Per anni non aveva conosciuto altri se non gli abitanti di quel tetro
castello. Non aveva avuto modo di oltrepassare quel grande cancello,
che a volte fissava con una grande curiosità.
Veniva naturale, per lui, chiedersi che cosa si trovasse al di
là di quelle alte mura, se tutto fosse ugualmente buio e
senza colore. Non sapeva darsi una reale risposta, ma gli piaceva
immaginare che fosse un posto solare, allegro e pieno di giochi, un
posto che avrebbe potuto fare suo una volta diventato più
grande.
Si ritrovava spesso a fare domande su domande alla sua mamma, alla sua
unica e vera fonte di sicurezza. Eppure, nonostante fosse ancora
piuttosto piccolo, non tardava ad accorgersi del velo di malinconia
negli occhi della teiera tanto amata e del modo in cui cercava di
sviare una possibile risposta. Chicco, in situazione del genere, si
ritrovava a storcere con disappunto il nasino dorato e a continuare
l’insistente interrogatorio senza ottenere i risultati
sperati.
E così non poteva far altro che tornare ad immaginare e non
solo in tali circostanze; difatti, capitava che, quando finiva per
specchiarsi su qualche vassoio, non riuscisse a riconoscere la propria
immagine, mentre dei ricordi sfuocati gli presentavano un bel bambino
paffutello dai capelli oro.
Questa era una delle poche cose che gli abitanti del castello avevano
avuto la premura di spiegargli, seppur non andando nei particolari:
erano tutti prigionieri di un incantesimo che li aveva trasformati
– da uomini quali erano – in oggetti animati.
Sfortunatamente, era troppo piccolo per ricordare un tale evento o le
proprie fattezze, ma non passava giorno che non desiderasse provare ad
ergersi su un bel paio di gambe veloci, anziché su un
vassoio di porcella; o poter afferrare in tutta libertà
tutto ciò che voleva, senza l’aiuto di nessuno.
Sperava con tutto se stesso che i suoi desideri venissero realizzati e
non si faceva contagiare dal malumore comune.
Sì, ne era certo: un giorno – forse neanche troppo
lontano – avrebbe provato nuovamente cosa significava essere
un bambino in carne ed ossa; nel frattempo, non gli restavano altro se
non i suoi sogni.
FINE
Anche questa piccola
flashfic non è niente di che, ma non ho saputo trattenermi
dall’immaginare che cosa avrebbe potuto provare Chicco in
tanti anni di prigionia, prima dell'arrivo di Belle al castello.
Dopotutto – almeno nel flashback presente nel secondo film
– lo abbiamo visto trasformarsi che era ancora un
batuffoletto ed è molto probabile che non ne abbia grandi
ricordi. Sperso solo che, nonostante tutto, vi sia piaciuta :)
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