IL DIALOGO, BUON UOMO. IL DIALOGO.
“Attesa” @COW-T, terza settimana,
nonché la spiegazione spiegata del motivo per cui, col senno
di poi,
ritengo ridicolo il finale melodrammatico emo
negativo senza la
pagina bianca.
Nessuna uscita fuorché sotto le tue
mani
Scrive. Scrivo pur'io, finché non
terminerò le pagine di questo taccuino.
Non ho ancora trovato il coraggio di
porgergli le mie scuse: mi dico che ormai non fa differenza che
spieghi o meno come fu un gesto sciocco e liberatorio, quel mio
toccare il libro dopo che l'ebbi sentito parlare. Ero solo sollevata
e lo consideravo la cosa più preziosa che avessi trovato
sull'isola,
così accadde che, nel gesticolare... Non fa più
differenza quanto
rivanghi l'errore, ma il mio tacere resta un atto di codardia. Mi
dico che tacendo non lo disturbo, ma la verità resta meno
nobile.
La stanza in cui siamo reclusi è alta
e buia, con un soffitto che va perdendosi nella roccia viva di una
caverna. Non ci troviamo sull'isola di Myst – tanto almeno ho
imparato – e mi sorprendo spesso a chiedermi che genere di
mondo
circondi questa prigione. Alle risposte cui non so giungere
provvedono i miei sogni.
Una serie di lampade delimita oasi di
luce in quest'antro, ravvivando il rosso di ogni serie di colonne e i
gradini che le dividono. Ciononostante, capita di rado che io mi
allontani dalla pila di detriti che gli fa da scrittoio: la luce
aggiunta della sua lampada da tavolo è rassicurante e,
più ancora,
la Sua stessa presenza è l'unico sostegno che mi abbia
ancora
permesso di conservare il senno.
Vorrei, solo, poterlo chiamare amico,
come fece quando si rivolse a me la prima volta. Temo di averne perso
il diritto. È gentile quando mi si rivolge –
giungo a dubitare che
sia capace del contrario – ma la delusione che gli ho causato
è
troppo grande. Resta
curvo e
fragile sul suo tomo, un pallido ricordo dell'uomo che doveva essere
prima della reclusione, e tutto quel che ho fatto è stato
privarlo
dell'unica speranza di tornare a casa. Continua a scrivere. Lo vedo
nutrire le pagine di una devozione incessante che mi spaventa. Dice
di essere intrappolato da mesi e mi trovo incapace di immaginare una
concentrazione sì duratura. Lo consuma.
Dal canto mio, attendo. Sembrerà
sciocco, ma non voglio accettare del tutto l'idea che un singolo
errore (un atto di gioia! Una carezza a quel maledetto libro!) ci
condanni entrambi senza possibilità di redenzione. Dopo le
meraviglie che ho vissuto, devo forse credere che non esista uscita?
Mantengo viva la speranza, se lui sembra averla abbandonata del
tutto.
Non è un'attesa passiva. Ricordo
distintamente ogni momento di risoluzione, da quando sono giunta su
Myst fino allo strisciare dentro al caminetto. Ricordo che
l'impressione era quella di un'idea perfettamente formata che
dall'alto mi aprisse la testa e vi entrasse, e si può dire
che sia
questo l'attimo che aspetto, ma la realtà era fatta di
piccoli
indizi che andavano a sommarsi fino a quell'unica combinazione
plausibile. Così, da due giorni, osservo.
Mi ha sconsigliato di perdere tempo con
porte: le ha già forzate trentatré anni addietro,
senza trarne
benefici. Dev'essere stato poco più che un bambino, in
allora, e
nell'immaginarlo il mistero delle origini di questa prigione
s'infittisce, ma ogni domanda sul suo passato mi muore in gola quando
alzo lo sguardo a incontrare quello di un uomo sconfitto.
“Troveremo un'uscita”, gli dico a
volte. Annuisce triste, ma non mi crede.
“Che cos'è quello?”
Sono ben strane conversazioni, queste
che intratteniamo. Dilatate. Minuti interi di silenzio fra una frase
e l'altra, giacché tutto passa per la scrittura cui
è incatenato e
di cui non riesco a desumere il motivo. Se solo sapessi___
Ecco, pochi istanti fa mi ha risposto.
Ma quel che offre è solo una domanda improvvisa, come
pescata
dall'aria: “Dove hai trovato la via per Myst?”
Mi ha dedicato d'un tratto l'attenzione
più assoluta. Cosa l'abbia portato a una tale sequenza di
pensieri,
però, mi resta ignoto. Che speri che qualcun altro trovi il
Libro e
sia meno stolto? Ah, ma i fratelli sono quasi liberi: se
così è, ci
resta da confidare in un giudizio ben fine.
Per terra, gli dico, vicino al campo
dove conducevamo degli scavi. Ma il libro già reclama le sue
cure.
Non passa molto prima che ceda alla
stanchezza e crolli sulle braccia conserte, trovando appena la forza
di levarsi gli occhiali dal naso. Chiede di non lasciarlo dormire
più
di un'ora: che almeno sia un buon riposo, mi dico, così mi
alzo ad
accostargli sulle spalle la coperta ripiegata sul vicino scaffale.
L'hanno mai fatto, i suoi figli? Sento un impulso a proteggere
quest'uomo riservato, tanto indeciso nel parlare quanto garbato in
punta di penna.
“Raccontami di casa”, chiede con
gli occhi già chiusi, strascicando le parole. Casa sua,
Myst? No, la
mia. E potrei fargli mille nomi, quello della patria lontana, poi il
viaggio, Nueva
España, i compagni, i viaggi, le ricerche, ma temo che non
direbbero
nulla a un alieno,
di un altro mondo. Così gli parlo del deserto che sento
essere la
mia vera casa e, se i suoi mondi hanno mai contemplato anche un solo
deserto, capirà perché. Gli parlo della linea
azzurra delle
montagne e dei dipinti di crepe sul terreno, del vulcano che domina
sul paesaggio piatto, punteggiato da arbusti, e dei fiori effimeri
sorti la mattina dopo l'unico temporale che io abbia visto graziare
quella terra assetata.
Non so
cosa ho toccato con il mio racconto, ma nel dormiveglia ha accennato
un sorriso.
Ho svegliato un uomo nuovo, pare.
Ancora non si confida, ma ha scoperto
in sé una forza nascosta. Chiedo se c'è un'uscita
(mi chiedo cosa
l'abbia portata, se non il mio racconto e, se sì, in quale
imperscrutabile modo, ma non oso ancora valicare il suo riserbo).
Annuisce.
“Un tempo”, dice, ponderando ogni
parola fra un guizzo d'inchiostro e il successivo, “solevo
dire che
la fine non è ancora stata scritta.”
Sento un peso scivolare dal cuore. Mi
rimetto al suo inaspettato ottimismo e attendo.
Solo: chiedo conferma delle mie
speranze. Quello che sta scrivendo
“È un Libro. E, nel Libro, una
voragine di stelle...”
...e oltre le stelle, casa. Senza il
Libro di Myst, imho Riven può accadere uguale con l'unica
differenza
che, alla fine, si buttano tutti e tre giù per la Star
Fissure.
Arrivano nella Cleft con un dieci anni di anticipo, Myst ancora
raggiungibile (il Libro è lì nel deserto da
qualche parte) e
D'ni... pure, se Atrus si ricorda la strada. A smenarci probabilmente
è solo Saavedro, che alla fine s'è salvato per
una certa serie di
coincidenze. E Chroma'agana non verrà mai scritta, ma dubito
che
all'Era freghi molto. Gli altri avvenimenti importanti dovrebbero
poter proseguire con aggiustamenti minimali...
“Siamo rinchiusi qui per
seeeeeempreeeeeeeeee!!!11!”, sì Atrus, certo
Atrus. Hai un Libro
di Collegamento in mano, Atrus.
E io scriverei di scene a K'veer in cui
lui e la mia Straniera scoprono di venire dallo stesso mondo da qui a
fine tabella.
Note:
@ titolo:
“Nessuna uscita fuorché sotto le tue mani, imbecille”,
a dirla tutta. Sotto le sue mani chiaramente c'è il Libro di
Riven.
@ bad ending
ottenuto per caso: la mia Straniera non è cretina, se l'uomo
dice
“porta la pagina bianca o gtfo” lei porta la pagina
bianca o gtfo
fino a nuovo ordine. Ma è anche una gran smanacciona. Mi
sembra
l'unico modo plausibile per farla finire a K'veer senza pagina...
@ senso dello
scambio “Cos'è quello” / “Dove
hai trovato la via per Myst”:
il passaggio mentale di Atrus è stata la Star Fissure.
Più in
dettaglio, qualcosa come: “Cos'è questo? Che
domande idiote, è un
Libro di Collegament... oh wait. Bah, ma è un Libro di
Collegamento
inutile, porta a un'Era prigione in dissoluzione: rimarremmo sempre
senza una via d'uscita. Ah no, c'è la Star Fissure. Che
però non so
dove porti. Ma c'è finito dentro il mio Libro di Myst ed
è sbucato
in qualunque Era abbia dato i natali a 'sta tizia, quindi porta in un
posto abitabile e abitato. Tizia, dove hai trovato il mio
libro?”
Solo dopo approfondisce la domanda chiedendole di casa. Qualunque
mondo lei avesse descritto avrebbe costituito comunque una via
d'uscita e un modo per tornare a Myst... ovviamente il fatto che sia
la Terra facilita molto la questione!
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