3- Il valore di un uomo
Personaggi: Jin,
Kazuya, Heiachi e Xiaoyu.
Genere: FF
triste…
Commenti dell’autore: E rieccomi
sulle pagine web (sarebbe sulle pagine e basta, ma non è un libro!!) della mia ff su Tekken. Ho impiegato meno
tempo dell’altra volta, sono stata brava ^_^?! Comunque, ecco il mio terzo capitolo…che come
al solito penso faccia schifo, classico… Volevo dirvi
che questo capitolo non inizia subito da dove finisce il precedente, ma
leggetevelo da voi!!
Buona lettura!
Quindici anni.
E’ un’età difficile, complicata.
Si è in piena adolescenza, ben lontani dalla fine. Questo è un periodo di
incertezze, insicurezze, paure e angosce di ogni tipo e non fa eccezione nessun
ragazzo.
Era l’undici agosto(non so quando compie gli anni, così ho messo la mia data…n.d.H), Jin compiva, appunto, quindici anni. Era una calda
giornata estiva, una delle tante. Il ragazzo si era svegliato presto per riceve
gli auguri e naturalmente i regali. L’unico regalo però che gli sarebbe davvero
piaciuto ricevere il quel momento, era il ritorno della madre. Jun era via da ormai due settimane, aveva detto al ragazzo
di doversi assentare per motivi di lavoro. Madre e figlio
si erano sentiti tre sere prima, la donna aveva detto a Jin parole che lui, non
si scordò mai negli anni avvenire –Non preoccuparti tesoro, finalmente ho
trovato ciò che cercavo. Presto potrò tornare a casa.- nulla avrebbe potuto
essere più falso. Quella precisa mattina, Jin si alzò
e si precipitò in cucina, con la grande speranza di trovarvi la madre intenta a
preparare per lui una ricca colazione col suo sorriso sereno sulle labbra. Si,
avete indovinato, non c’era. I fornelli erano liberi, sul tavolo non c’era la tovaglietta in bambù per la colazione e la finestra era
ancora chiusa. Tutte le speranze di Jin erano svanite. Non gli bastarono certo
i regali degli amici o dei parenti a farlo tornare felice, ci voleva molto di
più. La giornata trascorse in fretta, tra false risate e sorrisi di
circostanza, pareva un giorno come un altro, ma, il meglio, o peggio che dir si
voglia, doveva ancora venire.
Erano le undici di sera, Jin,
esausto, si era già preparato per andare a letto, quando suonò il citofono,
piuttosto seccato si precipitò ad aprire, fu sorpreso, aprendo la porta, di
trovarsi di fronte due agenti della polizia; un uomo e una donna. Il suo cuore
già gli suggeriva che era successo qualcosa di spiacevole e che fosse qualcosa
inerente alla madre, anche se vi era una grande forza di auto-convincimento da
parte del ragazzo che lo portava a pensare con non fossi così. L’uomo lo
guardava con un’espressione indefinita, non si capiva bene cosa provasse, mentre il volto della donna, mostrava chiaramente
rammarico e desolazione –Ciao. Tu sei Jin, Jin Kazama?-
chiese con gentilezza la donna, il ragazzo si limitò a fare cenno di si col capo –Sei così giovane…- disse con un fil di voce, l’uomo la guardò impassibile –Vedi, Jin. Ho
una cosa da dirti.- il cuore del ragazzo aveva cominciato a battere
all’impazzata –Devi venire in centrale per un accertamento.- disse frettoloso
l’uomo, seccato dall’animo gentile della collega –Io…io…dovrei, vestirmi.- la
donna annuì col capo, aveva le lacrime agli occhi, Jin aveva già capito tutto,
ma non si azzardò a chiedere chiarimenti. Come alcuni ragazzi, a quell’età, era convinto che non sapendo veramente come
stavano le cose, esse avrebbero potuto mutare al meglio. In realtà non ne era
convinto, ma gli dava più pace pensarlo in quel modo. Una
volta vestito, Jin salì sulla volante della polizia, nel tragitto tra
casa sua e la centrale, gli parse quasi che il suo cuore si fosse fermato e che
non avesse affatto intenzione di ripartire. L’attesa lo stava uccidendo. La
poliziotta, sorridendo, continuava a voltarsi verso di lui chiedendogli se
stesse bene. La voce di Jin non lasciava trasparire le emozioni che stava
provando, ma il suo sguardo perso nel vuoto, diceva tutto. Prima di entrare
alla centrale, la donna si era decisa di spiegargli come stavano le cose.
–Ascolta, ora tu devi fare una cosa. Vedrai una persona. Ci dirai se la conosci,
capito?- lui annuì –E’ un cadavere.- il cuore di Jin ripartì, solo per fermarsi
di nuovo, in quel momento provava la sensazione che tipicamente si prova sulle
montagne russe. Fu condotto ad una camera mortuaria, spoglia cupa. Al centro
della stanza c’era un lettino, coperto da un telo bianco. Jin aveva visto
quella scena tante volte, in televisione, ma mai avrebbe pensato di poterla
vivere sulla sua pelle. –Ti avverto ragazzo, quello che vedrai potrà
sconvolgerti.- disse l’agente uomo, che stava per sollevare il telo bianco, in
un gesto rapido lo sollevò, Jin aveva gli occhi fissi, gli ci volle qualche secondo prima di focalizzare bene ciò che si trovava
davanti: il minuto corpo di una donna, terribilmente rovinato da gravi ustioni.
Jin spalancò bene gli occhi, il suo respiro si fece
affannoso, il labbro inferiore aveva cominciato a tremargli e un brivido gli percorse tutto il corpo come una scossa ad alta carica
elettrica. Si trovava davanti al corpo esanime della madre, sfigurato,
immobile. Si avvicinò quel poco che bastava per vederla meglio. Gli occhi gli
si gonfiarono, bruciavano, ma non pianse. Aprì la bocca e sussurrò –Mamma…- poi
prese il fiato e lo disse di nuovo, più forte –Mamma.- infine arrivò a gridarlo
–MAMMA!-.
Si svegliò di scatto, era un
sogno. Jin aveva sognato l’episodio più triste della sua adolescenza. Guardò
l’ora segnata dalla sveglia –Le quattro…- disse a bassa voce. Ormai era
imminente che a momenti sarebbero arrivate orde di giornalisti a fargli ogni
tipo di domanda e forze speciali a portarlo via. Si alzò e si vestì poi si
diresse in cucina, ma suonò il campanello. “Sono già qui.” pensò
bloccandosi, fece un lungo respiro “Avanti.”. Andò ad aprire la porta, pronto
all’impossibile, ma –Jin. Devi venire con me!- era Xiaoyu,
lui la guardò sbalordito –Che cosa?- la cinesina non aveva la solita allegria
–A mezzanotte hanno trasmesso…- lui la bloccò –Lo so, lo so.- lei ricominciò
–Devi scappare Jin! Ti prenderanno.- lui non parlò –Coraggio, infilati questo impermeabile!-
lui non capiva bene cosa stesse succedendo –Non voglio
scappare…- lei persisté
–Si che
devi! Jin non voglio che ti catturino, ti prego vieni con me! A momenti saranno
qui!- Jin si guardò in giro –E’ da vigliacchi fuggire.- lei cercò di
convincerlo –Ne parliamo dopo, ok?!
Mio nonno ci aspetta qua fuori in macchina!- lui cedette, si infilò
l’impermeabile marrone e seguì la cinesina che lo fece salire su un grande
fuoristrada, guidato da Wang. –Eccolo nonno! L’ho
convinto!- il vecchietto sorrise –Molto bene. Salve Jin Kazama.-
Jin mormorò appena un –Salve.- Xiayu si allacciò le
cinture –Jin, tieni quel coso addosso finché non te lo dico. Parti nonno!- la
macchina partì. Il ragazzo seduto dietro non si era ancora ben reso conto di
quello che era successo, era accaduto tutto così in fretta. Solo due ore prima
si trovava nel suo appartamento pronto a tutto ed ora era su un’automobile
diretta chissà dove.
Poco dopo alla Mishima Zaibatsu.
Heiachi
era stato svegliato dalle sue guardie –Allora?! Cosa
c’è di così importante da disturbare il mio sonno?- Ito si fece avanti
–Signore, ci sono delle cattive notizie.- l’uomo sgranò gli occhi –Le forze
armate sono irrotte nell’appartamento di Jin Kazama,
ma lui non c’era. E’ scappato signore. Irreperibile!- il vecchio non ci credeva
–Che cosa?! Cercatelo dappertutto! Non può essere
lontano!- la guardia pareva in difficoltà –Ma
signore…abbiamo quasi perlustrato tutta la provincia di Tokyo! Non si trova!-
l’uomo si infuriò –Cercatelo! Cercate ancora! Avete bisogno che vi dica io di farlo?! Muovetevi voglio che la sua faccia sia su
tutti i giornali!- la guardia era intimorita –S-si
sissignore!- tutte le guardie stavano per andarsene –Invece, che mi dite di Kazuya?- la guardia sorrise –Lui è sistemato! Si nascondeva
in una baracca in un paesino di montagna. Ha opposto resistenza, ma non a
sufficienza. Ora è legato giù nei sotterranei, in
attesa di suoi ordini.- Heiachi ghignò –Bene, molto
bene. Ora cercate quel ragazzo!- le guardie abbandonarono la sala –Nasconditi
quanto puoi Jin Kazama, non puoi fuggire.-
Era mezzogiorno passato quando l’auto finalmente si fermò. Avevano percorso
un’intricata e fitta foresta, ora si trovavano davanti ad una piccola ma
graziosa casetta di legno tra gli alberi. –Ora puoi toglierti l’impermeabile
Jin.- il ragazzo fece ciò che gli era stato detto, poi tutti e tre scesero
dalla macchina –Qui non ti troveranno! Puoi restare quanto vuoi.- disse
sorridente la ragazzina, nel frattempo il nonno stava scaricando alcuni
scatoloni dalla macchina –Sicura che ci sia solo l’indispensabile figliola?-
chiese il vecchio –Certo nonno! Cibo, riviste, vestiti, coperte, una
televisione a pile, un lettore dvd e dei dvd!- l’uomo sbuffò –Ai miei tempi bastava un coltello, con
il quale procurarsi il cibo, e difendersi! Altro che lettori di vu qualcosa!-
la cinesina sorrise divertita. Jin era silenzioso, fermo, impassibile,
-Coraggio entriamo!- lui la seguì. Ogni passo che faceva gli pareva meccanico,
non stava ragionando, anzi era come avesse staccato la spina del cervello. La
casa dentro era piuttosto piccola, ma accogliente.
C’era un fornello, un lavandino, una stufa, un tavolo con un paio di sedie, una
brandina e una stanza piccola, che fungeva a bagno.
–Qui ci viene mio nonno ad allenarsi! Nessuno l’ha mai scoperto. Sei al sicuro
da tutto.- il vecchio finì di portare nella casetta le cose –Bene. Ora devo
andare. Xiaoyu ti vendo riprendere per le otto. Fa’
la brava.- La ragazzina salutò il nonno che chiuse a chiave la porta.
Mishima Zaibatsu.
Heiachi
stava scendendo nei sotterranei per avere un “colloquio privato” con Kazuya. Aprì una piccola stanzetta buia. L’uomo si trovava
legato al muro ai polsi e alle caviglie, aveva il capo abbassato lo alzò
vedendo arrivare il vecchio –Kazuya. Che piacere vederti, cosa ti porta qui?-
Kazuya si dimenò per liberarsi –Come se non lo sapessi!- Heiachi ghignò –Ed io
che credevo fossi venuto per trovarmi, figlio mio…- la rabbia di Kazuya
cresceva –L’unico momento che ti verrò a trovare sarà, quando sarai cibo per i
vermi e sarà per ridere di te!- il vecchio sorrise
–Hai ancora voglia di fare sarcasmo vedo. Ma dimmi, cosa ne dici delle mie
catene indebolenti?!- Kazuya
cercava di liberarsi, ma più ci provava e più diventava debole –Che diavolo hai
fatto?!- il vecchio era felice –Diavolo, è proprio la parola giusta! Vedi.
Tutte le volte che tu cerchi di liberarti una forte scarica
elettrica ti percorre nelle vene e ti indebolisce.- Kazuya
continuò ugualmente nel suo tentativo di liberarsi –Vecchio bastardo!!- l’uomo
cominciò a ridere –Sai, pensavo che quelli come te e Kazama
fossero invincibili, invece proprio come superman avete la vostra kriptonite! E vuoi sapere qual è il tuo tallone di
Achille?- Kazuya lo guardò ancora con più sdegno –Che
cos’è?- il vecchio indicò le catene –Il materiale che è contenuto in quelle
catene. La magnetite (ovviamente me lo sono inventato! E’ la prima cosa che mi
è venuta in mente! N.d.H). Più tu cerchi di
liberarti, più diventi debole. Me ne starei lì bello tranquillo se fossi in
te!- Kazuya sputò e lo sputo arrivò dritto in faccia
del vecchio –Ma bene, vedo che mi adori.- Kazuya smise di dimenarsi
–Tra poco verrà a farti compagnia
il tuo caro figliolo…- Kazuya parve sorpreso –Dov’è Kazama?- il vecchio sorrise –Lui è
riuscito a scappare. E’ stato più abile di te.- Kazuya
fece un grugno
–Uhmpf!
Vigliacco, proprio come sua madre.- Heiachi scoppiò a
ridere –Ah! Ah! Siamo sempre così fra di noi, di
generazione in generazione.- il vecchio se ne andò, lasciando da solo Kazuya.
Jin era
seduto sul letto, stava fissando il muro. Xiaoyu stava
cercando di fare il possibile per tirarlo su di morale –Senti Jin, non ti va di
mangiare qualcosa?!- lui scosse il capo –Dai!
Possibile che tu non abbia nemmeno un po’ fame?!- lui
non rispose –Dev’essere davvero terribile tutto
questo. Ma per fortuna, ora sei al sicuro! Non farti problemi a restare quanto
ti pare. Fosse per me ti farei stare per sempre, ma prima o poi si
stancheranno, no?!- lui non parlò –In effetti è
probabile che non si stanchino, ma…potresti cambiare nome, identità, farti una
famiglia. Chiudendo il capitolo dei Mishima!- Jin
rimase immobile –Beh! Peggio per te! Se proprio non vuoi parlare stattene lì!
Io preparo qualcosa da mangiare! Poi sta a te decidere se stare lì a fare il
musone o meno!- la cinesina si alzò e aprì gli scatoloni per cercare il
necessario. “Posso davvero starmene qui per sempre e lasciarmi la mia vita alle
spalle?!” pensò il ragazzo indeciso “Potrei fingere di
essere un altro…creare la mia famiglia, gestire una palestra di karate per guadagnare. Akira…mi è sempre piaciuto questo
nome, potrei chiamarmi Akira, è un nome comune, chi mi riconoscerebbe?! Basterebbe farmi crescere la barba, vestirmi
diversamente, tagliare i capelli in modo differente e sarebbe fatta.” ci ripensò “Ma cosa sto dicendo?!
Non so più cosa sto dicendo…” guardò la ragazzina “Perché si disturba tanto per
me?! Io non me lo merito…è sempre così gentile nei
miei confronti…e se le facessi fare la fine che Kazuya ha fatto fare a mia madre?!” rabbrividì al ricordo
del “faccia a faccia” con il suo diavolo. “Non posso …” la ragazza aveva quasi
finito di preparare, quando estrasse dallo scatolone una piccola televisione
–Guarda Jin! Questa va a pile, è satellitare. Potrai rimanere informato del
mondo grazie a questo scatolino!- lui diede un veloce
sguardo al televisore –Uffa! Fai almeno finta! Mi fai passare la voglia di
aiutarti!- lui parlò
–Grazie…- Xiaoyu
sorrise –Pensavo avessi perso il dono della parola, sai?!- lui scosse il capo
–No.- lei sorrise di nuovo –Sono
contenta! Dai, vieni a mangiare! Non fare il bambino! Di bambina, basto io, non
ti pare?- il ragazzo si alzò ed andò a sedersi a tavola. Xiaoyu
aveva preparato del ramen –Mi piace il ramen.- disse Jin osservando il piatto fumante –A chi non
piace?!- esclamò la cinesina
–Perché fai questo per me?-
domandò lui –Questo cosa?!- chiese lei fingendo di non
aver capito, o forse non aveva capito sul serio –Tutto.- rispose lui –A cosa
servirebbero gli amici, sennò?!- “Già, amici…” pensò poi la ragazza in parte
delusa –Non tutti lo farebbero.- disse Jin senza farsi alcun problema –Solo
quelli veri lo fanno.- precisò la ragazzina dolcemente. –Senti, se accendessimo la televisione?! Guardiamo cosa ne pensano
della tua fuga, eh?- Jin annuì. C’era un notiziario,
con la stessa giornalista della sera precedente, stava parlando con un medico,
quello dell’ospedale dove era stato ricoverato Kazuya,
Jin riconosceva il suo volto, si mise ad ascoltare
cosa diceva “Si. E’ vero, il padre è stato ricoverato qui. L’uomo nel sangue
aveva un particolare anticorpo, ancora non riusciamo a capire di che natura sia. Una cosa fuori dal comune, mai
vista prima d’oggi.” era lo stesso medico che aveva
detto a Jin che non avrebbe esaminato il suo sangue,
era venuto a meno della sua parola, una cosa che Jin
odiava. La giornalista continuava a parlare “Oggi, il soggetto: Jin Kazama è risultato
irreperibile. Tutta la città sta facendo il possibile per catturarlo. Nel
frattempo, abbiamo alcune immagini del padre; rinchiuso nel carcere di
sicurezza alla Mishima Zaibatsu
in attesa che i migliori esperti del paese arrivino
a visitarlo.” Apparve un’immagine di Kazuya incatenato, Jin guardò
incredulo, Xiaoyu era disdegnata –Oh mio dio! E’ una
cosa terribile. Che razza di bestie fanno queste cose?!-
Jin non riuscì ad esprimersi, poté solo pensare una
cosa “Avrei dovuto esserci anch’io legato a quelle catene...” –Senza ritegno!
Senza un minimo di contegno! Un uomo che tratta un altro suo pari come una
bestia. Che onore è questo?!- del discorso di Xiaoyu, Jin sentì solo una
parola: onore.
Nel frattempo alla Mishima Zaibatsu.
Heiachi
stava guardando lo stesso telegiornale, in compagnia delle sue guardie –Vedete
signori; questo è ciò che io amo definire: presagio di vittoria. Non c’è scena
più piacevole di vedere
quell’ arrogante di Kazuya
in quello stato.- le guardie ascoltavano attente il discorso del loro capo
–Quando l’anno scorso ho saputo
che si era salvato da quel vulcano, beh devo ammettere che per un solo misero
istante, ho temuto che avrebbe sul serio potuto intralciare i miei piani,
ma…ora ditemi, chi sta vincendo?- le guardie risposero in gruppo –Lei,
signore!- solo una di loro, un giovane alle prime armi ebbe il coraggio opporsi
–Signore, vorrei precisare che Jin Kazama è ancora a piede libero.- tutti gli altri si
girarono verso quel “coraggioso” ragazzo, nessuno poteva contraddire Heiachi, avrebbe incorso alla
morte –Osi dire forse che non è sicuro che vinca?- disse il vecchio
raggiungendolo minaccioso –Sai, ragazzo. Potresti avere ragione.- tutti si
sorpresero –Si, Jin Kazama
non è ancora stato trovato. Furbo il ragazzetto. Ma in questi miei anni
di…chiamiamola esperienza, c’è una cosa che ho capito. Volete sapere cosa?- era
una domanda con una sola ed ammissibile risposta, ovvero, “si” –Ho capito che Jin Kazama è uno di quelli che
chiamano: “buoni”. Jin Kazama è un buono. Dei buoni ho capito che fanno sempre la
loro famosa “scelta giusta”. Kazama pur odiando suo
padre non lascerà che muoia senza provare a combattere. Se non lo prenderemo
verrà da solo. I buoni sono deboli.- ci fu un silenzio totale, Heiachi tornò a sedersi sulla sua enorme sedia che pareva
un trono reale –Quindi se le mie teorie sono giuste, e lo sono, mi basterà
sedere su questa poltrona ed attendere che il nostro Kazama…
faccia la sua mossa.-
Erano quasi le otto. A momenti Xiaoyu sarebbe andata via. –Va bene Jin.
Tra poco devo andare a casa. Tornerò a trovarti domattina presto, d’accordo?!- lui annuì –Perfetto. Ti lascio qui sul tavolo l’altra
copia delle chiavi, nel caso tu voglia uscire a prendere un po’ d’aria. Il
bosco è al sicuro! Ciao, passa una buona nottata!- la ragazzina uscì dalla
casetta, chiudendo la porta. Quella che aspettava Jin,
sarebbe stata tutt’altro che “una buona nottata”. Si
gettò sulla brandina e si mise a fissare il soffitto.
Il tempo trascorreva lento, la sua mente era vuota, una cosa piuttosto
insolita. Girandosi su un fianco, con la coda dell’occhio, vide la televisione
portatile, fu lì che gli tornò in mente quella parola scomoda: onore. “Cosa
vuol dire questa parola?” pensava Jin messosi a sedere
“Harakiri…è il suicidio del samurai per onore. Ma vale davvero la pena morire
per quella parola? Sarà poi qualcosa di più di una parola?” ancora una volta,
l’angoscia turbava il tormentato Jin “Quanto conta l’onore
nella vita di un uomo?! Conta davvero quanto basta per
rinunciare alla vita stessa?” Jin aveva mille e mille
domande, ma nessuna risposta. “Ho giurato che avrei vendicato l’onore di mia madre…ma non so cosa significhi…vendicare vuol forse dire:
restituire onore?” Jin diede un pugno al letto “Come
posso restituirglielo se non so bene di cosa si tratta?” in quel momento si
ricordò di una frase dettagli da sua madre: una frase sull’onore
<> con quel piccolo
ricordo, sorsero in Jin ulteriori domande “Io come mi
sto comportando? Quanto vale il mio onore con ciò che
sto facendo adesso?” rimase qualche secondo cercando di trovare risposta a quel
particolare quesito. Non ci riuscì. Per lui era troppo complicato pensarci. Al
posto della risposta, ci fu un’altra domanda “Mi rende onore scappare come sto
facendo?” ecco. Con quel quesito aveva centrato il punto. Con quella semplice
domanda, aveva riassunto tutto ciò che voleva sapere in quel momento. Quella
mattina, era scappato via senza nemmeno pensare se stesse facendo la cosa
giusta, le sue gambe avevano preso a muoversi da sole, senza alcun preciso comando
del cervello, la sua mente si era come separata dal suo corpo. Non era da lui
agire senza passare almeno qualche istante a riflettere. Senza contare, che era
stato notevolmente incoerente; infatti, la sera prima aveva detto che non
sarebbe fuggito, che avrebbe affrontato a muso duro qualsiasi cosa si fossa trovato davanti. Invece, cosa aveva fatto?! Aveva varcato la soglia di casa, scappando. “Questo non
rende onore.” Finalmente era arrivato alla tanto ricercata risposta. “Non mi è
stato insegnato a scappare davanti agli ostacoli. Non mi è stato insegnato a
tirarmi indietro.” Si alzò dal letto deciso “Mi è
stato insegnato ad affrontare tutto ciò che il cammino mi avrebbe riservato.
L’ho fatto fin ora e non smetterò di farlo.” Quella
era la spinta che serviva a Jin per rendersi conto di
dover fare marcia indietro sui suoi passi. “Posso fuggire da casa mia, dalle
persone che vogliono catturarmi, dalla gente, da Heiachi.
Però, non posso fuggire dal mio passato. Il passato dice chi siamo stati e
aiuta a capire chi diverremo. Per quanto io possa nascondermi o scappare, il
mio passato graverà sempre sulle mie spalle, come un’ingente
masso pietroso.” Jin si guardò le mani “Queste
mani mostrano segni dei combattimenti e delle esperienze che ho vissuto.
Esperienze dalle quali sono sempre riuscito a cadere in piedi.” Fece un lungo respiro “Se in passato non avessi vissuto
queste esperienze, forse non avrei problemi a tirarmi indietro da ciò che mi
aspetta. Ma, le ho vissute…” si sedette di nuovo “Il passato non lo posso
cambiare, ma il presente si.” Gli tornò in mente
un’altra frase della madre <> Jin non le aveva mai rimosse quelle
parole, se ne era solo dimenticato col tempo, ma ora erano riaffiorate “E’
giusto. Questa volta ho sbagliato, ma so come ripare.
Ho capito.”
La mattina successiva, alle nove,
la porta della casetta si aprì, era Xiaoyu
–Buongiorno Jin!- esclamò guardando la brandina, ma il letto era fatto e il ragazzo non c’era. –Jin?!- Uscì e si mise a chiamarlo
–Jin! Jin!- se n’era
andato. La ragazza desolata tornò alla casetta e si sedette sul lettino.
Guardando il tavolo vide un pezzetto di carta strappata con accanto
una penna, prese il pezzo di carta e lo lesse.
Per Xiaoyu.
Grazie mille per quello che hai fatto per me. Te ne sarò per sempre
riconoscente. Però, non posso scappare, devo andare verso la mia strada. Non
c’è onore migliore per un guerriero se non morire combattendo. Spero di
rivederti.
Xiaoyu
era piuttosto triste, era convinta che Jin sarebbe
rimasto con lei per sempre. Non pensava sarebbe tornato indietro. D’altro
canto, Jin era un guerriero, un uomo leale, un uomo
d’onore. Xiaoyu si era innamorata di lui proprio per
quei motivi, perché era uomo vero. La ragazzina prese il foglietto e lo strinse
con forza a sé. –Ci rivedremo di sicuro Jin. Ed io
resterò qui ad aspettarti.-
***Fine terzo capitolo!***
àFinita! Com’era?! Io l’ho trovata un pochino pallosa rileggendola, però mi serviva
proprio scriverla come l’ho scritta. Volevo aggiungere che le due frasi “sagge”
durante il noioso soliloquio di Jin, non le ho
inventate di sana pianta! Soprattutto quella sugli errori, quella più o meno
l’avrete sentita tutti, no?! Poi volevo puntualizzare
che per la parte dello sputo, ho preso spunto da un episodio accaduto dalla mia
amica Nana-Bea, mia prima lettrice di FF. Nana-Bea Tvtrb!!
Va beh, detto questo vi do appuntamento alla prossima puntata
e un grazie ai commentatori! ß
Baci da
Haruko -m-(^0^)-m-