Il piccolo Harry e il principe Draco 23 EFP
N.A.
Prima che iniziate a leggere, è obbligatorio per me porgervi le
mie più sentite scuse per avervi fatto attendere per
l’ennesima volta tutto questo tempo per avere
l’aggiornamento. Spero comunque che apprezziate anche questo
capitolo che avrei intitolato, nel caso lo avessi fatto anche con gli
altri, “Scacco al Re” e che non lo troviate, come
suggerisce Piton, ‘uno spettacolo oltremodo imbarazzante e
disgustosamente patetico!” ^__^ Buona lettura!
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 23
“Maledizione! Dobbiamo
trovare quei due prima che lo facciano quei dannati Grifondoro! Ma dove
diavolo saranno? Questo castello è peggio di un
labirinto!” Blaise spazientito inveì ad alta voce verso i
suoi compagni, mentre veloci percorrevano i bui corridoi dei
sotterranei.
“Mmm… non molto
lontano.” Rispose la voce pacata e tranquilla di Hermione, che
stava leggendo una vecchia mappa ingiallita.
Le Serpi si voltarono sorprese,
notando solo ora che la ragazza e Paciock li avevano seguiti per tutto
il tempo camminando silenziosi qualche passo dietro di loro.
“E voi cosa volete? Siete
venuti a spiarci per poi riferire ai vostri compagni dove sono Draco e
Potter?” Li accusò sospettosa la Buldstrode.
“No. In effetti, no. Siamo
qui perché…” Hermione alzò lo sguardo dalla
Mappa del Malandrino per guardare negli occhi i Serpeverde e mostrare
d’essere sincera. “… direi che siamo dalla stessa
parte. Vogliamo anche noi che Harry rimanga con Malfoy.”
“Certo! E noi dovremmo credervi, perché…?!” Fece con tono sarcastico Nott.
“Perché…”
Neville attinse a tutto il suo coraggio Grifondoro per continuare.
“… ci fidiamo di Malfoy e di voi Serpeverde…”
Ammise guardando fisso Zabini, il cui cuore cominciò a battergli
all’impazzata nel petto perché pervaso di nuova speranza.
“… e abbiamo compreso che tenete sul serio alla felicità di Harry.”
Il timido Grifoncino adesso
abbassò gli occhi incapace di sostenere oltre la dolcezza e il
calore dello sguardo di Blaise, ma in questo modo si perse
l’espressione dura e gelosa che attraversò le iridi
cobalto del moretto, quando sentì il nome di Potter uscire dalle
sue labbra con tanta tenerezza e affetto.
“Va bene. Va bene, vi
crediamo. Ora però Granger, ti prego, dimmi subito dove sono
Draco e il piccolo Harry. Sono da soli? O li hanno trovati? E stanno
bene?” Chiese ansiosa e pallida Daphne, che ancora non riusciva a
darsi pace per l’esplosione avvenuta dal suo calderone e che
aveva rischiato di ferire gravemente il bambino.
“Greengrass, siamo
qui.” Le rispose la voce strascicata di Draco che insieme al
piccino stava raggiungendo il gruppetto da un corridoio laterale. Ed
Harry, non appena la scorse, lasciò immediatamente la mano che
stringeva del Principe e le corse incontro per poi abbracciarla
strettissima.
“Daphne!!! Daphne, stai
bene?” Le domandò agitato. “Ero così tanto
preoccupato per te! Il Principe diceva che dovevo stare tranquillo e
che non ti eri fatta niente. Però lo scoppio è stato
davvero tanto brutto e io ti volevo vedere subito, perché prima
in quella stupida sfera magica non ci sono riuscito.”
“Oh, piccolo! Tu eri
preoccupato per me?” Fece sinceramente commossa la bionda
Serpeverde, prendendoselo in braccio e tastandolo frenetica sul viso
per accertarsi che anche lui stesse bene. “Allora non ci credi,
vero, che l’abbia fatto apposta a far esplodere il calderone per
farti del male?”
“Lui, no!” Rispose per
Harry Draco, ma usando un tono accusatorio che indicò
chiaramente a tutti che lui al contrario la pensava diversamente.
“Malfoy, lei non c’entra!” La difese immediatamente Theo.
“Sì, Draco. La sua
pozione era ottima, senza errori. E se io e Nott non l’avessimo
protetta contemporaneamente con i nostri incantesimo Scudo, adesso
Daphne sarebbe sicuramente al San Mungo in condizioni critiche.”
Aggiunse con tono conciliante Blaise.
“Beh, allora se non è stata lei, è stato sicuramente uno di voi!” Desunse con sguardo gelido Draco.
“E perché non potresti
essere stato davvero tu invece, come ti hanno accusato i Grifondoro?
Infondo poco fa lo hai ammesso tu stesso che odi Potter e che lo
vorresti morto!” Contrattaccò Pansy, facendo in modo da
sviare il discorso e non essere subito scoperta, dato che tra le Serpi
lei era l’unica ad aver mostrato sin dall’inizio
ostilità e antipatia verso il moccioso.
“A che gioco stai giocando,
Parkinson?” Le domandò però diffidente e sospettoso
Zabini, ripensando anche a quanto accaduto in aula.
“Io, non parlavo del
bambino!” Ripeté invece ancora più frustrato il
biondino, la cui confusione non fece che aumentare.
Tra i Serpeverde scese un silenzio
teso e nervoso, permeato di dubbio e sospetto, che fu però
interrotto dall’improvviso e sonoro brontolio dello stomaco di
Harry.
“Hai fame piccolino?” Gli chiese premurosa Daphne, con una carezza gentile tra i capelli.
“Sì, tanta.”
Ammise il piccino con un lieve pigolio e poggiando imbarazzato la testa
sulla sua spalla, perché consapevole d’aver interrotto
qualcosa di molto importante.
Draco si avvicinò alla
ragazza e sfiorò con un dito la guancia del bambino notando
quanto fosse pallida, probabilmente per lo spavento di prima, e dando
al piccolo la precedenza perché preoccupato, suggerì di
andare in Sala Grande per il pranzo e di rimandare a più tardi
il confronto con i compagni.
E prima che potesse scendere:
“Harry, ti ci posso portare io tenendoti ancora un po’ in
braccio?” La bionda Serpeverde chiese un tantino insicura,
bisognosa ancora di rassicurazioni per esser certa che il piccino non
ce l’avesse davvero con lei.
Il bimbo annuì sereno, dato
che gli piaceva proprio tanto il suo delicato profumo e come la ragazza
lo stringeva a sé: era una bella sensazione, proprio come quando
ad abbracciarlo era il Principe, eppure diversa, perché tutto
era più… morbido e confortevole e lo faceva sentire
stranamente avvolto e sicuro.
Harry, che non ricordava
d’aver mai ricevuto quel tipo di attenzioni e premure, si chiese
se era questo ciò che si provava a stare in braccio alla propria
mamma.
“D’accordo, basta solo
che non diventi un’abitudine!” Acconsentì anche
Draco, ma con tono decisamente infastidito e geloso.
“Guarda Malfoy, che non mi
serve il tuo permesso!” Fece piccata la ragazza per poi assumere
un’espressione altezzosa e aggiungere, col chiaro intento di
stuzzicare e provocare il biondino ma in realtà con
l’inconscio desiderio di ferire Theo: “E sappi che non ne
ho neanche bisogno, dato che ho deciso che diventerò la
fidanzata di questo bel tesoro! Vuoi anche tu piccolo Harry?”
Draco si rabbuiò ma anche se non pronunciò parola, la sua vocina interiore gridò inferocita: ‘No!!! Potter è mio!!!’
Ma la rabbia si trasformò in timore e insicurezza quando vide il
bambino rifuggire il suo sguardo e nascondere imbarazzato, in un gesto
del tutto innocente e senza malizia, il viso rossissimo tra le pieghe
della veste di lei proprio all’altezza del suo seno.
Non immaginava che il motivo di
tanto impaccio e rossore era perché il piccino non aveva avuto
il coraggio di ammettere, e rivelare al diretto interessato, il suo
sogno di sposare da grande il suo amato Principe Draco.
Le due bionde Serpi cominciarono
allora a battibeccare tra loro, contendendosi il bambino e su chi
avesse dovuto portarlo in Sala Grande finché Potter, stanco e
affamato, non volendo deludere nessuno dei due, scese dalle braccia
della ragazza e prese entrambi per mano.
E così, con identici ghigni
compiaciuti e soddisfatti, ma continuando a guardarsi in cagnesco,
Daphne e Draco si avviarono a pranzo tenendo tra loro il piccino che
sorrideva loro gioioso.
Visti da dietro sembravano davvero
una bella famiglia felice: questo almeno è ciò che
pensarono le restanti Serpi e i due Grifondoro.
Il viso di Theo di conseguenza
assunse lo stesso scuro colore di Blaise: solo che Nott, a differenza
di Zabini, non sapeva se essere più geloso di Potter o di Malfoy.
La Parkinson invece, osservando
quanto complici e amabili erano gli sguardi che, nonostante
l’apparente ostilità, si lanciavano ora Draco e Daphne per
far divertire il moccioso, intuì che probabilmente oltre a
Potter aveva una nuova rivale: si chiese quindi, mentre insieme agli
altri si incamminava verso la Sala Grande, se non era più saggio
cercare un modo per sbarazzarsi anche di lei.
Comunque, contrariamente a quanto
avevano previsto, una volta varcata la soglia della sala da pranzo
nessuno provò ad attaccarli, piuttosto trovarono l’intera
scolaresca seduta alle rispettive tavolate compresa la Casa di
Grifondoro, i cui componenti però sembravano parecchio agitati.
E la causa di tanto nervosismo era
dovuta all’ansia e alla preoccupazione per quell’unica
persona, la più pericolosa probabilmente a giudizio di Malfoy,
che li aveva invece attesi in piedi proprio in direzione a dove stava
la loro tavolata e che non potevano evitare se volevano andare a
sedersi.
E quando inevitabilmente le furono
di fronte il Serpeverde non le permise neppure di parlare, piuttosto
con voce fredda e sguardo gelido, tanto che il piccino se ne
spaventò, le intimò di levarsi immediatamente di torno se
non voleva rischiare di essere affatturata.
La ragazza però non si
mosse, piuttosto gli restituì uno sguardo carico di sfida e si
inginocchiò avanti al bambino.
“Harry, piccolo, ho sentito
cosa è successo nell’aula di Pozioni. Come stai? Ti sei
spaventato? Senti male da qualche parte? Vuoi che andiamo in
Infermeria?” Chiese ora con occhi ricolmi di dolcezza e sincera
apprensione e tendendo una mano per accarezzarne il viso, ma Malfoy
portò il bimbo con irruenza dietro di sé e le
impedì anche solo di sfiorarlo.
“Weasley, non toccarlo!” Sibilò minaccioso, puntandole contro la bacchetta.
Ginny si costrinse allora a fare
qualcosa che nessuno mai si sarebbe aspettato: anche se le mani le
tremavano di stizza e avversione per ciò che era in procinto di
dire, non reagì, ma anzi, con espressione triste e sinceramente
preoccupata, implorò con tono supplice: “Ti prego Malfoy,
lasciamelo vedere. Voglio solo accertarmi che stia bene! Sai…
che ne ho tutto il diritto.” Gli occhi castani che le brillavano
di tutto… l’Amore che provava per Potter… il suo
Potty…
E Draco, mai come in quel momento,
la odiò con tutto se stesso perché, crudele e spietata
con le sue poche parole, gli aveva rammentato che il bambino, Potter o
non Potter, non era veramente suo…
In Harry invece, che era rimasto
profondamente colpito da quello sguardo così limpido e sincero,
i sentimenti di avversione e antipatia, provati fin dal primo istante
verso la ragazza, scomparvero venendo sostituiti da un’emozione
del tutto diversa, che lo portarono a dispiacersi per lei per come
ingiustamente il Principe la stava trattando.
“Avanti, per piacere!”
Ginny provò ancora vista l’indecisione del Serpeverde.
“E poi guardami: sono sola e disarmata! E sai che non potrei mai
ferirlo. Quindi non capisco perché continui a puntarmi contro la
bacchetta: gesto questo da parte tua che non trovo affatto né
nobile né molto cavalleresco. Non lo pensi anche tu,
Harry?” Osservò sarcastica rivolgendosi ora però
direttamente al bambino, che sussultò riconoscendo vere le sue
parole.
D’impulso allora, Harry si
staccò da Draco e si frappose tra lui e la rossa Grifondoro,
nell’istintivo tentativo di prenderne le difese. Con sguardo
triste e un pizzico di delusione lo pregò poi di lasciarla stare
e non farle del male.
E quel gesto ferì Draco
più di mille Cruciatus, perché davanti a sé non
vide più il bambino, ma il Potter diciassettenne ergersi a scudo
della Weasley… con la forza del suo Amore per lei…
Con mano tremante abbassò
quindi la bacchetta e distolse lo sguardo, incapace di sostenere oltre
l’evidenza della propria disfatta, ma così facendo si
perse il sorriso fiero e orgoglioso che gli rivolse il piccino e il
ghigno gridante vittoria di Ginny.
“Visto?” Harry fece ora
voltandosi verso la ragazza ancora inginocchiata. “Il mio
Principe è davvero tanto, tanto, tanto nobile e generoso!”
Calcò con enfasi ogni parola con vanto e incrociando le braccia,
quasi a sfidarla ad ammettere il contrario, tanto che Malfoy
percepì il proprio cuore accelerare e la vocina della speranza
divenire di nuovo più forte e squillante.
“Ed è anche
bellissimo, bravo e…” Il bimbo continuò ad elencare
le sue lodi finché l’improvviso e avvolgente abbraccio, in
cui lo strinse Ginny, non lo fece ammutolire di colpo.
“Oh, Harry! Finalmente! Mi
sei mancato così tanto!” La piccola Weasley esclamò
con voce incrinata ed Harry ancora una volta non capì che senso
avesse quell’ennesima frase: com’era possibile che persone
per lui del tutto sconosciute sembrassero invece essergli così
affezionate o trattarlo come se lo conoscessero da sempre?
Ma neppure adesso decise di
palesare ad alta voce i suoi dubbi perché, ritrovatosi col viso
circondato dai rossi capelli di Ginny, fu sopraffatto di nuovo
dalla stessa forte sensazione provata tra le braccia di Daphne: quella
dolce malinconia che profumava di Amore materno.
Socchiudendo le palpebre il bimbo
allora si rilassò completamente nell’abbraccio della
Grifondoro e, abbandonatosi a quelle intense emozioni frutto di ricordi
lontani e confusi, le carezzò gentilmente i capelli e lieve
sussurrò: “Sì anche tu!” Per poi riprendersi
immediatamente e continuare imbarazzato: “Cioè…,
no… Scusa! È che i tuoi capelli rossi sono davvero tanto
belli e... lo so è strano… ma è come se li avessi
già visti… toccati… tanto tempo fa
però…” Disse sempre più scarlatto in viso
perché consapevole che le sue parole non avessero alcun senso,
benché Ginny aveva continuato a sorridergli gentile e i suoi
occhi sembravano adesso essere diventati un po’ più
lucidi. “Mi piacciono così tanto!” Ammise infine.
“Anche se…non so perché… ma mi fanno venire
tanta voglia di ridere e allo stesso tempo anche di piangere.”
E gli occhi di Hermione
inevitabilmente si inumidirono e fievole anche lei, in modo che solo
chi le era accanto riuscì a sentirla, tra cui anche Draco,
disse: “ Oh Merlino! Lily, la mamma di Harry: anche lei aveva i
capelli dello stesso colore di Ginny!”
E Malfoy percepì il proprio
cuore spaccarsi a metà, tra la compassione e la sofferenza per
l’infelice infanzia del piccolo Potty e l’invidia sempre
più forte verso la Weasley e quel legame, così speciale e
ricco di un significato ancora più profondo, che la univa con
Potter.
“Sì Harry, lo so. Me
lo dici spesso quando siamo da soli.” Sospirò invece
distrattamente la sedicenne Grifondoro, che per un istante, ripensando
a quei complimenti che tante volte il moretto le aveva rivolto su
quanto adorava i suoi capelli, aveva creduto di riavere tra le braccia
l’Harry adulto.
Ma questo ebbe l’effetto di
rompere l’incanto che si era creato tra loro, spezzando il filo
sottile di fiducia che il bambino aveva cominciato a tendere verso di
lei.
Harry infatti si allontanò
leggermente dalla ragazza per poterla guardare negli occhi e, un
tantino arrabbiato e seccato, replicò: “Non è vero:
non te l’ho mai detto prima! E noi non siamo mai stati da soli!
È una bugia, proprio come quando parli male del mio Principe
Draco!”
“No Harry, è tutto
vero! Ascolta, adesso… adesso non posso spiegarti! È
complicato… una magia… Però credimi, non ti sto
mentendo. Così come quando ti dico che Malfoy è cattivo e
crudele.” Ginny provò a persuaderlo, mentre concitata si
sforzava a non farlo scappare dal suo abbraccio. “Aspetta! Non
tornare da lui! È troppo pericoloso, perché il suo
desiderio più grande è da sempre stato ferirti e farti
del male.”
E se Draco, i Serpeverde, Hermione
e Neville a quel punto non intervennero per separarli, fu perché
scoprirono troppo tardi di essere sotto il tiro di decine di bacchette,
che si erano alzate verso di loro non appena la rossa Grifondoro aveva
preso il bambino con sé, e perché soprattutto, per come
erano vicini l’una all’altro, rischiavano di colpire il
piccino se avessero provato a lanciare un incantesimo contro la Weasley.
Nel contempo il preside e i
professori, all’esclusione di Piton che non era ancora arrivato,
erano rimasti ad osservare il tutto senza intervenire o battere ciglio.
“Non è vero!!!”
Gridò ora esasperato Harry. “Il mio Principe... lui mi
vuole tanto…”
“Cosa? Bene, Harry? Te lo ha
mai detto chiaramente?” Domandò scettica Ginny ed Harry
non rispose subito, perché solo in quel momento si rese conto
che, nonostante i tanti gesti pieni di premure e affetto, il Principe
non aveva mai pronunciato ad alta voce quelle parole.
Ma in fondo era lo stesso, no? Tutte quelle attenzioni significavano proprio questo, non era così?
Ragionò adesso un pochino
insicuro il piccino, mentre nel contempo Draco si rimproverava e
pentiva di non essere stato più esplicito con il bambino sui propri sentimenti.
Ma prima che uno dei due potesse
controbattere, la ragazza continuò: “No, giusto? E sai
perché? Perché chi ti sta mentendo è lui piccolo.
So che ora non ti appare così, ma la sua gentilezza, le sua
bontà nei tuoi confronti sono solo una messinscena, una
finzione! Malfoy in realtà ti odia!” Cercò
imperterrita di convincerlo Ginny.
“No, lui odia solamente il vostro stupido Principe Grifondoro!” Rispose risoluto e deciso il piccino.
Ginny sembrò allora per un
attimo indecisa su come replicare: mordendosi un labbro si volse verso
Hermione per poi distogliere subito lo sguardo con fare colpevole.
“Ma Harry, sei proprio tu…”
“No Ginny, non
farlo!!!” Le urlò la Granger, pallida in volto.
“È troppo rischioso! Non sappiamo quali conseguenze
avrebbe con l’incantesimo spazio-temporale di Malfoy! Potremmo
non rivedere più il nostro Harry!!!”
Draco, così come
l’intera Sala all’esclusione di un fin troppo sereno
Silente, non afferrò il senso di quelle parole, al contrario di
Ginny che però decise di ignorarle, convinta com’era che
l’unico modo per salvare Harry da Malfoy era raccontargli la
verità.
“Harry, sei tu il Principe dei Grifondoro!”
Rivelò infine la piccola Weasley. “È te che Malfoy
odia dal profondo del cuore e chiama Sfregiato per la cicatrice che
porti sulla fronte!”
Il bimbo sbarrò gli occhi e
automaticamente portò una mano ai capelli per nascondere quella
cicatrice a forma di saetta, di cui si era da sempre sentito orgoglioso
perché lo rendeva unico e speciale.
‘Sfregiato’… lui
quella parola l’aveva già sentita… lo aveva
chiamato così Pansy quando era andato per la prima volta al
tavolo Serpeverde… Ma era un’offesa davvero tanto brutta!
Non era possibile che l’avesse pronunciata o anche solo pensata
il suo amato Principe Draco! Così come era impossibile che lui
fosse il Principe di Grifondoro, vero?
Eppure qualcosa non tornava: tutte quelle mezze frasi ascoltate che lo paragonavano ad un lui
senza nome… l’insistenza e l’ostinazione di Ron e i
Grifondoro ad allontanarlo a tutti i costi da quello che loro
ritenevano il più spietato dei Serpeverde… quegli sguardi
che ogni tanto il Principe gli lanciava in cui però sembrava
vedere, cercare, qualcun altro nei suoi occhi… tutti quei
“No, non è lui!”, o quel: “Vieni con me, Potty! Adesso vedremo se sei veramente lui
o meno!", pronunciata dal Principe con tanta rabbia giusto il giorno
prima, quando di forza lo aveva trascinato all’aperto per
dimostrargli se sapesse volare o meno con la scopa… lo scambio
di battute avvenute quella stessa mattina tra Pansy e il biondino
nell’aula di Pozioni… tutto sembrava acquistare un senso
se Ginny avesse detto la verità.
Eppure, non poteva essere… non doveva essere! Sì perché Harry non voleva assolutamente essere il Principe di Grifondoro!!!
“È una bugia, vero?
È solo una bugia, vero?!” Il piccino domandò allora
con voce insicura e tremolante all’intera Sala Grande, ansioso di
trovare qualcuno che smentisse quell’ennesima assurdità e
che gli dicesse che quello era solo uno stupido scherzo per prenderlo
un po’ in giro.
Ma il silenzio fu l’unica
risposta che ottenne e anzi, a parte Ginny, nessuno sembrava capace di
sostenere il suo sguardo per più di qualche frazione di secondo,
compresi i suoi amici Serpeverde.
E il suo mondo crollò
definitivamente e la disperazione si impadronì del suo cuore con
la conferma che era invece tutto vero, quando incontrò il muro
di ghiaccio che erano diventate le iridi grigie del suo Principe, in
cui ogni traccia di dolcezza e affetto erano scomparse per lasciare il
posto a quella stessa fredda indifferenza e a
quell’ostilità che tante volte aveva già trovato
nello sguardo di zia Petunia, zio Vernon e Dudley.
Occhi che non risplendevano
più d’Amore e accettazione ma di rifiuto e
disprezzo… e per la prima volta, da che si era risvegliato in
quel magico castello, il piccino provò di nuovo le asfissianti e
opprimenti sensazioni di solitudine e abbandono, che tante volte
avevano tormentato le sue notti nel buio del suo piccolo stanzino.
Ma questa volta il suo dolore e la
sua paura, ancora più intensi e devastanti perché il suo
cuore non poteva accettare di essere detestato anche dal suo amato
Principe Draco, non si manifestarono solo sotto forma di cocenti
lacrime, che Harry cominciò a versare copiose, ma esplosero
letteralmente con la potenza della sua magia innata che, incontrollata,
fece tremare i tavoli più vicini, sollevandone tutto ciò
che vi era sopra, e incrinando i vetri degli alti finestroni.
Solo che più il pianto
dirompeva e diveniva forte, più la sua magia si faceva
instabile: gli oggetti cominciarono infatti a vorticare sempre
più velocemente e alcuni studenti dovettero usare incantesimi
per proteggersi e non esserne colpiti, ma soprattutto l’aria
intorno al piccino cominciò ad arroventarsi, tanto che per
l’eccessivo calore Ginny fu costretta ad allontanarsi.
Nella Sala Grande scoppiò di nuovo il caos.
“Albus, direi che ora
basta!” Minerva si alzò dalla sedia e insieme con lei
anche altri professori decisi ad andare ad aiutare gli studenti.
“Serpeverde e Grifondoro non potranno mai scendere a compromessi
pacifici e non riesco ancora a credere come tu abbia fatto a
convincerci a concedere loro anche solo una possibilità,
soprattutto poi se a rimetterci deve essere quel piccolo bimbo
innocente. Non possiamo restarcene fermi qui a guardare oltre senza
intervenire!”
“E invece mia cara, vi
pregherei tutti di pazientare ancora qualche istante e di non agire in
alcun modo per arginare la situazione che, a mio giudizio, è
ancora sottocontrollo. Vi assicuro comunque che provvederò
immediatamente a sistemare ogni cosa non appena lo riterrò
strettamente necessario.” Il preside replicò con tono
serio e perentorio, mentre attento osservava l’evolversi di
quanto stava accadendo in fondo al salone. “Prima
però…” Silente adesso aggiunse sovrappensiero,
quasi stesse ragionando più fra sé che non con gli
insegnati. “… devo constatare un’ultima cosa…
anche perché a questo punto ritengo che nessuno di noi sia in
grado di contenere, affrontare e placare la magia del piccolo
Harry!” E poi dopo un mesto sospiro, che allarmò
maggiormente la McGranitt, concluse con espressione rassegnata e
triste: “E a quanto pare nemmeno il Signor Malfoy…”
Nel frattempo infatti:
“Draco, fa qualcosa! Fermalo! Solo tu puoi!” Blaise aveva
afferrato il compagno per le spalle per smuoverlo ad intervenire, ma
questi si era limitato a sorridergli beffardo e a rispondere con
sarcasmo: “No, non è vero! Non posso, quello…
quello è Potter!” E nella sua ironia, in quegli occhi che
sembravano così imperturbabili, quasi assenti, Zabini vi lesse
la dolorosa consapevolezza di un’illusione infranta.
Draco si era finalmente risvegliato
dal suo idilliaco sogno di un Amore possibile, per ricadere nella
crudele realtà in cui non esisteva alcun piccolo e dolce Potty,
ma un Potter adulto che non lo avrebbe mai ricambiato…
Probabilmente il suo cuore in quel
momento stava piangendo disperato proprio come il bambino, e la sua
indifferenza non era altro che l’ennesima maschera, per
nascondere a se stesso e al mondo, di essere innamorato follemente, e
probabilmente da sempre, della sua nemesi Grifondoro…
E se lo capiva con tutto se stesso,
perché la situazione per lui non era affatto diversa, Blaise
possedeva però quel pizzico di speranza in più rispetto
all’amico, che lo portava a credere che per un sentimento
così travolgente e sincero, come quello che lui e Draco
provavano per Neville e Potter, doveva esistere almeno una
possibilità.
Possibilità che dovevano fare di tutto per cogliere prima di arrendersi definitivamente al destino avverso.
“Bella scoperta, idiota! Quel
bambino è sempre stato Potter e ti vuole bene!” Zabini
riprese con fermezza e decisione, sogghignando quando vide il suo amico
tornare in sé e il suo viso tingersi di rosso per il significato
delle sue parole.
“Potter,
non mi vuol…” Cominciò ad obbiettare, decisamente
in imbarazzo e arrabbiato, Draco, per poi essere immediatamente
contraddetto.
“Certo che sì! O almeno sicuramente quel bambino! E anche tu, mio stupido amico, vuoi bene a Potter!”
“No! Non è
vero!” Si rifiutò categoricamente di ammettere Malfoy con
le guance sempre più accese. “Io odio quel maledetto
Sfregiato!”
Blaise allora lo afferrò di
prepotenza con una mano sotto al mento e lo volse in direzione del
piccino, che ancora piangeva racchiuso nel suo bozzolo di magia
protettiva, mentre, impotenti, Daphne, la Granger e Paciock provavano
invano a calmarlo.
“Dannazione Draco! Credevo ci fossi finalmente arrivato! È quel bambino il tuo Sfregiato!!!”
“Non chiamarlo così!!!” Malfoy ruggì con tutta la rabbia che teneva in corpo.
“Beh, tu lo hai fatto per ben
sette anni, non capisco quale sia il problema adesso!” Blaise lo
provocò ulteriormente.
Draco chiuse allora gli occhi
incapace di sostenere oltre la vista di quelle lacrime, che sentiva
sue, e sopraffatto dai ricordi e dalle troppe e belle emozioni provate
con quel meraviglioso piccolo Angelo in quei pochi giorni, non
riuscì più a mentire a se stesso: amava il piccolo Potty pur sapendo che era Potter!!!
“Per Potty è diverso!” Sospirò riaprendo gli occhi.
“E tu non lo odi giusto?”
“No!” Draco finalmente
confessò ad alta voce, sentendo il proprio petto alleggerirsi di
un peso. “Anche se è Potter, non odio quel bambino!”
“Bene! Allora va là e
diglielo!” Lo incitò Zabini con un sorriso soddisfatto.
“E fermalo prima che l’intera Sala Grande ci crolli
addosso! Poi penseremo insieme a trovare una soluzione per il
dopo…” Adesso lo spinse letteralmente verso la barriera
magica con un ghigno sul viso, mentre Malfoy arrossiva ulteriormente
per il significato implicito di quel dopo.
Ma quando si inginocchiò e
provò a penetrare lo scudo magico, come era già successo
nell’ora di Storia della Magia, Draco scoprì, con suo
enorme sgomento, che questa volta era inaccessibile anche per lui.
“Ma cosa…? Potty, sono
io… il tuo Principe… fammi entrare!” Implorò
con voce sempre più angosciata.
Ma il piccino non gli rispose
né lo guardò in viso, troppo spaventato di rincontrare
ancora quegli occhi cattivi, piuttosto il suo pianto divenne ancora
più straziato e intenso.
“No, ti prego Potty, non
piangere…” Malfoy provò ancora ad oltrepassare la
barriera, ma una mano lieve si poggiò sulla sua e gli
impedì di compiere quel gesto che non avrebbe portato a nulla.
Era stata la Granger, che ora
scuoteva la testa. “No. È inutile Malfoy. Questa volta lo
scudo protettivo, che la magia di Harry ha creato, è scaturito
dal desiderio di quel bambino di difendersi proprio e unicamente da
te… o meglio dal tuo odio!” Gli disse a voce più
bassa in modo che il bimbo non potesse sentirli.
Draco adesso sbiancò: “Ma io non…”
“Sì, lo so! L’ho
capito che non lo odi ed è per questo che ora mi fido di te, ma
per un attimo ti sei lasciato sopraffare dai sentimenti che invece
provi…” ‘O pensi di provare’, pensò fra
sé Harmione. “… per l’adulto che un giorno
sarà quel piccino, ma di cui quel bambino non sa nulla. Ed
Harry, che è cresciuto tra persone che lo hanno sempre detestato
apertamente facendolo sentire un peso, soffrendo per anni per la
mancanza di affetto e calore umano, adesso che finalmente pensava di
averli trovati in te, è terrorizzato dall’idea di scoprire
che invece anche il suo amato Principe non lo voglia più.”
“Maledizione!
Maledizione!!!” Esclamò amareggiato Draco. “Come
faccio allora a convincerlo che non è così?”
Harmione sorrise di fronte a
quell’ennesima dimostrazione d’affetto che il Serpeverde
provava per il suo migliore amico e, proprio come Blaise, provocatrice
rispose: “In effetti è abbastanza complicato. La cosa
migliore sarebbe convincerlo che la storia di Ginny sia davvero solo
una bugia, il problema però è che Harry adesso è
troppo confuso e non sa più in cosa credere o di chi fidarsi.
Penso quindi che l’unica soluzione sia che tu ammetta di volergli
bene anche se è il Principe di Grifondoro, proprio perché è il Principe di Grifondoro!”
“Granger, non ti
seguo!” Digrignò tra i denti Draco, ma arrossendo sul viso
e dimostrando così alla ragazza che aveva invece capito tutto.
“Sarò più
chiara allora.” Fece adesso seria Harmione. “Devi dire a
quel bambino che tieni e sei affezionato anche alla sua versione
adulta!”
Draco trasalì e
involontariamente portò il suo sguardo sulla Weasley: tutta la
furia allora, che aveva provato due giorni prima quando Potter nel
parco le sorrideva e le teneva la mano, tornò a galla e si
avvinghiò forte al suo cuore impedendogli di confessare
ciò che realmente sentiva.
“Non lo farò
mai!!!” Tuonò con veemenza. “Io quel dannato
Grifondoro lo odio con tutto me stesso!!!”
“Beh, e allora levati dai
piedi Malfoy!” La Granger adesso, con espressione dura, gli
puntò la bacchetta contro frapponendosi tra lui e la barriera
magica. “Se è così che veramente la pensi non ti
permetterò di avvicinarti oltre ad Harry, perché ora che
sei riuscito a fare breccia nel suo cuore di bambino con la tua
codardia e ottusità verso l’adulto puoi ferirlo molto di
più di quanto, da piccolo o da grande, non abbia già
sofferto fino ad oggi.”
“Codardo io?” Sibilò stizzito Draco. “Io non ho mai avuto paura di Potter!”
‘Ma dei sentimenti che provi
per lui, sì!’ Harmione però non riuscì a
formulare in parole questo suo pensiero, perché interrotta dal
fragoroso rumore che fece il portone della Sala Grande quando si
spalancò per far entrare il professor Piton.
“Cosa diamine sta succedendo
adesso?” L’insegnante tuonò tagliente e con sguardo
truce non appena si accorse della confusione che stava regnando nella
Sala, con le tavolate di Corvonero e Serpeverde completamente svuotate,
piatti e bicchieri che volavano in aria veloci come proiettili, gli
studenti assiepati in due angoli nella stanza, con quelli più
grandi che con incantesimi Scudo proteggevano i più piccoli
dalle posate impazzite, e fra tutto questo, protetto da una potente
barriera dorata, la causa di tutto quel casino che naturalmente non
poteva essere nessun’altro se non...
“Potteeer!!!” Piton sibilò con voce aspra avvicinandosi al bambino. “Smettila immediatamente!”
Ma il piccino, che non sapeva
nemmeno che tutta quella magia fosse opera sua e quindi neanche come
fermarla, non appena sentì la voce del professore alzò
finalmente il volto, che aveva tenuto basso tutto quel tempo, e di
slancio fece quei pochi passi che li separavano e lo abbracciò
stretto.
E Severus che, per
l’imprevedibilità e la velocità dell’azione
del bimbo, non aveva potuto proteggersi in tempo ed era quindi convinto
che si sarebbe scontrato dolorosamente contro la barriera magica,
scoprì invece, con sua enorme stupore, di non essersi
fatto nulla e non perché lo scudo incantato fosse scomparso, ma
perché vi era passato attraverso incolume.
E questo significava un’unica dannatissima cosa: il moccioso si era affezionato e si fidava di lui!
Silente sorrise di nuovo, Draco
invece si incupì ancora di più per la nascente gelosia
che sentì crescere verso il proprio padrino: non immaginava
però che i sentimenti che il bambino cominciava a nutrire per
l’insegnante erano di tutt’altra natura rispetto a quelli
che invece provava per lui.
“Re Severus!” Harry
pigolò ancora tra le lacrime. “Ginny ha detto che sono il
principe di Grifondoro e adesso… adesso il Principe Draco mi
odia!!!” Riuscì a farfugliare tra i singhiozzi.
“Però è una bugia, vero? Vero?” Gridò
aggrappandosi speranzoso alle vesti del professore alla ricerca
disperata di rassicurazioni. “Io… io non voglio essere il
principe dei Grifondoro! Ti prego Re Severus… dimmi che non
è vero… Non voglio che… che il mio Principe mi
odi!!! Ti prego…” E le sue parole accorate e imploranti
toccarono e commossero i cuori di tutti i presenti nella Sala Grande,
tranne apparentemente del professore di Pozioni che in tutta risposta,
invece di donargli il conforto che cercava, sogghignò crudele.
“E tu continui a dubitarne?” Fu infatti la sprezzante risposta di Piton.
Questa era infatti
l’occasione perfetta per separare definitivamente Potter e Malfoy
e quindi deciso l’insegnate maligno confermò: “Certo
che è vero!”
Ma non era nemmeno ancora svanito
nell’aria il riverbero delle sue ultime sillabe pronunciate che
quella strana inquietudine, quel malessere lancinante che lo aveva
già colpito durante le ultime due ore di lezione, tornò
prepotente tormentandolo con sensi di colpa così devastanti che
Severus si sentì il fiato mancare e una fitta lancinante partire
dalle ginocchia, dove distintamente avvertiva la sensazione umidiccia
della stoffa bagnata sulla pelle, e arrivargli diritta al cuore.
Maledizione! Perché diamine
quel bambino cercava conforto proprio da lui? E perché le sue
lacrime sembravano conficcarglisi nel petto come tante pugnalate?
E poi Harry alzò il viso
mostrando i suoi occhioni verdi traboccanti di sofferenza e
disperazione e finalmente Severus capì: Potter lo guardava con
gli stessi bellissimi occhi della sua Lily e lui non poteva tollerare
che quel verde speranza, che tanto aveva amato in passato, fosse
offuscato ancora dalle ombre scure del dolore.
Lo aveva già fatto una volta
per vigliaccheria e perché accecato dall’invidia, ma ora
non lo avrebbe permesso mai più.
Il gelo nel suo petto, che per anni
aveva racchiuso e indurito il suo cuore, lentamente cominciò a
dissolversi, facendo fuoriuscire emozioni che l’uomo credeva aver
dimenticato da tempo.
“Proprio come è vero
che hai diciassette anni, Potter!” Piton aggiunse con tono
forzatamente ironico, dopo un sospiro che sancì la sua resa momentanea a quel sentimento che cominciava con la A…
“E che hai passato i tuoi ultimi sei di scuola in questo castello
magico che, come naturalmente immagino non sai, è in
Scozia!”
Il bimbo trasalì e gli
oggetti, pur rimanendo sospesi in aria, smisero di muoversi. “No,
io…” Harry aprì tutte e cinque le dita della mano
sinistra e il pollice di quella destra mostrandole poi al professore.
“… ne ho sei di anni!” Constatò con voce un
tantino insicura. “E non sono mai andato più lontano di
Londra né visitato un vero castello prima d’ora,
figuriamoci poi uno magico!”
“O vero come il fatto che
Ginny Weasley è la tua fidanzata e suo fratello Ron il tuo
migliore amico!” Piton sputò fuori con espressione
disgustata.
Harry smise di botto di piangere e
un piccolo sorriso illuminò di nuovo il suo viso, mentre le
varie posate, non trattenute più dalla magia, precipitavano a
terra. “Naa! Non è possibile! A me non piacciono le
femmine e Ron il Grifondoro è mio nemico!” Esclamò
con fervore.
“O vero come è vero
che il Cappello Parlante ti ha smistato a Grifondoro, giusto piccolo
idiota?” Severus questa volta domandò assottigliando le
palpebre con uno sguardo carico di commiserazione e compatimento, sotto
il quale il piccino avvampò per l’imbarazzo di non averci
pensato lui stesso.
Con gli occhi accesi di gioia e la
mano sullo stemma, che orgoglioso portava sul maglioncino
all’altezza del cuore, Harry ricordò quindi fiero:
“No, io sono un Serpeverde!”
“Quindi, Potter?”
Digrignò infine con voce infastidita il professore per
l’ovvia ed evidente conclusione a cui portavano tutte quelle
affermazioni.
“Io non posso essere il
Principe di Grifondoro!” Harry mormorò ancora rosso in
viso per la vergogna d’averci invece creduto, ma con lo sguardo
raggiante e ricolmo di gratitudine e adorazione che fece perdere
qualche battito al neoritrovato cuore di Piton.
Piton che però fece una
faccia letteralmente schifata quando vide quel piccolo impiastro, che
da quando aveva smesso di piangere aveva continuato imperterrito a
tirare su col naso, cercare di asciugarselo infine sulla manica del suo
golfino producendo un inguacchio ancora peggiore.
E poiché stranamente la
barriera magica non era ancora scomparsa, Severus, incurante degli
sguardi allibiti dell’intera scuola ma con sentimenti del tutto
opposti al disgusto che invece mostrava il suo volto, fu obbligato
a fare qualcosa che scioccò l’intera Sala per la dolcezza
intrinseca del gesto: prese il proprio fazzoletto e pulì la
faccia del bambino, asciugandogli, naturalmente non proprio
delicatamente, il naso e portandovi via le ultime tracce delle lacrime
che ancora gli bagnavano le guance.
“No ragazzo, non lo sei!”
Borbottò rassegnato tra i denti il professore, provando invano a
convincere più se stesso che non il bambino, con quella che lui
sapeva essere una bugia, e cercando al contempo di giustificarsi con la
sua parte razionale per quella sua azione così intima e
familiare che sarebbe stata del tutto inconcepibile con l’altro
Potter!
Ed ecco qui: questa era la prova
che era impazzito anche lui, proprio come Draco, se cominciava a non
discernere più tra adulto e bambino.
Almeno, si rincuorò, gli
rimaneva la magra consolazione di non esserne innamorato! Lui Potter lo
odiava di sicuro!!! Qualsiasi età avesse!!! Ci tenne ad
aggiungere la sua ragione.
Ma gli bastò incontrare per
un solo attimo lo sguardo del piccino, perché la luce smeraldina
dei suoi occhi desse la forza al proprio cuore di contestare
irremovibile che no, le cose stavano ben diversamente!
Ma quanto diversamente Piton non dovette scoprirlo immediatamente.
“No, non lo sei! Anche
perché tu non mi odi, vero mio piccolo Potty?”
Risuonò dolce la voce di Draco che, proprio come Harry, aveva
creduto alla bugia di Severus, trovando in essa l’ennesimo
appiglio che il suo cuore dilaniato agognava per rifuggire dalla cruda
e spietata realtà.
Il biondo Serpeverde si era
inchinato di nuovo accanto alla barriera magica e stava provando a
forzarla ma, solo quando il piccino si voltò e i loro occhi
finalmente si ritrovarono, scoprì nel legame che li univa il
potere per infrangerla.
“Vieni da me!” Draco
abbracciò Harry a sé con tutta la forza di quel
sentimento che iniziava con la A…, di cui aveva ormai capito il
nome, per quanto però non riuscisse ancora a pronunciarlo col
piccino, ammetterlo per l’adulto.
Ed Harry ricambiò la stretta
con altrettanta intensità, intossicandosi dell’odore di
fiori del suo amato Principe e desiderando di non doversi sciogliere
mai più dal calore delle sue braccia.
“No Principe Draco, non ti
odio! Non ti odio!!! Io ti voglio tanto, tanto bene come… come
tutto il mondo e le stelle del cielo e ancora, ancora di
più!!!” Harry professò ancora, ma questa volta al
vero e unico destinatario del suo affetto, l’ innocente
dichiarazione d’Amore del suo cuore bambino.
E Draco si sentì travolgere
da una gioia così immensa che spontanee gli salirono alle labbra
quelle parole che troppo a lungo aveva tenute celate. Prese allora il
viso del piccino tra le mani e lo avvicinò al suo
affinché potesse leggere nell’intensità del suo
sguardo la sincerità dei suoi sentimenti.
“Anch’io…”
Rotto dall’emozione cominciò con voce tremula, per poi
schiarirsela e continuare più sicuro. “…
anch’io ti voglio…”
Ma proprio come il giorno
precedente il giovane Serpeverde fu di nuovo interrotto: questa volta
non da Ron Weasley ma dalla sorella.
“Malfoy!!!”
Ruggì inviperita la ragazza. “Smettila con le tue
menzogne! Non ti permetterò di fargli ancora del male!!!
Allontanati immediatamente da Harry!!!” Disse ora puntandogli la
bacchetta contro, mentre Draco si rialzava e metteva al sicuro dietro
di sé il piccolo. “Ridammelo e restituiscilo alla sua vera
Casa!” Aggiunse ora indicando la tavolata Grifondoro.
Ma inaspettatamente, persino per
Silente, molti componenti delle altre tre Case si schierarono dalla
parte di Draco e più di una voce gridò: “No,
lascialo stare con i Serpeverde!” “Non lo vedi che Potter
vuole stare con Malfoy?” “Malfoy non gli farà del
male!” “Siete voi Grifondoro che gliene state
facendo!” E altre frasi ancora che testimoniavano quanto il
palese affetto di Draco e Harry avesse rivalutato l’opinione
generale e negativa che molti studenti avevano avuto fino a quel
momento sulle Serpi e sul loro altezzoso Principe biondo.
Ma la stoccata finale, per la
meraviglia generale ma soprattutto del preside, che in cuor suo
gioì per la commozione, fu però di Piton.
“Signorina Weasley, mi
rincresce ricordarle che il moccioso Potter è un Serpeverde! E
disgraziatamente per me che ne subirò le conseguenze, la colpa
è proprio di suo fratello Ron! Quindi se la prenda con lui se la
cosa non le sta bene.” Sbottò seccato Severus. “Per
cui, come le regole della scuola impongono e come lei giustamente
richiede…” Adesso continuò chiaramente infastidito.
“…ma contrariamente alla mia volontà, Potter
rimarrà nella sua vera Casa, ovvero la mia!”
Silente a questo punto sorrise riconoscendo nell’avversione
evidente delle parole del suo professore di Pozioni tutt’altre
emozioni, come un pizzico di orgoglio e anche compiacimento.
“Ma professore,
perché? Lei lo sa che questa è solo una bugia! Harry
è uno di noi!!!” Provò ancora ostinata Ginny,
incurante di qualsiasi punizione potesse ricevere e spinta unicamente
dal puro desiderio di salvare il bambino dalle grinfie di Malfoy.
“E con Malfoy rischia un serio pericolo!”
Piton le restituì uno
sguardo tagliente e replicò: “Nessuna bugia, non per quel
bambino almeno, che non è la persona che lei
vorrebbe…”
“Ma…” La Grifondoro tentò di protestare.
“Non lo è ancora!”
Si spiegò meglio Severus, ottenendo però di turbare
così nuovamente Draco. “Ma presto, entro massimo due, tre
giorni, le assicuro che avremo, per mio ulteriore disappunto, il
dispiacere di riavere di nuovo indietro il suo tanto agognato
Grifondoro.” Questa volta l’inquietudine non prese solo il
biondo Serpeverde ma anche Daphne, che impallidita afferrò con
forza un braccio di Blaise, al punto da conficcargli letteralmente le
unghia nella carne, e agitata domandò: “Che vuol
dire?”
Il moro Serpeverde sospirò
preoccupato per i suoi due amici, ricordando la conversazione udita
nello studio del preside qualche giorno prima riguardo la breve
permanenza del piccolo Potter ad Hogwarts, ma prima di poter rispondere
Piton continuò: “Ma su una questione ha ragione: questo
bambino è in serio pericolo, lo è per se stesso e per chi
lo circonda, perché dotato di un potere troppo grande e
incontrollabile che da solo non può gestire. E per quanto la
causa scatenante della sua magia innata è proprio
l’instabilità emotiva che lo lega al signor Malfoy,
purtroppo questi, da quanto abbiamo potuto tutti constatare, è
anche l’unico che sembri in grado di poterlo placare.”
Severus a questo punto però
omise di ricordare, perché troppo imbarazzato ad ammetterlo, che
malauguratamente ne era capace anche lui.
“Quindi a meno che, signorina
Weasley, non voglia prendersi la responsabilità dei gravi
incidenti che potrebbero occorrere se li separassimo, la custodia di
Potter rimane a Draco ma, per essere più sicuri che la
situazione non degeneri nuovamente a causa della possibile
volubilità di sentimenti proprio di quest’ultimo, anche
alla Greengrass e a Zabini!" Perentorio ordinò.
Le due Serpi nominate assentirono,
mentre Harry, che non aveva capito proprio tutto ma che aveva afferrato
la cosa più importante e cioè che poteva rimanere col suo
Principe, donò al professore di Pozioni il suo sorriso
più bello.
Severus sentì per questo
infonderglisi nel petto un’euforica sensazione di contentezza
dovuta unicamente alla consapevolezza di aver reso felice l’odiato
marmocchio, quindi sempre più frustrato e avvilito di fronte a
quelle emozioni per lui del tutto nuove e inammissibili, visto chi ne
era la causa, decise che più tardi se ne sarebbe punito!
“Professore!”
Intervenne adesso Hermione. “Sarebbe consigliabile, per
acquietare la giustificabile preoccupazione della nostra Casa, che
anche a qualcuno di noi sia permesso di constatare che in effetti Harry
non corre rischi a stare con i Serpeverde. Visti i trascorsi passati a
molti Grifondoro riesce piuttosto difficile fidarsi di loro,
soprattutto poi quanto riguarda Malfoy. E non posso escludere che
scontri come quelli avvenuti oggi o ieri tra i componenti delle nostre
due Case accadano ancora. Ma se avessimo la sicurezza che tutto procede
per il meglio, nessuno di noi avrebbe più motivo per richiedere
l’allontanamento del bambino dai Serpeverde. Nel caso però
riscontrassimo che le cose stiano diversamente…” Adesso la
ragazza guardò seria Malfoy negli occhi. “… e che
l’incolumità di Harry non sia sicura con loro, chiedo
formalmente che il bambino venga affidato a noi
Grifondoro.”
“Concesso.”
Acconsentì Piton giudicandola una buona soluzione, sia per
tenere sotto controllo la tensione fin troppo palpabile che rimaneva
tra i verde-argento e i rosso-oro, sia per avere la certezza che, con
la presenza della fin troppo attenta e scrupolosa Grifondoro, la
Parkinson, o chi per lei, ci avesse pensato due volte prima di agire a
discapito della sicurezza di Potter.
“Lei Granger e…”
L’insegnante si guardò intorno alla ricerca di qualcun
altro altrettanto ponderato e riflessivo come la ragazza e non
impulsivo e avventato come i due fratelli Weasley, che escluse a
priori. “Paciock…” Decise infine, ritenendolo
l’unica opzione accettabile per entrambe le Case. “…
se lo riterrete necessario avete il permesso di affiancarvi a chiunque
Serpeverde accompagni Potter durante le ore diurne, comprese lezioni, i
pranzi, le cene e persino, se siete così incoscienti da
provarci, di intrattenervi nella Sala Comune Serpeverde ma non oltre il
coprifuoco. Per le notti non ammetto eccezioni di alcun tipo. Farete
poi rapporto prima a me o alla Professoressa McGranitt e solo noi…”
Severus calcò con decisione sul pronome personale.
“… decideremo se è il caso o meno di allontanare
Potter dalla mia Casa. Ingerenze o interventi da parte di terzi sono
quindi severamente vietate e nel caso avvenissero, provvederò
personalmente affinché le punizioni siano tali…” E
l’espressione del suo volto non fu mai più minacciosa.
“… da rimanere impresse a vita nella mente e nel corpo del
o dei trasgressori di turno.”
Harmione, più che
soddisfatta, annuì compiaciuta; Neville invece, immaginando la
“forzata” vicinanza che nei giorni a seguire avrebbe avuto
con Blaise, arrossì violentemente divenendo quasi viola quando
sentì il commento entusiasta proprio di quest’ultimo.
“Bene!” Esclamò
infatti Zabini prendendo il piccolo Potter in braccio.
“D’ora in poi sarò la tua ombra Potty!”
Ghignò, usando con fin troppa confidenza il nomignolo con cui
Draco chiamava il bambino e ottenendo per questo in cambio uno sguardo
assassino da parte proprio del biondo Serpeverde. “Staremo sempre
insieme!” Aggiunse infine con voce suadente e il piccino
notò che, mentre parlava, gli occhi blu di Blaise non guardavano
lui ma bensì il timido Grifondoro.
“Oh, no! Lui starà
sempre con me! Vero Harry?” Chiese ora con voce entusiasta
Daphne, prendendosi il piccolo dalle braccia di Blaise e stritolandolo
letteralmente tra le sue, col conseguente aumento di irritazione di
Draco e gelosia per Theo. “E stanotte dormiremo insieme nel mio
letto tanto grande!” A questo punto più di un sospiro
carico d’invidia provenne dalla popolazione maschile della scuola.
“Non ci provare Greengrass!
Potty è mio!!! E starà unicamente con me!”
Dichiarò Malfoy con ardore, fregandosene che l’intera Sala
l’avesse sentito, ma volendo mettere per l’appunto in
chiaro per tutti, soprattutto i suoi amici, quanto forte e sincero era
il suo desiderio, bisogno, di avere tutto per sé il piccino:
inaspettatamente però, la sua possessiva dichiarazione
provocò parecchi gridolini eccitati da parte di molte ragazze.
“Già è
suo!” Non riuscì a non intromettersi un sempre più
adirato Nott. “O di chiunque altro lo voglia, per quanto me ne
freghi!” Borbottò sempre più nervoso per le
occhiatacce che ricevette dai Grifondoro. “Quindi
lascialo!” Le ordinò con uno sguardo poco rassicurante che
Daphne ricambiò con altrettanta fermezza e stizza.
“Non ci penso neanche!
Preferisco un milione di volte stare col mio piccolo e dolce
Harry,” Affermò con tono affettuoso, accarezzando sul capo
il bambino e facendo contemporaneamente perdere definitivamente le
staffe a Draco e Theo. “… che con persone false che mi
nascondono le cose dietro le spalle!” Daphne asserì con
tutta l’amarezza che sentiva dentro. “Piuttosto
perché non ti levi tu dai piedi e vai a dare fastidio alla tua
nuova fiamma?” La voce fredda ma gli occhi chiari incandescenti
di una furia e di una gelosia che il moro Serpeverde, confuso e ferito,
però non vide né comprese.
“Ora basta! Finitela!”
Draco sibilò infine, intromettendosi in quella che non era altro
che una schermaglia d’Amore fra i due, in cui però ci
stava andando di mezzo l’ignaro piccino.
“No! Ora basta lo dico
io!” Tuonò aspra e decisa la voce di Piton, mettendo fine
al litigio tra i componenti del settimo anno della sua Casa.
“State dando di voi e della Casa Serpeverde uno spettacolo,
oserei dire, oltremodo imbarazzante e disgustosamente patetico. E la
causa, naturalmente, non poteva essere che tua, Potter!”
Il bimbo, che di tutta quella storia era l’unico innocente, strabuzzò un po’ offeso gli occhi.
“Vieni qui, ragazzo!”
Ordinò poi ad Harry indicandogli di allontanarsi da Daphne e
avvicinarsi a lui.
“Se non la smettete
immediatamente di contendervi quest’irritante
moccioso…” Adesso sogghignò di fronte alla faccia
imbronciata di Potter. “… mi vedrò costretto a
prenderne personalmente la custodia: prospettiva questa, infondo,
alquanto allettante, vista la sua propensione a provare i miei
incantesimi. E neanche potete immaginare quante belle fatture
divertenti…” Tutta la Sala tremò terrorizzata,
supponendo che la parola divertente per Piton doveva essere sicuramente
sinonimo di dolore e atroci grida straziate. “… abbia da
sempre desiderato sperimentare su Potter!” Concluse compiacendosi
con se stesso per il panico che lesse negli occhi di tutti i suoi
studenti.
O meglio… quasi di tutti!
Sentì infatti
all’improvviso qualcosa avvolgergli una mano: qualcosa di piccolo
e caldo, il cui calore però ebbe l’effetto contrario di
fargli venire i brividi alla schiena.
Severus quasi ebbe paura di abbassare lo sguardo e constatare con gli occhi quello che il suo cuore invece già sapeva.
Ma poi lo fece e trovò il
bambino che gli stava sorridendo, ancora con quel suo sorriso
così luminoso e sincero, e che con naturalezza e candore gli
stringeva la mano con la sua piccolina.
“Per me va bene, Re Severus!” Harry acconsentì sereno, con lo sguardo ricolmo di fiducia e aspettativa.
“No che non va bene!” Obbiettarono però, allarmati e contemporaneamente, Draco e Daphne.
“Non vuoi più stare con me, Potty?”
“O con me, piccolino?”
Chiesero prima Malfoy e poi la
Greengrass, con uguale espressione dispiaciuta sul viso e stesso
intento celato di far sentire un po’ in colpa il piccino, per
quindi approfittarne e così allontanarlo il più possibile
da Piton e dalle sue indubbie pericolose macchinazioni.
E il bimbo infatti, proprio come
speravano, perse un po’ del suo entusiasmo e accorato
replicò: “Certo che voglio stare anche con voi!”
“Perfetto!” Fece allora
sollevato Malfoy, prendendoselo di nuovo in braccio e sciogliendo
così, con sua ulteriore soddisfazione, il legame creato dalle
mani unite tra il piccino e il professore.
“Non deve preoccuparsi
professor Piton, d’ora in poi ce ne prenderemo cura noi del
piccolo Harry senza più litigare, vero Draco?” Aggiunse
poi con voce dolce Daphne, poggiando delicata una mano sulla spalla del
biondo Serpeverde e sorridendogli complice, urtando ancor di più
Theo che furioso li lasciò per andarsene alla propria tavolata
senza più degnarli di uno sguardo.
“Sì,
naturalmente.” Confermò adesso veramente serio Draco,
mostrando però il suo sorriso più vero e sincero al
piccolo Potter, che lo ricambiò raggiante.
E fu in quel momento che Severus
prese definitiva la decisione di far bere ad entrambi l’Oblivio
Animae: non poteva permettere che anche Draco provasse il suo stesso
inestinguibile e atroce dolore, frutto della consapevolezza di non
poter avere accanto la persona amata, a cui era senza alcuna speranza
destinato.
Con pochi colpi di bacchetta
provvide poi a rimettere ordine alla Sala Grande e impose a tutti di
andare a mangiare senza più creare problemi, ma per meglio
prevenire ulteriori incidenti, prima di andarsene anche lui alla
tavolata degli insegnati, tolse punti ai Grifondoro e assegnò
una punizione ben più severa ai Serpeverde.
“Per tutto il caos che avete
osato creare in questa scuola, ma soprattutto nella mia
aula,…” Disse con espressione dura, che non ammetteva
repliche. “… stasera la vostra ridicola e patetica
festicciola è cancellata!”
Dopodiché Piton si
voltò e deciso si ostinò a ripetere, mentre si dirigeva
da Silente, che il suo improvviso bruciore di stomaco non era per nulla
dovuto ai sensi di colpa per la delusione e la tristezza comparsi negli
occhi di Potter e che non, assolutamente, aveva per un istante sentito
la mancanza del contatto con la mano del moccioso quando Draco lo aveva
allontanato da lui. Eppure, questo non riuscì in alcun modo a
negarlo, il suo cuore ne ricordava ancora il calore e la dolce
sensazione: il ghiaccio nel suo petto oramai si era sciolto del tutto,
ma cocciuto e testardo Severus finse di non vedere e capire cosa da
esso ne era fuoriuscito.
Mentre tutto ciò accadeva,
l’attenzione di Hermione, contrariamente da quella di tutti i
presenti nella Sala, non era stata attirata dalla contesa da parte
delle Serpi su chi accaparrarsi l’esclusiva sul suo piccolo amico
e nemmeno dalle prevedibili minacce da parte del professore di Pozioni
ad Harry, piuttosto si era concentrata unicamente su Ginny, la cui
reazione e il cui comportamento, nell’osservare quelle medesime
cose, le erano parsi molto strani e alquanto sospettosi.
La piccola Weasley sembrava infatti
studiare con meticolosa concentrazione ogni gesto e parola di Malfoy
verso il piccino, cosa questa che la Granger all’inizio aveva
ritenuto decisamente normale e comprensibile.
Infondo, se per un incantesimo
errato bambino lo fosse diventato Ron e Malfoy o qualsiasi altro
Serpeverde si fosse mostrato improvvisamente così affezionato e
interessato al suo fidanzato, anche lei avrebbe pensato ad un inganno
per fargli in realtà del male e quindi ne sarebbe stata
naturalmente molto preoccupata.
Ma ecco qui l’anomalia: Ginny
non sembrava affatto preoccupata o ansiosa, almeno non come chi ha la
sicurezza che il proprio ragazzo sia attorniato da persone pericolose e
dalle cattive intenzioni, né si mostrava particolarmente gelosa
per le fin troppo evidenti dimostrazioni d’affetto di Harry per
Draco e viceversa, piuttosto l’espressione del suo viso appariva
corrucciata e indispettita.
Harmione aveva avuto per questo l’impressione che c’era qualcosa che non quadrava.
Ciò che infine l’aveva
convinta che la sua rossa amica doveva essere a conoscenza di qualche
particolare in più su tutta quella storia, era stato il suo
mormorio sommesso, mentre sotto ordine di Piton gli studenti tornavano
ognuno al proprio posto, in cui distintamente l’aveva sentita
pronunciare: “Non è possibile! Non può essere davvero Malfoy il Principe dei sogni di Harry! Devo dimostrargli a tutti i costi che non è così!”
Piton ricambiò con odio
cocente la luce giocosa e ilare che brillava abbagliante oltre le lenti
a mezzaluna degli occhiali di Silente e la tenerezza e la commozione
con cui lo guardava invece Minerva.
“Non… una…
parola!” Sibilò mentre prendeva posto, disgraziatamente
per lui, proprio in mezzo a loro.
“Come desideri.”
Acconsentì con tono pacato il preside, mentre con tutta
nonchalance si versava un po’ d’acqua in un calice. “Re Severus!” Aggiunse però con altrettanta naturalezza, dopo averne assaggiato un sorso.
Le labbra che a stento trattenevano
un sorriso: cosa che invece non riuscì proprio alla McGranitt,
che sembrava ringiovanita dieci anni tanto era felice.
Una vena sulla tempia del professore cominciò pericolosamente ad ingrossarsi.
“Ah! Ah! Molto divertente
Albus!” Disse decisamente ironico Piton. “Non
c’è gioia più grande per me…” Il suo
viso però era più furibondo che mai. “… che
sapere di aver contribuito ad allietarti la giornata, prendendo parte
al deplorevole spettacolo che è diventata questa scuola grazie a
quel mentecatto di Potter e quell’idiota di Draco. Ma nulla mi
persuade dal pensare che siamo tutti attori di una sceneggiatura di cui
solo tu conosci la trama.” Fece adesso inarcando sospettoso un
sopracciglio.
“Così mi offendi,
amico mio! Come se io avessi mai complottato alle spalle dei miei due
collaboratori più stretti!” In risposta Silente ottenne
due uguali occhiatacce da entrambi gli insegnanti, che però non
riuscirono a spegnere il suo sorriso ancora più ampio.
“D’accordo forse in
passato l’ho fatto.” Ammise poi il preside. “Ma non
questa volta. Vi ho raccontato tutto ciò che so su questa magica
circostanza, non saprei come meglio descriverla, che ci ha permesso di
conoscere il piccolo Harry. Ammetto comunque, che le parti mancanti di
questa storia le stia scoprendo un po’ alla volta, giorno dopo
giorno.”
“E sentiamo, qual è la
rivelazione di og…” Ma Piton si interruppe perché
avvertì qualcosa tirargli la veste da dietro. “E ora che
altro c’è?” Digrignò tra i denti, voltandosi
rabbioso per vedere quale fosse adesso il problema.
E poi fu una questione di attimi.
Due esili braccia si avvolsero
strette intorno al suo collo e il piccolo Harry, in punta di piedi e
con gli occhi illuminati di affetto sincero, gli posò delicato
un bacio sulla guancia.
Severus, impietrito per lo shock,
riuscì unicamente a chiudere gli occhi, sopraffatto
dall’A… nel suo cuore che rifulse incontenibile ed intenso
proprio come tanti anni addietro per la sua Lily.
“Grazie infinite Re Severus
per tutto l’aiuto che mi hai dato oggi, anche se era la prima
volta che ci incontravamo. Non avevo mai conosciuto prima d’ora,
un adulto così meraviglioso e buono come te. Sai…”
Adesso Harry continuò impacciato e imbarazzato e col viso
cremisi. “… quando grande lo sarò io voglio
diventare forte, coraggioso e intelligente, proprio come
te,…” Calcò con enfasi. “… e
poi… e poi voglio sposare il mio Principe Draco!” Il
piccino rivelò per la seconda volta ad alta voce il suo sogno,
svelando anche quanta stima e ammirazione provava per quel professore,
dall’apparenza rude ma dall’animo indubbiamente gentile,
che sentiva già voler bene, nonostante l’avesse appena
conosciuto. “E quando accadrà, vuoi…” A
questo punto il bimbo però si bloccò un istante, ma
Severus avvertì chiaramente, visto che ancora lo stringeva, che
adesso stava leggermente tremando. “… vuoi diventare anche il mio padrino, come col Principe?”
Piton sbarrò, sconcertato e
al contempo inorridito, gli occhi, ma Harry fraintese, reputandolo
ingenuamente un segnale positivo, e con le gote imporporate e un timido
sorriso con trasporto ammise: “Io ne sarei davvero, tanto, tanto
felice!” E poi ricordando le parole di Blaise, sul renderlo
padrino del loro primo figlio se lo avesse aiutato a mettersi con
Neville, ma generalizzandole dando loro il giusto significato, il
bambino, con gli occhi di nuovo lucidi, concluse: “Sono sicuro
che, se ti avessero conosciuto scoprendo le tue tante belle
qualità, anche la mia mamma e il mio papà sarebbero stati
d’accordo con me.”
Ma questa fu la stoccata finale che
fece completamente perdere la testa di Piton, che non ci vide
più dalla rabbia e dal dolore, tornati prepotenti a ricordargli
perché aveva da sempre detestato Harry Potter: il frutto
dell’unione tra la donna che aveva amato più della sua
stessa vita e l’uomo che invece aveva odiato più di
chiunque altro al mondo.
Padrino del figlio di James Potter?
Al solo pensiero Piton si
sentì ribollire dall’ira! Forse doveva svelare a quel
piccolo mezzosangue che suo padre aveva già scelto un cane per quell’ infausto compito?
Stava per formulare la frase nel
modo più offensivo possibile, quando avvertì la magia
impedirgli di emettere suono: era stata la McGranitt.
Provò allora ad afferrare la
bacchetta deciso a Cruciare qualcuno, ma si ritrovò questa volta
impedito a fare qualsiasi movimento, causa il Pietrificus Totalus
lanciatogli silenzioso da Silente.
Maledetti! Maledetti tutti e tre!
Imprecò mentalmente Piton. Maledetto Potter e tutta la sua
discendenza! Maledetto il fato crudele che gli aveva precluso ogni
felicità con la sua unica ragione di vita, ma maledetto
soprattutto quel dannato A… che, nonostante tutta la furia che
gli stava rimestando il sangue nelle vene, non si era ancora dissolto
ma che spietato, con la sua esasperante dolcezza, continuava venefico
ad infettargli il cuore e la mente con le sue menzognere illusioni.
Improvviso infatti un assurdo e
sconvolgente pensiero che cambiò radicalmente le sue emozioni,
trasformandolo da furioso a letteralmente terrorizzato: Padrino del
figlio di Lily!
‘Ma non padrino!’ Ci tenne immediatamente a correggere l’A… nel suo petto. “Ma… padre!”
Il viso di Severus sbiancò,
ma prima di poter avere la possibilità di ragionare sulle
implicazioni di cosa questo significasse, il professore scoprì
di essere libero da ogni incantesimo e che Potter, convinto dalla
professoressa di Trasfigurazione che il suo Re per il momento era
rimasto senza parole per l’inaspettata sorpresa dovuta alla sua
proposta, era tornato alla tavolata Serpeverde in paziente attesa di
ricevere più tardi una sua risposta.
Del tutto indifferente allora agli
sguardi preoccupati di Silente e della McGranitt, ma deciso a mettere
più distanza possibile tra sé e il bambino, Piton si
alzò quindi da posto intenzionato a lasciare immediatamente la
Sala Grande.
“Severus!” Lo
bloccò però allarmata Minerva. “Dove vai? Non
vorrai mica prendertela con Harry per la sua innocente richiesta?
Povero piccolo…” Sospirò ora con voce affranta.
“Ti ricordo che quel bambino è del tutto ignaro del
difficile e contrastante rapporto che avete instaurato in questi anni
di scuola o quale sia stato il passato dei suoi genitori con te.
Quindi, se proprio ci tieni a rivalerti su qualcuno, fallo unicamente
con me, che ti ho impedito di rispondergli. È solo che, non
volevo…”
“Immagino…” La
interruppe però seccato il pozionista. “… che gli
spezzassi il suo dolce cuoricino, pieno di fantasticherie e belle
speranze, col mio netto rifiuto e fattura finale!” Disse ora
guardando in cagnesco Silente, nei cui occhi lesse la conferma che era
proprio questo ciò che, a ben ragione, preside e professoressa
avevano previsto.
“Ma forse è bene che
ti ricordi io,…” Piton tornò a rivolgersi alla
McGranitt. “… che non importa affatto cosa io faccia o non
faccia con quel pestifero moccioso insolente, perché tanto entro
la prossima settimana Potter avrà completamente e
irrimediabilmente perso qualsiasi memoria dei giorni vissuti qui ad
Hogwarts da bambino. E se ora vuoi scusarmi, adesso vado ad premurarmi
che questo avvenga nel modo più efficiente possibile,
completando la mia pozione!”
“L’Oblivio Animae?” Domandò avvilita la donna.
“Esattamente.”
Confermò con sguardo truce il professore. “Ah!”
Aggiunse poi, questa volta verso il preside. “Ho deciso che la
berrà anche Draco. È il minimo che posso fare per
evitargli l’inevitabile ed inestinguibile dolore che ne
conseguirà per lui dal tragico finale di questa storia.”
“Come credi.” Concesse
Silente. “Quindi suppongo che ne prenderai anche tu?”
Chiese ora con quella sua espressione serena, che Piton trovava
così irritante.
“Perché Salazar
dovrei?” L’insegnante sibilò infatti con stizza.
“Non penserai mica che mi importi qualcosa di
quell’insopportabile marmocchio o che mi sia lasciato abbindolare
dai suoi begli occhioni dolci…” Adesso non riuscì a
non arrossire. “… come è successo con Draco? Sappi
che non vedo l’ora di levarmelo di torno con tutte le sue insulse
smancerie, le sue assurde e inconcepibili richieste d’affetto e
quei suoi dannatissimi fiori!” Elencò sovrappensiero
guardando torvo in direzione della tavolata Serpeverde, mentre le sue
gote prendevano sempre più colore. “A me quel bambino non
mancherà neanche un po’!” Decretò infine
prima di lasciare definitivamente la Sala Grande, senza notare lo
sguardo intenerito di Silente e quello teso e agitato della McGranitt.
La professoressa infatti, non
appena Piton ebbe varcato il portone della Sala, angosciata
domandò: “È davvero necessario che Harry
dimentichi?”
Il preside tornò nuovamente
serio. “Sì! Mi dispiace Minerva, ma da come già ti
ho spiegato ieri pomeriggio, non c’è altra soluzione e il
perché avresti dovuto capirlo bene da quanto accaduto poco fa
proprio avanti ai nostri occhi. Quel bambino tra qualche giorno,
indipendentemente da ogni nostro potere o desiderio, si
risveglierà in un letto d’ospedale circondato
dall’indifferenza dei suoi parenti babbani, senza più
accanto l’affetto del suo Principe Draco e dei suoi nuovi amici.
Il suo dolore sarà straziante, proprio come ci ha appena
dimostrato, e probabilmente il suo senso di abbandono e la sua
solitudine aumenteranno a dismisura nel momento in cui a undici anni
varcherà di nuovo le soglie di questa scuola e non
troverà affatto ad accoglierlo il suo amato Principe, il suo Re,
i suoi vecchi amici Serpeverde e purtroppo, mia cara, nemmeno te o me!
Ma un piccolo Malfoy viziato ed arrogante copia rimpicciolita di
Lucius, un professore che lo odierà dal primo istante per il
solo cognome che porta, nemici di una diversa Casa, una professoressa
che lo punirà per la sfacciataggine e l’impudenza di
essere stata chiamata Nonna Mc avanti all’intera scolaresca e un
vecchio preside, un po’ troppo ossessionato da un certo mago
oscuro, che interpreterà i racconti fantastici di questi giorni
di quel bambino come il risultato di qualche potente incantesimo
lanciato da Voldemort o dai suoi Mangiamorte per chissà quale
scopo malvagio. Ecco perché, per evitargli un ulteriore
sofferenza, ho escluso a priori anche la possibilità di rivelare
a quel piccino la verità del come e perché è
arrivato qui e del motivo per cui purtroppo non può restare. Non
oso neanche immaginare quanto profondi ed intensi sarebbero infatti, la
sua delusione e la sua prostrazione nel momento in cui dovesse scoprire
che nel suo futuro non esiste alcuna traccia di quel Principe, che
tanta forza e speranza sta dando al suo cuore col suo sconfinato
affetto, ma solo un Serpeverde dagli occhi cattivi che detesta con
tutto se stesso la sua nemesi Grifondoro.”
La tristezza della voce di Silente
era riflessa negli occhi lucidi della McGranitt, che proprio non
riusciva a capacitarsi del perché le cose non potessero andare
diversamente.
“Sì.” Alla fine
si arrese la donna, non riuscendo a trovare un’altra scappatoia.
“Non è giusto che Harry debba portare il carico di
quest’ennesima sofferenza: è meglio che dimentichi per il
momento. Ma perché proprio l’Oblivio Animae? Una volta
ingerito non esiste sortilegio, fattura o pozione che possa
restituirgli i ricordi perduti. Non è meglio un Oblivion, o un
qualche altro incantesimo di memoria i cui effetti siano poi
reversibili?” Tentò ancora.
Silente sospirò.
“Purtroppo gli incantesimi di cui parli agiscono sulla corteccia
celebrale della persona colpita, e il problema, in questo caso,
è che non sono affatto adatti perché il corpo del piccolo
Harry, come ben sai, è quello del diciassettenne rimpicciolito
per il Reducto del giovane Draco, quindi chi dimenticherebbe sarebbe
l’adulto di oggi e non il bambino di undici anni fa.
L’unica opzione, sfortunatamente, sembrerebbe unicamente
l’Oblivio Animae che, come il nome suggerisce, agisce proprio
sull’anima, sull’essenza, di chi la beve. Ma…”
“Deve esserci
un’alternativa, qualcosa di meno definitivo!” Proruppe
però la professoressa, interrompendolo e alzandosi di scatto da
tavola. “Non permetterò che tutta la felicità di
quel piccino, che sta contagiando l’intera scuola, vada perduta
per sempre! Magari…” Ragionò adesso sovrappensiero.
“… troverò qualcosa nella sezione proibita!”
Dopodiché lasciò anche lei la Sala Grande senza finire di
ascoltare ciò che l’anziano mago stava dicendo.
‘Peccato!’ Pensò
un fin troppo tranquillo Silente, che finalmente riuscì ad
addentare un boccone del delizioso roast beef con patate preparato
dagli elfi domestici. Se fosse rimasta infatti, le avrebbe rivelato il
simpatico episodio riferitogli dalla professoressa Sprite sui fiori
nominati da Piton e la sorprendente scoperta fatta quel giorno.
L’Oblivio Animae era una
pozione molto pericolosa che, oltre a cancellare totalmente i ricordi,
creava un’evidente instabilità emotiva
nell’equilibrio mentale e caratteriale di chi la ingeriva,
effetti questi che il preside però non aveva mai riscontrato in
Harry in tutti quegli anni: quindi questo voleva dire un’unica
cosa e cioè che il giovane Potter non l’aveva mai bevuta!
Ma tutto ciò Silente lo aveva già desunto dalla lettera
che aveva ricevuto da Petunia Evans, in cui la donna scriveva che il
nipote, appena svegliatosi dal coma, aveva cominciato a raccontare di
un mondo fantastico e di un bellissimo principe biondo.
Harry quindi, non aveva
completamente perso la memoria dei giorni trascorsi ad Hogwarts da
bambino, ma neanche aveva mai mostrato, dai suoi undici anni fino al
tempo presente, di ricordarsene. Quindi? A quel punto le congetture
elaborate dal preside erano state tante, una più plausibile
dell’altra. E quel giorno, anche se ancora non era arrivato ad
una risposta certa sul come, aveva invece capito grazie a chi i ricordi
del piccolo Harry non erano scomparsi del tutto.
Quell’incantevole fanciullo era infatti riuscito a fare breccia nei cuori dell’intera
Casa Serpeverde, ammaliando col suo Amore e il suo innocente candore,
non solo il suo Principe Draco, ma anche e soprattutto il suo burbero
Re Severus!
N.A.:
Che ne pensate se cambio il pairing di questa storia da Harry/Draco a
Harry/Severus? ^___^ Il titolo cambierebbe quindi in “Il piccolo
Harry e il re Severus”. Quest’idea al momento è
alquanto allettante, non trovate?
Ma naturalmente sto scherzando. Se
c’è una cosa che proprio non cambierei del romanzo della
Rowling è l’Amore struggente, passionale e senza tempo di
Piton per Lily. Ecco perché adoro le fan fiction in cui il
rapporto tra il professore di Pozioni ed Harry è quello di padre
e figlio e non amanti: padrino per l’appunto. Non appena finito
di leggere il capitolo “LA STORIA DEL PRINCIPE” in Harry Potter e i doni della morte,
ho immediatamente pensato che se Sirius lo era stato col cuore, Piton
era stato inconsapevolmente padrino di Harry con la sua stessa vita. E
chissà perché ma me lo sarei immaginato bene anche nella
scena in cui Harry con la Pietra della Resurrezione fa comparire i suoi
genitori, Sirius e Remus; magari messo un po’ più in
disparte rispetto a Potter e ai quattro fantasmi, con le braccia
incrociate borbottando contro il cielo che non poteva esserci inferno
peggiore che ritrovare proprio quei
Grifondoro dopo la morte, per poi ripensarci, domandandosi se quello
non era piuttosto il Paradiso, non appena scorge il sorriso di Lily che
lo ringrazia di cuore per essersi sacrificato in tutti quegli anni per
il bene di suo figlio. Beh, ma ammetto che questo avrebbe reso il tutto
un po’ meno drammatico.
È solo che mi sarebbe davvero piaciuto se anche lui, dopo tanto dolore, avesse provato un po’ di felicità.
L’unica consolazione, nella
sua tragicità, è che almeno negli ultimi istanti di vita
Piton sia morto guardando la sua Lily negli occhi di Harry.
Davvero, davvero un personaggio
stupendo e così complesso nella sua maschera che ho avuto un
sacco di problemi a descriverlo (e non penso affatto di esserci
comunque riuscita per bene), per cui ho cambiato e ricambiato
più volte le sue battute dilungandomi tutto questo tempo per
finire il capitolo.
Spero comunque che vi sia piaciuto
e che vogliate ancora avere un po’ di pazienza in attesa del
prossimo aggiornamento. Ah e spero anche che abbiate apprezzato quel
filo di speranza per il finale di questa storia, che vi dato con le
ultime battute del pensiero di Silente. Sappiate comunque che per
arrivare all’happy end i nostri protagonisti dovranno affrontare
ancora molte prove…
Un abbraccio di cuore a tutti e grazie perché continuate a seguirmi con così tanto affetto! Infinity19
|