Freedom
La pioggia ha
ricominciato a scrosciare fuori dalla finestra, mentre me ne
sto qui, su questo stupido divanetto azzurro, a guardare la
città che scorre.
La
città è inafferrabile. Le automobili sfrecciano e
si rincorrono per le
strade, la gente si riversa come un fiume in piena sui marciapiedi.
Tutto
corre, veloce.
Anche la pioggia
è inafferrabile. Inafferrabile come un’anima
uguale alla
tua, un’anima che avresti voluto contemplare sempre, che
avresti voluto avere
sempre vicino. Un’anima come Billy.
Ho perso tutta
la mia vita cercando di stare al suo passo, di adeguarmi al
suo stile di vita così intenso e dinamico, ma non ce
l’ho fatta. Se n’è andato.
Eravamo troppo diversi.
Le mie amiche
cercano di consolarmi dicendo che era un poco di buono,
un’irresponsabile, ma io lo so che non è vero, lo
so che lo dicono solo per
tirarmi su, ma così facendo sbagliano. Io non ce
l’ho con Billy, come potrei?
Era la mia ancora alla realtà, al mondo esterno: senza di
lui sono rimasta sola
con le mie poesie.
Neruda. Non si
può descrivere il mio amore per quest’uomo. Amore
platonico,
sia chiaro.
Le sue poesie
sono così dolci e allo stesso tempo crude, così
rivelatrici. Da
molto tempo non ne leggo
o richiamo alla
mente una. Mi mancano.
Prendo il
quadernetto azzurro dove fin da bambina trascrivo i miei componimenti
preferiti. Lo apro a caso.
Passano
fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.1
Neruda. Giochi
ogni giorno.
Pablo,
perché mi fai questo?
La pioggia bussa
insistente alla mia finestra. Il vento soffia. Le foglie
danzano indefesse. Le nuvole bianche di questa mattina sono sciolte in
un nero
intruglio di tristezza.
Il mio petto
è stretto in una morsa feroce. Ho voglia di piangere e ho
paura. Paura di cosa?
Non lo so.
Io non sono
forte, non so lottare nemmeno contro gli uomini. Come possono
resistere ad una tempesta? Billy era la mia ancora.
Ho bisogno di
conforto. Giro le pagine del mio quadernetto. All’improvviso,
una poesia che non ricordavo di aver scritto: io odio
D’Annunzio, così egoista,
egocentrico, megalomane. Niente a confronto con Neruda, delicato e
romantico.
Ma questa poesia
mi sconvolge la mente …
Or
s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.2
La pioggia che
monda.
La pioggia che
rinnova.
La pioggia che
salva.
La pioggia si
adatta alla superficie su cui cade e modifica la sua musica,
lasciando tutto apparentemente immutato. Finché non corrode
con il tempo i
monti. E nessuno può fermarla.
La pioggia
è inafferrabile.
Possibile che
non l’abbia mai capito in tutti questi anni?
Mi sono lasciata
trascinare sballottare bistrattare da tutti, da Billy, da
Neruda, da me stessa, senza che lasciassi la minima traccia del mio
passaggio.
Inerte e debole.
Gabriele, grazie
a te la mia fedeltà ha cambiato destinatario.
Sì tutte
le cose a cui ero fedele si sono storte
Come la
mia caviglia in seconda media
Rincorrendo
Billy
Rincorrendo
la pioggia3
Non
voglio aver bisogno di un’ancora per
tenermi appesa al mondo.
Non voglio rimanere
ancorata al ricordo di
una persona che mi ha tenuta prigioniera del suo carisma per
venticinque lunghissimi
anni.
Voglio essere forte.
Combattere contro la
forza degli uomini, contro la forza del temporale e purificarmi sotto
una
pioggia liberatrice.
Sarà
difficile, ma non m’importa.
Dietro la mia
finestra le gocce picchiano
il vetro, il vento soffia. La città scorre non
più inafferrabile, io ne faccio
irrimediabilmente parte.
Io sono viva. Io sono
finalmente libera.
Libera dalla mia
mente, dalle mie poesie,
dal mio stupido quadernetto azzurro e infantile.
LIBERA.
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1: Giochi ogni giorno, Pablo Neruda
2: La pioggia nel
pineto, Gabriele
D’Annunzio
3: Precious Things, Tori Amos
Quinta classificata - Valery_23: 58,5/60 - Freedom
Attinenza al tema e utilizzo
del suggerimento assegnato 15/15
Non solo sei stata in grado di attenerti al tema del contest, ma lo hai
reso il nucleo centrale della storia. Attraverso la pioggia, la
protagonista prende coscienza di sé, del suo passato e del
futuro che ancora le si prospetta. Molto bello il dettaglio del
quadernetto azzurro che racchiude appunto in sé questa
stessa presa di coscienza e lo stesso vale per il riferimento al
divanetto azzurro e alla tematica del colore che ritorna. Brava!
Correttezza grammaticale, lessico, ortografia e sintassi: 15/15
(originariamente erano separati, ma mi veniva più comodo
valutarli insieme, così da fare un unico totale. Il
punteggio è quindi diventato in quindicesimi, 10+5):
Due parole: tutto perfetto. ^^
Originalità: 9.5/10
Anche l’originalità è stata senza
dubbio apprezzata.
Bella l’interpretazione dell’ancora come forma di
salvezza apparente e poi successivamente riconosciuta in ciò
che è veramente: solo una prigione. Il luogo comune vorrebbe
appunto che l’ancora sia segno di salvezza (infatti spesso si
sente dire “la sua ancora di salvezza”) e in parte
è così: in mezzo alla tempesta è
l’unica cosa che impedisce ad un’imbarcazione di
andare alla deriva. Ma è anche vero che se si resta sempre
saldamente ancorati a qualcosa, ci si priva della propria
libertà, si finisce per dipendere da qualcos’altro
al di fuori di noi. Hai sfruttato il tema della separazione (ti
confesso che inizialmente avevo storto il naso) per orchestrare una
riflessione più ampia e profonda. Complimenti!
Caratterizzazione dei personaggi: 9 /10
La protagonista è davvero ben caratterizzata. Esponi in modo
chiaro il suo tormento interiore, la sua paura del mondo, il suo
bisogno di avere qualcosa a cui aggrapparsi, ma anche la sua presa di
coscienza, la sua crescita interiore, a dimostrazione che non
c’è un’età per crescere. E,
paradossalmente, ciò che la fa “diventare
adulta” è proprio il quadernetto azzurro scritto
quando era bambina e che lei stessa definisce infantile.
L’unica cosa che sotto questo aspetto è forse
venuta un po’ a mancare è la descrizione di Billy:
di lui dici che conduceva una vita intensa e dinamica, ma non ci viene
detto altro. La protagonista dice che lui era la sua ancora, ma lo
amava davvero o ne aveva semplicemente un bisogno morboso?
Piccola domanda destinata a restare senza risposta.
Per il resto, tutto perfetto.
Giudizio personale: 10/10
Questa One-shot mi è piaciuta davvero molto.
L’inizio.
La protagonista divorata dalla paura del mondo,
dall’insicurezza, dalla mancanza di un punto di riferimento.
Poi una poesia di D’Annunzio, dimenticata, scritta
all’interno del quaderno da una donna che odia profondamente
questo poeta (ti confesso che la capisco) ma che proprio grazie a lui,
diverso da Neruda, comprende l’errore della propria vita.
Comprende di essere sempre stata in una sorta di prigione, ancorata
appunto, credendo che fosse una cosa positiva, mentre in
realtà tutto ciò di cui aveva bisogno era la
libertà.
Ho apprezzato molto che il nome della donna non venga mai rivelato,
quasi lei non avesse ancora un’identità propria,
quasi non fosse nemmeno un’entità autonoma senza
Billy. Solo dopo aver gettato il passato alle spalle potrà
divenire davvero se stessa. Solo dopo aver detto addio al quadernetto
azzurro infantile che nonostante tutto l’ha fatta crescere.
Davvero bravissima!
Punteggio totale: 58,5/60 punti.
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