
“Sei lesbica?”. I miei occhi si sgranarono sorpresi e anche
felici, in attesa di una risposta.
“No”. Lo disse schifata e scossi le mani.
“Era per sapere! E allora perché non vuoi uscire con me?”.
Sporsi il labbro inferiore per fare una faccina triste e sorrise.
“Perché non ti conosco e non esco con le persone che non
conosco. Non esco con le persone che ho visto una volta sola, mi dispiace”.
Alzò le spalle, come se fosse stata davvero dispiaciuta.
“Ma guarda un film che ho fatto un paio di volte così mi hai
visto tre volte e possiamo uscire assieme, no?”. Un sorriso che la fece ridere.
“No. Ed è un no insindacabile”. Scosse la testa prendendo il
suo asciugamano e il fischietto.
Se ne stava andando.
“Come? No dai! Per favore! Tu non mi hai nemmeno ascoltato!
Stavi guardando quelli che nuotavano!”. Segnai la vasca quando salutò un
biondone che le diede il cambio sulla sedia del bagnino.
“Si che ti ho ascoltato, in ogni caso stavo lavorando”. Si
avvicinò pericolosamente alla porta con la scritta ‘STAFF ONLY’ e mi accorsi
che il mio tempo stava finendo.
“Va bene, non facciamo un appuntamento, dimmi almeno come ti
chiami, così cominciamo dall’inizio!”. Cercai di sorridere conscio del fatto
che avrei vinto solo 200 sterline dalla sfida con Art.
Ma non era più una sfida, si trattava di orgoglio maschile,
e non solo di quello.
“Perché dovrei dirtelo?”. Mi fissò posando la mano sulla
maniglia pronta per abbassarla.
“Perché così la prossima volta posso salutarti per nome”. Le
sorrisi.
“Facciamo così, ti aiuto restringendo il campo. È il nome di
una canzone dei Beatles”. Sorrise chiudendosi la porta alle spalle.
Oh bene!
Ora si che sapevo come si chiamava!
Una canzone dei Beatles!
Un sacco di loro canzoni avevano il nome di una donna!
Lucy, Michelle, Jude, Anna, Eleanor, Lizzy!
E questi erano solo i primi nomi!
Che diamine!
“Allora?”. Art si avvicinò con un sorriso e scossi la testa.
“Le 200 sterline della tua scommessa le ho vinte, solo che non
so come si chiama!”. Sospirai e Bobby cominciò a ridere.
“Beh, io credo che Art debba pagare, hai avuto coraggio a
fare quello che hai fatto”. Annuì e mi batté una mano sulla spalla.
“Si, ma non so ancora come si chiama, è rimasta sul vago”.
Strinsi le labbra togliendomi la cuffia dalla testa.
“Che cosa ti ha
detto?”. Art lo chiese curioso e mi schiarii la voce.
“Che si chiama come una canzone dei Beatles”.
Possibile?
Si chiamava come una canzone dei Beatles e aveva le tette di
Pamela Anderson.
Era la donna perfetta!
Salve ragazze! :)
Non so nemmeno con che
coraggio pubblico una cosa del genere ma questa storia è nella mia mente da un
pezzo!
Glielo dovevo! Dovevo allo
smilzo una storia, e non potevo che farla comica!
Ah si, naturalmente Arthur
Sturridge esiste sul serio, è il fratello di Tom e ha un’insolita chioma
rossiccia che non so da dove sia sbucata, per questo motivo Tom ogni tanto qui
lo chiama Pel (da Pel di carota).
QUI
trovate la foto di Tom e del fratellonzo.
Saranno pochi capitoli, sette
compreso l’epilogo e la vena sarà più o meno comica come questo.
Userò questo tono ‘leggero’ solo
ed esclusivamente perché con le due storie che ho scritto ‘Do you think
you can tell?’ e ‘Redemption’,
credo mi sia sparita tutta la vena ironica che avevo (se mai ne ho avuta una) e
quindi, prima di cominciare un progetto a cui tengo un pochino, volevo
allenarmi a scrivere stupidate qui! :P
Aggiornerò, come avrete letto
sopra, due volte a settimana, il venerdì e il lunedì, così finisce anche
presto.
Se mi fate sapere che ne
pensate (gli insulti pesanti sono bene accetti) io sarò più che felice di
rispondervi! :)
A lunedì! :)
Un bacio!
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