Black
Hole
Vai a una
notte d’estate. Vai alla California dell’alcool a
fiumi e della droga a basso costo. Vai ai quartieri chic di Beverly
Hills, abbandonali.
Questo non è un patetico filmetto americano. Vai in una
città marcescente che non è più di uno
sputo sulla cartina dei grandiosi Stati Uniti d’America. Vai
alla Main Street alle tre di notte.
C’è
un ragazzino steso in mezzo alla strada, a faccia in giù.
L’ultima cosa che vuole vedere non sono le stelle –
che poi, non prendiamoci in giro, ma da questo buco di serratura
l’universo non si vede mica – ma il fango.
L’asfalto, le cicche di sigarette, i peli sparsi di qualche
gatto che hanno preso sotto il giorno prima. Smetti di provare pena per
lui, non è ancora morto. Vorrebbe, sai. In questo momento
pensa che morire sia la cosa giusta da fare. Per fottere i problemi.
Scappare, scomparire, evacuare l’anima, decomporsi, puff. Sa che è
nemico di se stesso e per ucciderlo vuole farsi fuori. Ora, ti
chiederai. Come fa ad ammazzarsi se rimane lì per terra come
una cartaccia gettata via? Chiediamolo a lui. Entriamogli dentro. Zoom
sui suoi pensieri patetici. Pronti – e se non siete pronti vi
arrangiate – via!
No, ti
prendevo per il culo. In realtà quel pezzo di pelle
stropicciata lì nel mezzo della strada non sta pensando. Sta
uggiolando. La sua testa è un groviglio di fili andati in
corto circuito. E lui è un coglione egoista, puoi capirlo
già dal nome. Billie Joe Armstrong. Andiamo, chi chiamerebbe
un figlio Billie Joe Armstrong? Era ovvio
già dalla nascita che la sua sarebbe stata una vita di
merda. Con quel nome, cosa vuoi pretendere? Comunque, il povero piccolo
Billie chiede con le
sue urla mute che un camion – uno di quei bestioni che
trasportano tronchi di sequoia, o in assenza di quelli almeno un
Greyhound – gli passi sopra.
Vai a un
manico di scopa sul marciapiede, con i capelli sugli occhi e le mani in
tasca. Vai a quegli occhi nascosti, gocce d’oceano
intrappolate dalla rétina. Vai al sopracitato manico di
scopa che alza gli occhi.
Questo tale, alto, magro, capelli lunghi e passi chilometrici, questo
tale si avvicina al ragazzino per terra. Lo conosce. Fa una smorfia
strana, accartoccia la faccia in una maschera di dispiacere, ma almeno
ci fa la grazia di star zitto. Gli si siede accanto, mette una sua mano
– le dita sottili come patatine a bastoncino –
sulla schiena di quell’altro. Lo sta consolando. Grazie al
cielo, il ragazzino gli dice di andarsene. Ha la voce roca, povero
cucciolo. Gli occhi rossi, uno zigomo pesto. Scommetto che si
è preso a pugni da solo per la sua patetica
stupidità. Si fa schifo da solo. Il gigante magro non lo
ascolta, gli si stende accanto, guarda il vuoto lasciato dal cielo che
non c’è più. Sopra Rodeo il cielo se
n'è andato da un pezzo, lo sapevi?
Vai a me. Li sto
guardando, li faccio a pezzi mentalmente, li odio. Loro sono in due, io
sono solo. Perciò, li odio. L’Odio è
la cosa più facile. Non ti chiede di capire, di pensare.
Basta l’accanimento febbrile e senza esclusione di colpi,
basta la rabbia repressa che implode e ti divora da dentro. Diventi il buco nero di te
stesso, ti mastichi. Ti stai un po’ indigesto comunque, non
ti digerisci. Quello con gli smeraldi al posto degli occhi, quello che
sembra una bambola con dei fili di lana al posto dei capelli, lui,
quello con il nome assurdo insomma. Lo odio anche di
più… E’ ridicolo, pensa di essere
l’unico a soffrire, l’unico ad avere una famiglia
di merda, l’unico a sentirsi soffocare? Io gli dico: vieni a
fare un giro nei vicoli di me, della città fantasma che ho
dentro. Guarda e impara. Ad ogni angolo di strada di ogni mondo di ogni
persona in ogni pianeta, la gente soffre. Con che coraggio pensi di
avere l’esclusiva? Solo perché la gente non frigna
e non si lamenta, credi che non si senta morta dentro? Io te lo auguro
che un camion ti passi sopra – come vuoi tu – ma
sei talmente patetico che i camionisti ti schiveranno tutti. Gli
sporcheresti le ruote.
Torna a quei
due, alle loro parole fatte di sguardi. Credo che rimarranno
lì tutta la notte a bisbigliare. Esistono l’uno
per l’altro, sono salvi. Hanno un pezzo della propria anima
– lo so che suona ridicola questa parola in bocca a me, ma
porca puttana anche io credo nell’anima, okay? –
nel petto dell’altro, non potranno mai morire del tutto. Se
staranno insieme, la sofferenza si scioglierà come gomma in
fiamme. Rimarrà la puzza di bruciato, ma loro saranno
insieme. E non credo tu abbia il coraggio di dire che è poca
cosa. Se siamo nemici di noi stessi, gli altri possono aiutarci. Pensi
ancora che sia poca cosa?
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gradito R&R
(:
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