Ciao
a tutti :)
Questa
storia è il risultato di un esperimento (test) scolastico di
Italiano, in prima commercio.
Il
professore ci aveva lasciato scegliere tra tre argomenti (che adesso
non ricordo) e due foto.
La
prima foto presentava due gattini che giocavano, e la seconda (quella
scelta da me) era la foto di un bambino che spingeva una bicicletta con
in spalla una mitragliatrice.
Mi
ricordo che quell’immagine ha attratto la mia attenzione e la
mia fantasia in modo molto forte.
Ho
deciso di pubblicarla perché mi piace molto ed è
piaciuto anche al professore (che infatti mi ha dato 6, che in svizzera
è pari all’ottimo), così ho pensato di
dividerla con voi.
Spero
che vi affascini come ha affascinato me, nonostante
l’abbia scritta :):)
Buona
lettura.
*_*_*_*_*_*
La guerra di Mikal
Mikal
stava ritornando a casa, portando la bicicletta di fianco a
sè e il mitra in spalla.
La strada percorsa era
molta e quella da percorrere altrettanta, c’era molto tempo
per pensare …
Si ricordava i giorni
in cui si sentiva al sicuro ed era felice, la felicità che
si prova da bambini, quella del non sapere e del non vedere …
La
guerra era iniziata anni prima della sua nascita, la sua famiglia si
era spostata molte volte per scappare da essa.
Ma
alla fine li ha trovati e non li ha risparmiati, lui si ricordava le
urla della sua famiglia e dei vicini, le bombe e il viso di sua sorella
Yanga, sporco di fuliggine mentre cercava di salvarlo.
Sua
sorella … nel corso degli anni il solo pensare il suo nome
gli provocava enormi fitte di nostalgia, ma non ora, adesso stava
tornando da lei, a casa.
I
ricordi sommersero Mikal: a otto anni era scapato dal rifugio in cui
Yanga lo aveva portato dopo la strage dei loro genitori .
Si
era intrufolato tra i soldati, che, nel bel mezzo della guerra non
potevano accorgersi di lui.
Si
ricordava l’euforia di combattere contro coloro che erano il
male e la cattiveria …
Era
bastata una piccola pausa per far passare l’eccitazione dal
volto del bambino: troppi
cadaveri, il sangue che si mischiava con il fango, le urla.
Mentre
camminava Mikal si ricordò di come tutto quello gli fece
capire che non avrebbe mai
più potuto sorridere, non dopo tutto quello!
Non
si era ritirato, non era tornato da sua sorella, non poteva essere un
soldato lo sapeva, ma se stava attento poteva dare una mano senza che
lo cacciassero.
Aveva
visto molte guerre, troppe, e non aveva mai più gioito.
Erano passati cinque anni, lunghi e dolorosi. Ma adesso lui non voleva
più combattere, voleva tornare da Yanga, al rifugio con
tutti gli altri.
Avrebbe
insegnato loro a combattere e ai piccoli avrebbe insegnato a non esultare della guerra e del
dolore altrui.
Lasciava
il campo di battaglia, ma senza vergogna, anche se nessuno lo aveva
visto, lui aveva
combattuto per chi voleva bene.
Ma la verità
è che in molti si chiederanno dove sia finito il piccolo
soldato che li aiutava in battaglia, ma che nella pause si dileguava,
colui che per loro non aveva nome ma onore.
Fine
Spero davvero
che vi sia piaciuta :)
Un bacione :):)
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