Il giglio bianco.
Il sole ricopriva ogni cosa, per la prima volta da mesi.
Era morbido, dolce, picchiettava
sulle finestre con discrezione, per poi irrompere con tutta la sua
forza, colpire gli occhi e accecare di felicità.
Il dormitorio era
completamente deserto e aveva l'odore denso e penetrante della stoffa
colpita dal sole; tutti gli studenti erano fuggiti nel parco a godersi
la primavera.
Tutti tranne James.
Dopo un estenuante
allenamento di Quidditch, che gli aveva lasciato sulla pelle il fresco
del volo selvaggio e il profumo di una giornata che lo avrebbe sedotto,
James Potter non aveva neppure la forza di muoversi dalla poltrona su
cui era accasciato.
Sirius sarebbe tornato
dopo qualche ora da uno dei suoi appuntamenti, anche se non si era
vantato - come al suo solito - sbandierando ai quattro venti il nome
della ragazza che aveva appena acchiappato al lazo.
Remus era svanito in
infermeria senza alcuna motivazione apparente, dato che il plenilunio
era già passato.
Peter l'aveva seguito
senza fiatare.
James
ridacchiò tra sé; nessuno di loro sapeva bene
cosa fosse una vera sorpresa e non era certo difficile capire che
avevano in mente qualcosa, qualcosa su cui avevano rimuginato e
discusso durante tutta la settimana, qualcosa che aveva acceso Sirius
di sorrisi inspiegabili e reso James sempre più euforico.
Nulla di troppo strano, forse: era comunque il suo compleanno.
-Auguri a
me.- sussurrò, pregustando i festeggiamenti di quella sera.
Diciassette anni significavano tutto, per lui, e sperava davvero che
Sirius fosse riuscito a rimediare qualcosa che assomigliasse al Whisky
Incendiario.
Con un tintinnio di
vetro, leggero e sommesso come un soffio di vento, qualcosa apparve sul
tavolo di fronte a James.
Era un bicchiere pieno
d'acqua.
Un bicchiere in cui
era immerso un giglio bianco, umido e scintillante alla luce di quel
sole nuovo.
-Buon compleanno.-
mormorò una voce dietro di lui.
Non si trattava di una voce. Era la voce.
-Evans?
Lei rise. -No, Potter. Sono Lily, e questo giglio
è per te.
Il tramonto stava avvolgendo il castello nella sua luce color
albicocca; le risate di Sirius raggiunsero le orecchie di James ancor
prima che il ritratto si spalancasse.
-Buon compleanno, James!- gridò Remus, per primo, entrando
nella Sala Comune.
-Auguri, fratello! Vedrai cosa ti abbiamo preparato per stasera...-
ghignò Sirius, abbracciandolo.
-Sì, auguri!- gli fece eco Peter, il volto rallegrato da un
sorriso pieno di ammirazione.
Ma James non capiva più nulla.
-Stasera?-
borbottò, confuso.
-Esatto.- rispose Sirius, un braccio passato attorno alle sue spalle.
-Prova ad immaginare: valanghe di cibo dalle cucine, una scorrazzata
fino alla Stamberga, un
paio di bottiglie di Whisky...-
-Pensavo... credevo che...-
-Ehi, Prongs, mi hai sentito? Ho detto Whisky! Credevo ne
volessi un po'...-
-Io... sì, certo che ne voglio, ma... Non ho già
avuto il mio regalo?
-Scherzi?- intervenne Remus.
-Lily! Credevo che tu
- e puntò il dito verso Moony, - fossi andato a parlarle, a
chiederle di...-
Di fronte allo sguardo scombussolato dell'amico, perse la parola e poi
il fiato.
-Cos'è questo, uno scherzo? La Evans è venuta da
me! E mi ha regalato un fiore!
Sirius boccheggiò. -Senza che nessuno la minacciasse di
morte?
-Be', no!
Se non sei stato tu, o Remus, o Peter... Lei è...- James non
fu più in grado di continuare.
Sirius scoppiò a ridere e fischiò. -Mi sa che ce
l'hai fatta, sai. Finalmente la Evans si è piegata al
fascino di James!
E anche lui non poté trattenere una risata.
Continuarono a ridere, a festeggiare, a prendersi in giro fino a notte
fonda.
James e Sirius si ubriacarono, ma Prongs non poteva fare a meno di
ritornare incredibilmente lucido tutte le volte che i suoi occhi si
posavano su quel giglio bianco che sembrava osservarlo e sorridergli.
|