Stuffed Pets

di Temari
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Salve gente! =D
Altra storiella-ina-ina... mi devo preoccupare? Nel giro di meno di una settimana ne ho scritte 4 (con questa 5) tra Sekaiichi e Junjou ^^;
Penso di sì, dovrei farmi vedere. *rolls*
Cooomunque, ispirazione per questa fic è stata una frase detta da una persona (con cui io chiaramente mi trovo d'accordo); non dico di più altrimenti rovino l'effetto sorpresa. =P

Disclaimer: mi appartiene solo ciò che scrivo.

Ja ne,
Temari =)




 

Stuffed Pets










Passandosi il dorso della mano sulla fronte per asciugare il sudore, Misaki tirò un sospiro di sollievo nel constatare che finalmente aveva finito di fare le pulizie di casa.
Davvero, quell'appartamento era fin troppo grande per essere abitato da sole due persone--con una smorfia, Misaki si trovò costretto a riformulare la frase: con tutte le cianfrusaglie che comprava il padrone di casa, forse lo spazio era anche troppo poco...
Con un ultimo sospiro, il ventenne si ricordò che doveva ancora cambiare il fiocco a Suzuki-san, quindi si diresse nello studio di Usagi-san, tirò fuori un nastro rosso a pois bianchi, e si inginocchiò davanti al pupazzo che se ne stava pacificamente seduto sul divano.

Mentre legava il nuovo fiocco al collo dell'orso, il ricordo dell'attacco che Usagi-san gli aveva sferrato solo qualche ora prima proprio in quella stanza lo fece arrossire di botto.
In preda all'imbarazzo, Misaki finì di annodare il nastro più in fretta che poteva e una volta terminato, prese in braccio Suzuki-san per portarlo in salotto. Non fece che qualche passo, quando un pensiero gli balenò in testa--girò il pupazzo, allungò le braccia in avanti e lo squadrò.
--Tutto il colore se ne andò dal viso di Misaki, non appena si rese conto che Suzuki-san aveva sempre visto tutto... ma proprio tutto di quello che era successo da quando viveva con Usagi-san.
"AAAAARGGHH!!!!" urlò il ragazzo, lasciando cadere l'orso come se d'un tratto avesse preso fuoco e corse via, uscendo dall'appartamento senza nemmeno fermarsi a chiudere a chiave, con le mani nei capelli e gli occhi stralunati, incurante delle occhiate che gli altri condomini gli lanciarono al suo passaggio.





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