I'm just the court jester
Allora, torno qui a scrivere, ma sto già prendendo un aereo per un paese ignoto. Molte vorranno il mio scalpo u.u
In tutti i casi, questa
ff è nata da una discussione su di un forum, tutto pur di non
vedere quei malefici lumacofoni viola. Ma posso affermare con certezza
che grazie a questa sorta di sfida, perché sì, la reputo
quasi una sfida scrivere una sannami, mi è tornata la voglia di
scrivere.
E poi, almeno so che posso scrivere di tutto xD
Va bhè, la dedico a DJ, un nuovo amico che ho conosciuto da poco ma a cui sono già affezionata.
Buona lettura.
I’m just the court jester
“Ecco a lei, mia dolce Nami-san” Sanji posò la tazza fumante davanti alla rossa elargendo un sorriso gentile.
Era stata una giornata
piuttosto frenetica quella, nonostante fossero in un periodo di
relativa calma. La Sunny solcava placida il mare del Grand Blue verso
la loro prossima meta, in silenzio, interrotto solo dalle urla di
giubilo dei ragazzi, intenti a provare alcune delle nuove armi
inventate da Usopp.
Nami sorrise riconoscente
al biondo cuoco spostandosi una ciocca ribelle da davanti al volto,
portandosela dietro all’orecchio. “Grazie”
ribattè per poi prendere la calda bevanda tra le mani,
immergendosi nei propri pensieri mentre Sanji tornava ad asciugare un
bicchiere dietro al bancone della cucina.
La sigaretta tra le
labbra, lo sguardo perso tra le pieghe dello strofinaccio ed i pensieri
che correvano a tutto e nulla nullo stesso istante -in un punto
imprecisato del tempo-. Era passati due anni dall’ultima volta
che avevano solcato il mare tutti assieme, ma ora, quel tempo sembrava
esser stato resettato. Tutto era tornato come un tempo, anzi, forse era
addirittura migliorato il loro rapporto.
Dividersi era stata una
cosa difficile per tutti loro, dividere la famiglia, la loro nakama,
era stata una decisione sofferta. Ma erano stati gli ordini del
capitano e loro, come sempre avevano ubbidito senza porre domande
-fiducia incontrollata-.
Ma ora, Sanji, era
felice. Si sentiva più leggero dopo esser tornato a solcare il
mare con i suoi compagni. Sì, anche testa d’alga gli era
mancato, anche se forse, aveva sperato che non raggiungesse
l’isola di Sabaody dato lo scarso orientamento. Ma la sua, era
stata una speranza vana.
Ripose l’ultimo
bicchiere pulito ed asciutto e si accese la sigaretta che aveva tenuto
per tutto il tempo tra le labbra. Sbuffò una nuvola grigiastra
di fumo posandosi al ripiano, lo sguardo vagò per qualche
istante lungo le pareti della cucina, soffermandosi su alcune cose,
fino ad incrociare la figura della navigatrice, seduta composta al
tavolo, la tazza tra le mani. Lo stava fissando.
Inarcò appena un
sopracciglio dubbioso per poi sorriderle apertamente, come solo lui
sapeva fare e provocando una lieve risata in Nami.
Adorava sentirla ridere.
“Mia dolce
Nami-san, tu non sai quanto sia stato difficile per me questi due anni
senza avere la tua dolce presenza accanto” da perfetto
galantuomo, si buttò nell’ennesima commedia smielata
gettandosi quasi sopra al bancone che li divideva.
“Di certo ti sarai
consolato” lo stuzzicò quella continuando a ridere per
l’ennesima recita del biondo cuoco.
“A dire il vero non
molto” borbottò di rimando Sanji mentre il ricordo di
quell’isola spaventosa, abitata solo da uomini travestiti da
donne, gli tornava prepotentemente in testa. Una delle sue peggiori
esperienze che non avrebbe mai augurato neppure al suo peggior nemico.
“Ma ora sei qui Nami-san, davanti a me ed il mondo assume tutta
un’altra sfumatura” miagolò quasi, ondeggiando,
pensando già ad un tramonto romantico in compagnia della sua
dolce Nami.
“Non credi di star
esagerando?” gli chiese Nami osservandolo contorcersi sul
ripiano. Però, non riusciva davvero ad avercela con lui, anzi,
quel suo comportamento la divertiva.
“Non è mai
abbastanza ciò che faccio quando si tratta di te mia dolce
dea” sparò ancora a raffica Sanji recuperando un po’
di contegno.
Si alzò
recuperando la postura eretta con un sorrisetto ad increspargli le
labbra. Si aggiustò il nodo della cravatta, che sempre
indossava, sotto lo sguardo vigile della cartografa.
Alle volte, Sanji si
comportava proprio come un bambino. Infantile si definiva lui stesso,
soprattutto quando si trattava di una bella donna, e Nami, dio se era
una bella donna. Ma in fondo, non era poi così male. Alle volte,
poteva quasi sembrare serio.
“Sai Sanji, mi sei
mancato” buttò lì Nami bevendo un sorso dalla sua
tazza mentre il cuoco ancora si buttava nell’ennesima scenetta
comica, con annessi occhi cuoriformi, che fece di nuovo scappare un
sorriso alla rossa. “Forse questa era una cosa da non dire”
si rimangiò presto le parole la navigatrice, nascondendo
l’ennesimo sorriso dietro il bordo della tazza.
“L’ho sempre
saputo che il tuo cuore batte per me” il cuoco sorrise radioso
mentre spegneva il residuo della sigaretta sotto un fiotto
d’acqua fresca.
La risata di Nami gli
raggiunse le orecchie, mentre le voltava le spalle per gettare quel che
rimaneva della sigaretta ora bagnata e spenta.
Si asciugò con
lentezza le mani, quasi dosando il tempo che impiegava per farlo, come
se stesse cercando di emulare una pausa misurata ad arte -attore e
registra di una commedia sua-. Quando si voltò si ritrovò
a specchiarsi negli occhi marroni della navigatrice, ora resi
leggermente lucidi a causa delle risate che per tutto il tempo
l’avevano scossa.
Sanji sorrise lievemente,
finalmente sicuro di aver reso importante quelle poche decine di minuti
passati con la sua preziosa e piccola Nami-san.
“Sei sempre il
solito” lo schernì Nami sospirando scuotendo il capo in un
segno insofferente. Ma sorrideva ancora, nonostante tutto.
“Ma-ma”
piagnucolò il biondo stringendo e stropicciando lo strofinaccio
che teneva ancora tra le mani, cercando in qualche modo di trovare una
qualsiasi frase da elargire in quella circostanza.
“Nami-san!” si ritrovò solo a boccheggiare mentre
vedeva la rossa alzarsi in piedi, la sua bevanda ormai finita.
“Su caro
Sanji” lo rabbonì lei scoccandogli uno dei suoi sorrisi
più pericolosi e canzonandolo allo stesso tempo. “In fin
dei conti sei fatto così e ormai mi sono abituata” lo
salutò con un veloce segno della mano ed una linguaccia furba,
prima di voltargli le spalle e lasciare la cucina definitivamente.
“Nami-san!”
urlò ancora Sanji piangendo quasi per quell’ultima frase
detta proprio dalla navigatrice. Si accasciò sul bancone in
segno di sconfitta prima di tornare a sorridere lievemente.
Dio se le era mancata,
pensò mentre si alzava e poggiava i gomiti sul bancone, posando
la testa su di una mano. Sorrise guardando la porta da dietro la quale
Nami era sparita.
Raccolse la tazza vuota e
la portò al lavello sempre con il sorriso stampato sulle labbra.
Nonostante fossero passati due anni dall’ultima volta che
l’aveva vista, nulla era cambiato. Si portò una mano alla
tasca dei pantaloni trovando le sue amate sigarette ed accendendosene
una. Lui faceva il cascamorto e le dichiarava il suo amore, lei lo
rifiutava prendendolo in giro come solo lei era in grado di fare, con
fermezza e gentilezza assieme.
Espirò un filo di fumo puntando gli occhi al soffitto.
Tutto come sempre.
Perché tu sei nata per essere la miglior cartografa,
io sono nato solo per essere il buffone di corte
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