Uniti da una lacrima html
Questa storia è stata scritta per il contest "'Romeo and Juliet' contest", indetto da Pallina88 sul forum di Efp, classificandosi prima e vincendo inoltre il "Premio Stile".
Pacchetto scelto: Viola
- Anno: sesto
- Oggetto: collana
- Immagine:
Corro per i
corridoi, corro e non mi importa di essere scoperta o punita ancora, correre mi
aiuta a liberarmi dai pensieri. Ne ho bisogno.
Questo non è
più un luogo familiare, non è più la nostra vecchia scuola. Da quando quel maledetto traditore di Piton e i
fratelli Carrow hanno preso il potere, è tutto così lugubre, l’atmosfera non è
quella di una volta. Questa non è più la vera
Hogwarts.
Naturalmente
Luna, Neville e io, principalmente, facciamo tutto il possibile per dar loro
fastidio. Anche se questo implica le punizioni, ma ci siamo accorti che
ribellarci infonde un po’ di speranza negli altri studenti, la forza per andare
avanti e lottare.
Mi fermo quando
sono ormai in cima a una delle torri del castello. Dopo aver ripreso fiato, sto
per cominciare a scendere i gradini e tornare infine al mio dormitorio, quando
sento un singhiozzo dietro la porta che ho al mio fianco, qualcuno sta
piangendo. Senza pensarci un istante apro piano la porta, per cercare di
consolare chiunque ne abbia bisogno, ma quello che vedo mi lascia pietrificata,
come se qualcuno mi avesse appena lanciato contro l’incantesimo della pastoia
total-body.
Mai, mai nella
vita avrei pensato di assistere a una scena simile.
Draco Malfoy è
seduto su un banco, il volto nascosto tra le mani. Sta piangendo!
Riuscita a
recuperare le mie facoltà mentali e motorie, faccio un passo indietro tentando
di richiudere silenziosamente la porta, ma Malfoy alza la testa di scatto e in
un attimo mi raggiunge. L’avambraccio sinistro premuto contro il mio sterno, mi
tiene bloccata con le spalle contro il muro, la bacchetta puntata contro.
Mi rivolge uno
sguardo di puro odio, ma scorgo nei suoi occhi un punta di paura.
-Una parola,
Weasley, una sola- mi sibilla in faccia -e la tua famiglia si ritroverà a dover
piangere la tua morte!-
La pressione
sul mio petto diminuisce e io torno a respirare, non mi ero nemmeno resa conto
che stavo trattenendo il fiato. Si volta e si allontana con passi veloci,
lasciandomi sconvolta, a fissare un punto indefinito davanti a me, la schiena
poggiata ancora contro il freddo muro di pietra.
*
Le giornate si
susseguono lente e tutte uguali tra loro, non c’è più un briciolo di felicità
nella mia vita.
Sembrano così
lontani i giorni in cui passeggiavo per i corridoi, in questo stesso parco,
mano nella mano con Harry; sembra così lontano persino il matrimonio di mio
fratello.
Sembrano passati anni dall’ultima volta che sono
riuscita a sorridere.
Ormai stare qui
a scuola non ha più senso, le lezioni non sono per niente come prima.
Le ore di
Babbanologia e di quella che ora è diventata Arti Oscure sono terribili, le
peggiori in assoluto. È straziante dover usare le maledizioni contro i nostri
stessi compagni, per fortuna non abbiamo davvero intenzione di fare del male,
quindi i nostri incantesimi non sono molto efficaci, sono quasi innocui, quasi…
È orribile
stare a sentire parole d’odio nei confronti dei Babbani; dover ascoltare
discorsi su quanto essi siano inferiori a noi e malvagi.
Nemmeno Gazza,
che predicava tanto di voler punire gli studenti con metodi più severi, sembra
contento delle punizioni che ci vengono inflitte; forse, in fondo, nemmeno lui
crede che ci siano motivi validi.
Siamo rimasti
in pochi, pochissimi, qui a Hogwarts e la Sala Grande emana un senso di
tristezza, le tavolate sono così vuote.
L’unico tavolo
che può contare qualche studente in più, è quello di Serpeverde. La maggior
parte di loro è felice di questa situazioine. È la loro atmosfera ideale, stupidi figli di Mangiamorte!
Il mio sguardo
si sofferma su Malfoy, tiene la testa bassa e sembra mangiare controvoglia; un
po’ come facciamo tutti, puro spirito di sopravvivenza.
Non si atteggia
più per i corridoi con quell’aria da superiore, il nome dei Malfoy ormai è
stato screditato, il loro declino era già iniziato due anni prima.
Forse un tempo
avrei gioito per questa situazione, ma ora non provo nessuna gioia nel vederlo
così. Adesso sembra più umano, i suoi sentimenti lo accomunano a tutti noi in
qualche modo.
Noto il suo
sguardo puntato su di me, mi ero incantata e lo stavo fissando senza però
vederlo, persa nei miei pensieri. Distolgo lo sguardo e torno a mangiare.
Finisco il mio
pranzo e mi alzo per dirigermi all’aula di Trasfigurazione.
Appena fuori
dalla Sala Grande però, vengo afferrata per le spalle e spinta contro il muro.
Malfoy mi guarda minaccioso, i suoi occhi sono freddi come il ghiaccio.
-Weasley,-
esclama con enfasi come se fosse un insulto -non ho bisogno dei tuoi sguardi
compassionevoli, chiaro? Non ho bisogno della tua pietà, non ho bisogno della
pietà di nessuno!-
Poggio entrambe
le mani sul suo petto per allontanarlo da me, quel gesto e la mia espressione
risoluta sembrano stupirlo. Se pensava che mi lasciassi intimorire, si sbaglia
di grosso.
-Non è pietà,
Malfoy.- rispondo con serenità. -Semplicemente stavo pensando a quanto in
realtà fossimo simili.- gli dico, senza negare che lo stavo osservando.
Lui ride, una
risata atona, senza allegria. -Io e te, Weasley?-
-Ginny.-
puntualizzo.
-Come scusa?-
ribatte alzando un sopracciglio.
-Il mio nome è
Ginny.- ripeto. Non so perché io stia facendo tutto ciò, averlo visto piangere
non può davvero aver cambiato l’opinione che avevo di lui. -Sì, Malfoy, io e
te. Anche tu ti senti oppresso, in gabbia, tra queste mura, ma non solo;
nemmeno casa tua è più quella di prima; tu non puoi più essere quello di prima,
perché le circostanze non lo permettono. Sei spaventato perché non sai cosa ci
riserva il futuro, sembra che noi non avremo un futuro, se tutto questo non
cambia. Hai paura per te e per la tua famiglia…-
-Non-provare- mi interrompe irato -a
psicanalizzarmi, Weasley!-
Le porte della
Sala Grande si aprono di nuovo e gli studenti cominciano a uscire per andare a
seguire le lezioni del pomeriggio.
Io mi allontano
con loro, è il mio turno di piantarlo in asso.
*
Nel mio ormai
abituale vagare per la scuola, mi ritrovo davanti a un’aula in disuso; la porta
è socchiusa e si intravede una finestra con le ante di legno aperte per
lasciare entrare la brillante luce del sole di quella mattina di fine Ottobre.
Entro e mi
siedo sul davanzale di legno di quella finestra, la schiena poggiata allo
stipite destro. Lo sguardo perso, vaga sui giardini di Hogwarts, sul Lago Nero,
la capanna di Hagrid, le cime degli alberi della Foresta Proibita, il Platano
Picchiatore.
Mi tornano in
mente dei momenti, le immagini si sovrappongono nitide su questo paesaggio:
vedo me e Luna chiacchierare allegre sedute sull’erba; Fred e George, insieme
con il loro amico Lee, infastidire la Piovra Gigante; Hermione che mi dice di
andare avanti con la mia vita, evitando di pensare solo a Harry; Dean che mi
rincorre mentre giochiamo, io che gli sfuggo ridendo, con quella spensieratezza
caratteristica di allora; Harry, che mi bacia dolcemente all’ombra di un grande
albero.
Le immagini
scompaiono, lasciando davanti a me solo questi luoghi ormai tristi. Ponendomi
di fronte la cruda realtà: non c’è più vita.
Gli altri
studenti oggi sono a Hogsmeade, a me è stato proibito andarci, dopo lo
scherzetto della Spada di Grifondoro.
Non m’importa.
A che cosa servirebbe andare in paese senza più l’entusiasmo di un tempo?
Anche Neville e
Luna saranno da qualche parte nel castello, ma a me andava di stare da sola.
Succede spesso
ormai, appena posso mi allontano da tutto e da tutti e penso. Penso alla mia
famiglia e mi chiedo come stiano, sperando che vada tutto bene. Penso anche ai
membri dell’ordine e ogni giorno spero che a nessuno di loro succeda niente.
Poi penso anche
a loro. Ci penso tutti i giorni.
Ormai sono
passati tre mesi da quando Harry, Ron e Hermione sono partiti per il loro
misterioso viaggio.
Mi domando
quali pericoli debbano affrontare e spero di vederli tornare al più presto.
Ovviamente non mi aspetto che possano tornare a Hogwarts, soprattutto Harry e
Hermione, ma il loro ritorno significherebbe la caduta di Voldemort, ne sono
sicura.
-Harry.- il
sussurro mi esce dalle labbra senza che io riesca a fermarlo.
Mi ero quasi
rassegnata per la nostra rottura, dopo quel pomeriggio, al funerale di Silente;
il suo stupido motivo per lasciarmi, me lo aspettavo, mi aspettavo davvero una
cosa del genere da lui.
Poi
quest’estate era lì, a casa mia, e non ho resistito. Dovevo baciarlo, allora ho
usato la scusa del regalo di compleanno.
In fondo, in
cuor mio, continuo a sperarci.
Lo sguardo vaga
un’ultima volta sull’orizzonte, poi chiudo quasi completamente le imposte di
legno, facendo cadere la stanza in una semi-oscurità rilassante. Mi piace stare
al buio a pensare.
E al loro
pensiero, al pensiero di tutte le persone che amo, lì fuori in questo mondo
così ostile, una lacrima riga il mio viso.
Mentre questa
goccia salata scivola lenta lungo la mia guancia, un altro pensiero si insinua
prepotente in me: l’immagine di Malfoy che piange con il volto tra le mani.
Sì, sono
convinta che anche lui stia soffrendo per questa situazione. Ritornano in me i
pensieri di alcuni giorni fa.
Le mie lacrime
non sono diverse dalle sue. Queste
lacrime ci rendono simili.
Harry mi ha
raccontato della torre di Astronomia, della sua missione/punizione; mi ha
raccontato del terrore che ha scorto nella sua faccia e nella sua voce mentre
parlava con Silente, mentre dimostrava di aver paura per la vita dei genitori e
per la sua.
Mi ha
raccontato di come stesse abbassando la bacchetta, prima dell’arrivo dei
Mangiamorte.
Draco Malfoy è
un essere umano, è nella nostra stessa posizione, se non anche peggiore.
La sua casa
viene usata come base per le riunioni di Voldemort; la sua famiglia viene
minacciata da Voldemort stesso.
Non è molto
diverso da tutti noi.
Senza
accorgermene ho cominciato a piangere; per la tensione, la rabbia, la paura.
Mi abbandono a
questo momento, uno dei pochi a cui mi lascio davvero andare.
Poggio la
fronte su un ginocchio, mentre i capelli ricadono in avanti solleticandomi la
pelle; le mani poggiate alla caviglia, mi abbraccio le gambe rannicchiandomi
quasi in posizione fetale. Quasi come se in questo modo riuscissi a proteggermi
dal mondo esterno, dai suoi dolori.
Nella penombra
della stanza vedo una figura in piedi accanto a me.
Alzo un poco la
testa fino ad incrociare il suo sguardo, stranamente non c’è ostilità in quegli
occhi di solito freddi.
-Adesso siamo
pari.- gli dico asciugandomi gli occhi e accennando un sorriso.
Lui fa una cosa
che non mi sarei mai aspettata. Il furetto mi sta proprio sorprendendo in
quest’ultimo periodo.
Sorride. È come
se un raggio di sole fosse entrato a rischiarare la stanza buia, il suo intero
viso si illumina; se non sapessi chi mi trovo davvero davanti, mi sembrerebbe
dolce, quasi tenero.
-Sì, Ginevra,
siamo pari.-
Nemmeno credevo
conoscesse il mio nome.
Lo vedo
avvicinarsi maggiormente e mi stringo le ginocchia al petto, per fargli posto
sul davanzale, di fronte a me.
Si siede,
continuando a guardarmi.
-Sai, dovresti
sorridere più spesso.- gli dico guardando uno scorcio di verde che si intravede
dalla finestra socchiusa. -Ti brillano gli occhi quando lo fai.-
Vorrei tanto
che ci fossero più occasioni, dei motivi per sorridere.
Non parliamo
più, stiamo seduti vicini, piacevolmente in silenzio. Ognuno perso nei propri
pensieri. Chissà come mai non è andato a Hogsmeade con gli altri, forse voleva
anche lui un attimo di pace, lontano dai suoi compagni.
Se qualche mese
fa mi avessero detto che sarei potuta rimanere in una stanza insieme con
Malfoy, senza scannarci a vicenda, non sarei più riuscita a smettere di ridere.
Invece eccoci
qui, seduti l’uno accanto all’altra come due vecchi amici, due amici che non
hanno bisogno di parlare, ma ai quali basta la presenza dell’altro per stare
bene.
Mi viene da
ridere, è assurdo. Mi limito a sorridere mentre lo guardo di sottecchi.
È proprio
bello, non lo si può negare. I lineamenti un po’ spigolosi del viso gli conferiscono
un’aria di importanza. Alcuni ciuffi dei capelli biondi, quasi bianchi, gli
ricadono disordinati sulla fronte; gli occhi chiari, che lasciano trasparire
una certa tristezza; il fisico asciutto, non muscoloso, ma perfetto; la
carnagione pallida.
I suoi occhi
sono fissi nei miei e stranamente non mi sento infastidita, intimorita o
imbarazzata, da questo sguardo intenso. È come se in un certo senso mi stesse
permettendo di guardargli dentro, di leggergli l’anima.
Chiudo gli
occhi e poggio la testa allo stipite dietro di me.
Chissà se anche
lui sta pensando all’assurdità di questa situazione.
E
improvvisamente, inaspettatamente, scoppio a ridere; una risata sincera,
sentita.
Con stupore
sento anche il suono della sua risata che si mescola alla mia. È melodiosa,
dolce e profonda al tempo stesso. Piacevole.
Riapro gli
occhi, non voglio perdermi questo momento. Questa visione mi rimarrà impressa
nella mente per sempre. Mi scalda il cuore.
Questa risata
ha cambiato tutto; sento che tra noi è nato qualcosa, qualcosa al quale però
non riesco ancora a dare un nome.
*
Guardo dal
finestrino il paesaggio scorrere veloce.
Io e Neville
siamo gli unici a occupare questo scompartimento dell’espresso per Hogwarts.
Poche settimane fa, quando abbiamo fatto il viaggio contrario, fino a Londra,
c’era anche Luna con noi.
Guardo il mio
amico, seduto di fronte a me; ha ancora addosso i segni di tutti i soprusi
ricevuti in questi ultimi mesi, come me del resto. Le ultime ferite risalgono
proprio a quel giorno, su questo stesso treno, quando quei Mangiamorte hanno
preso Luna e io e Neville abbiamo impugnato le bacchette per cercare di
proteggerla.
Non ci hanno
ucciso solo perché “il nostro sangue non
è sporco”, così ci hanno detto, ma noi avremmo combattuto fino alla morte,
se necessario.
Prima che la
portassero via, Luna ci ha detto di non preoccuparci per lei, che sarebbe stata
bene.
Ho ancora in
testa la risata sadica di uno dei Mangiamorte, alle sue parole.
Ma io so che
Luna è forte, se la caverà. Deve
resistere.
-Siamo soli
adesso.- sussurro a Neville.
-No, Ginny, non
siamo soli. Abbiamo altri membri dell’ES al nostro fianco, anche se pochi. Gli
faremo vedere noi di che pasta siamo fatti!- mi dice rassicurante.
Sorrido. Anche
Neville è forte. E io? Io lo sono abbastanza?
Probabilmente
sì.
Sono cambiata
molto in questi anni, sono cresciuta sviluppando un bel caratterino.
L’essere stata
l’unica femmina in mezzo a sei fratelli è sicuramente servito a forgiare il mio
carattere, anzi, direi che questo fatto ha avuto un ruolo fondamentale.
Torno a
guardare fuori, il cielo si sta tingendo di rosso; il colore caratteristico di
noi Weasley.
È stato bello
essere a casa per Natale, una piccola parentesi dalla realtà.
Non è stato il
solito Natale, sebbene tutti ci sforzassimo di escludere il resto, facendo del
nostro meglio per essere felici.
Nonostante
questo, non si respirava aria di festività.
La mamma era
giù di morale per via della famiglia divisa.
Charly non è
potuto tornare; Bill ha detto che Fleur e lui avrebbero passato il Natale a
Villa Conchiglia, essendo la loro prima festa da marito e moglie; di Percy non
abbiamo avuto alcuna notizia; Ron è in giro per il mondo chissà dove.
La nostra casa
non è mai stata così vuota il 25 Dicembre, non c’è mai stata tutta quella
tranquillità, ma era una tranquillità devastante, deprimente.
Solo Fred e
George non hanno perso il loro entusiasmo, o la voglia di fare scherzi.
Ho visto però
Lupin e Tonks, la sua pancia è cresciuta un sacco da quando l’ho incontrata
l’ultima volta, sembrano così felici. Almeno c’è qualcosa di cui rallegrarsi.
Come me, mamma
ha paura che a chiunque di noi possa succedere qualcosa.
Dopo che ho
raccontato di come vanno le cose a scuola, non volevano farmi tornare.
Papà dice che
comunque è solo questione di tempo, che presto troveranno un motivo per
prendersela anche con noi, in fondo siamo la “famiglia traditrice del proprio
sangue”.
E Luna è stata
repita solo perché il padre scriveva chiaramente di appoggiare Harry, sul Cavillo.
Invece sono su
questo treno, sono riuscita a convincerli a lasciarmi tornare a scuola.
Qui o lì non
avrebbe fatto differenza, per quanto riguarda la guerra. Ho detto loro che
almeno a scuola avrei avuto qualche distrazione, a casa cosa avrei potuto fare?
Come avrei passato le mie giornate?
Io però in
realtà so perché volevo tornare a tutti costi, non posso mentire a me stessa.
Perché ci sei
tu, Draco.
In questi due
mesi io e Draco abbiamo imparato a conoscerci. Abbiamo stretto una sorta di
rapporto… sì, d’amicizia.
Ho scoperto che
tutto sommato la sua compagnia è piacevole. Mi sono dovuta ricredere su di lui.
Entrambi però
abbiamo un carattere difficile, questo è sicuro, e tutto quello che c’è stato
prima, negli anni passati, non si cancella con un colpo di bacchetta. Abbiamo
avuto le nostre discussioni in quest’arco di tempo, e sicuramente continueremo
ad averne; ma abbiamo scoperto di non odiarci, come invece pensavamo. Erano per
lo più i pregiudizi che ci spingevano a comportarci con ostilità, a essere
maldisposti l’uno nei confronti dell’altra.
Nonostante
tutto, adesso siamo insieme, ad affrontare gli eventi.
Naturalmente
nessuno sa di noi, sarebbe troppo pericoloso, sia per lui che per me.
Draco… non lo
chiamo quasi mai per nome; uso il cognome, ma non ha più il senso dispregiativo
di prima, è diventato quasi un soprannome.
Lui invece
quando non usa il mio cognome, mi chiama Ginevra. Il mio nome non mi è mai
sembrato così bello. Non mi ha mai chiamato Ginny, i soprannomi non gli
piacciono, dice che usare un soprannome è come sminuire una persona.
Devo ammettere
che mi sono sentita importante quando me l’ha detto. E, ogni volta, sentire il
mio nome pronunciato salle sue labbra mi provoca un brivido.
Ma cosa mi sta
succedendo?
Ormai fuori è
buio e io vedo chiaramente il mio riflesso nel vetro del treno, sono arrossita,
e questa consapevolezza fa sì che le mie guance si colorino maggiormente.
-Ginny, stai
bene?- mi chiede Neville, facendomi tornare con la testa sul treno.
-All’improvviso sei diventata tutta rossa.-
-Sì, Neville.-
gli rispondo sorridendogli. -È tutto a posto, non preoccuparti.-
Vedo un movimento
fuori dalla porta dello scompartimento; Malfoy sta passando in corridoio,
seguito da Tiger e Goyle. Quando si accorge di me, mi rivolge uno dei suoi
caratteristici ghigni, ma io so che in realtà vuole significare un sorriso.
E mentre
Neville esprime il suo non celato desiderio di spaccargli la faccia, io
sorrido.
No, non sono
sola.
*
Draco è un
ragazzo molto introverso, non ama parlare di sé e soprattutto non vuole
mostrare le sue debolezze.
Sono passati
parecchi mesi prima di arrivare alle confidenze.
Siamo nella
classe inutilizzata nella quale ci siamo “incontrati” la prima volta; nel
senso, la prima volta che le nostre anime
sono entrate in contatto attraverso quella risata. Questo ormai è diventato il
nostro punto di ritrovo.
Mi sta
raccontando di come è stato costretto a servire Voldemort.
Di come, dopo
il fallimento del padre di due anni prima, sia diventato il mezzo per punire la
famiglia Malfoy.
-Che cosa
orribile!- esclamo indignata. -Usare gli affetti familiari per punire
qualcuno.-
-Insomma, mi ha
affidato una missione e da questa sarebbe dipesa la vita dei miei genitori; non
potevo tirarmi indietro e se avessi fallito li avrebbe uccisi davanti ai miei
occhi, prima di uccidere anche me.
L’anno scorso è
stato un anno molto difficile per me. Ho vacillato molte volte e ho creduto di
non farcela, ma non potevo permettermi di sbagliare.-
Cade un
profondo silenzio; anche lui, come me, starà sicuramente pensando alla sua
missione: l’omicidio di Silente.
-So che non
l’avresti ucciso.- sussurro.
-Credo di averlo
sempre saputo anche io.- dice senza guardarmi. -Sia chiaro,- aggiunge dopo,
alzando lo sguardo -io sono sempre stato attratto dalle Arti Oscure; sono magie
davvero affascinanti e non tutti gli incantesimi possono essere usati solo per
fare del male. Sono stato educato in un certo modo, credo nella superiorità di
alcune famiglie di maghi e sono convinto che i Purosangue non dovrebbero avere
niente a che fare con i Sangue Sporco, ma…-
-Sai già come
la penso al riguardo!- lo interrompo contrariata. Abbiamo già “discusso” su
questo argomento e non mi va che proprio oggi ci lasciamo con un litigio.
-Ma,- continua lui lanciandomi
un’occhiata torva -non sono d’accordo con i metodi del Signore Oscuro. Non mi è
mai piaciuto! E ormai per lui è diventata una guerra personale contro lo
Sfregiato.-
-Ti ho già
detto di non chiamarlo così, Draco! Non in mia presenza.- lo rimprovero per
l’ennesima volta, alzando di poco la voce.
-Sì, sì…
Comunque, quello che voglio dire è che lui è disposto a tutto per raggiungere i
suoi scopi…-
-Da bravo
Serpeverde, no?- lo interrompo di nuovo, con tono di sfida.
-Insomma
Ginevra, vuoi proprio litigare stasera?- mi domanda spazientito.
-No, hai
ragione, continua.- Per una volta che si apre con me, rischio di rovinare tutto
perché non so tenere a freno la lingua. Maledizione.
Non posso farci
niente, mi innervosisco quando si parla di Voldemort, mi sale una rabbia dentro
e vorrei solo poterlo fare fuori.
-Insomma, è
solo che non credevo che uccidere qualcuno fosse così difficile. Ho scoperto di
non esserne capace.- conclude con lo sguardo basso.
-Beh, questa è
una cosa positiva!- esclamo. Vuol dire che anche tu sei umano. -Poi però lo ha
fatto Piton al tuo posto.-
-Lo aveva
promesso a mia madre, lei non voleva che il Signore Oscuro mi uccidesse,
sapendo che avevo fallito. Anche lei sapeva che non ne sarei stato in grado.-
-Le vuoi molto
bene.- più che una domanda è una constatazione. Anche i Malfoy sono una
famiglia, ed è impossibile che in una famiglia non ci sia amore, qualunque
siano i propri ideali. Non si può non amare un figlio o il proprio genitore.
-Sì, molto.- la
sua mano si stringe sulla stoffa della maglietta, all’altezza del petto. Poi mi
guarda intensamente, come sovrappensiero.
Con entrambe le
mani si sfila dalla testa una catenina d’argento che era nascosta dalla maglia
e me la porge. È molto bella, fine; il ciondolo è una piccola ed elegante
goccia blu cobalto, sembra una lacrima.
-Era di mia
madre.- mi dice. -È nella sua famiglia da molte generazioni.-
-È bellissima.-
gli dico porgendogliela, ma lui chiude le sue mani sulle mie, facendo aumentare
le mie pulsazioni di parecchi battiti al secondo. I suoi occhi sono fissi nei
miei.
-Voglio che la
tenga tu, Ginevra.- mi sussurra, il suo tono però è deciso.
-Non posso
accettarla!- quasi grido per la sorpresa, spalancando gli occhi.
Lui ride, forse
per la mia reazione. -Avrei dovuto darla a mia figlia, ma sono sicuro che non
avrò mai dei figli, io.- nel suo sguardo posso scorgere il rimorso provocato da
questa frase. -Quindi voglio regalarla a te. Tu potrai continuare a
tramandarla.-
Continuo a
borbottare frasi sconnesse, tra le quali “Era di tua madre” e “Non posso”.
Lui mi prende
la collana dalle mani e la allaccia al mio collo.
-Grazie.- gli
dico infine. So che dovrei sentirmi in colpa, si è appena privato di una cosa
importante per lui, ma sono felice perché l’ha data a me. È un modo per dirmi
che sono, in qualche modo, importante.
Mi sorride e io
ricambio radiosa. Sento di provare qualcosa per lui, ma qualsiasi cosa più
dell’amicizia, tra noi, sarebbe sbagliato. Ai miei verrebbe un colpo, per non
parlare poi di mio fratello Ron. E in ogni caso, non credo di essere
ricambiata.
-Si è fatto
molto tardi.- dice interrompendo i miei pensieri. -Tra poche ore l’espresso
partirà per riportarci a Londra.-
-Sì, dovremmo
dormire un poco.-
Ci alziamo,
prima di uscire dalla stanza però, mi avvicino a lui e poggio delicatamente le
mie labbra sulle sue.
È un bacio
casto e molto dolce. Ci allontaniamo quasi subito, ma è stato molto intenso.
-Addio,
Malfoy.- gli dico prima di voltarmi. Ho come la sensazione che, dopo queste
vacanze di Pasqua, non ci vedremo più; eppure la professoressa Cooman mi ha
sempre detto che non sono portata per la
nobile arte della divinazione.
*
Diciannove anni dopo
Il denso vapore
bianco del treno rosso permea l’aria del binario nove e tre quarti.
Harry sta
rassicurando Albus dicendogli che non importa se viene smistato in Serpeverde e
io mi giro da un’altra parte per lasciargli la loro privacy. Il mio sguardo
incrocia quello di un altro ex-Serpeverde. Draco Malfoy è con la moglie Asteria
e loro figlio Scorpius.
Un sorriso
malinconico mi affiora spontaneo sulle labbra. Più volte, in tutti questi anni,
ho pensato a come sarebbe potuta essere la mia vita accanto a lui; ma mi
rendevo conto che era solo un sogno utopico.
Il rimpianto di
non averci almeno provato, comunque, mi accompagnerà per sempre.
Porto una mano
a stringere il ciondolo della collana che ho al collo, chiedendomi se non sia
il caso di restituirgliela, adesso ha qualcuno a cui spetta di diritto;
dovrebbe darla al figlio.
Lui però mi
sorride e capisco che vuole che la tenga io.
Mia figlia Lily
guarda con occhi curiosi prima me e poi Draco, studiando la mia espressione. È
una bambina intelligente e sono sicura che abbia capito qualcosa.
Abbasso lo
sguardo su di lei e le accarezzo la testa sorridendole.
Forse un
giorno, quando le regalerò questa lacrima,
le racconterò la mia storia, la nostra storia.
Mia e tua,
Draco.
PRIMA CLASSIFICATA: “Uniti da una Lacrima” di .Ale91.
Grammatica e sintassi: 9,5/10
Stile: 10/10
Originalità: 8,5/10
Caratterizzazione personaggi: 19/20
Gradimento personale: 4/5
Attinenza al pacchetto: 10/10
TOT: 61/64
La grammatica è quasi perfetta, ti ho dovuto
togliere 0,5 punti per un errore di battitura e un nome sbagliato (“repita” al
posto di “rapita” e “Charly” al posto di “Charlie”).
Lo stile è molto buono,
semplice ma perfetto nella sua semplicità, entra in armonia con la storia e
rende la lettura più che gradevole.
Per quanto riguarda la caratterizzazione
hai fatto un lavoro perfetto. L’introspezione su Ginny è molto profonda e ben
fatta e lei rimane perfettamente IC; anche Draco mi è piaciuto molto, nella sua
debolezza e nella sua paura. Solo alcune frasi dette da lui su Voldemort mi
hanno lasciato un po’ perplessa, ma a parte questo hai fatto un ottimo lavoro.
Questa storia non è particolarmente originale, ma la sua particolarità sta
nel fatto che parla di un’amicizia, forse qualcosa di più, ma non di una storia
d’amore. Questa idea l’ho apprezzata tanto perché, in questo modo, non hai
forzato i loro comportamenti, creando questa bellissima storia su un amore non
dichiarato che rimane nell’aria e rende tutto molto più malinconico.
L’epilogo, poi, è stata una chicca!
Beh, non posso fare altro che ringraziare Pallina per il giudizio, ma anche per aver indetto il contest.
Grazie ^_^
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