Yeesha si vota
all'inazione affinché le scelte di chi intraprende la Cerca
siano
radicate e sincere.
Non
rischia. Non si espone. Ma osserva infinite iterazioni dello stesso
ciclo di fallimenti senza poter allungare una mano e dire “si
fa
così”. È certa di essere sconfitta e sa
che lo crede anche la
persona che ha perso ogni granello della sua fiducia. Forse una
doppia negazione...
Altresì: Yeesha, sull'orlo di una
crisi di nervi, ha finito gli insulti da autoinfliggersi e si reca al
distributore automatico.
Altresì: racconto figlio illegittimo
di una malsana fissazione per Esher (voglio dire... Gehn? Saavedro?
Veovis? No. Esher), di un prompt serio e molto bello come “Impegnarsi
vuol dire soprattutto rischiare. Non solo la vita, ma la propria
serenità” per il COW-T e
di un prompt vaccaro come “Bibite” in BDT. Amen.
Disclaimer: Gli
avvenimenti narrati sono frutto di fantasia. Non intendo dare
rappresentazione veritiera del carattere delle persone descritte
né
offenderle in alcun modo. Se possibile, anzi, il tutto è da
intendersi come tributo di affettuosa stima.
Per farsi dire le verità a rovescio
La vide arrivare da oltre l'ampia
vetrata sporca della villa. Strascicava ogni passo attraversando il
terreno che ne componeva il parco, ora ricoperto di sterpi. Non si
scomodò ad aprirle: la porta era scardinata e marcia, in
rovina come
il resto di quell'Era. Era un miracolo che le grandi arcate di
metallo e vetro che lo sovrastavano non fossero ancora crollate
durante i secoli di abbandono, ma i piloni reggevano e tanto gli
bastava: il bollitore trovato fra le macerie della cucina funzionava
con poco più di un fischio, l'imbottitura di qualche cuscino
era
rimasta intatta e Esher non aveva bisogno d'altro per poter dire di
sentirsi a casa. Casa di qualcuno, almeno. Ma con il lungo esilio
aveva imparato a non curarsi dei dettagli.
Non si alzò a salutarla, rimanendo
accucciato sul pavimento vicino al caldo del bollitore, ma si chiese
perché non fosse apparsa fin da subito in mezzo al salone,
non
essendoci dubbi sul fatto che sapesse benissimo dove l'avrebbe
trovato. Nulla sfuggiva a quella donnetta arrogante e ai suoi
schiavi. Sospirò per l'invidia, incrociando le braccia
dietro alla
testa.
“Lealb'ro?”, la sentì chiedere
alle sue spalle. Si era fermata a decifrare l'odore acre del liquido
in ebollizione.
Esher prese una tazza dal mucchio di
stoviglie che aveva recuperato e la riempì fino all'orlo.
“Una mezzosangue acculturata. Hai
fatto i tuoi compiti?”
Non lo degnò di una risposta. Si
sedette a gambe incrociate di fronte a lui, prese una ciotola dalla
stessa pila e se ne servì una mestolata, restando a
scrutarlo in
silenzio con le mani a coppa sotto quel coccio, simmetrica da
sembrare una statua.
“...corretto”, commentò infine con
una smorfia.
“Cos'è, non lo reggi?”
Yeesha si rigirò la ciotola fra le
mani, osservandone fattura, decorazioni, imperfezioni.
“Cordiale come sempre, vedo”,
ritentò Esher, scontrandosi con un muro di silenzio. Gli
aveva
imposto la sua presenza e restava lì ad aspettarlo senza
spiegazioni. Tipico.
“Vien da pensare che ti piacciano
questi incontri, donna.” Rise da solo. “Se sei
venuta per il
bollettino, ha passato Todelmer.”
“Ho le mie
fonti.”
“Chiaramente. Mi scusi, Sua Altezza, dimenticavo. 'Vai
qua, controlla là, fai esplodere questa stella, riavvolgi
una
galassia'. Molto pratico.”
“Io non ordino.”
“Non ti sporcheresti mai le mani. Ma
manipoliamo allo stesso modo, tu e io. O pensi che il tuo metterti su
un piedistallo sia diverso? Che sbatacchiare le tue preziose alucce
per farti bella non costringa la gente a mettersi al tuo
livello?”
“È ...” Strizzò gli occhi e
si
coprì con una mano la tempia tatuata. “Diverso. La
vera guida
agisce nel buio. Crea un vuoto, ma non lo riempie. Non che mi aspetti
che tu capisca.”
“Non che m'importi. Ma a proposito di non
capire, sai cosa non possono vedere le tue fonti? Cosa non capiranno
mai? Il luccichio nei suoi occhi.”
Aveva guadagnato la sua attenzione.
“Su Todelmer bramava il cielo.
Tahgira? Accarezzava le tombe. Hai mai accarezzato le tombe della
nostra gente, bastarda di D'ni? Studiava le nostre macchine per
vederle in moto, non per oltrepassare un ostacolo. 'La gloria delle
Ere' lo mette sull'attenti. È mio, Yeesha, non so
perché tu l'abbia
scelto ma è stato mio fin da quando ha messo piede in
Città.”
E prendeva a fissare il muro con quel
suo piglio nobile e vuoto e sacrificale stampato sul muso, una faccia
che avrebbe dovuto prendere a schiaffi al primo accenno di Cerche o
Restaurazioni.
“Rappresento tutto quello che cerca.
La Stele è mia.”
Sentiva di avere potere su di lei.
Poteva conficcare il coltello e girarlo fino a ottenere un risultato
– foss'anche solo che si mordesse a sangue il labbro, Esher
sapeva
di avere colto nel segno. La ragazzina eterea era scesa di un gradino
e gli teneva compagnia fra i mortali.
“Non puoi saperlo.” Le tremava la
voce.
“Lo scopriamo insieme? Io dico che
vinco.”
Ma giocare con la preda è stimolante
fintanto che la preda è viva. Yeesha incassava e taceva, mai
del
tutto uscita dai mondi che turbinavano dentro la sua testa. Voleva
chiederle cosa la spingesse a cercare la sua compagnia, ma avrebbe
significato accettare che, in fondo a tutto, la scelta e l'azione
giacevano nelle mani di lei.
La loro attesa era ancora lunga prima
che venisse stabilita la fine delle Ere.
Esher si alzò e si diresse verso
l'insieme di sacchi e scodelle che chiamava dispensa. Prese due
bottiglie, ne miscelò il contenuto in una caraffa sbreccata.
“Vuoi?”
Yeesha allungò la sua ciotola.
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