Blackmail and Temptation
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Era una giornata molto soleggiata dove il sole
riscaldava con
i suoi raggi tutto il Dispatch rendendo la parte interna dell'edificio
un vero e proprio forno artificiale.
Quel giorno si prospettava il più afoso e il più
lungo
per William, rinchiuso ormai dalle sei del mattino nel suo ufficio a
compilare moduli e a firmare cinematic record.
Fuori c'era silenzio, tutto taceva.
La fontana quasi vuota -a causa dell'acqua evaporata- emavana l'unico
fottofondo quasi assordante del luogo, il parcheggio per gli shinigami
era quasi vuoto poiché le uniche macchine presenti erano
quelle
di William e quella di Eleanor.
La mora camminava per il lungo corridoio del Dispatch, stringendo nella
mano destra un cinematic record, come al suo solito era silente come se
faceva compagnia al silenzio già presente in tutto
l'edificio
mentre il sole -seppur era ancora presto- delle 10 filtrava con fare
violento i suoi raggi attraverso le grandi finestre del corridoio. Era
diretta verso l'ufficio di William poiché lui stesso le
chiese
se poteva venire nel suo ufficio non appena terminato il suo turno di
lavoro.
Si ritrovò davanti alla porta della stanza decisa, era
marrone
come le tutte le altre dopotutto, fatta eccezzione della piccola
targhetta bianca con scritto sopra "William
T. Spears Office"
che la
caratterizzava. Le porte nell'androne erano disposte parallelamente con
un alberello intermezzo che abbelliva l'ambiente grigio -seppur c'erano
pareti bianche- del
Dispatch ove d'intanto in tanto spuntava una piccola finestra che,
ovviamente, non si poteva paragonare a quelle dei grandi corridoi e a
quella che prendeva l'intera parete di quella stanza, la
stessa in cui dopo un angolo di muro bianco come il latte stava
l'ufficio dello shinigami castano. rimaneva nel suo piccolo
sulla
solita porta marrone d'ufficio. Girò il capo verso il muro
che
spuntava sulla sua destra, subito dopo l'ufficio del collega.
Silenzio. Un lungo sospiro fece vibrare tra le sue labbra con fare
sommesso e stressato, cosa voleva? Poi decise di entrare
senza
nemmeno bussare.
William era seduto nella sua scrivania con il capo basso verso
l'ennesimo documento della giornata. Anche con la testa bassa si poteva
benissimo intravedere nel suo modo di scrivere e nel suo "sguardo"
quella stanchezza che si tirava dietro da quando fu promosso nella
London Division, quel modo veloce di scrivere spiegava perferttamente,
proprio come un libro aperto, il suo essere stanco; doveva prendersi
una pausa, ma quale? Eleanor ormai era abituata nel vederlo
così: a firmare e compilare e se non faceva quello, stava a
mietere anime fino a notte fonda arrivando -molto spesso- fino al
mattino.
Si avvicinò appena alla scrivania attirando -per sbaglio-
l'attenzione dell'altro con il rumore dei tacchi che rimbombavano il
loro rumore nella stanza.
Terminò di firmare l'ultimo documento per poi alzare la
testa
verso di Eleanor, osservandola mentre con l'indice e il medio della
mano sinistra, si sistemava gli occhiali: la scrutava come se la stesse
studiando, rimanendo in uno strano silenzio, forse anche più
strano di Eleanor. -Bene Eleanor, avvicinati vorrei parlarti-
affermò stringendo le dita di entrambe le mani all'altezza
del
naso: chinando leggermente la schiena verso la scrivania. Lei
avanzò fermandosi all'altezza del divano: ubicato a un metro
circa di distanza dalla scrivania del castano. Era rigida, ovviamente
con un superiore si deve essere rigidi. -Come mai mi ha convocata,
Senpai?- chiese d'un tratto, interrompendo lo strano
silenzio
dell'ufficio. William scosse leggermente la testa, quel poco che
bastava per riprendersi dall'incantazione che lo avvolse in quel
momento; roteava gli occhi poggiando prima lo sguardo su soffitto,
bianco poi sulla parete sinistra, del medesimo colore, e in fine su
Eleanor per poi distoglierlo e rivolgerlo sulla pianta -quasi secca-
accanto alla finestra posizionata alle sue spalle. -Ho osservato per
parecchi anni il tuo modo di svolgere il lavoro che ti viene assegnato
e non posso far altro che farti i miei complimenti: essendo una donna,
la prima, iscritta al Dispacth ergo: la prima che non è una
solita segretaria; dovresti avere molta fatica ma, a quanto vedo-
si
girò nuovamente verso di lei, poggiando velocemente la mano
su
un fascicolo della ragazza, aprendolo -Non hai avuto nessun problema
nell'aggregarti e nell'adempiere fino in fondo al tuo lavoro-
finì, poggiando subito dopo il fascicolo nel suo cassetto
come
se lo tenesse al sicuro. Lei inarcò un sopracciglio
poiché non era dopo che, come aveva detto William, una donna
si
iscriveva nella Dispatch Menagement Division, ma neanche che Lui le
faceva tale complimento, ci rimase come dire... Allibita? Stupita?
Tanto hanno lo stesso termine.
-La ringrazio per i
complimenti Senpai ma, come ben sa: c'è poco
personale e credo che se mi do un po' da fare creo meno problemi-
rispose arricciando le labbra nel tentativo di non ridere. Ovviamente
anche lei, come Ronald, era la più giovane ma davanti a lui
non
faceva altro che ridere a causa di ciò che diceva in modo
serio
e davvero credibile anche se potrebbe essere anche nullo. E poi
William, avendo un anno in più di lei, non era quasi per
niente
più grande anche se, molto spesso, in fatto di
maturità
riusciva a metterle i piedi in testa come se nulla fosse.
Cadde di nuovo il silenzio.
-Poiché siamo
gli unici shinigami che, in questo giorno
così afoso, si sono presentati a lavoro -fatta
eccezione per il
custode-; avrei un ordine da darti-
affermò con tono deciso come
se intenzionato a fare chissà cosa, continuando a studiare
Eleanor fin nei minimi particolari: capelli neri quasi del tutto
ricoperti dalla frangia, simbolo che era la figlia di Undertaker in
persona l'occhio destro non coperto dalla benda che aveva sul sinistro,
giallo-verde proprio come uno shinigami...? E quelle cicatrici
procurate chissà come -secondo lui- che le "interrompeva" la
pelle del tronco del naso fino alla guancia destra e le altre due
cicatrici: una sul lato destro della bocca, e l'altra sul lato
sinistro; sembravano metà un sorriso e l'altra un sorriso
all'incontrario che le donavano un certo fascino, come se misterioso.
-Anzi, prima avrei
un'affermazione- aggiunse, alzandosi dalla sedia,
sistemandosi nuovamente gli occhiali mentre si avvicinava a lei con
fare lento, come se volesse darle l'ansia, -Tu...- si
chinò
verso di lei per arrivarle all'orecchio destro -... Tu sei un
metà demone metà shinigami, non mentirmi-
sussurrò
con tono freddo. Lei fece un mezzo passo indietro con fare tremante,
possibile che l'abbia capito così in fretta? Come? Mille
domande
le frullavano in testa in quell'attimo che sembrava interminabile. -I... Io non sono un demone!-
esclamò con fare tremante mentendo ovviamente. Era stata
colta
in una posizione davvero scomoda, lei che aveva tanto -e aggiungerei
anche troppo- faticato per nascondere l'odore demoniaco, per trovare
una benda abbastanza buona fu scoperta così, a buffo? Era un
mistero che doveva assolutamente scoprire....
-E anche se lo fossi?-
chiese
nuovamente, mettendosi le mani ai fianchi: ondeggiandoli un po'. Lui
ghignò sonoramente divertito, aveva fatto bingo ma non era
una
bleffa, almeno per lui che quel giorno voleva concedersi un momento
libero dove poteva fare quello che desiderava.
Bene bene bene v_v' eccomi quì con
una nuova
fiction! =)) Spero vi sia piaciuta! XD Diciamo che ho
preso spunto da un sogno che ho fatto o.ò *fa sogni strani*
solo
che Elea e Will stavano a mare e non al Dispatch ma quì ho
ri-preso un'altro spunto sul nuovo Oav! Volevo vedere se riuscivo a
descrivere bene l'interno ihih
Beh, ci rivediamo nella prossima Fiction xDD
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