CAPITOLO VIII – L’avventura mancante
Il barone Verner si distese sulla poltrona ed allungò una
mano verso il tavolino habillé che gli era accanto, le sue
mani, che a dispetto della corporatura massiccia, erano molto sottili
ed allungate, frugavano dentro un cofanetto di radica ed emersero
brandendo un havana che mi fu porto con un sorriso.
“Prego signor Donovan, questi sono i sigari preferiti da sir
Winston Churchill, sono certo che li apprezzerà”
“La ringrazio” dissi ansioso di ascoltare il racconto
“ma fumo solo la pipa e, a dire il vero, è da tanto
tempo che non la tocco più”
“Ah, come mio zio!” disse il barone mentre, come in un
rituale, si accingeva ad accendere il suo sigaro ed a tirare le prime
boccate “che tabacco fuma?”
“Fumavo un taglio classico, nulla di speciale, un comune con
una aggiunta di latakia cipriota, ma, non vorrei sembrarle scortese…”
“Si, si, ho capito signor Donovan. Adesso arriveremo al
punto. Questa storia ha avuto inizio più di settanta anni or
sono, immagino che un’ ora di più non farà poi
così tanta differenza.”
Reclinò il capo verso l’alto e sbuffò verso il
soffitto una serie di volute azzurrine, poi rivolse il suo sguardo
verso di me.
“Dunque, signor Donovan, lei è un impiegato di banca.
Conosce per caso come si sia evoluto il sistema bancario
italiano?”
“Francamente no, signore, so che l’Italia possiede,
come l’Inghilterra, una banca centrale che controlla tutti gli
altri istituti di credito e che è la sola a battere moneta”
“Esatto Donovan, proprio così. Ma prima non era così,
come lei sa l’Italia era un insieme di stati sovrani, ognuno
con una banca centrale. Dopo l’unificazione, il diritto di
stampare monete venne ancora concesso alle ex banche centrali dei
singoli stati, si ebbe dunque un fenomeno per cui esistevano ben
quattro banche che battevano moneta: il Regio Banco di Torino,
la Banca di Toscana, il Banco di Napoli e di Sicilia ed infine la
Banca Romana. Deve sapere che proprio quest’ ultima, a
differenza delle altre, non aveva stabilimenti tipografici, quindi la
stampa delle banconote della Banca Romana era affidata, su
commissione alla Zecca di Londra, la quale provvedeva dietro
richiesta alla produzione di determinati quantitativi di banconote
con numeri di serie già predefiniti.” Il barone fece una
pausa per poi riprendere “Non mi guardi in quel modo, queste
informazioni saranno importanti in seguito e le serviranno per capire
quanto è accaduto la notte del 6 maggio 1891”.
“Mi perdoni, Barone, ma non esiste un resoconto di questi
fatti messo per iscritto?”
“No, Donovan. Il dottore lo voleva scrivere e lo avrebbe
certamente fatto se la malattia glielo avesse permesso. Purtroppo ne
esiste solo una versione orale, la mia!” disse toccandosi il
petto “ma se lei mette in dubbio la mia obbiettività…”
“Oh, no barone, certamente no!”
“Molto bene!”
Alcune volute di fumo si aprirono come grandi fiori grigi verso il
soffitto mentre il barone Verner raccoglieva le idee. Ad un tratto,
come se avesse ultimato le prove per una sinfonia, si girò
verso la finestra e cominciò a parlare:
“Nel 1886, un imprenditore privato di nome Andrew Lomackson
acquisì il 70% del capitale azionario della “Manchester
Channel & Docks” la quale fino a quel momento era stata una
società controllata dal Tesoro. Per quell’ operazione
venne staccato l’assegno dall’ importo più alto
mai emesso da un privato, attraverso un pezzettino di carta di
qualche centimetro quadrato passarono di mano un milione e
settecentomila sterline. L’intestatario del conto corrente era
un certo Eugene Simonaux e la banca era la Glynn & Mills1,
precisamente la filiale al numero 67 di Lombard street. Inizia a
ricollegare i fatti, Donovan? Le domande che nessuno si pose all’
epoca di questa transazione, sarebbero dovute essere: perché
il Governo sta vendendo una propria società ad un privato?
Come fa un privato cittadino a poter emettere un assegno per una
cifra che all’epoca poteva rappresentare il bilancio interno di
un piccolo stato come il Lichtenstein? Ed in ultimo, come mai la
notizia non ha fatto alcun rumore?
Cominciamo a fare un po’di luce. Andrew Lomackson, un
imprenditore americano, si incontra con il signor Eugene Simonaux,
rampollo di una famiglia della nuova nobiltà creata da
Napoleone, ma finita in disgrazia. Il signor Simonaux, pur non avendo
molte possibilità economiche ha molte buone conoscenze,
inoltre la sua ottima educazione unitamente ad un titolo di marchese
gli garantiscono la simpatia delle anziane signore parigine, le quali
lo invitano puntualmente nei loro salotti. Tra i velluti e le
chiacchiere Simonaux si sente a proprio agio, riesce a barcamenarsi
ed a mettere insieme il pranzo con la cena conquistando le simpatie
delle annoiate mogli dei più potenti uomini di Francia. Visto
così il nostro personaggio non sembra essere molto pericoloso,
direi piuttosto che si tratta di un comune cicisbeo. Lomackson, al
contrario di Simonaux è un uomo rude, venuto dal nulla e
diventato milionario dopo una vita di sacrifici, non è quello
che si dice uno stinco di santo e con sotterfugi più o meno
delicati era riuscito a farsi assegnare dal Congresso degli Stati
Uniti la commissione di una tratta ferroviaria che doveva collegare
Boston, Chicago, Salt Lake City e Los Angeles. Logicamente,
un’impresa del genere richiede dei fondi adeguati e l’idea
di Lomackson era quella di reperirli in Francia. Come saprà,
Donovan, le ferrovie di tutta l’America sono state costruite
grazie ai soldi degli azionisti Britannici, ma la Francia
rappresentava ancora un territorio vergine e non toccato dalle
speculazioni statunitensi. Fu per un caso che nella hall dell’
Hotel du Louvre a Parigi, Lomacksons salvò dal carcere
Simonaux che tentava di fuggire, vestito da cameriere, dopo aver
rubato i gioielli di una facoltosa signora con cui aveva passato la
notte. I due divengono amici, ovviamente fu un’amicizia
interessata, giacchè Lomackson intuì subito le
potenzialità di Simonaux, un ottimo passe-par-tout per
i salotti della Parigi che conta. Quindi, in cambio di un tetto sulla
testa e qualche vestito, Simonaux introdusse il suo compare al Gotha
francese.
Fu durante una festa che Lomackson fece un altro incontro,
stavolta con un personaggio della sua stessa taglia, un anziano
armatore italiano, anche lui venuto dal nulla e divenuto ricchissimo:
Raffaele Rubattino. Costui, attraverso conoscenze politiche era
riuscito ad ottenere numerose commesse statali, che lo portarono
rapidamente ad essere uno degli uomini più ricchi del suo
paese, ricco a tal punto che potè permettersi di comprare dal
Governo Eritreo l’intera baia di Assab. Capirà, Donovan,
che un trio così ben assortito non poteva non dedicarsi da
subito all’attività che gli riesce più
congeniale, ovvero produrre soldi, senza alcun limite dettato dall’
etica o dal buon senso, del resto gli affari sono affari!
Lomackson spiegò al collega italiano il suo intento di
recepire fondi per la realizzazione della tratta ferroviaria
transcontinentale. Si trovava in grande svantaggio rispetto alle
imprese concorrenti come la West Railways o la Union Pacific, le
quali avevano saturato la borsa di Londra con le loro azioni. L’unica
speranza per lui di non perdere l’appalto statale era di
recuperare fondi nel vecchio Continente. A quanto pare l’anziano
finanziere italiano, sentendo quella storia scoppiò a ridere
facendo notare come sarebbe stato impossibile spremere anche un solo
fiorino dalle tasche francesi già duramente provate dal
recente crollo del secondo Impero. La soluzione di Rubattino apparve
semplice, quasi al limite della banalità: vendere a terzi la
società concessionaria per la costruzione delle ferrovie un
momento prima di dichiarare fallimento, quindi trasferirsi sul
vecchio continente per non incorrere nelle sanzioni derivate dalla
bancarotta fraudolenta. Uno schema molto astuto, ma qui entra in
ballo un nuovo elemento.”
Verner si distese, tirò una boccata dal sigaro e riprese
“Si, un nuovo elemento”
Ad un tratto un terribile rumore di ceramiche in frantumi attirò
la nostra attenzione, Verner, giratosi verso di me disse:
“Se non fosse che è andata via direi che si tratta
di…”
Un’esile figura fece la sua comparsa nel salotto scortata
dalla arcigna donna di servizio, la quale disse laconicamente: “
Miss Bellis Neamar, signor barone”
La giovane ragazza si fece avanti a piccoli passettini con il
visino basso
“Sir, mi spiace, le avevo portato un nuovo servizio da tè
per rimpiazzare quello che ho rotto stamattina” dei lacrimoni
si affacciavano al piccolo viso “ma la scatola che lo conteneva
mi è caduta ed è andato tutto in frantumi”
Verner scoppiò a ridere “Ma miss! Non importa, non
doveva disturbarsi, venga qui, si sieda. Le presento il signor Samuel
Donovan, signor Donovan, la signorina Neamar. Miss, stavo raccontando
al nostro ospite la storia del porto”
La ragazza battè le mani divertita “Oh, è una
delle mie preferite! A che punto è arrivato?”
Rimasi stupito, cosa voleva dire con “è una delle
mie preferite”? ce ne erano delle altre? E poi, non
dovevano essere informazioni riservate? Il giovane barone era un tipo
veramente bizzarro ed ancor di più la sua amica.
“Siamo quasi giunti all’ acquisto del porto, miss”
“Ah, si, il signor Strofina-un-piccolo-pipistrello sta per…”
Verner scoppiò a ridere “Miss, la prego! Si dice
Rubattino, tutto attaccato, con la “o” alla fine”
“Ed io cosa ho detto? Rubbattiny,
Strofinaunpiccolopipistrello”
“Va bene, ci rinuncio!” disse Verner continuando a
ridere
“Allora, come dicevo, Rubattino riconsidera il piano e
chiama Lomackson per esporgli il suo progetto:
“Lei dovrà vendere la sua società ferroviaria
falsificando i bilanci, in modo da farla apparire solida. Cerchi di
ottenere la cifra più alta possibile, abbiamo bisogno di due
milioni di sterline”
“Abbiamo? Forse lei ne ha bisogno e non vedo perché”
“Voglio entrare in società con lei, Lomackson. Voglio
comprare il porto di Manchester”
“Cosa? Ma non le basta la baia che ha comprato in Eritrea?
Cosa ci deve fare con il porto di Manchester?”
“Caro ragazzo, lei vede troppo poco lontano. Inizieremo ad
importare oppio in Inghilterra, le occorre che le spieghi come?”
“Penso di si, signore, perché o lei è un genio
o, parola mia, lei è pazzo da legare!”
“Bene, Lomackson, visto che sono arrivato a questa età
credo che la sua prima ipotesi sia quella corretta. Lei sa che
l’Inghilterra esporta oppio in Cina dall’ India? Certo
che lo sa, hanno combattuto due guerre per questo, bene, adesso
rifletta. Noi compreremo l’oppio in Cina e lo faremo arrivare
ad Assab. Li cambieremo i documenti del carico e trasformeremo
l’oppio cinese in vasi indiani o in qualsiasi altra cosa. A
questo punto invieremo la merce al porto di Manchester e da li a
tutte le fumerie del Regno Unito. Che ne dice?”
“Signore, con tutto il rispetto, ma la sua strategia fa
acqua ovunque. Per comprare il porto ci vorranno due milioni almeno,
e per comprare e rivendere l’oppio guadagnandoci sopra dovremmo
fare dei prezzi troppo alti rispetto a quelli della concorrenza. Non
saremmo mai competitivi! In ultimo, signore, lei è certo un
uomo assai ricco, ma dove crede di trovare tutti questi soldi?”
“Molto semplice, li farò stampare!”
“Vuole falsificare la sterlina?”
“No, intendo aprire un conto corrente in Inghilterra con
autentiche lire italiane, non copie, ma banconote vere!”
Inutile che vi dica quanto il povero americano rimase spiazzato,
ma non curandosi di nulla, Rubattino seguitò:
“Lomackson, ci rincontreremo tra una settimana alle dieci in
punto al Credit Mobilier di Place Vendome a Parigi. Ci saranno delle
persone importanti, venga e non ne rimarrà deluso. Porti con
se quel suo amico sciocco, come si chiama? Ah, Simonaux!”
Passò una settimana. Lomackson e Simonaux entrarono nell’
imponente salone del Credit Mobilier, una delle banche più
grandi d’Europa, chiesero del signor Rubattino e vennero fatti
accomodare in un salotto ovattato. Dopo poco li raggiunsero tre
persone, una di queste era Rubattino, che presentò gli altri
due.
“Signori, vi presento il signor Bernardo Tanlongo,
governatore della Banca Romana e Lord Randolph Churchill, che credo
non necessiti di presentazioni”
Mentre Simonaux strinse cordialmente la mano ai nuovi venuti
ignorando profondamente chi loro fossero, Lomackson rimase
impietrito, davanti a se aveva il ministro delle finanze della
nazione più potente della Terra ed il governatore di una banca
di stato. Rubattino rise gelidamente.
“Ha visto, Lomackson? Niente male per un pazzo, eh?”
L’armatore si rivolse a Churchill
“Milord, sono certo che il suo Ministero sarà lieto
di vendere al signor Lomackson il porto della città di
Manchester, egli ha di recente venduto delle commissioni per la
costruzione di ferrovie in America, ricavando… quanto ha
ricavato? Ah, bene, centocinquantamila sterline, che verranno versate
a lei personalmente per essersi preso la briga di venire qui stamane
ad accordarci questo piccolo favore. Il prezzo del distretto portuale
sarà fissato in un milione e settecentomila sterline che
verranno versate all’ Erario in soluzione unica a mezzo di un
assegno bancario”
“Qui immagino di entrare in gioco io, vero?” disse
Tanlongo
“Precisamente, lei opererà una commissione per
quattro milioni di lire alla zecca di Londra, le banconote
arriveranno in Italia con corriere diplomatico, da li, ripartiranno
per Londra dove il nostro caro signor Simonaux aprirà un conto
corrente presso la Glynn & Mills di Lombard street ed emetterà
un assegno a favore dell’ Erario Britannico per l’acquisto
del distretto portuale.”
A questo punto lord Churchill intervenne
“Mi auguro solo che l’operazione non porti a danni
consistenti per l’economia del Paese, mi dia del tempo per
riflettere, Rubattino, non posso…”
“Lei deve!” alzando improvvisamente la voce per poi
ridurla “Milord, sappiamo benissimo che quando lo scandalo
relativo alla sua incresciosa avventura nelle Indie verrà a
galla, lei sarà costretto non solo alle dimissioni, ma alla
damnatio memoriae . Non vorrebbe avere qualche soldino da
parte prima di andare per sempre in esilio e vivere serenamente quel
poco che la sua scandalosa malattia le consentirà di vivere?
Segua il mio consiglio, faccia quello che deve!”
Lomackson fu sconvolto dall’ indole spietata dell’affarista
italiano. Ne aveva viste e fatte egli stesso di tutti i colori, ma
mai era arrivato a muovere delle leve tanto in alto.
Il 6 agosto del 1886 avvenne la transazione ed il porto di
Manchester fu proprietà di Andrew Lomackson. A dicembre dello
stesso anno Lord Churchill fu costretto alle dimissioni per cattiva
gestione del patrimonio pubblico, morì di sifilide dopo poco
tempo. Raffaele Rubattino, il grande artefice del diabolico piano,
morì nel gennaio del 1887 lasciando la sua opera incompiuta.
Eugene Simonaux, non capendo la pericolosità del gioco in cui
era stato tirato dentro, si mise a ricattare Lomackson minacciandolo
di raccontare l’affaire dell’oppio alla stampa,
venne trovato morto a febbraio del 1887 nella pensione Des Beaux Arts
a Montmartre, per aver assunto una eccessiva dose di cocaina.
Verner guardò con un sorriso la sua amica “Come vado?
Le piace?”
“Oh, sir, questa storia mi emoziona sempre, è così
piena di colpi di scena!”
“Barone” chiesi perplesso “mi faccia capire, ma
la signorina conosce tutto?”
“Oh, si! Lei sa tutto, fino a ieri era la sola persona al
mondo a sapere queste cose”
“Capisco” dissi “vada avanti, ancora non capisco
in tutto questo cosa c’entri suo zio?”
“Porti pazienza Donovan e vedrà che capirà
tutto. Lomackson è rimasto da solo a gestire l’affaire,
ma senza Rubattino il flusso di denaro italiano si è
interrotto e quello che sembrava essere un piano brillante rischia di
sfumare.
L’americano però non si perde d’animo e riesce
a contattare i soci in affari del suo defunto amico: il banchiere
Ettore Consulich, l’industriale Erasmo Piaggio ed il principe
Vincenzo Florio di Favignana. Essi avevano fondato una società,
la Generale Italiana Navigazione che aveva rilevato il porto di Assab
alla morte di Rubattino. Lomackson incontrò i capi della
società nel meraviglioso Hotel Hassler di Roma alla fine del
febbraio 1887.
“Sappiamo, signor Lomackson” Esordì Florio “che
il nostro compianto amico aveva molta fiducia in lei tanto da
renderla socio in una vantaggiosa speculazione di cui aveva tenuto
all’ oscuro finanche noi, i suoi più cari amici”
Lomackson, avvezzo al duro lavoro che lo aveva forgiato in
gioventù, non amava le dietrologie e concepiva, come unica via
diplomatica, il piombo della sua pistola. Non c’è da
stupirsi quindi se rispose a quegli eleganti gentiluomini:
“Quanto volete?”
“Oh, signore! Come siete diretto!” rispose sdegnoso
Florio, subito interrotto da Consulich, che essendo di sangue
austriaco apprezzava i caratteri forti
“Lei mi piace Lomackson, saremo franchi con lei, si tenga
pure il porto, noi le forniremo il denaro attraverso il governatore
Tanlongo e le garantiremo anche il transito doganale nella baia di
Assab, ma in cambio vogliamo il 75% degli introiti. Niente se e
niente ma. O così o nulla!”
“Immagino che mi convenga accettare, e va bene, facciamo
così”
Gli affari di Lomackson ripresero alla grande, la banca di Londra
avviò un’ inchiesta sul misterioso conto corrente della
Glynn & Mills che ospitava svariati milioni in valuta estera, ma
grazie all’ intervento del console italiano a Londra tutto
venne insabbiato.
Per riassumere, Donovan, Lomackson importava oppio dalla Cina e il
terzetto della Generale Navigazioni incassava una lauta percentuale
da dividere con il governatore della Banca Romana Bernardo Tanlongo,
il ministro delle Finanze Luigi Miceli ed il capo del Governo
italiano Francesco Crispi. La macchina sembrava perfetta e tutto
sarebbe andato a meraviglia se ad un certo punto non fosse arrivato
mio zio.
La giovane signorina Neamar iniziò a battere le mani: “E
adesso ci divertiamo! Pensate, signor Donovan che Sherlock Holmes
scopre l’oppio italiano per caso in una fumeria, poi arriva
Watson ed insieme risolvono un altro caso, ma non dimenticano il
primo… oh, scusate sir, forse volevate continuare voi?”
Verner rise “Grazie, miss, per avermi dato il modo di
introdurre la storia. Fu per caso che nel 1889, mio zio, analizzando
due campioni di oppio provenienti da due fumerie di Londra in cui
erano avvenute due morti sospette, scoprì una perfetta
identità tra le due sostanze. Mi spiego: stessi eccipienti,
stesso trattamento, perfino stesso sistema di confezionamento. Eppure
il gestore di una delle due fumerie gli aveva confidato, come saprà
mio zio sapeva essere molto persuasivo, che l’oppio da lui
venduto proveniva dall’ Italia, era di ottima qualità ed
aveva un prezzo assai minore di quello indiano.
Per chiarire il dilemma il caro zietto si mise a girare per tutte
le fumerie di Londra e in una di queste risolse il caso dell’
uomo dal labbro spaccato, di sicuro ne avrà sentito parlare.
In breve capì che esisteva un mercato parallelo dell’
oppio indiano, che però, non si sa come, veniva venduto ad un
prezzo ridicolo e veniva creduto di provenienza italiana.
Il dottor Watson e mio zio si misero subito sulle tracce dell’
oppio italiano, e finirono per arrivare al porto di Manchester, dove
una sera videro il brigantino “Pantelleria” sbarcare in
modo piuttosto insolito delle casse lungo il Manchester Channel. Dai
registri del porto risultò che la Pantelleria trasportava
pigmenti per stoffe e proveniva dal porto di Assab. Subito
venne mobilitato zio Mycroft il quale si interessò del lato,
per così dire, spionistico della vicenda. Grazie ad alcuni
informatori nella Somalia Britannica si venne a sapere che delle navi
solcavano costantemente la rotta tra la Cina e Assab trasportando
oppio. Lei capisce che il mistero rimaneva in una sola domanda che
assillava la mente dei miei zii e del dottor Watson: “Da dove
prendevano i soldi?” A questa domanda rispose mio padre, in una
bella mattina di marzo del 1891 mentre, da poco arrivato dall’
Italia, faceva colazione con i suoi cugini al Diogenes Club.
“Ah, cari cugini, l’Inghilterra è un’
altra cosa” disse “si mangia male, ma almeno non rischi
che i tuoi risparmi vengano rubati da una banca!”
“Come, scusa?” chiese turbato zio Sherlock
“Ma si, non avete saputo di quel banchiere italiano,
Tanlongo, che stampa moneta senza avere il corrispettivo aureo nei
caveau? Pensate che ha fatto un buco di centocinquantaquattro milioni
di lire! Qui da voi queste cose non succedono”
“No, infatti, noi con quei soldi ci ricompriamo il nostro
oppio” rispose placido zio Mycroft mentre il fratello si alzava
da tavola per correre dal dottor Watson
In poco tempo l’ affaire dell’ oppio venne
smantellato, ma zio non ebbe mai la gioia di vedere Lomackson
occupare una suite a Dartmoor perché il farabutto aveva
preparato un attento piano di fuga, aveva trasferito le sue finanze
in una banca spagnola, e così facendo aveva causato il
fallimento della Glynn & Mills, che dal giorno alla notte si era
vista priva della sua maggiore quota in capitale liquido, e si era
procurato un passaporto svedese a nome di Edvard Lomosson. La sera
del 5 maggio 1891 mio zio lo intercettò mentre saliva su uno
sloop della Generale Navigazioni, che lo avrebbe portato a Bilbao. In
un’ accanita lotta sulla passerella dell’ imbarcazione
Lomackson aprì il fuoco contro mio zio che cadde in acqua
fortunatamente illeso.
Dell’ americano non si seppe più nulla, morì
dopo qualche mese, lo trovarono impiccato in un bagno d’albergo
di Madrid. Ma l’avventura non era finita, rimaneva in piedi
tutta la branca italiana dell’ organizzazione, mi riferisco non
solo a Tanlongo, ma anche a tutta la corte di disonesti che gravitava
attorno a lui. A nulla valsero le indagini dell’ onesto
funzionario Gustavo Biagini promosse dal senatore Rudinì, ogni
tentativo di far emergere lo scandalo veniva puntualmente insabbiato.
Fu solo nel 1894 che mio zio, grazie all’ aiuto di un audace
militare italiano, il colonnello Pintauro, riuscì a portare in
tribunale i responsabili del più grande crack finanziario
della storia d’Italia. Ma la sua opera servì solo a
formalizzare l’arresto di Bernardo Tanlongo, mentre tutti i
personaggi coinvolti, politici, amministratori, faccendieri e
funzionari corrotti, rimasero a piede libero. Come dire,
Donovan, tanto rumore per nulla! Ma c’era ancora un dato
importante da considerare per mio zio: fuggire illeso dall’
Italia. Certamente egli avrebbe potuto ancora usare i documenti e le
prove raccolte come arma nei confronti di coloro che volevano fargli
del male, ma fintanto che si trovava in Italia correva dei grandi
pericoli, tanto lui che zio Mycroft e, ovviamente, mio padre.”
Il barone sorrise verso la sua amica e poi verso me chiedendomi
“Bene, ci sono domande?”
“A dire il vero si, barone” dissi ripensando alla
rocambolesca catena di eventi “la mia copia del viaggio in
Italia di Watson è mutila, se fosse possibile ne vorrei
conoscere la conclusione”
il barone si alzò e si diresse ad un massiccio bureau di
mogano da cui trasse un fascicolo
“Ecco, questa è la bozza del viaggio in Italia”
fece una pausa “ la stesura definitiva è quella che ha
lei, ma non è mai stata completata, se riesce a leggere
nonostante le cancellature ed i ripensamenti del dottore, la troverà
una storia molto interessante. A proposito, Donovan, non tenga conto
di quanto le ho detto prima, pubblichi pure tutto ciò che
riterrà opportuno, faccia attenzione però, aspetti
qualche anno, aspetti che tutti coloro che hanno un legame con questa
storia siano trapassati” rise “in fondo non dovrà
attendere parecchio! Dopodiché, mio caro, faccia ancora
sognare la gente che aspettava settimane intere per poter leggere le
avventure di mio zio. Questa sarà l’ultima storia di
Sherlock Holmes.”
1, Nel 1887 la Glynn & Mills di Lombard Street pagò
effettivamente per un assegno dal valore di 1.710.000 sterline emesso
per l’acquisto della società Bridgewater
Navigation Company che controllava
il Manchester Ship Canal. Ad oggi rimane l’assegno dall’importo
più alto mai emesso da un privato cittadino.
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