Capitolo
15 – Il piccolo problema peloso
Mistero non
è che un termine altisonante per dire pasticcio.
(Edward
Morgan Forster, Passaggio
in India)
31
dicembre 1977
In un momento in cui
pareva essere particolarmente in vena di confidenze amichevoli, Sirius
mi ha chiesto che cosa si prova a starle lontano.
Suppongo avesse colto
la mia agitazione; senza dubbio aveva ricevuto ampie testimonianze
della mia euforica tensione nei momenti in cui, nei giorni precedenti,
mi ritrovavo ad aprire una sua lettera.
Gli ho risposto
alzando le spalle, cercando di barcamenarmi in mezzo a un mare di
luoghi comuni. Non mi aspettavo una domanda simile, nel momento in cui
avevo appena finito di lucidarmi gli occhiali e mi ero reso conto che
della lunga lista di compiti per le vacanze noi non ne avevamo
cominciato nemmeno mezzo. Penso fosse soltanto curiosità, la
sua. Non si è mai fatto problemi nel comunicarmi tutto
ciò che gli passa per la mente, anche i pensieri
più irriverenti, sconci e offensivi. Non ha censura, Sirius,
quando si tratta di parlare con me.
Solo che io non sapevo
affatto che cosa rispondergli.
Non è che
tutt’a un tratto appoggio i gomiti sul davanzale della
finestra, osservo il cielo stellato sospirando in preda alla malinconia
e mi metto a pensare a quanto mi manca lo scintillio dei suoi occhi, la
dolcezza della sua voce, la morbidezza della sua pelle, i suoi baci e
le sue carezze, e altre emerite idiozie di questo genere.
Lily non è
né dolce né affettuosa. O per lo meno, mi
dimostra dolcezza in un modo tutto suo. Ho imparato ormai da tempo che
se dice che vuole picchiarmi per lei è un segno
d’affetto. Come è un segno d’affetto
quando si limita a sfiorarmi appena il braccio alla fine di una delle
riunioni dei Capiscuola, per farmi cenno che è ora di
andare. O quando mi scuote per le spalle, mi tira gomitate nello
stomaco, mi trascina da un corridoio all’altro durante la
ronda, mi fulmina con uno sguardo bieco e impietoso in risposta a una
mia battuta un po’ troppo azzardata.
Non potrei mai finire
a pensarle in termini sdolcinati, ecco.
E poi, non le penso
nei ritagli di tempo. Non sono capace di concentrarmi, e di dedicarmi
per un determinato numero di minuti ad una sola e precisa
attività. Io le penso praticamente sempre. Lei mi salta alla
mente in modo automatico, per delle assolute sciocchezze, in genere a
causa di un collegamento logico che nemmeno io riesco a spiegarmi tanto
bene. Non è che non faccio altro che pensare a lei, non sono
così monotematico. È che ricollego la sua
immagine a più o meno tutto quello che faccio, in maniera
assolutamente inconscia e involontaria.
Non è molto
coerente, come idea.
Pretendere anche che
io riesca a spiegarla a qualcuno è un po’ troppo.
Forse dovrei rimanere
sul classico, e inventarmi qualche panzana. Ma non ci sono abituato, e
non vedo la necessità di mentire a Sirius. Forse il mio
unico problema è che non so esprimermi a parole.
“Non lo so,
Padfoot. È solo che … beh, si sente, quando non
c’è”.
Sirius mi guarda
pensieroso, annuendo un paio di volte. Io non posso fare a meno di
sentirmi irrimediabilmente stupido.
“Beh, lo sai
cosa intendo … non c’è nessuno che
irrompe in sala comune come una furia per trascinarmi fuori alle nove
di sera, o che mi minaccia di morte per farmi stare zitto, o che mi
urla di tenere le mani a posto e cose del genere …”
Merlino, sono davvero
patetico. Tutto il mio orgoglio di Malandrino è andato
perduto in un cumulo di polvere.
“Non
è che io sia masochista. Anche se Remus sostiene il
contrario. È solo che … beh, lei è
violenta per natura. Non posso farci niente”.
“Avresti
dovuto frequentare un corso di sopravvivenza prima di mettertici
insieme”.
“Già,
hai ragione”, sospiro, guardando con incertezza il sorriso
appena accennato dipinto sul volto del mio migliore amico. Ancora non
sono riuscito a capire dove diavolo vuole andare a parare, e questo mi
terrorizza non poco. Voglio dire, con me Sirius preferisce di gran
lunga parlare di tutt’altro, perciò non mi
aspettavo che fosse lui stesso ad introdurre l’argomento; e
anche se, forse, potrei considerarlo un segno del fatto che magari sta
cercando di accettare il mio rapporto con lei, io come al solito ho il
timore di aprire bocca in maniera eccessiva e farmi trascinare verso
livelli di esagerazione che sarebbe meglio evitare di raggiungere.
Insomma, sono
lievemente nei pasticci.
“Sai cosa
sembrate? Una vecchia coppia sposata da una ventina
d’anni”.
Una mezza risata
forzata mi sfugge dalla gola. Mi torco le mani, sentendomi attanagliare
dalla tensione.
“Sì,
ecco …”
“Ormai ti
conviene pensare ad accasarti, sei merce avariata sul mercato della
fauna maschile”.
“Non dire
idiozie, Padfoot. Sono ancora troppo giovane per pensare a certe
cose”, rispondo, ormai definitivamente in preda al panico.
Che razza di discorsi sono questi, da fare nel bel mezzo di un
silenzioso pomeriggio immerso nel grigiore vacanziero di fine dicembre?
“E tutta la
tua euforia per aver finalmente raggiunto la maggiore età
dove è andata a finire?” mi chiede Sirius, in tono
lievemente canzonatorio.
“Guarda che
se per caso dovessi compiere un gesto simile avrei bisogno della tua
presenza al mio fianco ventitré ore su
ventiquattro”, gli annuncio, incupito.
“Per quale
motivo?”
“Beh,
perché non sopravviverei al primo giorno di matrimonio senza
una guardia del corpo! Quindi metti in conto di essere già
stato assunto per questo compito …”
“E la
ventiquattresima ora?”
Uno strano e
formicolante imbarazzo mi blocca per un momento, prima che io
deglutisca e mi senta pronto a fare la mia sparata.
“Mi
piacerebbe almeno poter consumare senza terzi incomodi presenti sulla
scena, se non ti dispiace”.
Sirius scoppia a
ridere fragorosamente, reggendosi con le mani sulle cosce. Io abbasso
gli occhi a fissare il pavimento e mi lascio coinvolgere dalla sua
ilarità, sollevato per non aver provocato tensioni con le
mie parole riguardo ad un argomento così delicato. Credo che
dopotutto Padfoot si senta meglio, se lo coinvolgo. Nei giorni scorsi,
ogni tanto, gli leggevo le lettere di Lily, e gli permettevo di dare
un’occhiata alle mie risposte. Però per scriverle
le scrivevo io. Ho conservato comunque un certo numero di
capacità, anche se mi sono leggermente rammollito sotto
determinati punti di vista. E poi, Sirius non è mai stato
capace di scrivere delle lettere come si deve, è fin troppo
svogliato per portare a termine un compito del genere. Le sporadiche
occasioni in cui si è sforzato di farmi pervenire un pezzo
di carta scritto di suo pugno durante le vacanze estive, più
che di un semplice e lineare resoconto informativo, si trattava di una
specie di dialogo cartaceo instaurato con un me immaginario.
“E va bene,
mi basta avere la garanzia che non mi userai come scudo durante gli
attacchi isterici della Evans”.
“Merlino,
Pads, ma te lo immagini? Se io e lei fossimo costretti a dividere lo
stesso appartamento ogni santo giorno non ne uscirei vivo
…”
“Non
preoccuparti, ci penserei io a chiamare il San Mungo”.
“Non sei
affatto spiritoso”, obietto, corrugando la fronte e
incrociando le braccia. Ma Sirius non sembra affatto condividere la mia
opinione, tant’è vero che continua a ridacchiare a
scatti come in preda ad un’irrazionale euforia.
“Pensa se
durante un litigio facesse levitare un armadio e te lo facesse cadere
in testa …”
“SIRIUS!”
“Okay,
okay”.
Raggiungo la parete
del dormitorio in un paio di passi distratti e appoggio la schiena al
muro ruvido, sentendomi graffiare i gomiti. C’è
qualcosa di preoccupante che mi tormenta, e non sono molto sicuro di
quanto il discuterne o meno con Sirius possa rivelarsi una mossa
astuta. Ma alla fine decido di darci un taglio e di parlargliene
ugualmente, non essendo particolarmente incline alle riflessioni a
lungo termine.
“Comunque,
c’è una cosa che devo dirti
…” esordisco, lievemente incerto. “In
realtà dovrei dirlo anche a Moony e Wormtail.
Cioè, volevo che ne parlassimo insieme. Però ora
ci metterei troppo tempo ad andare a cercarli. Insomma
…”
Sirius mi guarda
leggermente storto, non riuscendo a capire dove voglio arrivare.
“Ti ricordo
che non mordo, almeno non in forma umana”.
“Oh, non ci
giurerei”.
“Va bene,
James, ma va’ avanti! Qual è questo accidenti di
problema?”
“Beh, ecco
… un po’ di giorni fa Lily ha iniziato a fare
domande”.
Padfoot
s’incupisce di colpo. Ecco, lo sapevo. Pessima mossa. Dovevo
aspettare che ci fossero anche Remus e Peter, così
l’avrebbero calmato. Invece no, ho voluto fare di testa mia,
come al solito. Dannata impazienza.
“Che genere
di domande?” mi domanda Sirius. A quel punto,
però, esplodo.
“Sai, io vi
avevo avvertiti! Non prendertela con me ora. Vi avevo chiesto una mano,
ma voi mi avete detto che era inutile pensarci subito. Ora siamo
totalmente impreparati, è un disastro!”
“Prongs.
Idiota. Ti ho chiesto che
genere di domande”.
“Beh, mi ha
chiesto dove sparisco una volta al mese, molto semplicemente.
L’avevo detto che ci sarebbe arrivata, essendo
tutt’altro che stupida e per giunta avendo la
possibilità di tenermi direttamente sotto controllo adesso
che ci frequentiamo. Eh no, ma indubbiamente sono io che sono paranoico
…”
“Ora datti
una calmata”.
“SONO
CALMISSIMO!”
Sirius mi lancia un
cuscino in testa, evidentemente esasperato, ottenendo soltanto di farmi
volar via gli occhiali.
“Allora,
testa di rapa, ora ascoltami. Nessuno sta dando la colpa a te. La
questione è che la tua adorata Evans prima era amica di
Snivellus, lo difendeva,
capisci? E soprattutto, nonostante dicesse che non era sua intenzione,
anche lei ha sempre ficcato il naso, sia quella volta in Infermeria sia
quando siamo finiti da Silente per il motivo che sappiamo. In ogni
caso, lei ha sempre
fatto domande. Quindi, magari la pensa esattamente come lui”.
“Non dire
assurdità!” esclamo, piuttosto piccato. Ora mi
sembra proprio che Sirius stia esagerando. E va bene, erano amici, e
ricordarlo mi provoca il disgusto più totale – se
solo scopro che le ha mai messo le mani addosso, lo ammazzo –
ma che addirittura lei fosse d’accordo con lui su certe cose
è davvero impensabile.
“Lily ha
sempre difeso anche Remus. E poi ora non ci parla più, con
Snivellus. Non sappiamo cosa le abbia detto dopo lo scherzo, ma farsi
delle domande è normale, di fronte a cose che non si
capiscono. Anche noi, quando non sapevamo di Remus, ci siamo chiesti
cosa avesse, perché non ne parlasse. L’abbiamo
praticamente costretto a dircelo”.
Quasi sorrido
ricordando lo sfacciato candore con cui, ancora dodicenni imberbi, io,
Sirius e Peter avevamo pedinato Remus fino in Infermeria e atteso che
Madama Chips si assentasse un momento prima di comparirgli di fronte e
dirgli che eravamo preoccupati per lui. Probabilmente Moony in quel
momento aveva desiderato di poter torcere tutti e tre i nostri colli
con una sola mano.
“Comunque
ora è probabile che Snivellus le abbia detto la
verità”.
“Non
è detto, Silente si era raccomandato di
…”
“Sì
ma, Prongs, loro erano amici”.
“Grazie di
avermelo ricordato per l’ennesima volta”, brontolo,
decisamente seccato. E va bene, è la verità. E
probabilmente è anche per questo che odio tanto Snivellus:
non capivo assolutamente perché Lily dovesse provare piacere
nel passare il suo tempo con lui e non con me. Tutta la scuola mi
trovava simpatico. Quello là, invece, la simpatia ce
l’aveva infilata su per il naso, per non dire di peggio.
L’avevo inquadrato da subito, quando sul treno per Hogwarts,
al primo anno, aveva annunciato, tutto tronfio, di voler
andare a Serpeverde.
“Se sa di
Remus, dobbiamo farla tacere”, sentenzia Sirius,
abbandonandosi a sedere sul letto.
“Non credo
proprio che sia necessario, Pads. Se anche Snivellus
gliel’avesse detto, lei se l’è tenuto
per sé. Altrimenti, considerando quanto tempo è
passato da quell’episodio, a quest’ora tutta la
scuola sarebbe corsa a protestare da Silente e metà degli
alunni sarebbero stati ritirati dai loro ottusi e perbenisti
genitori”.
“Sì,
ma comunque, se lo sa, quanto credi che le ci voglia a fare due
più due sommando le tue sparizioni? Non è stupida
e in quanto a tendenze paranoiche è forse quasi pari a te,
quindi potrebbe arrivarci”.
A quel punto cerco di
raccogliere il coraggio necessario ad esporre la mia proposta, anche se
so che Sirius mi ucciderà non appena sentirà
uscire tali parole dalla mia bocca.
“Forse
dovremmo dirglielo e basta”.
Il mio migliore amico
mi fissa ad occhi sgranati per qualche secondo, presumibilmente
domandandosi se ha sentito bene. Con uno scatto fulmineo afferro il
cuscino che mi ha tirato poco fa e mi ci nascondo dietro, per cercare
di proteggermi da altri probabili attacchi.
“James, ti
sei per caso bevuto il cervello? Per quale razza di motivo idiota
dovremmo dirle di nostra spontanea volontà che siamo degli
Animagi non registrati?!”
“L’hai
detto tu, prima o poi ci arriverebbe da sola!”
“Ma la
strategia che volevo suggerire non era certo quella di andare a
consegnarci direttamente nelle sue mani!”
“E allora
che cosa dovremmo fare, secondo te?”
“Non lo so,
farle un Incantesimo di Memoria, dirle che Piton ha dei problemi
mentali, inventarci qualcosa, qualsiasi cosa … ma di sicuro
NON DIRGLIELO!”
“Se devo
essere sincero, Pads, mi sfugge il motivo di tutta questa tua
diffidenza”.
Sospiro, sentendo di
essere arrivato finalmente al punto. Non capisco, ci ho provato a
pensare a cosa possa esserci che non va per Sirius ma non ho trovato
una valida ragione. Non ho messo da parte né lui
né Peter e Remus, non ho smesso di essere quello che sono e
Lily, soprattutto, non è quel genere di persona che va in
giro a dire a tutti che Remus è un Lupo Mannaro. Posso
giurarlo sul mio manico di scopa, una cosa simile non la farebbe mai. E non credo
che Sirius non lo sappia. Voglio dire, è sotto i suoi occhi!
Lily ora non mi odia, anzi, si potrebbe dire che provi qualche sorta di
contorto affetto per me, dato che usciamo insieme e tutto il resto.
Perciò davvero, mi sfugge quale sia questo gigantesco ed
imprescindibile problema.
“Mi duole
fare il guastafeste e distruggere in un solo colpo il tuo perfetto
mondo in cui tutti sono buoni e gentili, Prongs, ma devi tenere
presente questo fatto: lei non
è un Malandrino. È la tua ragazza, o come cavolo
vuoi chiamarla. Certo, ora ti sembrerà la soluzione
più facile e più corretta non avere segreti con
lei, ma ci hai pensato a cosa succederà se un giorno doveste
lasciarvi? Beh, quasi di sicuro lei se la prenderà con te.
Dicendole che sei un Animagus non registrato le fornisci su un piatto
d’argento l’occasione di vendetta, nel caso in cui
le cose vadano così. Ed è una
possibilità che devi considerare”.
Mi passo una mano fra
i capelli, rimanendo in silenzio. Non riesco a capire se Sirius ha
ragione o meno. Il suo è un discorso logico, da persona con
i piedi per terra; potrebbe andare esattamente così, per
quanto ne so io. Nessuno, per quanto possa essere il mio più
forte ed atavico desiderio, ha stabilito che io e Lily resteremo
insieme per il resto della vita. Una tale eventualità mi
getta nello sconforto più profondo, ma potrebbero esserci
mille motivi che concorreranno a promuovere la nostra rottura. Ed
è facile immaginare che, se e quando si arriverà
a questo punto, lei riprenderà ad odiarmi ancora
più di prima.
“Dai, ora
non ti deprimere. Te l’ho detto soltanto per metterti in
guardia. E poi, anche se finirà, te ne troverai
un’altra”.
“Non
c’è … non c’è
un’altra”, mormoro, sentendomi incredibilmente
patetico. Però non posso fare a meno di pensarla
così, neppure sforzandomi al massimo. Lo so che ho solo
diciassette anni e che è ridicolo, ma io lo so, so che
è lei la donna della mia vita e non posso cancellare questa
consapevolezza con un colpo di bacchetta, semplicemente non posso.
“Beh, amico
… sei messo proprio male, allora”, commenta
Sirius, con un sorrisetto.
In quel momento,
però, vengo assalito da un moto di ribellione.
Che diamine, Lily non
è una persona così meschina. Lo so che stiamo
insieme solo da qualche mese, ma in realtà sono sette anni
che la conosco, e posso giurarlo, non è come Snivellus. E io
devo fare in modo che Sirius lo capisca.
“Senti. Ti
chiedo solo questo favore: dalle una possibilità”,
sentenzio, calandomi sul volto un’espressione seria.
“Cioè,
che dovrei fare? Andiamo, Prongs …”
“Passa del
tempo con noi e conoscila meglio. Così capirai che non
corriamo rischi a dirle la verità”.
Sirius mi guarda con
espressione scettica, mostrando di non essere per nulla allettato dalla
mia proposta.
“Moony e
Wormtail avranno bisogno di una mano con quei fuochi
d’artificio, perciò scusami ma devo declinare la
tua offerta”.
“Oh,
piantala, Pads, vorresti davvero togliere a Wormtail tutto il
divertimento del suo esplosivo regalo di compleanno?”
“Remus si
starà annoiando a fare da supervisore, vado a dargli il
cambio”.
“Come sei
egoista, lascialo divertire una volta tanto!”
Sirius sbuffa
sonoramente, scocciatosi della mia insistenza.
“Non mi
piace fare il terzo incomodo, preferisco starmene per i fatti
miei”.
“Non se ne
parla neanche”.
“Accidenti,
perché devi insistere? Ti ho detto di no!”
“Perché
…” – il mio cervello si affanna a
trovare subito un’idea brillante che risolva la situazione,
altrimenti posso anche considerarmi un fallito –
“… diavolo Sirius, mi serve almeno un giudice di
gara per la battaglia a palle di neve, altrimenti Lily si
sentirà autorizzata a barare per averla vinta, e io ho
bisogno di qualcuno che la faccia rimanere al suo posto. Per questo ho
pensato a te. Ci stai?”
Osservo con ansia
decrescente un sorriso maligno affiorare sul volto di Sirius, mentre si
sistema a sedere sul letto tenendo lo sguardo fisso nel mio.
“Beh, se la
metti così … allora mi sta bene”.
Fantastico. Sono un
genio, signore e signori. Un vero genio. Voglio un applauso,
un’ovazione, un coro di gente che esulta gridando il mio nome
…
“Toglimi una
curiosità, che diavolo pensi di chiederle in premio se vinci
tu?”
Mi sento affogare
nell’imbarazzo come un timido ragazzino del primo anno,
mentre mi stringo nelle spalle ostentando la massima indifferenza
possibile.
“Preferisco
essere scaramantico e non rilasciare dichiarazioni, per il
momento”, rispondo, optando per la scusa più
credibile.
“Oh, dai,
non ti sembra il caso di confidarti con tuo fratello?”
“Se vai
avanti ad insistere poi finirò per perdere,
vedrai”.
“Andiamo,
Prongs, se ci tieni davvero che sia io a farti da assistente coniugale
non puoi certo tenermi all’oscuro di queste bazzecole
…”
“Mi brontola
lo stomaco, che ne dici di andare a fare un salto nelle
cucine?”
“Sì,
così tu ne approfitti per prendere lezioni di spina dorsale
dagli Elfi Domestici”.
“Cosa ti fa
pensare che gli Elfi Domestici abbiano spina dorsale?”
“Uhm,
lasciami pensare … forse il fatto che abbiano il coraggio di
avvicinarsi ai miei effetti personali buttati all’aria e
più o meno imputriditi alla fine di ogni anno
scolastico”.
Ci avventuriamo
giù per le scale ridendo come due idioti, nel momento in cui
ormai ci abbiamo definitivamente preso gusto con quel genere di battute
disgustose riguardanti vestiti e biancheria sporca, proprio quel genere
di battute che un qualsiasi diciassettenne medio non vorrebbe mai
ritrovarsi a fare di fronte alla propria ragazza, per non dover
osservare con imbarazzo misto a senso di colpa il suo sopracciglio
destro che si inarca con disappunto dando spazio ad
un’occhiata di totale disapprovazione, proprio una di quelle
occhiate in grado di abbattere anche un Troll di montagna.
E invece, guarda caso,
è esattamente quello che accade a me. Perché come
in certi strani romanzi Babbani che mia madre tiene nascosti nel terzo
cassetto della scrivania, l’eroe della situazione (vale a
dire, ovviamente, io), accingendosi a compiere la sua tradizionale
impresa eroica (okay, non è che ci voglia tutto questo
eroismo ad intrufolarsi nelle cucine di Hogwarts, ma basta usare un
po’ di fantasia e immaginare di dover affrontare lungo il
percorso dei temibili mostri con nomi altisonanti quali Minerva la
Furiosa, Horace il Terribile, Argus il Malefico e Albus il Negromante),
sul suo cammino si imbatte per un fortuito caso in una splendida
donzella in pericolo, nel caso specifico una certa Lily Evans con
troppi bagagli da trasportare in camera.
Solo che
l’eroe dalla chioma impeccabile stava usando un linguaggio
poco consono al suo rango, e la bella fanciulla ha fatto sparire
l’espressione candida e ingenua tipica delle belle fanciulle
per lasciare posto a quel sopracciglio inarcato e a
quell’occhiata fulminante, e dato che io sono decisamente
più mingherlino di un Troll di montagna non le ci vuole poi
molto per colpire e affondare.
“Vi
ringrazio, non vedevo l’ora di vomitare”, commenta,
caustica come al solito.
Io nel frattempo ho
già dimenticato i Troll di montagna e ho soltanto un enorme
sorriso ebete stampato in faccia.
“Capiti a
sproposito, Evans. Noi stavamo andando a mangiare”.
“Oh, certo,
la vostra discussione alimenta sicuramente
l’appetito”.
Adoro il suo sarcasmo.
La adoro. Come diavolo faccio a non saltarle addosso seduta stante?
E
va bene, Potter. Contegno. Dimostra al mondo che sei un uomo. Scendi
con calma questa accidenti di scala a chiocciola che sembra non finire
più, cerca di ritrovare la capacità di parola e
mostrati audace e sicuro di te, come si richiede ad un vero eroe.
Peccato che
nell’impresa inciampo e rischio quasi di fare gli ultimi
gradini rotolando.
Cerco di recuperare la
padronanza fisica il più rapidamente possibile, mentre uno
sbuffo di risa mezzo soffocato mi deride alle mie spalle. Fulmino
rapidamente Sirius con un’occhiataccia, quindi riesco
finalmente a raggiungere il pavimento incolume.
Wow. Non credevo fosse
così … voglio dire, rivederla dopo aver passato
una settimana lontano da lei. Nonostante la figuraccia sfiorata, non
sento più la benché minima traccia di imbarazzo
nei paraggi. Dopo aver fatto tabula rasa di qualsiasi pensiero
momentaneamente inutile, le vado incontro con un paio di falcate decise
e la abbraccio bruscamente, stringendola a me di colpo, ed è
nel momento in cui sto per svolgere correttamente la mia parte e
baciarla con passione che lei mi blocca poggiandomi le mani sulle
spalle, mentre un anomalo sorrisetto perfido le affiora sul volto.
“Che cosa
c’è?” domando, in una
tonalità che non si preoccupa affatto di celare la mia
delusione.
“Voglio la
guerra, Potter. Subito”.
“Ma
…”
La fisso, allibito,
mollando la presa. È impazzita, per caso?
“Ma Lily,
che cosa …”
“Pensi di
non essere pronto, per caso?”
Oh, allora
è una sfida. Una sfida all’orgoglio virile del
sottoscritto. Col cavolo che le do la soddisfazione di averla vinta.
“Non ho
certo bisogno di allenarmi, dato che se non ricordo male
l’ultima volta ti ho centrata in pieno al primo
colpo”, replico, gonfiando il petto. Lei allarga il suo
sorriso in un ghigno ancora più perfido. Alle volte riesce
quasi a farmi paura.
“Benissimo,
allora in campo. Muoviti”, mi dice, in tono perentorio.
Ancora in preda alla perplessità, mi permetto di trattenerla
un attimo per un braccio cercando di scacciare il timore di venire
sbranato.
“Sei appena
arrivata, non credi che sia meglio riposarti un
po’?” le chiedo, con aria incerta. Lei si stringe
nelle spalle, assumendo improvvisamente un’aria che vorrebbe
sembrare ingenua.
“Se non
ricordo male, l’ultima volta ti ho spedito in
Infermeria”, mi sussurra, facendomi raggelare. Getto
un’occhiata spaventata a Sirius, che mi tiene
d’occhio alle spalle di Lily. Ma il mio fidato migliore
amico, detto anche Padfoot dalle mille risorse, non sa fare altro che
fissarmi con aria sorniona e tendere teatralmente un braccio in
direzione del buco del ritratto.
“Oh, e va
bene, vuoi fare la donna di ferro? Vedremo, quanto sarai in grado di
resistere”.
Lei sembra
soddisfatta. Annuisce, una volta soltanto, in segno di approvazione,
poi mi dà un bacio a fior di labbra e si svincola dalla mia
stretta, afferrando saldamente le sue valigie e accingendosi a
trasportarle di sopra.
Io la osservo in
silenzio mentre sale la scala a chiocciola che conduce al dormitorio
femminile, scuotendosi i capelli sulle spalle con un gesto aggraziato.
Oh, al diavolo. Quanto mi piace. Merlino …
Contegno,
Potter.
“Ahia!
Sirius, annulla il tiro! Mi ha preso in un occhio, non vale!”
“Non dire
stupidaggini, non ci sono regole su dove io ti possa colpire!”
“Ma mi hai
fatto male!”
“Sono cose
che capitano!”
“Grazie
tante!”
“Prego!”
“Avete
finito?”
“NO!”
“Sentite, a
voi due non serve un arbitro per mantenere la disciplina. Vi serve un
domatore con una frusta!”
“No grazie,
ci pensa già lei a infliggermi dolore fisico”.
“E a me
infliggono dolore fisico le tue lagne!”
“Voi due
siete pazzi”.
“Non
è vero, è colpa sua!”
“Intanto chi
è che sta vincendo?”
“Oh, uffa
… Sirius, fa’ qualcosa!”
“James
piantala, non sono mica tua madre!”
“Infatti,
attribuiscimi il punteggio che mi spetta per averlo preso in pieno per
l’ennesima volta e finiamola qui”.
“E va bene,
Evans, ma ti prego, smettila di strillare come una Banshee”.
“SIRIUS!”
“Che
vuoi?!”
“È
… ma … credevo di essere il tuo migliore
amico!”
“Oh, sentite
… ora basta, mi sono davvero stufato”.
“Io
no”.
“Nella tua
suprema sagacia hai per caso notato che ormai è praticamente
buio?”
“Non sono
certo io ad avere problemi di vista!”
“Ah, ah, ah,
questa sì che era una gran battuta”.
“Va bene,
basta, chiuso. I giochi sono finiti, signori. Adesso fatemi fare i
conti, e per piacere, regalate anche qualche secondo di sollievo alle
mie povere orecchie”.
Sprofondo con la
schiena nel cumulo di neve che mi sono eretto come barriera protettiva,
passandomi una mano tra i capelli. Non per spettinarli, no.
Semplicemente per levarmi un po’ di neve dalla testa.
Ho il fiatone, sono
invaso dal ghiaccio e dal nevischio in posti che non nomino per non
fare brutta figura, non riesco più a muovere un muscolo e ho
la testa che mi scoppia per l’evidente mancanza di ossigeno.
E ho anche una gran
paura, perché con ogni probabilità la mia fine
sta per avvicinarsi a momenti. Posso solo sperare che il fatto di avere
Sirius come arbitro finisca per giocare in mio favore, e in effetti
…
“Mi
dispiace, Evans. Vince James”.
Respiro di sollievo.
Una risata incredula gli fa immediatamente eco.
“Non dire
stupidaggini”.
“Lo so, la
verità fa male. Ma vince James comunque, che tu sia disposta
ad accettarlo o meno”.
Deglutisco
pesantemente, sollevandomi dal mucchio di neve per seguire meglio la
scena.
“Avevo
previsto che avresti tentato di favorirlo. Per questo i punti li ho
segnati anch’io”.
Lo sguardo di Sirius
si fa truce, mentre lo avverto ribollire nel tentativo di non perdere
la calma.
“E, di
grazia, chi mi garantisce che non possa aver barato anche tu?”
“Perché
io non sono una persona che racconta frottole!”
“Se non
ricordo male tempo fa dicevi di odiare James, eppure ultimamente hai
dimostrato esattamente il contrario … io questo lo chiamo
raccontare frottole”.
Lily sbarra gli occhi,
arrossendo violentemente.
“Io non
… allora, stammi bene a sentire. Se lui”,
inizia, puntandomi un dito contro, “si atteggiasse ancora a
bulletto presuntuoso, arrogante, infantile e vanesio come faceva fino a
non molto tempo fa, ti posso assicurare che non l’avrei mai
sfiorato con un dito, pur avendo comunque compreso che la sua era tutta
una squallida messa in scena per tentare di farsi notare e non, grazie
a Godric, la sua reale personalità!”
Allora aveva capito
… un attimo. Frena, qui c’è qualcosa
che non mi quadra. Ho bisogno di un momento per rifletterci …
Già, forse
è questo che non mi quadra. Che non mi sono mai chiesto
veramente – né mi sono preoccupato di domandarlo a
lei – per quale effettiva ragione abbia cambiato idea
riguardo al sottoscritto.
Mi rendo conto che
è una strana visione, quella che lei ha di me.
Però forse non è nient’altro che la
verità. Vengo colto da un misto di confusione ed emozione
che mi fa girare la testa, e preso da questa euforia momentanea mi
lascio trascinare in un mio mondo di fantasticherie che non tiene
più conto né delle grida che riecheggiano nella
mia testa, né della palpabile irritazione della mia ragazza
e del mio migliore amico, e nemmeno di quella palla di neve che ancora
prima che io riesca a realizzarlo compiutamente mi raggiunge e mi si
spiaccica su una guancia …
Ahia.
“LILY!”
“Per fortuna
sei tornato tra noi”, borbotta Sirius. Mi massaggio la
guancia, imbronciato.
“E
c’era bisogno di colpirmi di nuovo per attirare la mia
attenzione?”
“Almeno in
questo modo è chiaro a tutti che la vittoria è
mia!”
“No, senti,
Evans, qui l’arbitro sono io, e adesso siamo fuori gara
…”
“Avevamo
fatto un patto!”
“Oh, e va
bene, va bene … facciamo così, siete pari.
Regolatevi di conseguenza. Tu, Evans, chiedi a James di esaudire il tuo
desiderio, e James farà altrettanto dopo di te”.
“Per quale
motivo io dovrei essere secondo?”
“Beh,
perché si usa lasciare per prime le signore!”
“Oh, certo,
parli proprio tu, il galantuomo per eccellenza”.
“Già,
Black, su questo mi duole ma devo dargli ragione”.
“Benissimo,
allora dato che finalmente vi siete riconciliati …”
“Non ci
siamo riconciliati!”
“E chi se ne
frega! Siete riusciti a trovarvi d’accordo su un argomento
almeno per un nanosecondo! Bene, allora sfruttiamo
l’occasione ed esplicitiamo i patti. Evans, che cosa vuoi da
James?”
Alzo lo sguardo,
preparandomi psicologicamente alla mia fine. Lily mi fissa con occhi di
fuoco e un’espressione dura dipinta sul volto.
“Voglio
sapere che cosa fai quando sparisci tutti i mesi, James”.
Me lo dice in tono
grave, preoccupato. Ecco, lo sapevo, la mia fine è giunta.
Vorrei potermi mettere le mani nei capelli. Ora che diavolo faccio, che diavolo faccio?
“Aspetta un
attimo, Evans … puoi chiedergli tutto tranne questo”.
Lo sguardo di Lily si
sposta immediatamente su Sirius, assumendo di colpo una luce bieca.
“E per quale
motivo non potrei chiederglielo?”
“Beh, tanto
per cominciare perché non sono affari tuoi”.
Lily torna a fissarmi
per un attimo, corrugando la fronte in uno spasimo di indecisione.
“Potranno
anche non essere affari miei”, dice, scandendo con lentezza
le parole, “ma se ci sono delle ragioni per cui James me lo
debba nascondere significa che non c’è sotto
qualcosa di buono”.
Non
aprire bocca. Non osare aprire bocca, Potter. Lo stai facendo per
Remus. E per Sirius, e Peter, e anche per te stesso, perché
sarete tutti in guai grossi se ti lasci sfuggire qualcosa. Non
sarà certo una donna a piegarti …
“Non
è vero, ascoltami, non c’è sotto nulla
di losco. Non posso dirtelo semplicemente perché ci andrebbe
di mezzo qualcun altro che non se lo merita …”
“Fantastico,
James, già che ci sei a questo punto dille tutto”,
commenta sarcastico Sirius, gettandomi un’occhiata truce.
Voglio morire, qui, adesso. Mi trovo più o meno tra
l’incudine e lo scalpello. Ah no, forse era tra
l’incudine e il martello. O forse era tra il chiodo e il
martello … al diavolo i fraseologismi Babbani, Merlino
santissimo.
“Va bene,
lascia perdere, le spiegherò io”.
Smetto di respirare
come se qualcuno mi avesse appena afferrato saldamente per la gola. Molto saldamente.
“Non
stiamo facendo niente di male, Evans, che diamine. Il fatto
è che Remus, come già ti avevamo spiegato,
è malato … e quindi, visto che siamo preoccupati
per lui, quando va a fare i controlli al San Mungo lo accompagniamo,
così non si sente solo e non si agita”.
Ora credo di essere in
procinto di svenire.
“Madama
Chips ci ha dato il permesso, dopo che abbiamo insistito fino a
strapparle la carne dalle ossa. Silente questo non lo sa. So che
è probabile che tu, dall’alto della tua
impeccabile posizione, non approvi il fatto che infrangiamo le regole,
ma lo facciamo per lui, perché vogliamo stargli vicino
… e ti sfido a trovare qualcosa di male in questo”.
Wow. Sembra quasi
commovente. Ora posso soltanto pregare in silenzio. Merlino,
fa’ che ci caschi, fa’ che ci caschi …
“Avreste
potuto dirmelo subito”, dice lei, mordendosi il labbro e
incrociando le braccia. In preda all’imbarazzo più
nero, io mi stringo nelle spalle tenendo lo sguardo basso.
“Ero
abbastanza sicuro che ti saresti arrabbiata”, mormoro, non
sapendo se sentirmi un verme o meno.
“Certo.
Capisco. Ma lo fate per Remus, quindi me lo terrò per
me”.
“Già,
ora che non c’è più Snivellus con cui
confidarsi …” commenta Sirius, in tono irridente.
Lily lo fulmina con lo sguardo seduta stante.
“Questa
è una cosa che non ti riguarda, Black”, replica,
freddamente. Non vorrei dirlo, ma ho la sensazione che questa volta
Sirius si sia spinto un po’ troppo in là. O
almeno, questo è quanto riesco a dedurre
dall’espressione contratta di Lily.
È
indubbiamente vero che ho intimamente esultato non poco quando mi sono
accorto che avevano smesso di rivolgersi la parola, e so anche che
è stato per via dell’insulto che lui aveva osato
rivolgerle, ma non le ho mai fatto domande specifiche su come siano
esattamente andate le cose. Non saprei dire, ad esempio, quanto ci sia
rimasta male, o quanto ci tenesse. In fondo, sembravano molto amici,
per quanto la cosa mi risulti totalmente incomprensibile e detestabile.
“Per quello
che ti può interessare, comunque, ho sempre difeso Remus con
lui, ed ero estremamente contraria al fatto che cercasse a tutti i
costi di scoprire qualcosa su di voi per mettervi in cattiva luce. Gli
ho perfino detto che era un ingrato a non dimostrarsi riconoscente
verso James, quella volta che gli ha salvato la vita nel Platano
Picchiatore, anche se lui ha negato che le cose stessero come tu mi
avevi raccontato”.
Sirius la fissa in
silenzio per qualche secondo. Sembra piuttosto sorpreso da quelle
parole.
“Pensavo che
non mi avresti creduto”, commentò, e
l’espressione dura di Lily pare quasi attenuarsi lievemente.
“E io
pensavo tu fossi più intelligente”, replica lei.
Io trattengo il fiato, teso come per la finale di Quidditch.
A quel punto, Sirius
scoppia in una sonora risata.
Rido
anch’io, sentendo dissolversi la cappa di angoscia che si era
creata. Finalmente, avevo i nervi talmente tesi che rischiavano di
spezzarsi.
“E va bene,
Evans, un po’ di stima da parte mia te la sei
guadagnata”, dice Padfoot, e anche Lily, alla fine, si
scioglie in un lieve sorriso.
Mi chino a sfiorarle
le labbra con un bacio, posandole le mani sulle spalle.
“Ora
però tocca a me chiederti una cosa, se non
sbaglio”, dico, ansioso di cambiare discorso. In risposta
ricevo un lieve sorriso ad occhi bassi, cosa che mi fa andare
letteralmente fuori di testa.
“E che cosa
diavolo vorresti, Potter?”
“Okay,
allora, vediamo …”
È per
questo che non riesco mai ad averla vinta con lei. Mi irretisce
talmente tanto che riesco a smettere del tutto di formulare pensieri
coerenti. E sì che mi sono sempre sforzato di non essere
patetico.
Forse è il
ghiaccio infilato dappertutto che mi fornisce l’idea.
“Un bagno
caldo, insieme, io e te. Stasera”.
Non credo di averla
mai vista arrossire così di colpo. Gongolo soddisfatto,
posandole le mani sui fianchi.
Alle mie spalle,
Sirius scoppia a ridere fragorosamente.
“Stavolta ti
ha fregato, Evans”.
“Non puoi
avanzare queste pretese. La battaglia l’ho vinta io”.
“L’arbitro
dice che siamo pari”.
“L’arbitro
è VENDUTO!”
“Avresti
dovuto farlo presente prima di dare inizio ai giochi. Ormai
è troppo tardi”, le faccio notare, stringendomi
nelle spalle. Lei sembra in preda all’imbarazzo
più cocente. Okay, forse non sarò la creatura
più intelligente che abbia mai visto la luce su questa
Terra, ma quando mi vengono questi lampi di genio dovrebbero davvero
erigermi un monumento …
“Ti odio. Lo
sai che ti odio, vero?”
Sorrido con aria
furbastra, sfoggiando tutta la mia pacata indifferenza.
“Ti
piacerebbe, ma non ce la fai ad odiarmi”.
“Ne sei
proprio sicuro?”
“Indicativamente
direi di sì …”
Non faccio nemmeno in
tempo a finire di parlare che una quantità di neve
inverosimile mi viene rovesciata sulla nuca, entrandomi dentro il
golfino. Mentre sono impegnato a contorcermi e a guaire, Lily mi fissa
con aria compiaciuta tenendo salda la bacchetta nella mano destra.
“Bene,
vorrà dire che oltre al bagno dovrai anche curarmi i
geloni”.
“Troppo
tardi, non puoi ampliare le richieste come ti pare e piace”.
“Avete per
caso intenzione di diventare delle statue di ghiaccio?”
“Certo che
no!”
“E allora,
io suggerirei che sia il caso di rientrare nella nostra stramaledetta
sala comune, se davvero non vi aggrada l’idea di continuare a
ibernare qui fuori. Posso capire che i vostri bollenti spiriti vi
tengano caldo, ma io non condivido questo speciale privilegio
…”
Ci allontaniamo dal
campo di battaglia infradiciati, inzaccherati e infreddoliti,
praticamente in condizioni penose. Tuttavia, proprio non ci riesco a
vedere il lato negativo delle cose, in questo momento. Sono troppo
impegnato ad escogitare un metodo efficace per trascinare Lily nel
bagno con me riuscendo contemporaneamente ad evitare lo scontro fisico.
***
Sono piuttosto convinta
del fatto che in questo momento dovrei pensare a tutt’altro.
Ho ancora le guance che
mi scottano per il bagno caldo che ho fatto con James poco fa, tra
qualche ora devo essere pronta ad uscire per andare da Hagrid a
festeggiare il nuovo anno insieme a quattro scapestrati totali e, da
ultimo, credo di essermi presa un raffreddore per il brusco passaggio
dalla cappa di vapore ai gelidi corridoi del castello.
Eppure, mi è
bastato un nanosecondo di riflessioni inappropriate per farmi
immediatamente piombare in un mutismo che risulta fastidioso ai miei
stessi occhi.
Sapevo che non avrei
dovuto mettermi a fare domande. O meglio, non pensavo che fosse la
soluzione migliore, ma con il senno del poi ho acquisito questa
certezza. Avrei dovuto semplicemente fidarmi di James e lasciar
perdere, oppure aspettare il momento in cui lui stesso avrebbe deciso
di spiegarmi la faccenda di sua spontanea volontà.
Perché ora, dopo aver scelto di sfruttare la mia
possibilità per chiedergli come impiega il suo tempo quelle
notti in cui sparisce, mi è rimasto soltanto il doppio dei
dubbi di prima. Probabilmente è ingiusto che io sia
così sospettosa, ma non riesco a persuadermene: è
tutto troppo, troppo strano. Innanzitutto non è stato lui a
rispondermi direttamente, ma Sirius. E io non mi fido assolutamente di
Sirius. James se n’è stato zitto tutto il tempo,
annuendo debolmente alla fine e senza quasi guardarmi negli occhi; per
il resto ha sempre fissato il suo amico con gli occhi sbarrati e una
profonda ruga sulla fronte, ovvero con la classica espressione che
assume quando è profondamente preoccupato. Secondo: questa
storia ha qualcosa che non mi quadra. Potranno anche essere preoccupati
quanto vogliono per Remus, ma perché dovrebbe essere
così necessario accompagnarlo fino al San Mungo quando
c’è già Madama Chips a fargli da
scorta? E poi, per quanto le suppliche al suo indirizzo possano essere
state commoventi, non mi convince il fatto che abbia accordato loro il
permesso di uscire dalla scuola all’oscuro del Preside. Se
venisse scoperta rischierebbe di sicuro il licenziamento, contando che
fuori da Hogwarts c’è la guerra e, pertanto,
nessuno può ritenersi al sicuro. Se, per disgrazia,
accadesse qualcosa di male a uno di loro, nei suoi confronti verrebbero
presi provvedimenti molto seri. Infine, non riesco a togliermi dalla
testa l’immagine della luna piena che mi sono ritrovata
davanti agli occhi una delle notti in cui James si era dileguato
improvvisamente. Quando Severus sosteneva che Remus sparisse ogni
plenilunio avevo pensato che esagerasse e che volesse vedere per forza
cose che, in realtà, non c’erano, solo per trovare
un pretesto con cui attaccare una persona che odiava. Ora,
però, mio malgrado, sto iniziando a domandarmi se invece non
avesse ragione.
La questione
è che non me ne importerebbe niente. Se Remus fosse davvero
un Lupo Mannaro, intendo. E dico sul serio. Grazie a Godric non sono
stata cresciuta in una famiglia di maghi e quindi sono totalmente
immune dagli stupidi, obsoleti ed irritanti pregiudizi che la
comunità magica condivide e alimenta. Con ciò non
voglio assolutamente affermare che i Babbani siano migliori da questo
punto di vista, no di certo: ognuno dei due mondi ha la propria
abbondante dose di stupidità collettiva. Però, in
questo caso, nella mia posizione parto indubbiamente avvantaggiata. Non
ho paura dei Lupi Mannari così come non ne ho dei Giganti o
dei Vampiri, se questi non me ne danno motivo per diretta esperienza
personale. Remus, in questo caso, non è assolutamente uno di
cui aver paura. È una persona buona e gentile e, se davvero
le cose stessero così, capirei perché ogni tanto
ha quell’aria un po’ triste e perché,
all’inizio della scuola, era un ragazzino così
timido e restio a fare amicizia, almeno finché gli altri tre
non si sono messi a trascinarlo quasi a forza nelle loro spericolate
disavventure; non dev’essere affatto facile convivere con una
natura del genere, soprattutto per una persona d’indole
razionale com’è lui. E neppure
dev’essere facile temere costantemente di rivelare ad altri
questa condizione per la paura di essere giudicato male, o doversi
inventare delle scuse per coprire le trasformazioni. Vengo assalita da
un moto di rabbia viscerale all’idea che Severus possa
essersi biecamente messo a ficcare il naso nella vita di Remus
sospettando una cosa del genere: che diamine gli passava per la testa,
Merlino? Aveva veramente intenzione di rivelare il segreto a tutta la
scuola, se l’avesse scoperto? Ma, un momento …
quella notte in cui è rientrato al castello insieme a
Silente, accompagnato da Sirius, Peter e James, è possibile
che …? Sirius mi aveva detto che James gli aveva salvato la
vita nel tunnel del Platano Picchiatore. È impossibile che
Remus, quando si trasforma, resti in Infermeria; di sicuro
verrà accompagnato da qualche parte dove possa trascorrere
la notte da solo, presumibilmente da Madama Chips. E se …
oh, no, non ci posso credere. Se le cose stessero davvero
così, avrei bisogno di sedermi un momento per riprendermi.
“Ti senti
bene?” mi domanda improvvisamente James, facendomi sobbalzare
di colpo. Fino a quel momento, il silenzio era stato riempito soltanto
dal rumore del pettine che passavo freneticamente tra i capelli, in
piedi davanti allo specchio.
“Credo di
essere un po’ scombussolata”, confesso, in un
momento di totale vulnerabilità che non avevo previsto di
concedermi. James esibisce un ghigno a trentadue denti che scorgo
chiaramente grazie al suo riflesso nello specchio, poi si alza e mi si
avvicina per cingermi in un abbraccio.
“Ammettilo,
la mia richiesta è stata molto più divertente
della tua”, mi sussurra all’orecchio, e per un
momento mi sento scorrere un brivido lungo la schiena. Sarà
il freddo.
“Comunque
devo dirti una cosa …” esordisco, mentre una
vocina nella mia testa mi domanda se sia giusto saltare a conclusioni
così affrettate solo sulla base di una serie di sospetti non
accompagnati da prove valide ed oggettive, quando invece potrei aver
semplicemente preso un granchio gigantesco. Ma ormai ci sono in mezzo.
“…
se Remus fosse un Lupo Mannaro non ci sarebbe nulla di male, per
me”, continuo dunque, osservando James diventare di un
pallore quasi cadaverico seduta stante. Boccheggia per qualche secondo
prima di riprendere a respirare, mentre la consapevolezza di averci
azzeccato si fa sempre più strada dentro di me.
“Che
… che cos’hai detto?” mi domanda,
infine, guardandomi come se fosse sul punto di mettersi a piangere. Io
avverto i sensi di colpa affiorare e intimarmi di smetterla, ma alla
fine non ci riesco.
“Senti,
James, facciamo le persone serie, per una volta. Se mi stai riempiendo
di bugie solo per proteggere Remus, ti prego, risparmiamelo. Se le cose
stessero così io non cambierei opinione su di lui, non ne
sarei spaventata e non andrei in giro a dirlo a nessuno.
Però credo di non avere tutti i torti ad essere poco
contenta del fatto che tu mi racconti frottole, anche se capisco il
perché. Lo so, non ho nessun diritto di farmi gli affari
suoi, al massimo dovrebbe venire a dirmelo lui, ma i suoi amici siete
voi, quindi è giusto che abbia selezionato le persone con
cui confidarsi. E lo so che sembra che … no, senti, non fa
niente, lascia perdere”.
In tutto questo mio
fiume di parole James è rimasto perfettamente immobile, a
fissarmi con aria attonita, come se gli avessi appena riferito che il
campionato di Quidditch della scuola è stato ufficialmente
sospeso. Merlino, che avrò mai detto di così
anormale?
“James”.
“No, ecco,
Lily, senti … devo andare a chiamare gli altri”.
“Che cosa
– ti ho appena detto di lasciar perdere, mi ascolti quando
parlo?”
“No
…”
“Ah, no? Beh,
complimenti!”
“No, non in
quel senso, Lily, ti ho ascoltato, ma ora devo andare a chiamare gli
altri e dobbiamo parlare … tutti insieme”.
Non faccio in tempo ad
aggiungere altro che è già uscito di corsa dal
dormitorio maschile di Grifondoro, precipitandosi giù per le
scale, senza neppure preoccuparsi di aver lasciato la porta spalancata.
Uno spiffero gelido mi investe in pieno, facendomi starnutire.
Magnifico, ci mancava solo questo. Spero per James che non sia corso a
nascondersi da me, altrimenti mi toccherà andare a cercarlo
chissà dove.
“Bene,
è giunto il momento di affrontare un argomento molto, molto,
molto, molto, molto spinoso … Lily, per favore,
siediti”, esordisce James, tentando di nascondere quel lieve
tremolio della voce sotto la teatralità dei suoi gesti
mentre mi indica il bordo del letto. Io passo in rassegna una ad una le
loro facce: Peter è una versione più pallida e
ansiosa di James, Sirius resta in disparte con aria astiosamente
contrariata e Remus si sta sforzando di apparire calmo e controllato.
Credo proprio di aver
combinato un bel pasticcio, ma ormai, al diavolo. Vorrei semplicemente
che si fidassero di me, che capissero che non ho alcuna cattiva
intenzione.
È ridicolo
che sotto questo profilo io debba essere assimilata a Severus soltanto
perché ero sua amica.
“Io continuo
a non essere d’accordo, tienilo presente”, fa
notare Sirius, quasi ringhiando. Non si rivolge a me ma a James, come a
voler implicitamente affermare che non sono neppure degna delle sue
attenzioni. Merlino, in questo momento lo strozzerei con le mie stesse
mani, anche se so bene che James non me lo perdonerebbe mai.
“Pads,
abbiamo fatto una votazione. Siccome siamo in democrazia
…”
“Non
è vero, i Babbani qui hanno la regina, ce l’ha
spiegato il professor Radley al primo anno!”
“Sollevi un
quesito interessante: hai mai veramente
seguito una lezione di Babbanologia?”
“Certo che
sì, Remus, ogni tanto stavo anche attento! Non ho
frequentato quel corso solo per fare un dispetto alla mia cara mammina,
trovavo l’argomento profondamente interessante
…”
“…
mai quanto il disegnare caricature di Piton sulla pagina del mio libro,
però. O sbaglio?”
“Non
è il momento di essere così pignoli!”
“Oh, statemi
a sentire …”
“No, James,
io NON SONO D’ACCORDO! E ti ho anche già spiegato
il perché! Possibile che tu davvero non voglia
capirlo?!”
“Sirius, non
puoi modificare la votazione, ormai è stata fatta e come hai
potuto vedere non sono il solo a pensarla così!”
“Beh,
dobbiamo rivotare, perché Wormtail ha cambiato
idea”, sbotta Sirius, posando un braccio intorno alle spalle
del povero Peter, che guarda Remus e James con aria disperata.
“Ehm,
veramente io … dai, ragazzi, non c’è
bisogno di litigare per queste sciocchezze …”
“Wormy, non
capisci che se glielo diciamo lei potrebbe andare in giro a spifferarlo
a chiunque?
A cosa sarebbe servito, a quel punto, sforzarci per tanti anni di
mantenere il segreto?”
Peter ha
l’aria di volersi tirare indietro, ma Sirius lo sta
investendo con tutta l’aggressività di cui
è capace.
“Forse sei un
po’ troppo prevenuto, Padfoot …”
“…
e comunque”, interviene Remus, una ruga profonda che
è comparsa a segnargli la fronte, “da questo punto
di vista non sei assolutamente nella posizione migliore per poter
parlare, Sirius”.
Per qualche secondo il
signorino sta zitto. Remus deve aver evidentemente toccato un punto
debole.
“Pensavo che
quella questione fosse chiusa”, replica Sirius, voltandosi
verso di lui. Mentre si guardano negli occhi, io scuoto
inconsapevolmente la testa. C’è così
tanto, fra questi quattro, innumerevoli segreti e avvenimenti passati e
voti di lealtà e gesti d’amicizia che li
renderanno per sempre incomprensibili ai miei occhi, almeno in parte.
Sarebbe impossibile farmi raccontare ogni dettaglio, anche volendo. Io
non posso dire di possedere nulla di simile, purtroppo.
“Va bene,
possiamo lasciar perdere, per
favore? Ora dobbiamo tener fede alla nostra
decisione”, sentenzia James, impaziente. Sul volto di Peter
compare un accenno di speranza. Remus stringe le labbra e distoglie lo
sguardo da Sirius.
“Prego,
James, continua pure”, dice, quasi in un sussurro. Sirius si
volge altrove, furente.
“Va bene,
dunque … Lily, non ti avevo detto di sederti?”
“Fa
differenza?”
“Uhm, no, non
proprio, lo dicevo per te … potrebbe essere una cosa lunga
…”
“Prima che tu
mi riveli alcunché, ho una condizione da porre”,
lo interrompo io, dopo che la giusta soluzione mi è
finalmente balenata nella mente. È una sciocchezza,
un’immane follia, e non ho idea di come posso essere convinta
di volerlo fare davvero, ma ormai ho deciso, così
sarà.
“Quale
sarebbe?” mi chiede James, perplesso. Io mi scosto i capelli
dal viso, fissandolo con la massima serietà.
“Una volta
che tu mi avrai detto la verità, stringerò il
Voto Infrangibile”.
“Il
… LILY, SEI PER CASO IMPAZZITA?!”
Le facce dei quattro
presenti mi squadrano con espressione profondamente sconvolta, ma non
ho intenzione di farmi influenzare da nessuno di loro.
“Lily, non
è assolutamente necessario arrivare a tanto”,
interviene Remus, in tono estremamente preoccupato. “Il Voto
Infrangibile è una Magia Oscura, e tu moriresti se
…”
“…
se non manterrò il giuramento, sì, esatto. Ma
è l’unico modo per assicurarvi che non ti
tradirò mai, Remus, dato che la mia parola non
basta”.
“Non
è vero, Lily, è pericoloso, noi non vogliamo che
tu lo faccia”, mi supplica Peter. Io sospiro, poi mi volto
verso Sirius.
“Può
bastarti?” gli domando, con asprezza. Lui mi osserva con uno
sguardo di ghiaccio, impenetrabile.
“Sì,
può bastarmi”, risponde infine. Annuisco,
cogliendo l’occhiata fulminante di James.
“Non
succederà mai, è assurdo …”
“Tu
diglielo”.
James torna a guardare
me. Ha il volto contratto, la fronte corrugata, gli occhi
fiammeggianti. Poche volte l’ho visto così serio.
“Va bene,
allora poniamo fine a questa faccenda. Lily, hai ragione, Remus
è un Lupo Mannaro, ne abbiamo parlato e abbiamo deciso, a
maggioranza, che potevamo metterti al corrente della cosa. Ma
c’è dell’altro, e anche su questo siamo
concordi nel rivelartelo, così non ci saranno più
bugie e segreti. Disapproverai nella maniera più assoluta
quello che sto per dirti, per cui, per la terza volta, Lily, per
favore, siediti”.
Questa volta decido di
ubbidire a James. Ha assunto un tono anormalmente adulto e maturo
iniziando questa discussione, non posso negarlo.
“Ottimo. La
storia sarà lunga, te la racconterò fin
dall’inizio. Dunque, era il primo anno di scuola qui a
Hogwarts …”
“Prongs, non
farla troppo
lunga”, lo redarguisce Sirius, con aria scettica. James gli
lancia un’occhiataccia, evidentemente ancora troppo
infervorato.
“Dicevo, era
il primo anno di scuola e io, Sirius e Peter avevamo fatto amicizia fin
da subito. Trovavamo tutti e tre che fosse particolarmente divertente
far venire i capelli bianchi alla McGranitt prima del tempo. Finimmo in
punizione insieme un’innumerevole quantità di
volte, ma questo è poco importante. La cosa fondamentale
è che, all’inizio, il signor Remus John Lupin non
si univa alle nostre scorribande”.
“Probabilmente
ci giudicava degli idioti”, disse Peter, sorridendo.
“Già,
glielo si leggeva in faccia”, confermò James.
“Però
era sempre così solo …”
“Non aveva
fatto amicizia con nessuno, e a noi dispiaceva, perché non
è che ci stesse antipatico, semplicemente non si faceva mai
coinvolgere”.
Remus scosse la testa,
alzando gli occhi al soffitto.
“È
così inverosimile non provare l’ardente desiderio
di raggiungere il record di visite nell’ufficio di
Gazza?”
“La
verità è che eri un piccolo asociale”,
commenta Sirius, con un ghigno storto.
“Più
semplicemente, non
ero un teppista”, obietta Remus, inarcando un sopracciglio.
“Se vogliamo
dire davvero come stanno le cose”, dice Sirius, rivolgendosi
a me, “in realtà lui avrebbe pagato non so quanti
Galeoni per unirsi a noi e divertirsi un po’, ma credeva che
fossimo dei piccoli scemi pieni di pregiudizi e che per lui fosse
meglio starsene da parte”.
“Beh,
insomma, chi se ne importa. Il punto è che noi, senza che
lui lo sapesse, lo tenevamo d’occhio”.
“Eravamo
preoccupati”.
“Avevamo
notato che ogni tanto sembrava non sentirsi bene, o che cercava di
nascondere graffi e tagli di vario genere. Sai, puoi riuscirci
finché ti trovi a lezione, ma in dormitorio, dovendoti
spogliare quantomeno per metterti il pigiama, è un
po’ difficile”.
“Mi
sbirciavate mentre mi svestivo?!”
“Ma no,
Moony, però è inevitabile che possa cadere
l’occhio, così, per caso …”
“Siete dei
maniaci”.
“Non
è rilevante! Dov’ero rimasto? Ah, sì,
ora inizia la parte divertente. Senza che lui ce l’avesse
chiesto, cominciammo a preoccuparci seriamente. Lo pedinavamo, ogni
tanto. Perché sai, capitavano anche dei giorni in cui non
passava la notte in dormitorio, e per noi era inevitabile accorgercene.
Quindi, visto che avevamo scoperto che quando non dormiva con noi era
in Infermeria, un giorno ci rovesciammo apposta del Pus di Bubotubero
sulle mani per avere una scusa plausibile per andarci anche
noi”.
“Voi
… cosa?”
Li fisso, attonita,
incapace di completare la frase. Va bene, avevo già capito
che sono pazzi, ma in certi momenti riescono ancora a stupirmi.
“Ammettilo,
è stata una trovata geniale”, mi dice James,
sfoggiando finalmente un sorriso.
“Oh,
sì … genialmente idiota”, commento io,
divertita. Anche gli altri tre sorridono. Posso solo immaginare
l’espressione sbalordita che Remus deve aver esibito di
fronte ad una simile rivelazione, in un periodo in cui ancora non erano
neppure amici.
“Beh,
insomma, ovviamente facemmo gli impiccioni e chiedemmo a Remus per
quale motivo ogni tanto spariva”, riprese James.
“Lui disse che sua madre era ammalata e che doveva andare a
trovarla, e che era un caso che si trovasse in Infermeria quel giorno.
Noi sapevamo che non era esattamente vero, però ritenemmo
più saggio cucirci le bocche”.
“Strano”.
“È
che ancora non avevamo abbastanza confidenza. Perciò, nel
periodo successivo, cercammo di guadagnarci un po’ di
attenzioni da parte sua”.
“Praticamente
lo obbligavamo a stare con noi, o gli parlavamo anche quando magari non
voleva essere disturbato …”
“…
finché non iniziammo a coinvolgerlo nei nostri diabolici
piani. Lì iniziò la vera perdizione”.
“Un momento
catartico. La prima volta mi fecero rubare degli ingredienti
dall’armadio dell’aula di Pozioni”.
“Un’altra
volta gli facemmo fare lo sgambetto a Malfoy”.
“Ci stava
enormemente sulle scatole, si credeva un grande Battitore a Quidditch,
non potevo suonargliele sul campo soltanto perché io ero
troppo piccolo per entrare in squadra”.
“Poi quella
volta che infilò la bacchetta nel naso di Snivellus
… Merlino, non fatemici pensare!”
Cominciarono a
rotolarsi in preda a convulse risate, Remus compreso. Io scossi la
testa. Era quasi assurdo che fossero diventati amici in quel modo
così bizzarro, considerato quanto erano diversi
l’uno dall’altro. Eppure, allo stesso tempo, non
avrei potuto aspettarmi nulla di meno originale.
“Beh, per
farla breve, fino al secondo anno riuscii a tenerli buoni con quella
scusa … dopo un po’, però, decisero di
pedinarmi di nuovo e scoprirono che, quando sparivo, andavo nel tunnel
del Platano Picchiatore accompagnato da Madama Chips. Ovviamente fu
solo grazie al Mantello dell’Invisibilità di James
che riuscirono a sgattaiolare così impunemente fuori dalla
scuola”.
“Che dici,
Moony, eravamo dei veri detective coi fiocchi!”
“Comunque,
alla fine ci arrivammo. Non servì molto tempo”.
“Non mi
lasciavano in pace, certo che fu facile …”
“Moony, non
fare la lagna!”
“Non andammo
a dirglielo subito, quando ci arrivammo. Dovevamo discuterne insieme,
sai, per decidere cosa fare. Di sicuro la nostra reazione non fu quella
che Remus si aspettava … voglio dire, sì, veniamo
da famiglie di maghi e mio padre mi aveva sempre detto che farsi
mordere da un Lupo Mannaro era pericoloso, ma mi aveva anche detto che
alcuni di questi vanno in giro a cercare bambini da mordere per pura
cattiveria, per rovinare loro la vita … e quindi mi ero
detto, quei bambini mica se lo meritavano. E anche mio padre mi aveva
detto che infatti quelli non diventano malvagi, non per forza almeno, e
che poi soffrono per tutta la vita. Lui voleva inventare una Pozione
per annullare la trasformazione, ma finora non ci è mai
riuscito. Insomma, io pensai che magari Remus era proprio uno di quei
bambini che erano stati morsi per cattiveria, e allora scrissi a mia
madre chiedendole di fare delle indagini, perché lei scrive
libri e quindi è abituata a fare ricerche e roba simile, e
poi conosce un sacco di maghi. Beh, lei riuscì a confermarmi
questa storia. A quel punto, non potevamo certo aver paura di Remus.
Potevamo solo sentirci dispiaciuti per lui, perché non se
l’era andata a cercare, e ora era costretto ad inventarsi
tutte quelle scuse su sua madre che stava male soltanto
perché era certo che, altrimenti, avremmo smesso di
parlargli. Del resto, quasi nessuno vuole parlare con un Lupo Mannaro,
perché pensano che siano tutti cattivi e che mordano apposta
la gente. Ma noi avevamo iniziato a parlare con Remus prima di
scoprirlo e sapevamo che, a parte per il modo un po’ strano
in cui si comportava certe volte, era a posto. Aveva perfino avuto il
fegato di fare lo sgambetto a Malfoy. Quindi ne parlammo per un sacco
di tempo, quando lui non c’era. Rubammo i libri dal reparto
proibito, costruendoci una cultura che nemmeno un professore di Difesa
potrebbe avere a riguardo. Finché, un bel giorno, ci venne
l’idea più geniale di tutta la nostra vita. Ed
è qui che ti arrabbierai di grosso, ne sono certo,
perciò non ti offendere se mi allontano per guadagnare una
certa distanza di sicurezza”.
James fa un paio di
passi indietro, e io non posso fare a meno di osservarlo con aria
perplessa. Per che diavolo dovrei infuriarmi a tal punto da desiderare
di fargli del male fisico? Beh, sì, solitamente basta poco.
Ma in genere mi rimane a fianco lo stesso, anche se sa che
riceverà qualche botta. Adesso, invece, ha perfino
premeditato di darsela a gambe.
Remus sembra trattenere
il fiato, Peter guarda nervosamente James e Sirius ha ancora la sua
espressione impenetrabile dipinta ostinatamente in volto. Aspetto,
mentre la tensione si fa sempre più forte, ma James si torce
le mani e si spettina i capelli invece di continuare.
“Perché
dovrei disapprovare così tanto questa …
cosa?” gli domando, a quel punto. “Avete infranto
delle regole, fatto azioni pericolose, rischiato la vita per la vostra
avventatezza, o che altro?”
“Direi
tutte”, risponde lui, con un sospiro.
“Beh, me
l’aspettavo”.
“No, non
credo che tu possa aver capito esattamente cosa
c’è in ballo, Evans. Ci andiamo di mezzo tutti,
nessuno escluso”, interviene Sirius.
“Va bene, non
posso tirare a indovinare. Di che si tratta?”
“Beh, il
secondo anno ci venne un’idea”.
“Me
l’hai già detto, James”.
“Sì,
ecco … l’ispirazione ci arrivò da varie
fonti … i libri, le lezioni della McGranitt … non
credo di aver mai passato così tanto tempo in Biblioteca,
anche se completamente all’oscuro della povera Madama Pince
… credo che alle volte lo sospetti, sarà per
questo che ce l’ha tanto con me …”
“Prongs,
andiamo, dacci un taglio!”
“E va bene,
va bene! La cosa per cui ti arrabbierai tanto è che
cercavamo un modo per aiutare Remus, perché eravamo
diventati amici e ci dispiaceva vederlo così giù
e sapevamo che le trasformazioni erano molto dolorose, ma gli esseri
umani non possono stare vicino a un Lupo Mannaro senza rischiare di
essere morsi, e ovviamente Remus non voleva questo … per cui
decidemmo di diventare Animagi”.
Rimango a fissare James
a bocca aperta per qualche secondo di totale immobilità. No,
non è possibile, devo aver sentito male. Sono assolutamente
sicura che quello che James ha appena detto non possa essere vero.
“No, andiamo,
non è … è troppo difficile come magia
…”
“TROPPO
DIFFICILE?!”
L’attimo dopo
James scompare, non ci sono più i suoi occhiali e i suoi
capelli ritti e le sue mani affusolate ma c’è un
animale con quattro zampe e un paio di corna che mi fissa negli occhi,
sì, mi fissa,
ed è enorme, Merlino, potrebbe buttare giù la
porta in un paio di colpi con quelle corna, o quelle zampe.
Sono totalmente
scioccata.
“James?”
Che cosa idiota, di
sicuro non può rispondermi.
No, non può
essere veramente lui. Dev’essersi nascosto sotto il letto.
Vorrei tanto dirgli che non è divertente giocarmi scherzetti
del genere, ma poi lo guardo meglio e noto una cosa: intorno agli occhi
del cervo ci sono dei leggeri segni rotondi, delle linee più
scure, come una sorta di residuo dei suoi occhiali.
Tutto questo
è assurdo.
Il cervo scalpita un
po’ sul pavimento, poi torna di colpo ad essere James. Le
orecchie pelose ed appuntite ci mettono qualche secondo di
più a scomparire.
“Niente
è troppo difficile per i Malandrini”, sentenzia
lui, con una sorta di orgoglio liberatorio. Io sono ancora senza parole.
“Come avrai
facilmente potuto intuire, il Ministero non sa della nostra
esistenza”, dice Sirius, ironico.
“E non lo
dovranno mai sapere!” esclama Peter. “Voglio dire,
noi l’abbiamo fatto per Remus, ma se qualcuno ne venisse a
conoscenza ci espellerebbero tutti e quattro …”
“…
per mandarci direttamente a trascorrere qualche mese ad Azkaban,
probabilmente”, commenta Remus, asciutto.
“Ora non
esageriamo, Moony, siamo troppo belli per finire ad Azkaban!”
replica Sirius, ridendo.
“Peccato che
i Dissennatori non ci vedano”, bofonchia Remus, e a quel
punto tutti e quattro si girano verso di me, fissandomi con quelle
facce da Animagi.
Tuttavia, ancora non
riesco a trovare qualcosa di intelligente da dire.
“Scusate, sto
ancora cercando di metabolizzare la cosa”.
“Sconvolgente,
eh?”
“Certo, non
avrei mai pensato che voi tre avreste potuto … tutti i libri
la descrivono come una magia estremamente complessa
…”
“Beh,
sì, lo è. Ma non così impossibile. Non
ci siamo arrivati subito, ovviamente, abbiamo prima dovuto ruba-ehm
… prendere in prestito altri libri del reparto proibito per
capire come fare. Poi, il quinto anno, siamo rimasti a scuola durante
le vacanze di Natale. Sapevamo che nessuno ci avrebbe tenuto
d’occhio più di tanto, data la situazione. Ci
siamo accampati un paio di giorni nella Stamberga Strillante e abbiamo
dato inizio all’incantesimo”.
“È
stato terribile, non potevamo mangiare, dovevamo stare al buio, sempre
a concentrarci sull’immagine dell’animale in cui
volevamo trasformarci … alla fine non ne potevo davvero
più”.
“Ahah,
è vero! Continuavo a urlargli Peter, dannazione, devi
concentrarti!”
“Già,
Sirius era preso malissimo”.
“E Remus ha
dovuto fare la guardia tutto il tempo, senza dormire, perché
se fosse entrato qualcuno ad interferire con l’incantesimo
c’era il rischio che rimanessimo per sempre metà
animali e metà uomini …”
In questo momento non
posso davvero fare a meno di osservarli con un moto di ammirazione. Non
avevo idea che potessero arrivare a tanto: non per quanto riguarda lo
sfidare le regole – questo penso che li abbia assai
divertiti, conoscendoli – ma per il gesto che hanno fatto nei
confronti di Remus. Si sono impegnati a tal punto solamente per
potergli stare vicino durante le trasformazioni, per non lasciarlo solo
a soffrire … questa cosa è decisamente commovente.
“Beh, mi
avete sorpreso”, ammetto, alla fine. “Non vi
credevo capaci di un gesto così rischioso”.
“Se te lo
stai chiedendo, io all’inizio non ero
d’accordo”, mi dice Remus, con un debole sorriso.
“Ma non c’è stato verso di far cambiare
idea a queste zucche vuote”.
“Sì,
come no. In realtà non ha fatto i salti di gioia quando gli
abbiamo annunciato il nostro proposito solamente perché era
a letto in Infermeria”, commenta Sirius, sarcastico.
“Lily, vuoi
vedere in che animale mi trasformo io?” mi chiede Peter,
saltellando entusiasta. Annuisco, sorridendo, e Peter di colpo si
rimpicciolisce; al suo posto resta una minuscola palletta di pelo
grigio che corre da una parte all’altra della stanza agitando
freneticamente la coda.
“Wormtail non
si controlla benissimo quando è in forma di topo”,
mi dice James, ridendo. “Si infila sempre in ogni angolo e se
sente odore di cibo impazzisce”.
“È
così carino”, commento, divertita. Se lo venisse a
sapere la McGranitt sono sicura che, prima di ucciderli, non potrebbe
fare a meno di complimentarsi con loro. Non è mai stato un
mistero che molti insegnanti li ritengano degli alunni estremamente
brillanti. Ma questo supera ogni limite, è un record
straordinario per dei ragazzini di quindici anni. Roba che perfino
Silente stringerebbe loro la mano.
“Oh, Evans,
per la barba di Merlino … non siamo carini”,
commenta Sirius, storcendo la bocca. Io gli lancio
un’occhiata scettica.
“Perché,
tu ti trasformi in un eterocefalo glabro?”
“Un che?!”
“Oh, una
specie di grossa talpa senza peli e con i denti storti”.
“In questo
caso preferisco essere giudicato carino!”
“Il giudizio
è mio, quindi perché non ti mostri?”
E infine si trasforma
anche Sirius, assumendo le sembianze di un enorme cane nero dalla coda
lunga e folta che mi squadra con aria minacciosa. O, certo, solo
perché è grosso crede di farmi paura. Adesso gli
faccio vedere io.
Prendo la bacchetta e
gliela lancio lontano, e lui con un salto acrobatico la afferra tra le
zanne e me la riporta, trotterellando con aria tronfia.
“Molto
divertente”, sussurro, con un sorrisetto, per poi recuperare
la bacchetta e ripulirla in un fazzoletto. James, Peter e Remus
scoppiano a ridere mentre Sirius torna in forma umana.
“Bene. Ora
che ho visto tutto, vuoi il tuo Voto Infrangibile? Lo avrai”,
gli dico, fissandolo con durezza in quegli sprezzanti occhi grigi.
“Non ci penso
nemmeno, Evans, non ho nessuna intenzione di utilizzare la Magia
Oscura. Era solo un modo per metterti alla prova”.
“E quindi? Mi
farai seguire per essere sicuro che non corra a dirlo a
nessuno?”
“Non ho tutte
queste energie da sprecare”.
“Adesso
basta”, interviene Remus, e tutti ci voltiamo verso di lui.
“Lily, se hai cambiato il modo di vedere le persone qui
presenti dopo quello che hai saputo, ti capisco …”
“Assolutamente
no! Lo so
che tu sei una brava persona, l’ho sempre saputo! Non ho mai
approvato che Severus si impicciasse dei tuoi affari, l’ho già spiegato a
James e Sirius poco fa. Ho tentato di dissuaderlo più e
più volte. Ma anche lui è stato zitto, alla fine,
no?”
Tutti ammutoliscono di
colpo, Remus compreso. Allora avevo ragione anche su quello. Severus ha
davvero visto Remus trasformato, quella notte. Silente
l’avrà scoperto e gli avrà intimato di
tacere, in qualche maniera. E James … James gli ha salvato
la vita da un Lupo Mannaro che rischiava di farlo a brandelli, anche se
Severus non era certo lì per caso o con buone intenzioni.
Già allora mi ero sorpresa che avesse compiuto
un’azione simile nei confronti di una persona che detestava
apertamente, ma ora lo sono ancora di più. È
l’ennesima conferma del fatto che James è sempre
stato così, in fondo. Una persona con dei principi, non un
arrogante presuntuoso che si diverte a lanciare incantesimi su chiunque.
“È
una storia di cui non vado fiero”, mormora Remus, alla fine.
Tutti hanno assunto delle espressioni contrite, neppure James mi guarda
più in faccia. Forse c’è qualcosa che
mi sfugge, ma non capisco cosa.
“Beh, Remus,
di sicuro non è stata colpa tua, ma di Severus. E James,
sono fiera di te per avergli comunque salvato la vita. Possiamo
considerare questa faccenda come chiusa, da ora in poi …
saprò dove sei quando scappi via la sera e potrò
eventualmente coprirti se la McGranitt dovesse fare domande circa la
tua assenza durante la ronda”.
James mi fissa con gli
occhi che brillano dietro le lenti degli occhiali, in silenzio. Poi,
all’improvviso, mi si avvicina e mi bacia con trasporto.
Dagli altri tre partono fischi e applausi e io non posso fare a meno di
scoppiare a ridere sulle labbra di James, che ancora mi sfiorano. Gli
passo una mano fra i capelli per accarezzargli la nuca.
“Credimi,
volevo dirtelo da tanto, tanto tempo”, mormora lui, in tono
compunto.
“Oh, di
sicuro. Quale modo migliore per vantarti di essere più bravo
di me in Trasfigurazione?”
Scoppiamo a ridere
entrambi, ancora così vicini. Credo di dovermi ancora
abituare all’idea che James sia capace di farsi spuntare una
coda e un paio di corna, ma ora più che mai mi rendo conto
di quanto poco sapessi di lui fino al momento in cui abbiamo cominciato
a frequentarci. È strano. Ha sempre avuto un cuore, e io non
me n’ero mai accorta.
I
can't get to sleep,
I
think about the implications
Of
diving in too deep
And
possibly the complications.
I
know I'll be alright,
Perhaps
it's just imagination.
(Colin Hay, Overkill)
Nota di fine capitolo:
un po’ mi è dispiaciuto cancellare completamente
una parte di questo capitolo, ma per come ho deciso di re-impostare la
storia da questo punto di vista era necessario. Ovviamente, la
questione di Remus e degli Animagi non è conclusa; i
Malandrini non amano avere vita facile, si sa.
P.s. = sono stata
informata che la fanfiction è stata aggiunta fra le storie
scelte di EFP. Non so chi devo ringraziare di preciso, ma grazie
comunque, di cuore.
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