4 Gennaio 2004
Se stai leggendo questa lettera significa che
sei una persona a me molto cara a cui io ho dato il permesso di venire a
conoscenza di questa storia alla quale probabilmente faticherai a credere.
Ciò che sto per raccontare sta a rappresentare l'esistenza di un'entità
superiore che ha voluto tenere me e mio marito Rei uniti fino ad adesso, e
ha permesso che per mezzo del nostro amore nascesse la creatura più pura ed
innocente che io abbia mai visto, nostro figlio Sei.
Successe tutto precisamente un anno fa.
La notte del 3 Gennaio 2003 feci uno strano
sogno: io che scorrazzavo sulla moto di Rei, felice...suscitava in me una sensazione
davvero piacevole sentire
l'aria scivolarmi fulminea come una lama tagliente sulla pelle e vedere le
figure intorno a me susseguirsi così velocemente da non riuscire nemmeno a
distinguerle.
Poi, un miagolio di un gatto mi svegliò. Mi alzai per cercarlo fuori dalla
grande finestra della nostra casetta, sì, mia e di Rei.
Assonnata, mi mossi a passi lenti, rischiando di scivolare sulla seta della
mia lunga vestaglia, e di inciampare fra la confusione dei Jeans di Rei
sparpagliati per la stanza e i vari mobili che ostacolavano il mio
passaggio.
Guardai il dolce viso di mio marito e gli sorrisi, anche se lui, beato fra
le braccia di Morfeo non poteva vedermi. Mi rimisi a dormire.
Il mattino successivo, dopo, come al solito, aver preparato la colazione,
attesi mio marito, la persona che insieme a Sei, è la più importante della
mia vita.
Parlammo un po', poi lui si mise a leggere una rivista sportiva.
In quell'istante mi tornò alla mente il sogno di quella notte, ed
entusiasta, mi venne l'impulso di chiedergli di insegnarmi ad andare in
moto.
Non l'avessi mai fatto!
Rei alzò la testa, spalancò gli occhi e prese un'espressione davvero
cattiva e minacciosa.
Mi intimorì; per un attimo ebbi paura di lui.
Gli sorrisi e ripetei la domanda. Si alzò di scatto e preso da un attacco
d'ira interiore mi gridò parole che al momento non mi suonarono importanti
quanto lo sarebbero state qualche ora dopo.
Disse che le moto erano troppo pericolose, che aveva già perso il suo vero
padre a causa di quei malefici ma affascinanti motori, e che non avrebbe
rischiato per nulla al mondo di perdere anche me.
Rimasi di stucco. Non mi aspettavo una simile reazione. Scoppiai in
lacrime...d'altronde so fare solo questo. Poi corsi fuori e mi diressi verso
il parco vicino casa.
Mentre piangevo mi si avvicinò un gattino. Il suo dolce miagolio era
identico a quello che mi aveva svegliato la notte precedente.
Poi sentii chiamare il mio nome da un ragazzo, anch'egli seduto sull'umida
erba, col viso coperto dal cappuccio della sua felpa e da scuri occhiali da
sole. Riuscii solo ad intravedere la sua barba, notevolmente trascurata.
Il gattino bianco mi annusò le gambe facendomi il solletico con i suoi
lunghi baffi, dopodiché, con passo elegante andò verso il ragazzo.
Nonostante il riflesso del sole sull'argento della targhetta
pendente dal collare del micio, lessi cosa c'era scritto: "Kira".
Il gattino aveva il mio stesso nome. Sorrisi.
Nel frattempo, il ragazzo si era accorto di me, allora gli dissi che anch'io
mi chiamo Kira. Mi sorrise a sua volta.
Mi raccontò che aveva assegnato quel nome al gattino perchè gli ricordava
sua moglie, che nonostante fosse stata una ragazza bellissima, dolce ed
innocente, portava con sè un passato terribile, come il micetto, che era
pieno di ferite a causa di vari maltrattamenti.
Per partecipare alla conversazione, gli domandai dov'era sua moglie, ma mi
accorsi troppo tardi della mia impertinenza, e mi scusai imbarazzata.
Lui mi porse ancora una volta un bellissimo sorriso che stranamente mi
sembrava familiare.
"E' morta in un incidente stradale, un anno fa." Rimasi immobile.
Non immaginavo minimamente una risposta del genere. Mi scusai ancora, ma lui
scosse la testa cordialmente.
Cercai un argomento per distogliermi dall'imbarazzo e per colmare la
tensione. Vidi che il ragazzo teneva in mano un album da disegno, mi
avvicinai, e vi vidi disegnata una moto stupenda.
Era bellissima. Era perfetta.
Gli feci i complimenti. Sono poche le persone che riescono a farmi dire che
un disegno è davvero bello.
Mi ringraziò, e il discorso tornò nuovamente su sua moglie: infatti con un
tono dolce ed affettuoso, mi disse che era stata lei ad insegnargli a
disegnare.
Poi si voltò verso di me, e mi chiese come mai prima di incontrarlo stavo
piangendo. Gli descrissi il modo in cui Rei mi aveva risposto, anche se
l'aveva fatto per il mio bene.
Per la seconda volta, la sua risposta saggia mi lasciò abbastanza
perplessa: "Ha perfettamente ragione. Sei stata fortunata a trovare un
ragazzo che non abbia commesso il mio stesso errore. Vivi con lui ogni
minimo istante come se fosse l'ultimo, perchè ogni momento è prezioso;
continua ad amarlo più che puoi, perchè lui per te prova un amore tanto
grande da arrivare al punto di proteggerti da ciò che è la sua
passione."
Cosa intendeva per "il mio stesso errore"?? E come faceva a sapere
che Rei adora le moto??! Stavo per fargli queste domande, quando il mio cellulare
squillò: era Rei!
Si scusò, era sinceramente dispiaciuto per il modo sgarbato in cui mi aveva
risposto; mi disse di tornare a casa, che non vedeva l'ora di abbracciarmi e
che doveva anche raccontarmi una cosa, a suo parere abbastanza importante.
Quella telefonata mi rese felice. Mi ritornò il buon umore.
Mi voltai per salutare il ragazzo che con quelle belle parole aveva
contribuito a farmi passare la tristezza,ma era scomparso. Non c'era più.
Mi guardai intorno, ma di lui nemmeno l'ombra. Erano rimasti solo l'album e
il gatto. Lo cercai voltandomi e guardandomi intorno, ma nulla, di lui
nemmeno l'ombra.
Rassegnata accarezzai il morbido pelo bianco del micetto, poi iniziai a sfogliare l'album. C'era soltanto qualche disegno di moto, datato Gennaio
2004. Pensai ad una svista, poichè allora eravamo nel 2003, e non badai a
quello strano particolare.
Quando chiusi l'album ne uscì un foglio in una cartellina trasparente.
Riuscii ad intravedere qualcosa, forse un disegno piuttosto che delle
scritte, ma il sole mi impedì di vedere subito cosa c'era raffigurato. Mi
spostai leggermente da quella luce accecante, e sconvolta rimasi ad
osservare il disegno.
Ero stupefatta. Ciò che era rappresentato davanti ai miei occhi era identico al
disegno di una madre stringente fra le braccia il suo bambino, che avevo
dato a Rei, e che lui successivamente aveva bruciato.
Un'altra coincidenza? No.
Incredula voltai il foglio; su di esso c'era attaccato un articolo di
giornale. Incuriosita, ma indecisa, iniziai a leggere quelle poche righe che
più di ogni altra cosa sono riuscite a confondere la mia mente: "Le
vittime dei motori aumentano. Ieri pomeriggio, un'altro incidente
automobilistico causato dall'alcool, ha dato vita ad un'ennesima tragedia. A
lasciarci, questa volta, è stata una ragazza: Kira Aso." Mi strinsi le
labbra e sgranai gli occhi, non riuscendo a rendermi conto delle assurdità
che leggevo. Continuai.
"Un'auto, guidata da un uomo sbronzo, si è diretta contro di lei. Kira,
ha dichiarato il ragazzo che è corso a soccorrerla, purtroppo inutilmente,
non sapeva ancora guidare la moto che portava. Dopo pochi minuti dallo
scontro la sfortunata ragazza ha esalato il suo ultimo respiro. Il funerale...." non riuscii a
finire di leggere. Gli occhi mi si erano gonfiati e si preparavano a ricevere la solita ondata di lacrime, ma cercai
di trattenermi. Guardai la data alla fine dell'articolo e lessi "5
Gennaio 2003".
L' indomani!! Quindi l'incidente avrebbe dovuto svolgersi quel giorno!
Com'era possibile tutto ciò?! Non capivo nulla di quello che stava
accadendo, era accaduto o sarebbe dovuto accadere. La testa mi girava. La
cognizione del tempo che cercavo di avere, mi aveva mandato nella confusione
più totale. A stento buttai lo sguardo sulla copertina dell'album e, come
ero riuscita ad immaginare, lessi "Rei Kashino".
Dopo un attimo di pausa, chiusi gli occhi per tentare di dare alla
respirazione un ritmo regolare, e per cercare di fermare tutte quelle parole
che insistentemente si affollavano nella mia testa e si sovrapponevano l'una
sull'altra, creando ipotesi, affermazioni o nulla di sensato.
Rimasi così per un po', poi il miagolio del micetto, di cui mi ero
completamente dimenticata, mi risvegliò, e mi diede lo stimolo a tornare
con i piedi per terra.
Quando riaprii gli occhi, tutto era scomparso. Per la seconda volta, tutto
ciò che era stato motivo di tanta agitazione, era scomparso.
Ma prima ancora che potessi stupirmi per ciò che mi era sparito da sotto il
naso, mi squillò di nuovo il telefono, era ancora Rei, preoccupato per il
mio insolito ritardo.
Io ero troppo sconvolta per riuscire ad alzarmi e tornare a casa, le gambe
non avevano la minima intenzione di smettere di tremare, così gli chiesi di
raggiungermi. In un attimo fu da me.
Appena scorsi i suoi dolcissimi ed affascinanti occhi, pieni d'affetto nei
miei confronti, ed i suoi lunghi e fini capelli biondi, ribelli come sempre,
il cuore mi si riempì di gioia. In quel momento il mio corpo decise di
rispondere nuovamente ai miei comandi, e le gambe riacquistarono sicurezza.
Mi alzai di scatto e corsi ad abbracciarlo. Lui mi baciò la fronte, con le
sue labbra calde e lisce, stringendomi fra le sue forti e protettive
braccia. Io gli sorrisi, e dopo avergli sussurrato una parola breve, ma
piena di significato, "Grazie", posai le mie labbra sulle sue,
sentendomi la ragazza più fortunata e felice del mondo.
Ricorderò per sempre quel giorno in cui
qualcuno, tramite noi stessi, ha voluto che io e Rei rimanessimo uniti fino
ad ora e per sempre.
Credo che nemmeno lui lo dimenticherà, infatti una volta tornati a casa, e
avergli spiegato tutto, mi raccontò che quella notte anche lui aveva fatto
un sogno, ma ben diverso dal mio: sognò l'incidente di cui sarei stata
protagonista se mi avesse permesso di andare in moto.
Non toccammo mai più quell'argomento, ma entrambi sappiamo che quel giorno
speciale resterà per sempre nei nostri cuori.
Kira Aso.