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PUNTINI ROSSI
“KEY-WORD”
La voce
stranamente stanca di Philip risuonò bassa nel garage mentre il ragazzo si
immergeva nella ricerca, l’ennesima, da quando si era trovato, quella mattina al
risveglio, pieno di…
“PUNTINI
ROSSI”
I libri
attorno a lui si sfoltirono un poco ma erano ancora troppi…
“GHIANDOLE
INGROSSATE”
Altro
sfoltimento.
“FEBBRE ALTA”.
Di fronte a
lui, si materializzò un singolo volume, di un bel rosso acceso, e con la scritta
“MALATTIA” sulla copertina; con mano tremante, il giovane allungò il braccio per
afferrarlo quando udì la porta dell’agenzia sbattere e subito dopo la voce di
Shotaro che lo chiamava.
Ma Raito si
sentì all’improvviso debolissimo, le gambe gli tremavano e la Biblioteca attorno
a lui collassò letteralmente, mentre egli stesso crollava in ginocchio, sudato e
ansimante, tremando di freddo, col libro stretto al petto.
Percepì
vagamente il cigolio della porta segreta e i passi pesanti che si tramutavano in
corsa del compagno più anziano ma ebbe la sensazione di qualcuno che lo prendeva
in braccio e lo depositava sul morbido.
Poi riuscì
infine a sentire la voce di Hidari, forte e chiara, trapanargli le orecchie:
“”Aibou! Che diavolo ci fai fuori dal letto!?” esclamò arrabbiato
l’investigatore, stendendogli addosso una coperta; con un vago sorriso, Sonozaki
alzò la testa quel tanto che bastava per riuscire a guardare il partner in viso,
“Sto male…” biascicò il moro, affossando la testa nei cuscini, “Ho…”.
“Hai la
varicella, razza di testone! Non dovresti neppure alzarti da letto” brontolò il
detective, recuperando dalla tasca un termometro: “è da stamattina che me n’ero
accorto, e sono andato a prendere subito le medicine e il termometro. Certo che
lasciarti solo qualche ora è peggio che andar di notte…” borbottò irritato
Shotaro, infilandogli l’apparecchietto digitale sotto la maglietta, “Ora sta
buono e non muoverti fino a quando non lo senti suonare, sono stato chiaro?”.
Lo sguardo di
Hidari era più che eloquente.
In effetti,
Sonozaki non aveva neppure la forza di muoversi…
“Shotarou, ma
la varicella è contagiosa…” mormorò con un filo di voce: “Non c’è il rischio che
possa prendertela anche tu?” chiese, socchiudendo gli occhi per il dolore
intenso alla testa; la luce al neon venne del tutto spenta e rimase solo quella
dell’abat-jour della scrivania, “No, perché io l’ho fatta quando ero bambino.
Anche Akiko e Terui. Hanno detto che passano più tardi per pranzo. Ora sta buono
e riposati.” aggiunse il bruno, prevenendo ogni ulteriore domanda da parte del
compagno più giovane.
Un debole
pigolio da un punto imprecisato sotto la t-shirt di Philip richiamò
l’attenzione dell’infermiere improvvisato, che fu rapido a ripescare l’aggeggio
elettronico.
Il LED segnava
39°.
“BAKA, ti è
salita da stamane!” lo rimproverò con voce cupa: “Aspettami qui, vado a
prenderti dell’acqua.”.
Il passo
veloce di Hidari si allontanò, lasciando Philip a riflettere sulle ultime parole
del fidanzato: come poteva essere così sicuro che si fosse alzata se, per sua
stessa ammissione, non aveva un apparecchio per misurare la temperatura a sua
disposizione?
E infatti
glielo chiese.
Era imbarazzo
quello che vedeva sulle guance del detective?
“Io… ehm… il
Boss mi ha insegnato a misurare la temperatura… baciando la fronte del malato…”
lo disse con voce talmente tanto fievole che praticamente nessuno avrebbe potuto
udire le sue parole.
Nessuno,
tranne ovviamente Philip.
Malgrado la
febbre alta, il moro sorrise, allungando la mano verso di lui: “Ho sete…”
bisbigliò; Shotaro sospirò, avvicinandogli il bicchiere di vetro fresco alle
labbra e sollevandogli la testa; con cautela, lo fece bere, poi lo fece
ridistendere, con un ultimo avvertimento.
“Se ti trovo
in piedi, ti uccido.”
E lasciando
BAT e STAG a sorvegliarlo: “Ho collegato BAT al pc di Akiko, se ti alzi, lo
saprò subito.” annunciò, “Sul serio, cerca di dormire un po’, tempo una
settimana e sarai di nuovo in piedi.” lo rassicurò con tono affettuoso, quel
tono che, doveva ammetterlo, gli veniva spontaneo solo con Philip e, qualche
volta, con Akiko e Terui. Ma solo qualche volta! E non così numerose come le
volte che lo esibiva con Raito.
Il moro annuì
e Hidari fece per allontanarsi quando la voce sottile del compagno lo richiamò
indietro: “Mi fai vedere come hai fatto a misurarmi la febbre stamattina?” gli
chiese con tono fin troppo innocente.
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