“Quello in cui viviamo è il migliore
dei mondi possibili”
Gottfried Wilhelm Leibniz
«Guar...da...mi» sussurrò.
Gli
occhi verdi incontrarono i neri, ma dopo un attimo qualcosa nel profondo di
questi ultimi svanì, lasciandoli fissi e vuoti. La mano che stringeva Harry
crollò a terra e Piton non si mosse più.
Da
“Harry Potter e i Doni della Morte”
Piton aprì gli occhi.
All’inizio vide soltanto un
bianco luminoso davanti a sé.
Desiderò di poter sbattere le
palpebre, e di colpo accadde.
Percepì il peso familiare del
proprio corpo e si rese conto di essere sdraiato sulla schiena.
Quello che all’inizio gli era
sembrato un bianco abbacinante era in realtà il cielo nuvoloso di quello che
pareva un tiepido pomeriggio primaverile.
L’erba era verde e fresca di rugiada;
sentiva una leggera brezza, che presagiva l’imminente arrivo dell’autunno.
Si alzò a sedere e si guardò
intorno: si trovava nel piccolo parco poco lontano da casa sua, a Spinner’s
End.
Si portò le mani al collo: nessun
traccia dei morsi di Nagini. Anche le sue vesti scure non avevano macchie di
sangue.
Il luogo era innaturalmente
silenzioso e deserto. Si voltò verso le altalene, dove Lily era solita giocare
con la sorella, e con sorpresa si rese conto che una delle altalene era
occupata.
Si avvicinò e guardò meglio la
figura: era una ragazzina, di quattordici o quindici anni, concentrata nella
lettura di un fumetto. Era troppo alta per utilizzare effettivamente
l’altalena, ma si dondolava leggermente con i piedi appoggiati al suolo.
Piton si schiarì la voce per
richiamare la sua attenzione.
La ragazza alzò gli occhi dal
fumetto, un po’ sorpresa: -Oh. Ti sei svegliato finalmente.-
-Dove siamo? Che è successo?-
domandò Piton, continuando a guardarsi intorno.
La ragazza sembrò imbarazzata:-
Be’ siamo… sai com’è… dall’altra parte.-
Piton alzò un sopracciglio:
-L’altra parte.-
Lei chiuse il fumetto:- Sì. Ecco.
Non so come dirtelo senza sembrare insensibile ma… sei morto.-
-Morto?-
La ragazza annuì:- Deceduto, se
preferisci. Passato a miglior vita. Kaputt.-
Piton si sentì girare la testa, e
si sedette sull’altra altalena.
-Ma… e ora, che succederà? Potter
e Voldemort…-
Lei si illuminò:- Oh, giusto!-
esclamò, frugandosi nelle tasche ed estraendo un biglietto – Mi hanno detto di
dirti così: “Potter non morirà davvero, ma sicuramente sconfiggerà Voldemort
con il potere del suo sacrificio. Grazie per l’aiuto, Albus Silente”.- lesse.
-Silente…? Ma…?-
-Sì, ecco. Volevano mandare lui
per spiegarti tutto quanto, ma è venuto fuori che deve andare a parlare con un
ragazzino proprio adesso- disse, controllando un piccolo orologio, con
l’immagine di Snoopy, al proprio polso.
Piton si sporse verso di lei e
notò che l’orologio non aveva lancette.
-Hanno anche pensato di mandarti
una certa Lily, ma a quanto pare aveva da fare. Richiamata con una pietra, una
cosa del genere. Non so i dettagli. - aggiunse la ragazzina, stringendosi nelle
spalle.
Piton si illuminò:- Lily? Lei… è
qui?-
La ragazza annuì, dondolandosi
distrattamente sull’altalena:- Sì, cioè… non proprio qui. Comunque c’è una cosa
importante che devi fare adesso. Una scelta! Hai la possibilità…-
Il suo interlocutore la
interruppe:- Devo parlare con Lily! E’ molto importante!- si guardò intorno,
affannato –Dove posso trovarla?-
-Ci sto arrivando… stavo
dicendo…-
Piton si alzò in piedi: - Lily!
Lily!-
-Insomma, vuoi stare un po’
zitto?- si spazientì la ragazzina, alzando la voce.
Piton sospirò e si risedette.
-Ecco, bravo. Stavamo dicendo: a
quanto pare hai avuto una vita di sfighe immense, caro Severus –spiegò – A proposito,
posso chiamarti Sev?-
-No. –
La ragazza lo guardò male:-
Vabe’. La tua vita è stata talmente orribile e triste… e… deprimente e…-
-Oh be’, adesso! Ho avuto anche i
miei momenti…- protestò Piton, sulla difensiva.
-No, no!- lo interruppe lei –Ha
fatto davvero schifo! Tanto da impressionare le alte sfere, diciamo così, che
hanno deciso di darti una seconda possibilità. -
-Una seconda possiblità… con
Lily?- chiese Piton, con voce tremante.
-Eh eh, vedo che ora la cosa ti
interessa!- ridacchiò la sconosciuta, alquanto stupidamente.
-Sì comunque, con Lily. Hai
l’opportunità di tornare indietro al momento in cui l’hai persa e cambiare le
cose. Hai una settimana, poi potrai decidere se rimanere lì o… andare avanti. –
concluse.
-Perché dovrei decidere di andare
avanti?- obiettò Piton –Avrei Lily… il mio grande amore… tutta la vita
insieme…- aggiunse sognante.
La ragazza si strinse nelle
spalle: -Mah, non so. Non la vedi da vent’anni. Magari non ti piacerebbe più
tanto…-
Non piacergli Lily? Che
bestialità, pensò Piton scandalizzato.
-Scusa un attimo: se io tornassi
indietro cambierei la storia, giusto?-
-Ehm… sì. –
-Ma come potrei decidere di
andare avanti a quel punto? Dovrei morire a sedici anni?- chiese, sospettoso.
-No, no! Ritorneresti qui,
adesso. Quel che è stato, è stato.- rispose la ragazzina.
-Ma non ha senso!- esclamò lui –E
poi Voldemort potrebbe vincere…-
-Senti, non funziona così.- lo
interruppe lei – Non è che le cose si cancellano. Diciamo che prendono un altro
binario… conosci quella teoria per cui, ogni volta che si fa una scelta, è come
se si creasse un altro universo e… sai, infiniti universi e…-
Era visibilmente in difficoltà.
Piton si limitò a guardarla con aria scettica.
-Oh, e va bene, non l’ho capito
neanche io!- sbuffò quella, infine – Insomma, la vuoi la tua seconda
possibilità, sì o no?-
-Sì – rispose Piton, risoluto.
Il volto della ragazza si aprì in
un largo sorriso: -Bravo! Allora… rock’n’roll! – esclamò, e gli diede una
manata sulla fronte.
Prima che Piton, inviperito,
potesse protestare, il mondo intorno a lui cambiò, e si ritrovò appeso per una
caviglia, con le mutande al vento.
Era di nuovo ad Hogwarts, in quel
fatidico pomeriggio di inizio estate.
Anche a testa in giù, riusciva a
vedere i profili degli albero e il Lago Nero in lontananza.
-Lascialo andare!- urlò Lily,
accanto a lui.
Piton si sentì sciogliere un nodo
nel petto nel sentire la sua voce, ma prima che potesse salutarla adorante
cadde scompostamente a terra.
Istintivamente, si rialzò ed
estrasse la bacchetta: sentiva ondate di furia incontrollabile attraversare il
proprio corpo, era arrabbiato come mai ricordava di essere stato nell’età
adulta.
L’adolescenza, pensò, gli ormoni.
Prima che potesse fare qualcosa,
Black esclamò: “Petrificus Totalus” e Piton ricadde in avanti,
irrigidito.
Era un incubo, pensò, il solito
vecchio incubo. Quante volte aveva sognato di ritrovarsi in questa situazione,
e ogni volta, nonostante i suoi disperati tentativi, non riusciva a
controllarsi e si ritrovava a insultare orribilmente Lily, con epiteti sempre
più fantasiosi e imperdonabili.
Questa volta, però, pareva
incredibilmente vivido, anche più del solito.
Di fronte a lui, Lily e Potter
continuavano a litigare: infine sentì la fattura scrollarglisi di dosso e si
rialzò.
-Ecco qua- commentò Potter – Sei
stato fortunato che ci fosse Evans nei paraggi…-
Quel pallone gonfiato! Ah, ma
questa volta avrebbe avuto quello che si meritava!
Piton puntò la bacchetta contro
Potter e Black e scagliò un incantesimo non verbale: i due si ritrovarono con
la lingua incollata al palato.
Gli puntarono contro le loro
bacchette, ma inutilmente.
Come sospettava, i due non erano
ancora in grado di utilizzare incantesimi non verbali.
-Potter, che meraviglia!
Finalmente in silenzio!- commentò Piton, beffardo.
Un altro colpo leggero di
bacchetta, e i due si ritrovarono disarmati.
Black si voltò verso Lupin,
incitandolo a gesti a fare qualcosa, ma quello evitò il suo sguardo e si finse
intento a rimirare il libro di Trasfigurazione.
Pettigrew, da parte sua, si limitava
a guardare prima i due compagni in difficoltà poi Piton stesso, incerto su chi
dei due dovesse supportare, ora.
Il gruppetto di studenti che
stava osservando la scena sembrava altrettanto perplesso.
-Non è molto leale, due contro
uno, non vi pare?- continuò Piton, in tono casuale
Alcune voci si levarono dagli
astanti: -Forza Piton! Fa’ vedere a quei montati come si usano le Arti Oscure!-
Era Avery, riconobbe.
Per un attimo pensò di seguire il
suggerimento.
Poi vide lo sguardo preoccupato
di Lily. No, decise, non avrebbe fatto due volte lo stesso errore.
-Arti Oscure? Oh, no! Io voglio
aiutarli, non ferirli. Sapete- continuò rivolto a Black e Potter - Io credo che
voi abbiate tanto rancore.. dentro. Dovreste proprio fare qualcosa per
liberarvene. – suggerì, con un lampo maligno nello sguardo.
-Vi hanno mai dato una purga da
bambini? E’ veramente un toccasana durante i cambi di stagione.-
Così dicendo, puntò verso di loro
la bacchetta e mormorò un incantesimo.
Per un attimo non accadde nulla:
poi un rumore inumano si levò dalle pance di Black e Potter, come di massi che
si spostavano durante un terremoto.
I due si scambiarono uno sguardo
terrorizzato e iniziarono a correre tenendosi le chiappe verso il castello e,
presumibilmente, l’infermeria, seguiti a ruota dai preoccupati Lupin e
Pettigrew.
i Corvonero e i pochi Serpeverde
presenti esplosero in un applauso.
I Tassorosso si limitarono a
ridacchiare sotto i baffi, mentre i Grifondoro se ne andarono borbottando.
Piton si voltò verso Lily, che
sembrava incerta tra l’ammirazione e il dovere di fargli una ramanzina.
Merlino, com’era bella… anche più
di quanto ricordasse.
-Oh Sev!- disse lei –Non credi di
aver esagerato? In fondo quei due…-
-Lily- la interruppe Piton,
guardandola negli occhi – Sei stata meravigliosa. Non so come ringraziarti. -
disse, facendo apparire dal nulla un mazzo di fiori, che le porse.
Qualche ragazza dietro di lui si
lasciò sfuggire un “oooh!” estasiato.
L’espressione di Lily si addolcì
visibilmente.
-Be’…- mormorò incerta –immagino che
se lo meritassero dopotutto…-
Piton sorrise: -Anche secondo me.
– disse, annuendo - Vuoi che andiamo a ripassare Trasfigurazione insieme? Credo
di avere un’idea piuttosto precisa di quello che potrebbe esserci all’esame…-
-Sei proprio sicuro?- domandò
Mulciber, incerto.
-Taglia- rispose Piton senza
esitare – Taglia tutto.-
Aveva passato i giorni seguenti
al suo arrivo con Lily: era stato meraviglioso… rivederla, finalmente, ed
averla tutta per sé.
Per anni si era chiesto se avesse
mai potuto essere qualcosa di più di un amico per lei: così, appena ne aveva
avuta l’occasione aveva fatto delle piccole… indagini, ecco.
Un pochino di Legilimanzia qua e
là… del tutto innocua.
Il risultato in effetti non era
dei più incoraggianti: a quanto pare la sua amata, ogni volta che lui si
avvicinava, sembrava ipnotizzata dai suoi denti.
L’attenzione di Lily sembrava
essere irresistibilmente catalizzata dalle macchie giallastre sul suo smalto e
al modo in cui il cibo si incastrava nelle irregolarità tra un dente e l’altro.
Ok, era vero, non erano il
massimo: l’assicurazione dentale compresa nel contratto di Tobias Snape
lasciava un po’ a desiderare.
Piton, tuttavia, non aveva mai
pensato che fossero un problema così pressante… almeno fino a quel momento.
Così si era recato di fretta e
furia da Madama Chips, che aveva gentilmente acconsentito a raddrizzargli e
sistemargli la dentatura.
Era quindi tornato da Lily con un
sorriso smagliante: lei non aveva fatto commenti, ma tramite un veloce esame
dei suoi pensieri si era reso conto che ora erano i capelli ad attirare la sua
schifata attenzione.
Piton si era esaminato le ciocche
allo specchio: non gli sembravano così sporche e disordinate, insomma… secondo
lui erano abbastanza nella media…
Ma non era più questo il tempo di
tergiversare: se Lily voleva dei capelli corti e puliti, ebbene, li avrebbe
avuti.
Quindi aveva precettato Mulciber
e Avery che, quella sera nel dormitorio di Serpeverde, si erano improvvisati
parrucchieri.
-Io non li taglierei troppo corti
– suggerì Avery, osservandogli la capigliatura con espressione critica –Devi
lasciare delle ciocche che incornicino il viso, così non si noterà troppo il
naso!-
Piton e Mulciber lo guardarono
perplessi.
-Che c’è?- fece Avery, sulla
difensiva –E’ vero! L’ho letto sul “Settimanale delle Streghe” di mia sorella!-
-E da quando leggi il
“Settimanale delle Streghe”?- domandò Mulciber.
Avery borbottò qualcosa sul fatto
che non era colpa sua se lo trovava sempre in bagno.
-Va bene, va bene – disse Piton
–magari non tagliare proprio tutto-
Alla fine, dopo molte prove e
alcuni ri-allungamenti della capigliatura, Mulciber gli tagliò i capelli in
modo soddisfacentemente ordinato e gradevole.
-Vi sembrano puliti?- chiese
Piton, preoccupato, rimirandosi allo specchio.
-Sì, sì! Ma scusa, tu fai tutta
questa fatica per quella… mudblood?- domandò Avery, mentre faceva evanescere i
resti delle ciocche sul pavimento.
-Non usare quella parola!- sbottò
Piton, voltandosi –Lily è… fantastica, meravigliosa e…-
Si interruppe, visto che Avery e
Mulciber ridacchiavano, dandosi di gomito e fingendo di vomitare negli zaini.
-Va bene, non è brutta, te lo
concedo – disse infine Mulciber, a cui non era sfuggita l’occhiata raggelante
dell’amico –però secondo me è più carina la sua amica, quella Mary McDonald.-
-Ah già, ti piace!- esclamò Avery
–è da anni che cerchi di uscirci insieme, ma lei non recepisce il messaggio…-
-Che razza di messaggio dovrebbe
recepire dai tuoi scherzi?- obiettò Piton –Le hai riempito la borsa di
scarafaggi a grappolo vivi qualche mese fa! E’ rimasta traumatizzata per
giorni!-
-Ma dovevano uscire e disporsi a cuore! Solo che sembrava più un
teschio. - spiegò Mulciber amareggiato –Stupidi scarafaggi….-
Seguì una pausa imbarazzata.
-Secondo noi è molto… positivo
che tu stia cercando di migliorare il tuo aspetto per lei- disse infine Avery
–solo che, ecco, non dovresti piacerle così come sei? Non sei tanto male,
credo… insomma, Goyle fa molto più schifo di te-
I tre si voltarono verso il
compagno di stanza, seduto sul letto intento a scaccolarsi attentamente,
emettendo a tratti delle puzzette soddisfatte.
-No, voi non capite – disse
infine Piton, cercando di ignorare Goyle –Lily è una persona speciale, lei vede
sempre il meglio delle persone… sta cercando di tenermi sulla via della luce, ora
lo capisco…-
-Ehm.. certo – commentò Mulciber,
scambiando con Avery un’occhiata poco convinta.
-Piuttosto… - fece Piton,
tornando a esaminarsi i capelli -Siete sicuri che siano puliti, ora?-
-Sì-ì!- esclamarono i due,
esasperati.
Piton e Lily erano sotto un
albero accanto al Lago Nero, dopo l’esame di Trasfigurazione.
I Malandrini non avrebbero dato
loro fastidio, quel giorno: quando avevano visto Piton uscire dall’aula,
avevano cambiato direzione, lanciandogli occhiate malmostose e preoccupate.
Lui aveva riso sotto i baffi: ah,
che soddisfazione vedere quei quattro scappare con la coda tra le gambe.
-Oh Sev!- esclamò Lily –Come hai
fatto ad indovinare così gli argomenti dell’esame? E’ stato davvero… ganzo!-
Ancora “ganzo”, pensò Piton,
vagamente irritato. Era almeno la centesima volta nel giro di un quarto d’ora
che Lily ripeteva quella parola. Non aveva mai notato, in passato, che lo
dicesse così spesso. Anche le sue amiche usavano continuamente quelle
espressioni dello slang giovanile.
Erano davvero fastidiose, pensò
Piton scuotendo la testa, ma per amore della sua bella avrebbe sopportato.
Lily, intanto, continuava a
parlare:- … e lei mi ha detto “No, cioè Lils, non ci posso credere che davvero
metta di nuovo la tabacchiera e il criceto” perché era già nel compito in
classe di due settimane fa, e io allora le ho fatto “Daaaai… Mary, cioè io me
lo sento troppo e poi Sevvie ha detto che…”-
-“Sevvie”?- si riscosse Piton,
sconvolto.
Lily annuì:- Sì, ora io e le mie
amiche ti chiamiamo così. Non fa morire dal ridere, cioè, non è troppo ganzo?-
domandò, con espressione entusiasta.
-Ehm… certo.- rispose lui, con
un sorrisetto tirato.
Dopodiché, Lily sembrò averne
abbastanza di parlare dell’esame di Trasfigurazione: estrasse una gomma da
masticare rosa shocking dalla borsa e cominciò a masticarla allegramente.
Un profumo dolcissimo di fragola
sintetica si diffuse nell’ambiente.
Ecco, questo lo ricordava bene,
pensò Piton. Lily aveva sempre adorato quelle gomme, le mangiava continuamente.
Ricordava quando, nella sua vita
passata, si era sentito triste e malinconico solo passando davanti a Mielandia,
e come avesse sempre evitato accuratamente i dolci alla fragola, quasi che il
loro profumo potesse riportare in vita i ricordi come una madeleine di
proustiana memoria…
Certo che quell’odore faceva
davvero schifo, pensò, prima quasi di rendersene conto.
Ora che lo risentiva, gli
ricordava il profumo dolciastro che aleggiava sempre sulle ragazzine dei primi
anni, anche loro di solito accanite masticatrici di gomme.
Una volta, nella sala comune di
Serpeverde, aveva dovuto soccorrere Millicent Bullstrode: aveva
inavvertitamente masticato una gomma magica che le aveva cementato la mascella,
impedendole di aprire la bocca. Far evanescere tutti i resti di gomma rosa e
appiccicosa dal suo apparecchio era stato un lavoro davvero noioso e
deprimente… ma la poveretta era in lacrime, non se l’era sentita di spedirla da
Madama Chips, con tutti quei Grifondoro che l’avrebbero presa in giro.
Come Direttore di Casa era
davvero sottovalutato, pensò.
Lily, nel frattempo, si era
allentata la cravatta rosso-dorata e si stava sporgendo verso di lui:
-Sai, Sev… in questi giorni ti
vedo molto cambiato… non so cosa sia…-
Piton deglutì:- Ah… davvero?-
-Sì… pensavo.. cioè, non sarebbe
bellissimo se io e te…-
Piton osservò i suoi meravigliosi
occhi verdi, sempre più vicini…
-… facessimo…-
La sua pelle vellutata
sicuramente non era mai stata così vicina alla sua…
-.. facessimo tipo coppia fissa?-
concluse Lily.
Piton sbatté le palpebre.
-Coppia… cosa…eh?- biascicò,
confuso.
Lily sbuffò: -Ma sì, insomma…
facciamo che diventi il mio tipo fisso?-
-Il tuo tipo fisso.- ripeté
Piton.
La ragazza sembrò abbattuta: -Oh…
non ti va! Io credevo di piacerti…-
-Ma certo che mi piaci!- si
affrettò a rispondere Piton. Merlino, aveva dimenticato come funzionavano i
rituali di accoppiamento adolescenziali.
-Mi piaci molto, anzi
moltissimo.- continuò – Vorrei tanto fare con te coppia… ehm, fissa. Essere il
tuo “tipo”. Fisso. Ecco. –
-Oh, Sev!- esclamò Lily,
entusiasta, e lo baciò sulla bocca.
Finalmente! Era il momento più
bello della sua vita!
Non poteva credere che dopo anni
di attesa, dolore, rimpianto ora poteva finalmente stringerla a sé, passare le
dita tra i suoi morbidi capelli ramati, aspirare il suo dolce profumo…
Nella mente di Piton passò
improvvisamente un flash dell’apparecchio di Millicent Bullstrode, ricoperto di
gomma da masticare rosa e dolciastra.
Si staccò di scatto da Lily.
-Sevvie… tutto bene?- domandò
incerta.
-S-sì, amor mio… ehm…certo…-
Tornò a baciarla. Come erano
soffici le sue labbra…
“Millicent Bullstrode!” urlò la
sua mente.
Piton si ritrasse bruscamente,
turbato.
Lily continuava a guardarlo con
espressione che passava sempre di più dal preoccupato all’addolorato.
-Non ti piaccio…- disse infine,
tremante.
-Lily, non è come pensi…ecco… è
solo che…- balbettò. Gli parve persino di vedere una lacrima balenare
nell’angolo del suo occhio sinistro.
E ora cosa si inventava?
-E’ solo che… penso che dovremmo
andarci piano. Sai, io ci tengo tantissimo a te e vorrei… sai…- “Pensa, pensa,
dai, trova una scusa, pensa Severus!” si incitò mentalmente -… darti tempo.-
Il viso di Lily si distese:- Sev!
Sei così romantico!!!- cinguettò, felice, stringendosi a lui.
-Sì… sono fatto così…- disse lui,
dandole dei colpetti poco convinti sulle spalle.
Il giorno dopo, gli studenti
avrebbero partecipato al banchetto di fine anno, per poi prendere l’Espresso
per Londra.
In Sala Grande, Piton notò che
molte ragazze lo guardavano ridacchiando tra loro.
-Che cavolo hanno quelle?-
domandò perplesso a Mulciber, prendendo posto al tavolo di Serpeverde e
servendosi di succo di zucca.
L’amico si strinse nelle spalle:
-Sarà il tuo nuovo look provocante!-
Vennero interrotti da Avery, che
prese posto frettolosamente accanto a loro.
-Ehi Severus – gli disse, in tono
cospiratorio –Ma è vero che hai già fatto la dichiarazione alla Evans?-
-Eh?- fece Piton, interdetto.
-Ha detto a tutti che le hai già
dichiarato la grande “A”, hai capito…- spiegò Avery, a disagio.
-Avada Kedavra?-
Avery gli diede uno schiaffo
sulla nuca :-“Amore”, zuccone, “amore”! Pare che tu abbia detto che è il tuo
amore…-
-Oh.- commentò Piton, facendo
mente locale –Sì, cioè, l’ho chiamata “amor mio”, una formula di affettuosa
cortesia…-
In quel momento arrivò Wilkes, un
Serpeverde del settimo anno: -Piton. Mi ha detto Stebbins di Tassorosso che hai
passato il pomeriggio a recitare romantiche poesie d’amore, scritte da te, alla
Evans… è vero?-
Piton quasi si strozzò con il
succo di zucca: -Cosa?!-
Il banchetto fu lungo e penoso:
sembrava che le sue innocenti parole fossero state completamente ingigantite, e
gli toccò sentire resoconti sempre più sdolcinati del suo presunto
irrefrenabile romanticismo.
Non che se ne preoccupasse
troppo: l’importante era stare con Lily, solo quello. Gli altri dicessero pure
tutto ciò che volevano.
Certo, non credeva che Lily fosse
così pettegola!
Alla stazione di Hogsmeade riuscì
a raggiungerla e insieme presero posto in uno scompartimento vuoto.
Piton tirò fuori dalla borsa un
numero della Gazzetta del Profeta: a quanto pareva Voldemort aveva già iniziato
a fare notizia.
-Senti Lily – esordì – Vorrei
parlarti di una cosa molto importante. Si tratta di questo Voldemort… il
Signore Oscuro. Lui è molto pericoloso e…-
-Oh sì, lo so, è terribile – fece
Lily, con espressione grave – Ma credevo che tu e i tuoi compagni Serpeverde
simpatizzaste per lui.-
Piton sospirò: -E’ complicato.
Sai, quando si viene da famiglie purosangue, oppure si hanno rapporti difficili
con il genitore babbano, è facile generalizzare e pensare che tutti i babbani
siano malvagi e pericolosi. Se ci pensi, lo Statuto di Segretezza è molto
difficile da concepire per le famiglie che…-
-Oh, Sev, non cercare di
giustificare i tuoi orribili amici! Non ti voglio più vedere attorno a quei
poco di buono!- esclamò Lily, incrociando le braccia sul petto.
-Ma Lily, cara, cerca di capire –
iniziò a spiegare Piton –Non è questo il modo per far perdere potenziali
seguaci al Signore Oscuro. Io credo invece che dovremmo stare loro vicini, e cercare
di integrarli il più possibile con le altre case… non sarebbero tanto
maldisposti verso i Mudblood se sapessero quanto possono essere simpatici e dei
buoni amici, e…-
Lily sbuffò:- No, guarda, non me
ne parlare. Io non ho la minima intenzione di diventare amica di Mulciber o
Avery, e sopportare i loro scherzi cretini! Sono malvagi e…-
-Mulciber e Avery non sono
malvagi!- protestò Piton – Hanno un umorismo insolito, è vero, ma guarda che
nel complesso…-
In quel momento Avery arrivò
davanti al loro scompartimento, correndo trafelato.
-Piton! Eccoti qua! Ti ho portato
uno Zuccotto di zucca!- annunciò, porgendogli un dolce incartato.
-Oh, grazie!- rispose Piton,
guardando eloquentemente Lily.
Che gesto gentile! Ora la sua
amata avrebbe visto quanto lui e Mulciber potevano essere premurosi e…
Non appena scartò il dolce,
questo gli esplose in faccia, inondandolo di succo di zucca appiccicoso e
dolciastro.
Appena fuori lo scompartimento,
Avery e Mulciber ridevano come matti.
-Fuori di qui! Via!- gridò Piton,
chiudendo la porta dello scompartimento.
-Oh dai, per un po’ di succo di
zucca…- protestò Avery, ma Piton tirò le tende e si risedette scocciato,
detergendosi con un veloce incantesimo.
-Hai visto Sev? Malvagi!- disse
Lily – Chi mai sarebbe così crudele da voler turbare la quiete di una coppia…-
-Era solo uno scherzo scemo!-
obiettò Piton.
-Come puoi ancora difenderli?
Sono orribili, Sev, orribili!- così dicendo, Lily si alzò e uscì dallo
scompartimento sbattendo la porta, per andare a raggiungere le sue amiche di
Grifondoro.
Nel corridoio, Avery e Mulciber
lo guardavano con espressione vergognosa.
-Scusa Piton- borbottò Mulciber,
imbarazzato – credevamo che si sarebbe fatta una risata anche lei…-
-Non fa niente. Però adesso
vorrei stare un po’ in pace, davvero- disse Piton tagliente.
Rientrò nello scompartimento e
passò il resto del viaggio in solitudine.
Una volta giunto a Londra, Lily
si allontanò per raggiungere i suoi genitori, mentre Piton abbracciava
calorosamente sua madre, un po’ sorpresa dalla pubblica manifestazione di
affetto.
A casa, Piton sopportò persino di
buon grado lo scetticismo del padre su quali prospettive di lavoro potesse
avere un possessore di G.U.F.O., tanto era contento di rivederlo.
Il giorno dopo andò a trovare
Lily, che era decisamente più ben disposta nei suoi confronti.
Lei chiacchierò instancabilmente
sugli ultimi pettegolezzi di Grifondoro (Alice usciva con Frank Paciock!
“Seriamente”!), e iniziò a illustrargli i piani per l’estate.
-Allora, intanto dovremmo
assolutamente uscire con Alice e Frank, e forse vedere Sirius e Mary e…-
-Sirius? Intendi Black?-
interloquì Piton.
-Sì sai, probabilmente ci sarà
anche Potter, loro escono sempre con le mie amiche e visto che siamo una coppia
fissa ora…- continuò Lily, incurante dell’evidente sconcerto
dell’interlocutore.
-Io non ho nessuna intenzione di
uscire con Potter e Black!- protestò questi.
Lily alzò gli occhi al cielo: -Ma
Sev…daaaai! Cioè, loro sono… ganzi, davvero. Dovete solo sforzarvi un po’ e
andrete d’amore e d’accordo, e poi noi Grifondoro…-
-Pensavo che avremmo potuto
vedere Avery e Mulciber ogni tanto.- suggerì Piton.
Un’espressione molto indispettita
si dipinse sul volto di Lily:- Credevo che fossimo già d’accordo su questo. E’
ora che lasci perdere i tuoi amici malvagi e le Arti Oscure, Sev! Tra l’altro,
tutti quei libri orribili che hai a casa… sai, io credo che dovresti buttarli.-
Piton inorridì:- Ma sono di mia
madre!-
Lily fece un gesto infastidito
con la mano:- E a che le servono, scusa? Le faresti un favore secondo me. E poi
dai, cioè, sono troppo… brutti, e le Arti Oscure non sono ganze per niente…-
Mentre Lily continuava a parlare,
Piton rifletté a lungo.
C’era forse una morale in tutta
questa storia?
-Lily – disse infine dolcemente,
interrompendo una sua tirata sulla cotta di Mary McDonald per Sirius Black –
Sai, forse questa storia della coppia fissa non è tanto una buona idea.-
-Ma…Sev!- boccheggiò Lily,
stupita –Perché no? Cioè… tu adesso sei… pulito, e presentabile e… hai sempre
avuto una cotta per me!-
Piton le prese una mano:-Lo so,
lo so. Sei una persona fantastica Lily, e ti vorrò sempre molto bene. Però…-
allargò le braccia, in un gesto di impotenza –Non credo che possiamo stare
insieme, come coppia-.
-E’ perché sei un Serpeverde
immerso fino al collo nelle Arti Oscure! Non vedi l’ora di raggiungere
Voldemort e diventare anche tu un Mangiamorte! Ormai tu hai fatto la tua
scelta, non è così?- lo accusò lei.
Piton sorrise, e si sporse a
baciarla sulla fronte:- Sì, Lily. Ho fatto la mia scelta. –
Si alzò e si diresse verso la
porta.
-Ma…?!-
Non credeva a quello che stava
per dire.
-Hai mai pensato di dare una
possibilità a James Potter?- sospirò infine –Tutto sommato, credo che sareste
una bella coppia. -
Lily si limitò a fissarlo,
interdetta.
Piton uscì da casa Evans senza
guardarsi indietro e si diresse verso il piccolo parco di Spinner’s End.
Non fu sorpreso di trovare una
delle altalene occupate da una figura familiare.
Questa volta, la ragazzina
leggeva avidamente un grosso tomo che aveva tutta l’aria di essere un
dizionario.
-Ciao- la salutò Piton, sedendosi
sull’altalena accanto a lei.
-Eilà.- rispose lei, alzando gli
occhi dal libro –E’ passata una settimana. Come è andata?-
-Mah, sai- rispose Piton,
stringendosi nelle spalle –Così così.-
Rimasero in silenzio per qualche
istante.
-Se io rimanessi qui, dovrei
rivivermi tutto, vero?-domandò Piton- Voldemort, la guerra… Silente…- disse,
con una smorfia.
La ragazza annuì:- Mi sa di sì.
Non è cambiato nulla, a parte te.-
Piton chiuse gli occhi,
assaporando per qualche momento il fresco vento estivo sul viso.
-Sai, tutto sommato credo che non
sarebbe male scoprire cosa c’è.. dall’altra parte.- disse infine –Non che non
apprezzi l’opportunità che mi avete dato! Insomma, sono molto grato, è solo
che…-
-Ah, lo so, non ti preoccupare. -
lo interruppe la ragazza - Capita a un sacco di gente!-
-Succede spesso?-
-Oh, continuamente! Vai
tranquillo, davvero.- rispose,
sfogliando distrattamente il dizionario.
Piton la guardò attentamente, per
la prima volta.
-Ma tu chi sei, comunque?-
domandò, alzando un sopracciglio.
La ragazzina lo guardò, con
espressione indulgente:- Suvvia, Severus… credo che tu sappia benissimo chi
sono.-
Gli sorrise, e per un attimo
sembrò più matura, anzi vecchia, persino… antica.
La consapevolezza attraversò
Piton come una lama gelida.
-Oh. Certo. Quindi tu…?-
Lei annuì:- Già.-
-Be’…ti immaginavo diversa, devo
ammettere. -
-Non sei la prima persona che me
lo dice- rispose lei stringendosi nelle spalle.
-Credevo… sai, il teschio, la
falce…-
-Oh, quella!- esclamò lei con una
risatina frivola –Non la uso da secoli!-
Poi gli posò gentilmente una mano
sul braccio:- Sei pronto, adesso?-
-Credo di sì. Sì. - rispose Piton
nervosamente –Ma tu lo sai cosa mi aspetta?-
La ragazza gli rivolse un ampio
sorriso rassicurante:- Rock’n’ roll.- disse semplicemente.
Ci fu un rumore delicato, come di
un piccolo schiaffo.
Poi rimasero solo due altalene,
che dondolavano vuote nella brezza estiva.