Capitolo 15
Victoria guardava preoccupata la figlia dalla finestra della sua
camera.
Fino a quel momento non si era mai dovuta dare pensiero per Amelia, ma
adesso era seriamente preoccupata. Per tutti e due mesi che erano
passati da che si erano ritrasferite a casa loro, la figlia era
diventata un‘altra persona. In un primo momento aveva
attribuito la causa al dolore che provava, ma la gamba adesso era
pressoché guarita eppure il suo atteggiamento non era
cambiato. Non che si comportasse in modo strano o avesse un brusco
atteggiamento, era solo che era diventata pensierosa e solitaria e
spesso la madre notava quanto fosse tesa, pronta a scoppiare alla
minima scintilla. Spesso si sedeva accanto alla finestra a ricamare o
faceva passeggiate aiutandosi con il bastone e non rientrava fino al
tramonto. Con loro e, soprattutto, con i bambini si mostrava gaia e
attenta ma il sorriso scompariva subito e la fronte tornava ad
aggrottarsi. Qualcosa di importante era successo nella vita della
figlia, ne era più che sicura.
“Cosa guardi?- la cognata si era avvicinata alle sue spalle e
si era messa ad osservare anche lei la nipote- Ah. Te ne sei accorta
anche tu! È più grave di quanto pensassi,
allora”
Victoria si volse indignata e si mise le mani sui fianchi:
“Bhe, cara, è difficile non notarla. Se ne sta
lì come se tutto il destino del mondo fosse sulle sue
spalle!
Si sa qualcosa? - la cognata scosse la testa - E lei sembra non
aspettarsi niente! Non si riesce a tirarle fuori niente! Maledetta
cocciutaggine irlandese, è come suo padre. Non si riusciva a
cavargli fuori un bel niente dalla bocca”
Charlotte si pentì per l’ennesima volta per aver
raccontato alla Contessa delle sue impressioni, o meglio, adesso doveva
dire speranze, che aveva sviluppato sulla relazione tra la nipote e
l’evanescente Duca. Non aveva avuto nessuna conferma neanche
da Amy che era riuscita a destreggiarsi abilmente tra le scaltre
domande sue e della madre.
Victoria aveva preso l’ipotesi molto seriamente e come un
dato di fatto e adesso vedere che tra i due non c’era la
minima comunicazione la faceva andare in bestia.
La Signora Stevenson le mise una mano sulla spalla per calmare il suo
furioso andirivieni. “Può essere che ci siamo
sbagliati, Vick. Magari hanno solo giocato un po’. Poteva
essere solo un’amicizia”
Victoria, mordicchiandosi le labbra, rispose: “Vero. Resta il
fatto che mia figlia è cambiata. Non so dirti
perché, ma sono sicura che sia successo qualcosa!”
Charlotte annuì ed andò a sedersi in una delle
poltrone che si trovavano nella stanza:
“Cos’è che ti turba veramente? Tu non mi
stai raccontato tutto”
Dopo alcuni secondi e diverse tiratine al vestito di lino, rispose:
“Grant mi ha scritto che presto lascerà il suo
incarico ed ha deciso di ritirarsi nella sua proprietà in
Irlanda. Dice che non sopporta più Londra e la sua
società con i suoi segreti. Vuole portarmi là con
lui. Vuole sposarmi”
“Questa volta sembra una cosa seria. Cosa vuoi
fare?”
“Penso che, per la prima volta nella mia vita, non sto
rincorrendo qualcosa. Mi sento tranquilla e contenta. Sai, Lotte, Grant
è l’ultimo uomo di cui avrei pensato di potermi
innamorare. Non propriamente un bell’uomo, né
brillante in società. Per la verità è
assolutamente impossibile. A volte rasenta la maleducazione e
l‘irrazionalità.
La verità è che lo sposerei oggi stesso.
In quest‘ultimo mese Londra mi ha disgustata. La mia Londra,
Lotte!
Solo che c’è Amy. Non può venire con
noi in Irlanda, anche se a Grant farebbe piacere. È troppo
giovane, ma non può rimanere neanche qua in balia di
quell’arpia di sua zia. - sapendo che la cognata stava per
prendersi carico della nipote la prevenì - Non
potrà vivere con voi, siete già troppi quelli che
siete e vista la velocità con cui vi riproducete non vi
fermerete qua. Io speravo che, insomma, anche lei si fosse sistemata.
Che fosse contenta. Immaginati, Lotte, che splendidi bambini che
nascerebbero e che splendida e giovane nonna sarei io!”
“Forse ho la soluzione, ma ne dovrai parlare con
lei”
Da più di un’ora Amelia era seduta con lo sguardo
fisso davanti a sé. Tutte le sere da ben due mesi rimaneva a
fissare il vuoto riflettendo e cercando di rimettere sulla giusta
strada la sua vita che aveva preso una piega che non riusciva
più a gestire. Tutto quello che era stato ordinato e
programmato adesso era confusionario e impossibile da prevedere. Con le
gambe incrociate e le mani sulle ginocchia rigirava i suoi problemi
cercando di comprendere sentimenti ed eventi, cercando di pianificare
il futuro e ordinare il tutto in modo più soddisfacente
possibile.
Le era impossibile.
Molto carino da parte
sua mettermi in questo guaio e poi lasciarmi sola!
Voleva scappare da quella situazione ma ormai le era impossibile,
così aspettava il momento in cui tutto si sarebbe risolto da
solo.
Sentì bussare e rilassò la mascella che aveva
involontariamente contratto e allungò davanti a
sé le gambe. Victoria entrò in uno svolazzo di
pizzi.
Amelia osservò bene la madre e per la prima volta si
rammaricò di non essere come lei. Elegante in qualsiasi
circostanza e così sicura di sé da affrontare
qualsiasi cosa. Una donna del genere avrebbe saputo cosa fare e,
soprattutto, non avrebbe lasciato andare via il padre delle proprie
figlie!
Amy trattenne la risata isterica che le stava salendo alle labbra.
Stava decisamente impazzendo.
“Ti disturbo, cara?- al suo accenno negativo, andò
ad appollaiarsi anche lei sull’alto letto- Ho qualcosa da
dirti o, meglio, da chiederti”
Il bel viso era preoccupato ed il labbro inferiore veniva tormentato
dai denti nello stesso modo in cui lei tormentava il suo.
Mia madre si risposa,
ormai l’ho capito. Ed è felice. Ogni suo sguardo,
ogni suo gesto lo dimostra.
Ce ne dovremo andare.
Dovrò gestire la situazione da Londra.
“Amelia, ho ricevuto una lettera …- la figlia le
prese la mano e cercò di rivolgerle il suo sorriso
più felice- Mi ha chiesto di sposarlo, Amy, e di andare a
vivere con lui in Irlanda”
Il sorriso della ragazza sparì.
“Non gli ho ancora dato una risposta. Pensavo che fosse
giusto chiedere prima a te. Non sono stata una madre esemplare e non mi
sento in diritto di sradicarti dalla tua casa senza che tu, almeno,
possa dire qualcosa a riguardo.”
“Gli volete bene?”
Victoria annuì ed ad Amelia si mozzò il respiro
nel tentativo di trattenere le lacrime. Solo una ne sfuggì
ma la gola era in fiamme e respirare era pressoché
impossibile.
È finita!
La madre abbracciò la figlia e la cullò cercando
di calmare quello sfogo improvviso goffamente. Fino a quel momento non
aveva dovuto mai consolare nessuno: “Amy, adori
così tanto questa casa? Hai così bei ricordi da
reagire in questo modo?”
Amelia scosse la testa cercando di rispondere ma l’unica cosa
che riusciva a fare era aggrapparsi sempre più convulsamente
alla veste da camera della madre.
Non era la casa o la responsabilità della tenuta. Le sarebbe
dispiaciuto lasciarla, certo, ma non era questo ad averla ridotta
sull‘orlo di un pianto isterico.
Era la frustrazione accumulata ad averla ridotta in quel modo, il
fallimento di tutti i suoi progetti e la sistematica demolizione delle
sue speranze.
Piano piano si chetò ma non volle sollevare la testa del
grembo della madre. Alla crisi era subentrata la vergogna.
Victoria sollevò delicatamente il viso a sua figlia:
“Vuoi dirmi cosa è successo mentre non
c’ero?”
“Non posso- non c’era motivo di negare che ci fosse
qualcosa, non era mai stata brava a nascondere dei segreti - Non
posso”
“È qualcosa di grave? Si può
sistemare?”
“Sì, ma non adesso. Mamma vi giuro che non ho
fatto nulla di sbagliato o che rimpiango. Solo che sembra una cosa
più grande di me. Devo riorganizzare la mia vita da
capo”
Victoria le accarezzava i capelli umidi di sudore“E
l’andare in Irlanda non ti aiuterebbe di certo”
“Non posso chiedervi di rinunciare a questa
opportunità! Io mi organizzerò per risolvere le
cose. Io … vi voglio bene, voglio che siate felice, io
…”
“Bambina io ho fatto molto poco per te in questi ultimi
vent’anni, niente direi. Non posso fare in modo che tu passa
rimanere qua. - si alzò in piedi lisciandosi la stoffa sul
corpo e controllandosi le lunghe curatissime unghie laccate di rosso-
Amelia, Londra sarebbe troppo lontano per te? Che ne dici se dopo che
avremo festeggiato le nozze tu rimanessi lì. È
ora che tu gestisca la tua vita come meglio credi”
La ragazza la guardò sciogliersi i muscoli delle spalle con
un gesto tanto elegante quanto sensuale.
Se lei avesse avuto anche solo la metà del fascino della
madre, Amelia non si sarebbe trovata in quella situazione.
“Non posso e non voglio andare a vivere con zia Elizabeth. Io
… io non credo di sopportarla più”
Victoria si voltò di scatto: “Ho lasciato fin
troppo mia figlia nelle mani di quella vecchia bigotta. Ringraziamo il
cielo che fosse impegnata nelle sue preghiere per purificare il mondo
da persone come me altrimenti ci avrebbe seccato con la sua presenza
inopportuna e fastidiosa”
In effetti la purissima Elizabeth era da tre mesi impegnata nel suo
ritiro spirituale annuale in un convento di clausura vicino Londra. La
notizia della caduta della nipote non le era pervenuta ma in compenso
Amy riceveva ogni settimana una lettera della Duchessa che chiedeva
della sua salute.
Impressionante come quella donna si interessasse in quel modo di
un’estranea ed invece provasse tanta indifferenza per il
proprio figlio.
“Ti ricordi di Mrs Harden? - Alla ragazza passò la
visione di una longilinea vecchietta e del suo sguardo acuto -
È una donna intelligente, ti permetterà di
risolvere i tuoi problemi senza esserti troppo di impiccio”
Amelia annuì.
Ma questa
sarà l’ultima volta che qualcuno
deciderà per me, questo è un giuramento!
Tre settimane dopo Amelia guardava fuori dal finestrino delle carrozza
stracolma che portava lei e sua madre verso Londra. Si sentiva lo
stomaco in una morsa ed una nausea imminente.
Erano state tre settimane di inferno. Lei, Victoria e Charlotte avevano
lavorato freneticamente per preparare i bauli e le casse che le avevano
precedute e che le avrebbero e per la maggior parte destinati ad
attendere in un magazzino fino a che Victoria o meglio la futura
Signora Grant Ernshown non si fosse sistemata nella sua nuova casa. Amy
aveva avuto un incontro con l’agente del Conte per
consegnargli tutti i documenti relativi alla tenuta e le chiavi di ogni
serratura della casa.
Per lei fu un gran dolore. La casa era stata la sua ragione di vita
fino … bhè fino a che Logan non era entrato nella
sua vita.
In tutto questo trambusto era anche riuscita ad avere un colloquio con
Maya per spiegarle la situazione, darle il suo nuovo indirizzo con la
raccomandazione di scriverle e contattarla nel caso ci fosse stato
bisogno.
Un nuovo dolore lo dovette sopportare quando dovette salutare le
bambine. Le piccole le si erano molto affezionate e salutandola con gli
occhi lucidi, dandole i disegni che avevano fatto per lei, le promisero
di scriverle una lettera a settimana.
Amava quelle bambine come se fossero sue.
Sorrise tra sé.
Legalmente erano sue.
“Tornate al più presto Miss Amelia se
papà torna e non vi trova ci resterà male,
è molto sicurissimo!”
Se avesse potuto avrebbe mandato il loro amato padre cordialmente
all’inferno.
Bugiarda quando lo
rivedrai sai che ti scioglierai come sempre! Prima o poi lo dovrai
ammettere, tu lo a…
Stai zitto!
Victoria aveva scritto anche a Mrs Harden descrivendole la figlia e
dicendole solamente che non si sentiva di rilegare una giovane in una
terra dove il miglior partito era un agricoltore più
facoltoso di altri e il più gran divertimento la fiera della
parrocchia.
La risposta fu breve e succinta: Deciderò
quando vedrò la ragazza.
Ovviamente avevano dovuto salutare tutti i vicini che fortunatamente
non erano molti e sopportare gli auguri ipocriti e i sorrisini di Lady
Johnson.
Ormai tutto era finito e presto Amelia avrebbe dovuto affrontare una
nuova parte della sua vita circondata da estranei e aspettando una
persona che non sapeva neanche se fosse viva o morta. Ma questa volta
avrebbe vissuto come avrebbe voluto. Era risoluta ad essere
sé stessa senza più restrizioni.
Quella che stava andando a Londra era una nuova Amelia Flanigan!
Se doveva voltare pagina che questa fosse completamente differente
della precedente!
La carrozza prese una buca e lo scossone la risvegliò dai
suoi pensieri facendole notare che ormai dovevano essere quasi
arrivati. Hyde Park era in vista e la casa di Mrs Harden non doveva
essere lontana.
Ed infatti: “Eccola Amy, è quella! Non
è un amore?”
Amy osservò la casa che sua madre le indicava e che man mano
si faceva più grande. Era una casina vecchio stile in
mattoni rossi e marroni letteralmente incastrata tra due palazzi alti
ed eleganti. Un cottage nel pieno centro di Londra.
Sì ad Amy piaceva e guardandola il cuore le si
risollevò un po’.
P.S. So di essere in
pauroso ritardo e per questo posto questo capitolo il tempo mi viene
sempre di più risucchiato quindi ho cercato di finire almeno
questo per poi dedicarmi al prossimo sperando di finirlo prima. Spero
che non sia una delusione nonostante l'attesa.
Nemine22:
Non ho abbandonato lo giuro! Ci sono ancora e prometto di portare a
termine questa Odissea. Spero che tu possa leggere questo capitolo e
che non mi abbia abbandonata. anch'io ho bisogno di sostenitori!
Elfa Sognatrice:
Ti ringrazio come sempre! Il prossimo capitolo prometto che
sarà migliore
Melikes:
Alla fine ho pubblicato quello che avevo con piccoli aggiustamenti
altrimenti saremmo arrivati alle Calende greche probabilmente.
Grazie per la tenacia con cui seguite questa storia
Sperando che questo capitolo non vi faccia cambiare idea.
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