eric
Dopo lunga e attenta valutazione, ho pensato che mettersi in gioco anche su questo campo non mi avrebbe fatto male, dopotutto :)
Mal che vada,
questa storia resterà qui, dimenticata, ma io potrò dire
di averla pubblicata e ne sarò ugualmente felice.
E' una one shot,
come potete vedere; l'ho scritta molto velocemente, di getto, ma mi
è costata non poca fatica! E se la leggerete, allora
vorrà dire che avremo qualcosa in comune :). Magari fatemi
sapere se vi è piaciuta oppure no!
Per informazioni, varie ed eventuali, ho scritto un piccolo paragrafo a parte in fondo alla storia. Skippate un momento la shot se prima volete saperne qualcosa di più sui protagonisti :)
Ciao!
A Paul, per sempre vivo nella mia memoria
BATTITI
A volte le fa paura.
Sentirlo andarsene in bagno per un tempo che sembra infinito.
Potrebbe non tornare mai più, e invece dopo chissà quanti
minuti, pochi, tanti o troppi che siano, è sempre accanto a lei,
di nuovo, e tutto torna alla normalità.
Non avrebbe mai immaginato di avere così tanto bisogno della normalità, non a 22 anni.
I suoi occhi sono spalancati nel buio, in attesa, e le orecchie sono tese per cogliere qualsiasi eventuale rumore anomalo .
Sa che è malsano ed inutile fare così tutte le notti, ma
è più forte di lei, non può farne a meno.
Se lui la vedesse in quella posizione, spiritata, con le lenzuola che
la coprono fino alla vita e le gambe pronte a scattare sul pavimento e
correre, le riderebbe in faccia divertito.
La birra gli ha riempito la pancia, decisamente.
Detesta interrompere il sonno per fare pipì, ma non ce la faceva davvero più!
Tira lo sciacquone con un piccolo sospiro di sollievo e si volta verso
il lavandino per lavarsi le mani e la faccia, la sente tutta
stropicciata.
Ci sono dei momenti in cui il suo riflesso un po’ lo stupisce, perché stenta a riconoscerlo.
Momenti come questo.
Di quella grossa testa voluminosa e riccioluta è rimasto ben
poco, ed è la cosa che gli da più fastidio: lui adora i
suoi capelli, non vede l’ora che si decidano a tornare, magari
più vaporosi e ribelli di prima. Maledetta chemio.
Il viso è un po’ scavato e pallido, ma deve riconoscere
che la terapia avrebbe potuto ridurlo molto peggio; è solo
dimagrito di qualche chilo, può recuperarlo come meglio vuole
appena i dottori gli daranno il via libera, così finalmente
potrà tornare a cucinare come si deve, a mangiare come si
deve… Sua madre freme con i mestoli in mano, lo sa benissimo!
Paul si scruta innocentemente, senza alcuno spirito critico, si passa
una mano sul volto assonnato, sulla testa rasata, poi la abbandona sul
collo, e solo allora si lancia un’occhiata vagamente contrariata,
come se volesse rimproverarsi.
Si sente in colpa, anche se sa che niente di tutto ciò che è in quel momento dipende dalla sua volontà.
È ancora piuttosto forzuto, ma le braccia da qualche tempo a
questa parte hanno perso un po’ del loro vigore, così come
i pettorali, che però incorniciano quella cicatrice di cui lui
va fierissimo: prende lo sterno e lo divide in due, in un segno
rossastro che gli rimarrà per sempre impresso nel corpo come
nella mente.
Non aveva paura, quel giorno; era tranquillo, sereno, in pace con il
mondo, più che disposto ad accogliere un cuore nuovo.
Ha più paura adesso, casomai: le cose si stanno stabilizzando,
tutti sono ottimisti, e lui ha paura di trovare il giusto equilibrio
per poi non riuscire a mantenerlo.
È stanco, parecchio stanco, e si vede.
Anche Carrie lo ha notato, ma è stata molto comprensiva, gli è stata vicino e lo ha aiutato a superare ogni cosa.
Come avrà fatto?
Paul smette di pensare e si regala una bella sciacquata al viso per poi spegnere la luce del bagno e tornare in camera da letto.
Fa finta di dormire, chiude immediatamente gli occhi, anche se sa che al buio non può vederla.
Grazie a Dio è tornato.
Fa per riconcentrarsi sul proprio sonno, troppo leggero negli ultimi tempi, quando sente che un braccio le circonda la vita.
E allora sorride e non pensa a nient’altro.
Si gira sull’altro fianco e con le braccia si avvinghia al busto di Paul, come se stessero per portarglielo via.
Si rifugia con il viso contro il suo torace e sospira contenta:
è il suo uomo, sta bene, è bellissimo, non lo cambierebbe
con nessun altro al mondo.
Che ore saranno? Le quattro del mattino? L’alba? O ancora l’una?
Lo sente ridacchiare piano, forse sorpreso dall’abbraccio.
“Non dormi?” le domanda retorico.
Carrie sistema meglio la guancia destra contro il suo petto, percepisce
il leggero solletico dei peli, e sussurra in risposta: “No, non
ce la faccio…”
Esatto, non ce la fa.
In tre minuti è passata dai pensieri più pacati a quelli più terribili.
Ha prima provato a tranquillizzarsi, a pensare che era solo andato in bagno.
Un istante dopo lo ha immaginato svenuto, magari con il cranio fracassato contro un mobile.
La stringe forte e sospira.
Carrie si sente avvampare tra le sue braccia: è come se non
avesse mai smesso di suonare, ha dei muscoli niente affatto da buttar
via, nonostante tutto.
Paul vorrebbe mettersi a urlare per la frustrazione ogni volta che si
abbracciano in quel modo: sono due mesi che non fanno l’amore, e
la cosa sembra quasi inconcepibile per lui, lo fa sentire ancora
più in colpa.
Lei è quanto di più magnifico gli sia mai capitato nella
vita: è bella, giovane, spontanea, intelligente, premurosa.
E lui si sente così vecchio di fronte alla sua freschezza, le sue forme, la sua forza…
Gli viene da piangere; strano da parte sua, ma all’improvviso
sente le lacrime arrampicarsi su per i suoi occhi. Li stringe,
determinato a non lasciarsi andare…
… Li riapre a causa della lampada da notte accesa.
Nel tentativo di fissare la luce, gli si richiudono, ma è solo
questione di attimi prima che ci facciano l’abitudine.
Si gira dall’altra parte e Carrie è accanto a lui, spettinata e con lo sguardo vispo.
“Tanto neanche tu dormivi, no?” se ne esce, fingendo impertinenza.
“Prima o poi dovremo ritingerlo, questo soffitto…”
“Dici?”
“Sì, da qualche giorno mi sembra… non so, meno bianco…”
“Io mi preoccuperei, fossi nei tuoi panni!”
“Perché?”
“Perché hai vent’anni e ti tormenti per un soffitto mentre sei a letto con il tuo convivente!”
“Scusa tanto se mi preoccupo per la tua casa, in cui però abito anche io!”
“Sì, ma dovrei essere io quello che nota certe sottigliezze…”
“E perché mai?”
“Perché sono il proprietario di questo appartamento e
perché… ho l’età adatta per farlo!”
“Quarant’anni. A quarant’anni tutti gli uomini
sviluppano un acceso interesse per le pareti della propria casa, hai
ragione. Se fosse davvero così, nessun quarantenne farebbe
sesso!”
“Troppo occupati a diventare apprendisti imbianchini, eh?”
“Paul, non so neanche come ci siamo arrivati a questo discorso!”
Si mettono a ridere di loro stessi, neanche due bambini saprebbero fare di meglio.
Carrie se ne sta semisdraiata contro la testata del letto, Paul ascolta
con un orecchio le vibrazioni del suo petto che ride con lei, mentre
è accoccolato sul suo seno.
Ad un certo punto però le risate sfumano gradualmente e il silenzio cala su entrambi.
Soprattutto su di lui.
La ragazza gli accarezza la testa , gli bacia una tempia e mette una mano sulla sua.
“A cosa pensi?”
Paul fissa quella manina curata e candida sulla sua, nerboruta e con tanti peli a partire dal polso.
Poi risponde calmo: “A niente… solo che a volte ho paura, tutto qui…”
Carrie sente che stanno per scoppiare a piangere entrambi, ma lei vuole
resistere; si morde il labbro inferiore e deglutisce, ricacciando
indietro le lacrime.
Dio, è incredibile quanto sia forte, anche quando mostra le sue debolezze.
Torna a baciargli la nuca con devozione e sposta la mano sul suo petto per poi percorrergli la cicatrice con un dito.
“E’ normale avere paura…” gli bisbiglia con un
sorriso “Ma tu sei forte. E non sei solo. Lo sai, vero?”
Lui annuisce e ribatte con la voce lievemente spezzata dalla
commozione: “Sì, lo so… e so anche che tu potresti
avere di meglio alla tua età…”
Gli ha sentito fare questo genere di discorsi per quattro anni filati;
inizialmente la spaventavano molto, perché si sentiva come
rifiutata da lui…
Poi aveva imparato: si sentiva insicuro, quello era il suo modo di
manifestare le sue paure di fronte alla loro differenza
d’età.
Adesso non dà loro molto peso, si limita a considerarli i vaneggiamenti di un uomo che si sottovaluta troppo.
“Fatti gli affari tuoi, so io quale uomo
scegliermi…” lo ammonisce scherzosamente prima di
accennare una punta di solletico sul suo punto-vita, cosa che lo fa
ridere, di nuovo, e per lei non esiste suono migliore della sua bella
risata, forse seconda solo al suono della sua batteria.
Parlano fino allo sfinimento, fino a che Carrie non fa caso ad un
minuscola punta di sole che fa capolino dalle imposte chiuse della
camera da letto; non dice niente a Paul, lo lascia parlare, sbadigliare
e gesticolare beato tra le sue braccia.
Lo ascolta, lo rassicura, lo prende per mano, è la sua
guardiana, e per la prima volta nessuno dei due, lui per primo, avverte
i 19 anni che li separano.
In un momento di silenzio assoluto lui solleva il capo e si gira a guardarla.
Com’è bella la sua Carrie.
I capelli sciolti, il viso stanco ma sereno, gli occhi lievemente rossi per la veglia.
Sembra molto più grande dei suoi 22 anni.
Non ha paura di niente, è lì a proteggerlo, a dirgli che va tutto bene.
E lui si fida ciecamente dei suoi occhi blu.
Carrie si rilassa nel guardare il suo uomo.
Riesce per un attimo a dimenticarsi del resto, a focalizzare tutta se stessa esclusivamente su loro due.
Chi è mai quell’uomo che se ne sta rannicchiato sul suo
grembo, che resiste al male che lo affligge con una dignità ed
una voglia di vivere sovrannaturali?
È un vecchio saggio che ne sa una più del diavolo o un
ragazzino incosciente che le prova tutte pur di riuscire nel suo
obiettivo?
Non lo sa, non le importa.
È suo, la sta guardando, e tanto basta.
***
Paul Charles Caravello (12/07/1950), conosciuto artisticamente come Eric
Carr, se n'è andato il 24 Novembre 1991 dopo una lotta di 7 mesi contro
una rara forma di cancro al cuore, contrastata da un trapianto che però
è avvenuto tardi e che non gli ha evitato due gravi emorragie cerebrali
a due mesi dalla morte. Aveva 41 anni. E' morto senza mai perdere
alcuna speranza di guarire, pur essendo rimasto paralizzato nella parte
sinistra del corpo dopo la prima emorragia.
Dopo 15 anni da
batterista delle più disparate band locali di Brooklyn - dove
è nato - è stato preso nel 1980 nei KISS, che gli hanno
conferito il make up della Volpe (The Fox - make up che ha portato per
3 anni, finché il gruppo non ha rinunciato al trucco). Al
provino aveva suonato e cantato "Shandi", sempre dei KISS ovviamente.
Carrie
Stevens è stata la sua fidanzata dal 1988 fino alla sua morte. Aveva 22
anni quando Paul se n'è andato; oggi è sposata e con figli; come avete
potuto vedere nella citazione, conserva un ottimo ricordo di Paul, così
come fanno tutte le persone che lo hanno conosciuto.
Il funerale
di Paul fu reso pubblico e quello fu uno dei rari momenti in cui milioni
di persone riuscirono a vedere sia Gene Simmons che Paul Stanley in
lacrime; a preservare musicalmente la sua memoria ci ha pensato
soprattutto quello che allora era il chitarrista elettrico dei KISS,
Bruce Kulick, che ha fatto pubblicare un album postumo di Paul, cantato e
suonato da lui, intitolato "Rockology". Oltre che colleghi affiatati, i
due erano molto amici (ed erano buffissimi insieme, perché Bruce al
tempo era un chiodo lungo 2 metri, e accanto a lui c'era Eric con una
testa piena di capelli e le gambette corte).
Non starò a dirvi
che persona, che uomo e che artista fosse Eric/Paul. Sono state scritte e
dette tante cose su di lui, lascerò che la curiosità vi porti a
documentarvi e a stupirvi. Vi voglio solo lasciare... un accenno,
diciamo così, di quello che era! In questo link lo vedrete in ospedale,
tre giorni dopo il trapianto di cuore... www.youtube.com/watch?v=fMzSZlw6muQ (e per chi se lo stia chiedendo, sì, era un piccoletto, solo un metro e 71!)
La
frase utilizzata da Carrie per parlare di quello che è stato il suo
fidanzato per 4 anni mi ha fatto molto riflettere e mi ha dato modo di
sfogare al meglio tutti i buoni sentimenti che provo nei confronti di
una persona, di un artista che non ho mai conosciuto... ma che
personalmente mi ha lasciata disarmata e in lacrime. Tanto per darvi
un'idea di quanto io lo stimi e di quanto poco senso abbia avuto la sua
morte.
Spero con questa storiellina non di avervi "contagiati"
con la KISSmania o la Ericmania (lungi da me ogni sorta di fanatismo!),
bensì di avervi toccato un minimo il cuoricino <3, così come Paul
sapeva fare con i suoi collaboratori, i suoi fans, i suoi amici, i suoi
affetti in generale.
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