Author's
note: e di nuovo eccomi qua! Contenti, vero?
È pure venerdì
17, qual fortuna rivedermi qui, eh? *-* bando alle ciance, la
nuova one shot è piuttosto breve, ed è la mia
primissima RenRuki. 'Sta raccolta
è il trampolino
d'esordio per un sacco di pairing che sì mi piacciono, ma di
cui non
avevo mai scritto. Bè, mentre quasi tutto il fandom ama
l'IchiRuki,
io tifo per quello sfigato di Renji che sbava su Rukia da
più di
quarant'anni. Immagino quanto soffra. E lo faccio soffrire pure qua,
tò. Mettendoci in mezzo quel gran pezzo di figliolo
di Kaien
Shiba. Vi avverto che come shot mette abbastanza depressione.
Ma
la RenRuki è anche questo. E insomma, sinceramente non mi
piace
molto com'è venuta. Mi sono lasciata andare alle parole di
questa
bellissima canzone dei Modena city ramblers. Mi dispiace anche aver
appena accennato la tanto amata veccia radio. :patta radio:
Bè, io
la posto, incoraggiata daSakuraSsj e Terry.
Buona lettura, cattiva lettura, come volete, nel caso sia stata
cattiva in omaggio avrete una bella scatola di pomodori. 8D
In
un giorno di pioggia.
E
in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora,
e
saprò consolare i tuoi occhi bagnati.
In
un giorno di pioggia saremo vicini,
balleremo
leggeri sull'aria di un Reel.
[
In un giorno di pioggia – Modena
city ramblers ]
Renji
camminava da solo, col capo chino. Stava piovendo a dirotto, ma lui
non aveva l'ombrello, e ormai era fradicio. Parlando in tutta
onestà,
non gli importava niente di coprirsi da qualche parte. Se le cose
dovevano andare male, tanto valeva andare fino in fondo.
Non
gli era rimasto altro da fare che tornarsene a casa così,
senza
poter fare nulla per Rukia. Era stato con lei tutta la giornata,
certo, ma concretamente non aveva fatto niente per la ragazza, che
piangeva a dirotto. Piangeva da due giorni, concedendosi solo pochi
minuti di pausa. Era distrutta, e lui non poteva fare niente.
La
vita sapeva essere davvero ingiusta, imprevedibile. Il destino,
deciso da qualcuno di tremendamente cattivo, aveva fatto abbattere
sul loro piccolo angolo di felicità una tragedia che Renji
non aveva
mai contemplato.
Kaien
era morto. Era morto davvero. In quella maniera così banale
come un
incidente d'auto. Attraversava tranquillo e un pirata... la solita
storia.
Erano
tutti tristi, straziati. Kaien era l'idolo di tutti, benvoluto, alla
mano. Era soprattutto una persona importantissima per Rukia. Non era
solo un senpai che l'aiutava coi compiti, per la ragazza era qualcosa
di infinitamente superiore. Sapere della sua morte le aveva lasciato
un nodo alla gola che non si poteva sciogliere. Di colpo le era
crollato il mondo addosso, e Renji... sì, era triste anche
lui.
Considerava Kaien un buon amico.
Tuttavia,
non si sentiva lacerare dentro per il lutto. Cioè, anche.
Sedendosi
davanti al bancone del bar poco distante da casa sua, con lo sguardo
vuoto sul bicchiere di birra appena ordinato, aveva capito molte
cose. E si sentiva un mostro.
Kaien
era un bravo ragazzo, un gran lavoratore. Non si rifiutava mai di
aiutare qualcuno. Era una persona molto eccentrica, ma a modo suo era
saggio. Aveva molte qualità, insomma.
Con
Rukia però c'era un rapporto speciale, nel quale Renji non
si
sarebbe mai potuto intromettere.
Kaien
era il centro del suo mondo. Era più di un amico, era un
ideale. Era
per lei un maestro, un confidente, un modello di perfezione. Ma
anche il ragazzo che avrebbe voluto accanto per la vita. Non lo aveva
mai detto, ma Renji ne era sicuro. Bastava vedere come lo guardava, e
come invece i suoi occhi blu erano così spenti.
Voleva
starle accanto, ovviamente, senza nessuna pretesa. Se Kaien era il
mondo di Rukia, lei era l'universo di Renji, anzi. Lei era il sole,
quella stella così luminosa e fonte di vita per
così tanti pianeti.
E lui era Plutone, che le girava attorno da così lontano,
senza
farsi vedere. Era patetico riconoscersi in quello sputo di pianeta,
ma era inevitabile. Rukia meritava il meglio, ma quel posto era
già
stato occupato da Kaien, che non c'era più.
E
nessuno poteva sostituirlo. Nemmeno lui.
Era...
geloso. Mostruoso. Semplicemente subdolo scoprirsi così
invidiosi di
una persona da sempre ritenuta amica. Non poteva neanche permettersi
di confidarlo a qualcuno. Avrebbe fatto soffrire Rukia.
Ironico,
no? Pensare che l'unico modo per stare vicino a una persona
così
cara è starle alla larga e continuare a osservarla da
lontano.
Forse
un giorno sarebbe riuscito a occupare qualche posto nel suo cuore,
come Kaien. Magari un giorno Rukia si sarebbe accorta del suo
gravitare attorno a lei.
Probabilmente,
continuando a girarci così intorno, sarebbe riuscito ad
avvicinarcisi di più.
Voleva
essere più di un pianeta minuscolo per lei. Un'altra stella,
ecco,
per farle compagnia. O una piccola luna che, ogni tanto, eclissa
quell'enorme stella chiamata sole per tenere la sua luce tutta per
sé
anche solo per un po'.
Un
giorno, sì.
Fino
ad allora non poteva fare altro che scappare da quel viso gonfio e
bagnato di lacrime, e alzare il bicchiere ancora pieno di birra,
oscurando la piccola lampada, accompagnato da una radio di circa
vent'anni ma ancora funzionante, che gli copriva quegli orribili
pensieri di gelosia e ossessione con le sue note.
«
A te, Kaien. » si era detto. Bevve tutto
d'un fiato, come per
forzare i suoi sentimenti così sporchi ad andare
giù, in fondo, nel
baratro, e non farsi più vedere.
Accasciò
la testa sul bancone, senza ordinare nient'altro. Non aveva voglia di
niente, solo di starsene da solo, a pensare a lei.
Accompagnato
da quella vecchia radio che con delicatezza si insinuava nella sua
testa.
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