Per
i ringraziamenti dritti alla fine. Buona lettura. Niniel.
EPILOGO
Ancora
un Natale a New York.
Via
Condotti.
Grace
si sentiva molto Audrey Hepburne in 'Vacanze Romane'. Ci mancava solo
la Vespa ed erano apposto.
Quasi
quasi non se ne voleva nemmeno andare. Elijah era conosciuto come
Frodo lì, ma nessuno conosceva lei come la ragazza di.
E questo nelle interviste che faceva era davvero utile.
Inoltre
il tempo era clemente. Nonostante fosse quasi Novembre, non sentiva
freddo e poteva girare con una giacca non molto pesante.
Stava
pensando a questo quando sentì il cellulare squillare.
Sbuffando
aprì la borsetta e lesse 'Adam Calling'. Era suo fratello.
Scostò
i capelli freschi di messa in piega e poggiando il cellulare
all'orecchio, disse:
“Hello
darling!”
“Hello
sweety. Sei già in Italia?” chiese Adam.
Grace
sospirò e guardando i negozi di via Condotti e replicò:
“Sì!
Roma è davvero meravigliosa!”
“Hai
già visto il Colosseo?”
“No!
Mi porta domani Julia!”
“E
Piazza San Pietro?”
“Sono
andata ieri e ho visto anche i Musei Vaticani. Tu non puoi immaginare
tutta la roba che c'è lì dentro!”
“Dio!
Come ti invidio!”
“Fai
bene fratellone. Sono in Paradiso. Per il momento ho visto solo città
bellissime!”
Ci
fu un attimo di silenzio e poi Adam domandò:
“Ma
è vero?”
Grace
aveva capito, ma non voleva rispondere alla domanda e facendo la
gnorri, quindi, sorridendo disse:
“Che
sono in Paradiso? Si fratellone! È vero...”
“Smettila
di fare la stupida. Non lo sei! Lo sai a cosa mi riferisco”
sussurrò Adam.
“E
a cosa ti riferisci Adam? Io non ho ancora capito!” cercò
di divagare ancora Grace.
Voleva
tenere lontana la domanda riguardante Elijah. Sapeva che anche il
solo evitare il problema la faceva sentire meglio, quasi il problema
non esistesse. Non sapeva che, facendo così, il problema
diventava solo più grande.
“Ad
Elijah! A chi sennò!” rispose scocciato Adam.
Grace
sentì una punta di ferro trapassarle il cuore. Sentire il nome
di Elijah aveva riportato su vecchi spettri. Che tanto vecchi non
erano.
“So
quanto te. Non ho voluto parlargli!” rispose Grace greve.
“Sai
che magari parlando avreste chiarito!” replicò Adam
stranamente serio.
Grace
sbuffò guardando una vetrina di Bulgari. Pensava: a quello che
aveva visto quando aveva sfogliato quel dannatissimo giornale in
aeroporto; a cosa aveva sentito quando il suo sguardo cadde
sull'abbraccio di Elijah con Pamela.
'Un
modo per lasciarti un bel ricordo quando scoprirai che ha un'altra!'
La
vocina riecheggiò nella sua testa, cattiva.
“Non
c'era nulla di cui parlare. Lui ha sbagliato e io... Io sono stata
una stupida ad innamorarmi di un attore. Hanno troppi grilli per la
testa. È un mondo diverso dal mio. Ecco tutto... Lui ha
Pamela... Bene! Felicità. Spero che con lei diventi un po' più
responsabile. E non la faccia soffrire come ha fatto con me!”
'…non
mi importa di altre donne. E che appena posso, giuro, giuro davvero,
prendo un aereo e ti raggiungo anche in Siberia. Perché te
l'ho detto, te lo ripeto e non smetterò mai di ripeterlo: ti
amo Grace Melanie Thompson. E non c'è bisogno che elenchi
tutti i motivi per cui ti amo. Ma so che è così e devi
smetterla di aver paura. Perché nessuna, mai, sarà come
te ...'
“Ieri
ha chiamato!”disse Adam.
“Lij?”
chiese quasi incredula Grace.
“Sì!
Mi ha chiesto di aiutarlo. Che le cose che avevano scritto su quel
giornale non erano vere. E che lui è ancora terribilmente
innamorato di te!” spiegò Adam.
Grace
scosse la testa. E pigolò, spaventata dalla risposta:
“Adam...
Tu cosa gli hai detto?”
“Gli
ho chiuso il telefono in faccia. Gli ho detto che mi ero fatto
promettere di non farti soffrire e lui lo aveva fatto. Che non meriti
tanto dolore. E che non puoi permettersi di giocare con i sentimenti
di mia sorella... Ecco che cosa gli ho detto, Grace. Quello che
avrebbe detto ogni fratello all'uomo che ha fatto soffrire sua
sorella!” disse Adam.
Grace
sbiancò e sentì una morsa allo stomaco. Quella che
sentì era una sensazione differente da quella che provava
normalmente quando pensava ad Elijah.
“Grace?
Che hai? Ci sei ancora?” chiese allarmato Adam.
Grace
portò una mano alla gola. Voleva piangere e non sapeva nemmeno
perché e questo la faceva arrabbiare come una matta.
“Adam...
scusami... Ho l'avviso di chiamata e devo chiudere. Ci sentiamo,
prometto. E ti mando qualche foto con un MMS!”
“Grace...”
stava per dire Adam ma venne bloccato dalla sorella che secca disse:
“Adam,
sto bene! Devo andare!” e salutandolo con un freddo ciao chiuse
la chiamata.
Via
Condotti non era più bella, ma un vicolo che le toglieva
l'aria. Con passo svelto andò in Piazza di Spagna e si mise a
sedere sulle scale. Guardò la piazza piena di gente. Turisti,
uomini eleganti, donne piene di buste.
Tutto
era lontano da lei. Tutti con le loro risate e le loro vite.
Lei
era sola. Aveva perso l'uomo che amava.
Anche
se lui stava cercando disperatamente di parlare.
'Danielle
sospirò guardando Piazza di Spagna. Aveva girato tanti posti,
ma nessuno era come quello. Nessuno era casa come Roma. Eppure lei
era americana. Figlia di una donna francese e di un americano. Che
cosa la faceva sentire legata a Roma? Che cosa le rendeva così
famigliari quelle strade che non aveva mai visto prima?'
Grace
rilesse muovendo solo le labbra, il pezzo che aveva scritto.
Le
piaceva anche se sentiva che mancava qualche cosa.
Sbuffò
grattando la testa con la punta della matita quando sentì un
rumore conosciuto. La casella postale aveva ricevuto un nuovo
messaggio e guardando l'icona che saliva lentamente al lato destro
del computer, lesse l'avviso di avere un messaggio di posta non
letto.
Premette
ed entrò nella sua casella personale di posta elettronica.
'DomMonaghan@yahoo.com
(*)
ciao
Grace. Sono io. Elijah. Lo so che non dovrei nemmeno scriverti. Ma
sono convinto che sia l'unico modo per riuscire a parlarti. Ti
conosco abbastanza bene per sapere che non smetterai di leggere fino
a che non ci sarà l'ultimo puntino a chiudere la mia mail. E
allora lascia che ti dica che anche se i giornali hanno pubblicato
tutta quella spazzatura, io non ho nessuna intenzione di perderti
senza lottare. Ti amo Grace. E davvero, sto a terra da quando tu non
sei nella mia vita...
Ho
deciso che ti scriverò una mail ogni giorno.
E
in tutte queste mail ci saranno versi, citazioni, poesie intere che
parleranno di noi. E che spero ti facciano capire quanto ti amo...
non
rispondere non c'è bisogno...
Alla
prossima mail. Lij.
Questo
amore che impauriva gli altri
Che
li faceva parlare
Che
li faceva impallidire
Questo
amore spiato
Perché
noi lo spiavamo
Perseguitato
ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché
noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato
dimenticato
Questo
amore tutto intero
Ancora
così vivo
E
tutto soleggiato
E'
tuo
E'
mio
E'
stato quel che è stato
Questa
cosa sempre nuova
E
che non è mai cambiata
Questo
amore – Prevert'
Grace
portò una mano alla bocca e pianse.
Era
stato furbo, Elijah, aveva usato la mail di Dom per contattarla.
Questo
significava che Dom stava cercando di aiutare l'amico in tutti i modi
per riprendersela.
Sospirò
frustrata.
'...io
non ho nessuna intenzione di perderti senza lottare. Ti amo Grace. E
davvero, sto a terra da quando tu non sei nella mia vita...'
Avrebbe
voluto rispondere per mandargli una serie fitta di insulti e mandarlo
al diavolo un volta per sempre. Ma non lo fece. Con il dito mosse il
touchpad per cancellare la mail ma non lo fece. E abbassando lo
sportellino si maledì in silenzio per aver letto quella
dannatissima mail.
Julia
stava nella hall del Parco dei Principi, un lussuosissimo albergo nei
pressi di Villa Borghese. Un albergo bellissimo, molto chic, di
quelli che Grace mai avrebbe sognato di visitare un giorno nella sua
vita. Ora, stretta in un cappottino nero corto, il collo sollevato e
la cinta chiusa nonostante avesse abbottonato i grandi bottoni, con i
tacchi straordinariamente alti dei bellissimi stivali neri che
arrivavano quasi al ginocchio e un gonna corta che mostrava le gambe
asciutte e lunghe, spostando i capelli lisci, Grace sorrideva
tranquilla.
Julia
fischiò e disse:
“Come
mai così bella? Vuoi conquistare un italiano?”
“Sono
single da un paio di settimane, non ho nessuna intenzione di mettermi
con qualcun altro!” sorrise Grace avvicinandosi e portando una
ciocca di capelli dietro l'orecchio aggiunse: “Programmi?”
“Dobbiamo
andare in videoconferenza con quelli della casa editrice. Mi hanno
detto che ci sono delle grandi novità.”
“Non
mi vorranno licenziare?” chiese Grace preoccupata.
“Tesoro.
Se mai ti dovessero licenziare, io sarei la prima a prendere le tue
parti. Il tuo libro sta vendendo tantissimo e la promozioni in giro
per l'Europa sta dando risultati insperati. Sai che cosa significa?
Che sei la punta di diamante dell'azienda. E non ti possono
licenziare. Non senza un motivo valido!” rispose Julia seria.
Grace
sbarrò gli occhi. Non sapeva tutte queste cose. E saperle
tutte così in fretta l'aveva lasciata un po' frastornata.
“Grace?
Grace!” la chiamò Julia vedendo che la ragazza non dava
segno di vita.
“S-Si!
D-Dimmi!”balbettò Grace.
Julia
la guardò seria e disse:
“Non
dirmi che non lo sapevi!”
“No!”
rispose sincera Grace.
Le
due si guardarono negli occhi per un attimo e poi scoppiarono a
ridere.
Fu
Julia a riprendersi e dire:
“Andiamo
cara. Che se tardiamo il cazziatone me lo prendo io dal capo, non
tu!”
Grace
si mise sull'attenti e replicò:
“Agli
ordini capo!” e prendendo sottobraccio Julia andò verso
la sala conferenze dell'hotel dove era stata preparata tutta
l'attrezzatura per la loro videoconferenza con l'America.
“NON
CI POSSO CREDERE!” esclamò Grace una volta finito.
Julia
sorrideva guardandola divertita.
“MA
TI RENDI CONTO? IL MIO LIBRO DIVENTERÀ UN FILM! UN FILM!”
continuò Grace completamente fuori di se dalla gioia.
Stava
saltando sui tacchi quando, prendendo una storta, Grace cadde
rovinosamente su di un cameriere che portava delle valigie.
Julia
non riuscì a trattenersi scoppiò a ridere mentre Grace,
rossa come un pomodoro, si scusava con il cameriere che quasi quasi,
invece, si stava prendendo le colpe dell'accaduto.
Quando
entrambi furono in piedi, Grace guardò Julia e disse:
“Dobbiamo
fare qualche cosa?”
“Dobbiamo
andare a mangiare qualcosa al Harry's Bar in Via Vittorio Veneto e
poi magari farci un giro!” rispose Julia. “Non dirmi che
non vuoi festeggiare il fatto che il tuo libro diventerà un
film!”
Grace
annuì mordendosi il labbro e disse:
“Sai
cosa! Qua sono le tre del pomeriggio. Dai miei saranno le prime ore
del mattino, ma voglio dargli la notizia!”
Julia
annuì e diss:
“Vai!
Hai ragione!” e guardando Grace domandò: “Vuoi che
ti accompagni?”
Grace
le fece una smorfia e rise allontanandosi. Corse all'ascensore e
schiacciò il piano della sua stanza. Entrò in camera,
si tolse il cappotto e lo buttò su di una sedia.
Prese
il portatile e senza sapere perché si collegò alla
casella postale.
E
subito lesse l'indirizzo di Elijah.
Un'altra
mail.
L'aprì.
CrazyMonkey@hotmail.com
ciao.
Come va? So che sei sempre a Roma. Vedi? Sei più avanti di me.
Io non l'ho mai vista. Dicono che sia una città bellissima e
che gli italiani siano dei grandissimi lumaconi. Ok! La smetto di
fare il geloso.
Allora.
Oggi sono esattamente due settimane e tre giorni che stiamo lontani.
A dire il vero siamo lontani da quando sei partita per Barcellona, ma
sapere che non ti ritieni più la mia ragazza rende le cose un
pelo differenti. Che ti dovrei dire? Che sono un cretino già
lo sai. Che sono un idiota calzato e vestito che non prende le sue
responsabilità, lo sai anche questo.
Ieri
sera stavo rileggendo quel libro che mi hai regalato un po' di tempo
fa, per il mio compleanno. C'è un aforisma di Ernest Hemingway
che dice: 'Se tu non mi ami, non importa, sono in grado di amare
per tutti e due.' La trovo una frase che rispecchia il mio stato
d'animo in questo momento. Sto qua a New York, nella nostra casa ad
Harlem e mi chiedo se mi ami ancora. E allora giro in cerca di te. E
ti trovo ovunque. Nell'altra parte dell'armadio, nell'altra parte del
letto. Questa casa sa di noi, infondo. E ho capito che io posso e
devo avere la forza di ripartire da zero. Solo che ti chiedo tempo
per le responsabilità. Non sono mai stato uno che ha sognato
il matrimonio, i bambini. Sono uno semplice, che ride e si diverte
con gli amici e vive le sue relazioni alla giornata. Almeno prima che
arrivassi tu. Non ti ho mai chiesto di cambiare. La gente cambia da
sola. Ti chiedo di non cambiarmi. Fai che avvenga senza che sia
imposto, questo cambiamento. Fai che sia io a cominciare da solo a
farlo. E giuro, quando accadrà saremo felici.
Nel
frattempo ti dedico un'altra poesia.
Mi
piaci quando taci perché sei come assente,
e
mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
Sembra
che gli occhi ti sian volati via
e
che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
Poiché
tutte le cose son piene della mia anima
emergi
dalle cose, piene dell'anima mia.
Farfalla
di sogno, rassomigli alla mia anima,
e
rassomigli alla parola malinconia.
Mi
piaci quando taci e sei come distante.
E
stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E
mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia
che io taccia col tuo silenzio.
Lascia
che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro
come una lampada, semplice come un anello.
Sei
come la notte, silenziosa e costellata.
Il
tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi
piaci quando taci perché sei come assente.
Distante
e dolorosa come se fossi morta.
Allora
una parola, un sorriso bastano.
E
son felice, felice che non sia così.
Pablo
Neruda- Mi piace quando taci.
Alla
prossima.
Mi
manchi. Lij.'
Grace
sospirò. Guardò la lista di mail che gli aveva scritto
in quegli ultimi giorni. Se lo avessero aiutato o no, doveva dire che
era riuscito davvero a toccarla nel cuore.
In
una mail, parlando del loro incontro, le aveva scritto:
'C'è
una citazione di Wilde che mi è piaciuta parecchio. Diceva:
Quando cerchi sinceramente l'amore, lo trovi che ti sta aspettando. E
tu, quel giorno, quello scontro che ci ha fatti finire per terra
nell'albergo, senza saperlo mi stavi aspettando. O forse è
meglio dire che ero io ad aspettare te...'
L'aveva
scritta persino su di un foglietto, Grace, quella frase per non
dimenticarla.
In
un'altra, alla fine della mail aveva scritto:
'Ma
l'amore non fa baratti da mercato, né usa la bilancia del
merciaiolo. La sua gioia, come la gioia dell'intelletto, è di
sentirsi vivo. Il fine dell'Amore è amare; niente di più
e niente di meno...'
Non
sapeva davvero se era merito della loro crisi o se fosse davvero
scattato qualche cosa in quel ragazzo che guardando lo stesso libro
da cui prendeva citazioni d'amore per le mail, un anno prima le aveva
detto che non era tipo per quelle letture.
Stretta
in un vestito nero (*),
con i capelli raccolti a crocchia, Grace stava aspettando, stretta in
una stola per ripararsi dal freddo -ma senza successo-, Julia che le
aveva dato appuntamento a Piazza di Spagna, davanti alla Fontana
della Barcaccia.
Il
problema era che l'appuntamento se l'erano dati alle otto. Erano le
otto e mezza e di Julia ancora nulla.
Il
freddo cominciava a farsi più pungente e Grace si chiedeva
dove la volesse portare la sua assistente, se ci fosse un adeguato
sistema di riscaldamento e se avrebbe fatto abbastanza in fretta da
non trovarla morta in ipotermia.
Rabbrividì
di nuovo dal freddo quando sentì qualcuno mormorarle
all'orecchio:
“You
look beautiful!”
Grace
si voltò di scatto e vide due enormi occhi azzurri. Il cuore
le saltò in gola e quasi incredula disse:
“E-Elijah?”
Il
ragazzo si mise a sedere vicino a lei e sorridendo le disse:
“Sai!
A New York non avevo nulla da fare! Dom mi ha detto se volevo farmi
un giretto da lui e io gli ho detto che avrei preferito di più
andare a fare un giro a Roma. Giusto perché c'era una persona
che non vedevo da tanto tempo... Ho chiamato Julia e le ho chiesto di
mettere su un appuntamento inesistente. E mi sono presentato al posto
suo.”
Grace
lo guardava senza riuscire a parlare. Che cosa le stava succedendo.
Due settimane prima gli avrebbe volentieri strappato gli occhi, poi
dopo la prima mail aveva cominciato a raddolcirsi. Come poteva, dopo
così poco tempo, essere riuscito a toccare quelle corde del
suo cuore che nessuno prima di lui aveva toccato?
Rendendosi
conto che la ragazza non diceva nulla, Elijah sorrise e prendendole
la mano disse:
“So
che ci sono state delle prove a prima vista inconfutabili contro di
me. Ma credo di averti insegnato qualche cosa in questi mesi. Che non
è vero tutto quello che ti mostrano i giornali. E io voglio
dimostrarti che ti amo e che voglio stare con te e che non c'è
nessuna Pamela con me o qualsiasi altra donna!” e sollevandosi
le chiese: “Mi vuoi seguire?”
Grace
non rispose.
Fu
una bella serata. Una serata in cui Grace con difficoltà,
memore di tutte le mail scritte dal compagno, sentendo perfino il
racconto che lui aveva fatto, sul fatto che fosse in gioielleria per
comperare un regalo per lei e non per Pamela, come avevano voluto
farle credere in quella dannatissima rivista. Fu strano per Grace
credere a tutte quelle cose solo guardandolo negli occhi. Forse anche
per il fatto che avesse chiamato a casa sua, avesse cercato perfino
l'aiuto di Adam per poterle parlare, le aveva fatto capire che lei
aveva sempre saputo la verità. Ed era che Elijah non le aveva
mentito.
Accettò
di seguirlo in silenzio. Salì con lui nella macchina che aveva
noleggiato e raggiunsero la Terrazza del Pincio. Ai loro piedi Piazza
del Popolo. Dietro di loro una piazza bellissima, storia di una città
che aveva segnato la storia del mondo.
Grace
si strinse nella stola, guardando San Pietro lontana e il Quirinale
alla sua sinistra.
Roma
era tutta una luce quella notte, solo per lei.
Sorrise
stretta alla sua stola quando sentì la fodera della giacca di
Elijah poggiarsi sulle spalle. Lei si voltò sorrise e con le
braccia poggiate al parapetto disse:
“Hai
detto che avevi comprato un anello per me... Ma io l'anello non l'ho
mica visto!”
Elijah
rise e mettendo una mano nella tasca del pantalone tolse un cofanetto
nero.
“Sappi
che non ho mai regalato un solo anello in vita mia. Ecco perché
mi sono portato Pamela con me in gioielleria. Non sapevo dove mettere
le mani!”
Grace
sollevò un sopracciglio, guardandolo scettica, nonostante un
sorriso divertito le avesse illuminato il volto.
“Fammi
vedere sto sbriloccone, va!” disse lei facendo un cenno con la
mano.
Elijah
stava per aprire l'astuccio, ma si bloccò e guardando Grace le
chiese:
“Mi
devo mettere in ginocchio?”
“Devo
forse pensare che mi vuoi sposare?” rispose Grace divertita.
Elijah
scosse la mano e aprì il cofanetto. Grace sentì il
cuore in gola.
Era
un anello bellissimo(*). Grace portò
una mano sul collo e disse:
“Questo
è... Per me?”
Elijah
annuì e mise l'anello al dito della ragazza. Era perfetto.
“Ti
piace?” chiese Elijah spaventato dall'idea di non aver centrato
i gusti della sua compagna.
“CERTO!”
esclamò Grace subito e abbracciandolo disse: “Sono stato
anche io una stupida orgogliosa Elijah. Sono stata io a partire con
quella stupida litigata sul groppone. Che ti ho messo fretta senza
pensare che siamo due ragazzini... Io voglio stare con te. E l'ho
capito con tutte quelle mail che mi hai mandato. L'ho capito per il
fatto che sei venuto fino a Roma pur di chiarire. E sono tante ore di
volo dall'America. E l'ho capito anche stasera, quando mi hai messo
la giacca sulle spalle. Sono una stupida. Hai ragione tu. Non ti devo
cambiare. Lo farai. Crescerai. E quel giorno decideremo assieme del
nostro futuro. Te lo prometto!”
Elijah
sorrise e abbracciandola la baciò, salvò poi, una volta
stretto a lei, mormorarle all'orecchio:
“Se
ti dico che mi ha aiutato Hannah per le mail, ti arrabbi?”
Grace
si staccò un attimo, lo guardò trattenendosi dal
ridergli in faccia, salvo poi farlo per davvero. E abbracciandolo
replicò:
“Elijah!
Non mi importa di chi ha scritto quelle mail. Basta che tu ora sia
qui!” e baciandolo notò che uno dei busti che si
vedevano, era quello di Cristoforo Colombo. Lo osservò,
sollevò il pollice e chiuse gli occhi.
Aveva
fatto pace anche con lui. E era più tanto offesa dal fatto che
avesse scoperto l'America.
Natale
2006...
“Oh!
La signora Thompson. È un onore per il nostro albergo
ospitarla ancora una volta” disse il direttore dell’albergo
quando arrivò la ragazza all’albergo.
Grace
era diventata famosa. Il suo libro aveva venduto moltissime copie e
stavano girando anche un film. Ma lei era rimasta sostanzialmente la
stessa.
“Il
signor Wood è arrivato?” chiese la ragazza al direttore.
“Si,
signorina. L’aspetta alla 706...” rispose il direttore.
Grace
sorrise e si diresse all’ascensore. Salì alla camera e
aprì la porta. Elijah canticchiava sotto la doccia. Cercando
di non fare il minimo rumore, si mise a sedere nel letto aspettando
che il ragazzo uscisse.
Poco
ci volle però che ad Elijah, vedendola sul letto, non gli
prendesse un colpo. Superato lo stupore che durò pochi
secondi, Elijah disse, avvicinandosi al letto:
“Dillo
Grace Thompson che non mi vuoi far arrivare al mio ventiseiesimo
compleanno..” e si buttò addosso alla ragazza.
Si
baciarono dolcemente.
“Ti
aspettavo per domani. Come mai qui?” chiese il ragazzo fregando
il naso contro quello della ragazza.
Grace
sorrise e disse:
“Avevo
paura che andassi a cozzare contro qualche bella ragazza. Sai. Visti
i precedenti è meglio non correre nessun rischio”
rispose maliziosa la ragazza.
Elijah
sorrise e la baciò. E guardandola disse:
“Allora
anche questo Natale lontani da casa?”
Grace
gli baciò il mento e rispose:
“Noi
siamo a casa. Passeremo un altro Natale a New York. Dove tutto è
cominciato” e baciandolo le sfilò l’asciugamano
che teneva stretto ai fianchi.
DRIIIN...
DRIIIN.
Elijah
sollevò la testa, guardando Grace che rispose scuotendo il
capo.
“Pronto?”
chiese al telefono dell'albergo.
“Signor
Wood. Ci sono i suoi parenti e quelli della signorina Thompson che
l'aspettano. Li faccio salire!” chiese il direttore.
Elijah
sbarrò gli occhi e replicò.
“NO!”
e veloce aggiunse: “Stiamo scendendo noi... Gli dica di
aspettare!”
“Sarà
fatto!” rispose l'uomo.
“Chi
è?”chiese Grace.
“Non
siamo lontani da casa questo Natale, vero?” chiese Elijah
saltellando per infilare i pantaloni.
“Beh!
Avevamo casa qua, l'abbiamo venduta per prenderne una più
bella a Los Angeles. Lo sai che io a New York mi sento a
casa!”rispose Grace che non capiva.
“Anche
le nostre madri si trovano benissimo qua. Infatti ci stanno
aspettando al piano di sotto. E vogliono salire. Quindi vestiti, in
fretta. Mia madre saprebbe corrompere anche un santo e in men che non
si dica ce la troveremo qua...”
Grace
sbarrò gli occhi e corse a cercare la biancheria e il vestito
che aveva fatto atterrare da chissà quale parte.
Inutilmente
cercò di riavviare trucco e capelli, riuscendo un po' solo con
il primo e sospirando si voltò verso Elijah e disse:
“Pronti?”
Elijah
annuì e prendendole la mano uscirono dalla porta.
Fu
allora che sentirono dire:
“Avete
scopato. Vero?”
Elijah
e Grace si voltarono e videro Hannah con le braccia incrociate
poggiata al muro. Vicino a lei, alto il doppio, Adam.
“Tu
fai sesso con la mia sorellina!” si finse indignato Adam.
I
quattro si guardarono, rimasero un attimo in silenzio e poi
scoppiarono a ridere.
“Ma
come hai fatto a salire qua!” disse Elijah ad Hannah.
“MA
guarda come sei bella con questo vestito!” disse Adam ammirando
la sorella prima di prenderla in braccio.
“Ho
sviato la vigilanza e sono salita con Adam...”rispose Hannah.
Si
abbracciarono prendendosi in giro, facendosi un sacco di domande.
Poi,
Hannah, seria disse:
“Voi
credevate davvero che vi avremmo lasciato da soli per due Natali di
fila... Allora non avete proprio capito nulla!” e abbracciando
entrambi aggiunse: “Sono contenta di essere qua con voi. Buon
Natale!”
Grace
ed Elijah la strinsero commossi e risposero:
“Buon
Natale anche a te!” e facendo un po' di spazio, abbracciarono
anche Adam.
Una
cosa era certa: New York li aveva fatti incontrare e innamorare in
poco tempo; a New York avevano abitato in una casa bellissima fino a
novembre, salvo poi trasferirsi a Los Angeles...
E a
New York, la famiglia Wood e la famiglia Thompson avrebbe passato il
Natale più memorabile che mai aveva trascorso prima di allora.
(*)
importante
ricordare che le mail segnate sono fittizie. Non conosco gli attori
citati, quindi non usatele, prima che siano esatte per botta di culo
e ci passo i casini io!!!! ^^'' non si sa mai.
(*)
http://abitisera.altervista.org/immagini/abito-da-sera-impero08%5B1%5D.jpg
vestito di Grace quando fa pace con Elijah.
(*)
http://files.splinder.com/b88fa64fc94409a3a8b66c97c37c666c.jpeg
l'anello.
RINGRAZIAMENTI:
Allora. Siamo alla fine. Vorrei ringraziare chi ha letto questa
storia dall'inizio anche se ora non sta più dalle parti di
efp.
Vorrei
ringraziare anche marochan, che non scrive più su efp e che ha
visionato con me i primi capitoli della storia.
Vorrei
ringraziare Chiara (chiaretta78) che mi ha dato un po' di fiducia e
mi ha permesso di finire questa storia lunga cinque anni.
Vorrei
ringraziare Claudia (nick DiNozzo323 è giusto vero????) che mi
ha sorpreso con la sua recensione inattesa e che mi ha aiutato
ugualmente a credere in quello che scrivo.
E
vorrei ringraziare chiunque è passato e ha letto questa fan
fiction. Spero che vi sia piaciuta, anche se non avete lasciato un
commento.
Volevo
postare assieme i capitoli finali ma dei problemi mi hanno impedito
di farlo. Spero che il finale sia di vostro gradimento.
Scusate
anche alcune libertà che mi sono presa. Non sono mai stata a
Roma -me misera!!! ho visto quasi tutta Italia tranne Roma, faccio
schifo -.-''- e non se dalla terrazza del Pincio si possono vedere
tutti i busti presenti. La mia è una licenza. Perdonatemela...
Bene
ragazzi, quasi non ci credo!
È
finita!!!
Mano
ai fazzoletti. Un sospirone. Si chiude il sipario.
Alla
prossima spero. Per ora...
FINE.
Importante!
Le poesie e le citazioni presenti nella storia non mi appartengono,
ma fanno parte di tutto quell'insieme di letture che mi ha aiutato a
crescere e a diventare un po' una sognatrice.
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