...ma a qualcuno
interessa leggere di Gehn adolescente e di quell'altra stordita? Io mi son divertita
a scriverli, ma... XD
Voti a spanne
Gehn si tolse l'ultimo filo di perline
dal petto e sentì di poter ricominciare a respirare. Avrebbe
abbandonato per terra quegli addobbi degni di un barbaro, ma sotto lo
sguardo della sua futura sposa ritenne più saggio ripiegarle
con
cura prima di riporle nella scatola che Keta aveva sottratto a suo
padre. Sperò che non intendesse ritornare in casa per
restituirle o
la loro fuga avrebbe rischiato di venire scoperta proprio al suo
culmine: smesse le vesti Amad per lo scambio frettoloso di voti che
era la loro tradizione, avrebbero terminato il rito D'ni che stavano
portando avanti in segreto da giorni, sfidando gli sguardi
dell'intero villaggio. Nessuno si era accorto di nulla. Una volta
sciolti tutti i legami che obbligavano Keta alla sua famiglia,
l'avrebbe potuta legittimamente condurre alle porte della sua vera
vita, nella sua vera casa. Quando le raccontava di D'ni si beava del
suo sguardo rapito, dei suoi grandi occhi scuri concentrati solo su
di lui e non c'era ricordo che avesse più caro dopo i tempi
felici
della prima infanzia. Aveva fantasticato a lungo sull'espressione
splendida che si sarebbe formata sul suo viso quando avesse
intravisto per la prima volta l'Arco di Kerath.
“Keta”, la chiamò, soddisfatto. Il
suo nome in D'ni era semplice e aggraziato quanto lei, con i suoi
lunghi capelli castani e il corpo già adulto, da donna.
Averla
vicino calmava
Promessa sposa. Come titolo, lo
spaventava. Addosso a lei suonava giusto: 'taygahn' ,
si
ripeté, 'l'amore della mente'.
“Sei sicuro che facciamo bene?”
“No, i giorni sono giusti. Ricordo
che Anna me lo raccontava – c'è prima il regalo e
te l'ho dato.
Accettato quello, si iniziano a contare i giorni. Giorno numero uno,
da passare con la famiglia. Io non ce l'ho, una famiglia”,
borbottò
voltandosi nella direzione della Fenditura, che poi era anche la
direzione di D'ni e poteva essere arrabbiato per entrambe le cose
insieme con un singolo gesto sprezzante. “Quindi sono stato
da te.
Il secondo giorno è per gli amici.”
“Cioè me”, gli sorrise
Keta. Gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Cioè te”, annuì Gehn
torturandosi le dita con cui stava tenendo il conto dei giorni. Alla
fine decise di ricambiare il gesto con circospezione. Bastava a
esprimere quello che provava per lei? “La mia una e unica. Il
terzo
giorno è per stare con i genitori della sposa.”
“E il quarto,
lo sposo?”
“No, io con i genitori della sposa, tu dello sposo.
I come si chiamano.”
“Non lo so dire con tua lingua. Noi
diciamo...”
“Non importa, perché tu non puoi
stare dai miei e io sono stato dai tuoi. Vedi? Abbiamo seguito le
tradizioni. Il che ci porta a oggi, cioè al matrimonio vero
e
proprio”, disse con una nota di anticipazione nella voce.
“Hai
detto che hai trovato un posto adatto?”
“Seguimi!”
Si scambiarono i voti nella lingua
delle Ere in un anfratto della scarpata sopra il villaggio, dove Keta
aveva scoperto una roccia che assomigliava al podio triangolare dei
racconti del suo compagno. Vi si avvicinarono dai lati opposti,
strisciando contro la parete rocciosa, e giunti al centro Gehn si
slacciò il bracciale dell'infanzia che aveva tenuto al polso
fin
dalla sua fuga. Lo porse in dono alla sua sposa, donandole
così la
sua infanzia: “Abbine cura, è prezioso”,
sussurrò. Non aveva
ancora il secondo braccialetto, quello dell'età adulta, ma
non se ne
curò: l'avrebbero raggiunta insieme.
Insieme, abbracciati stretti per non
cadere, si portarono ognuno al lato dell'altro e recitarono un
giuramento che Gehn aveva scritto un vailee prima,
quando le
aveva chiesto si sposarlo.
Infine Keta prese da una tasca due
bracciali che aveva intagliato lei stessa e ne legò uno al
polso
sinistro di Gehn, offrendogli il braccio destro affinché lui
potesse
fare lo stesso. Con una lunga corda, e un po' d'inventiva in mancanza
di un officiante esterno, terminarono la cerimonia legando insieme le
loro mani come simbolo dell'unione che avevano appena sancito, come
anche delle difficoltà che ogni unione porta con
sé.
Per tradizione, oltre che per essersi
dimenticati un coltello con cui tagliare i nodi, avrebbero dovuto
tenere le mani legate fino all'indomani: non sarebbero mai riusciti a
tornare in pianura. Si sedettero al margine della sporgenza,
scalciando con i piedi nel vuoto, e scoppiarono a ridere. A come
tornare avrebbero pensato più tardi. Insieme, avevano il
tempo di
tutti i mondi.
Note:
“Matrimonio” @ COW-T e poi mi
mancava ancora Keta per fanfic100 e veramente non avrei mai saputo
scriverla in altre situazioni che non questa... non ho altro da dire
XD Sono due cretini e mi dissocio, il fatto che siano palesemente
taaaaaaaaanto innaaaamoooorati non giustifica che facciano tre
neuroni in due. Mamma mia Gehn adolescente, che brutto pensiero.
Passiamo oltre, va'... :p
Ah già, il rito del matrimonio per i
D'ni è brutalmente ripreso dal quadernetto sul tetto di
Tokotah,
tutte le differenze sono colpa di Gehn che ricorda male o del fatto
che sono due citrulli pieni di buone intenzioni che cercano di fare
tutto da sé.
|