Campagna
per il “The Fandom Show” :
Quando il fandom ti chiama
non puoi non
rispondere! Fandom
Show, è un' idea del «Collection
of Starlight», said Mr Fanfiction Contest, «since
01.06.08».
Progetto
di immane
casino in cui scrivere storie con tipologia, personaggi, warnings,
rating,
genere totalmente a
caso.
Follia pura ♥
Partecipate!
Titolo: I only want to know.
Fandom: Jesus Christ Superstar.
Genere:
Storico, Nonsense.
Warnings: What
if…?, slash, antagonista,
descrizione di una pietanza.
Rating: Giallo.
NdA: Chiedo davvero venia. Voglio
solo dire che tutti I
warnings/generi/rating sono casuali per il progetto di cui sopra; spero
di aver
trattato l’argomento con la dovuta delicatezza (pur
trattandosi di una slash
che comunque non mi spiace). Il titolo è tratto da
“Superstar” dello stesso
musical.
I
only want to know
«You
sad, pathetic man,
see
where you've brought us to,
Our ideals die around us
and
all because of you».
The
Last Supper – Jesus Christ Superstar
I
rami dei grossi ulivi ondeggiavano al vento tiepido della sera, mentre
le
foglie lasciavano trasparire i raggi del sole tramontante
all’orizzonte.
Sul
prato verdeggiante, larghi tessuti chiari accoglievano loro –
tutti e dodici –
intenti ad ascoltare le parole di Gesù, quelle parole che
comprendevano solo in
parte, come se il loro significato più recondito si
dissolvesse nel cielo che
vibrava verso l’oscurità.
Giuda
guardò quelle mani sottili, in qualche modo delicate
– spezzettare del semplice pane bianco e versare
del vino rosso in ogni
bicchiere, come a centellinare dei gesti assoluti ed eterni, impressi a
fuoco
nella mente.
«Questo
vino potrebbe essere il mio sangue…»
Parole
strane, quelle di Gesù, che si accompagnavano al
comportamento inusuale di
quegli ultimi giorni.
Tuttavia
Giuda era con lui, era ancora con lui, nella speranza che tutto
cambiasse, che
tutto potesse ricominciare un’altra
volta.
«Questo
pane potrebbe essere il mio corpo…»
Giuda
schiuse le labbra ad assaggiare il pane, ma a quelle nuove parole si
fermò:
sentiva come un brivido, su per la schiena, un tarlo nella mente che lo
corrodeva dall’interno, oscuro e misterioso come la sera che
stava per
accoglierli.
Ne
fu certo, sconvolto, quando Gesù mostrò tutta la
sua rabbia e la sua eccezionalità,
qualche minuto più tardi, prevedendo il rinnego di Pietro e,
sì, persino il suo tradimento.
Non
capiva che lo tradiva perché lo amava?
Giuda
non ricordo nemmeno quando i suoi muscoli risposero a
quell’istinto, però si vide
in piedi a gridargli tutta la sua frustrazione, mentre Gesù
semplicemente lo
respingeva.
Lo
odiava, lo odiava perché non capiva e perché si
allontanava ogni giorno di più;
lo odiava perché tutto quel parlare di Paradiso non era da
lui, perché tutto si
era deteriorato strada facendo.
E
lo amava di un amore puro e totale, di quell’amore che lo
riempiva al punto si
soffocare; avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, qualsiasi, se solo lo
avesse
chiesto.
Però
lui non lo faceva, si era elevato verso Dio, quel Dio di cui tutti
parlavano, e
che lo aveva portato lontano da loro – da lui
– quasi senza che se ne accorgesse.
Gli
mancava, quel Gesù uomo.
Cercò
di mettere tutto quello e di più, molto di più,
in quel «Te lo meriti!», per
poi scappare verso l’interno dell’uliveto.
Sentiva
il cuore battergli in petto come una mandria di pecore smarrite, il
sangue
pompare furiosamente nella speranza di portare un po’ di
ossigeno ai polmoni
prosciugati; aveva la gola e il palato secchi di arsura e gli occhi
inquieti,
che si spostavano da una parte all’altra del panorama,
così ampio e libero, eppure
senza uscita.
Oh,
cosa aveva fatto?
Oh,
cosa doveva fare? Dio, aiutami, aiutami, è
davvero tuo figlio?
Mentre
inspirava profondamente quell’aria fresca che non gli recava
alcun sollievo, Giuda
sentì i fili d’erba piegarsi docilmente al
passaggio.
Lo
avvertì, più che vederlo, perché il
suo arrivo portava con sé un’aura di
serenità quasi trascendentale che, in quel momento, urtava
contro la sua
irrequietudine.
Di
solito si faceva cullare da quell’irreale calma, tutti loro
si facevano
avvolgere da quel manto di sacrale inviolabilità che
sembrava trasudare.
Tuttavia,
ora, quella sensazione era solo fastidiosa e irritante.
Lui
si sentiva in colpa, peggio, era confuso: la sua mente sembrava vagare
alla
deriva di un mare nero, quando solo una mano amica poteva riportarlo a
riva.
Quante
brutte cose gli disse, nonostante ci credesse davvero dal profondo del
cuore:
come un logoro straccio, così aveva detto.
Giuda
era ancora convinto, dopo tutto, che la colpa fosse anche e soprattutto
sua.
Non
doveva lasciarsi prendere, non doveva lasciarsi trascinare da quel
mondo che
lui stesso aveva contribuito a creare; Gesù parlava di
disegni, di cose già
scritte, di destini, ma per lui era solo un uomo, un uomo che sfidava
forze
troppo grandi.
Giuda,
nel suo egoismo, voleva solo che vivesse per averlo accanto ancora per
un po’.
Anche
Gesù gridò e questo lo colpì
più di ogni altra cosa; si scontravano spesso in
quell’ultimo periodo, ma vederlo così furioso
contro di lui lo spaventava e lo
scuoteva fino all’anima.
L’aria
spessa sembrava carica di sensazioni impercettibili, tra le quali
però filtrava
la delusione… gliela vedeva negli occhi e nei gesti
così diversi dal solito e
ne soffriva, come una coltellata al cuore.
«Sarebbe
stato così diverso, se solo lo avessi
programmato…» gli disse alla fine, sfiorandogli
timorosamente la guancia con due dita.
Quando
vide che Gesù non si spostava – nonostante tutto
non sembrava respingerlo, non
più, perché, perché lo faceva?
– Giuda gli si avvicinò di qualche passo e
posò
l’intero palmo su quella porzione di pelle sottile e liscia,
che tante volte
aveva baciato.
«Perché?»
Gli sussurrò solo, u solo sussurro lacerato dai singhiozzi e
dalle lacrime che
gli pizzicavano le palpebre.
Gesù
non abbassò lo sguardo, si limitò a trafiggerlo
con quegli occhi così chiari,
quasi trasparenti, per un lungo attimo silenzioso.
Sembrò
passare un ‘eternità, nella quale entrambi
potevano – forse – ascoltare i
battiti del cuore di Giuda, ancora impazzito, ancora folle di dubbi.
Gesù
sembrò sospirare brevemente, quando poi disse «Un
giorno saprai, un giorno…»
Il
cuore si fermò.
Il
vento arrivò a spazzare campi e fogliame, mentre Giuda
pensò di aver smesso di
respirare proprio in quell’istante: quelle parole erano una
conferma, erano una
condanna.
Erano
come una carezza leggera e sussurrata sulla pelle, eppure gli
trafissero il
corpo come mille lance: Gesù non gli avrebbe parlato e la
sua mente annegò in
una ragnatela fatta di inganno, paura e rabbia.
Tremando,
fece un altro passo e posò le labbra sulle sue guance,
soffermandovisi a lungo
ad occhi chiusi: sapeva che quello era l’ultimo e unico
istante d’intimità che
gli era concesso, l’ultimo istante per vedere Gesù
così da vicino, libero.
Senza
una parola si allontanò a passi malfermi, poi
cominciò a correre e correre,
mescolandosi ad un gregge di pecore impazzite, sentendo ancora il suo
sguardo
su di sé.
Uno
sguardo, l’ultimo.
|