Battere il silenzio

di ethelincabbages
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In questo caso le note le metto all'inizio e poi vi lascio alla lettura. Innanzitutto devo avvertirvi che è Angst,quindi se cercate qualcosa di allegro vi conviene chiudere. Poi perché sta nelle Harry/Hermione, Harry/Ginny, e Ron/Hermione? Perché è una storia in cui Hermione ricorda Harry e riflette sul loro rapporto privilegiato, non d'amore. Questa volta ho voluto raccontare di un rapporto fraterno e speciale, capace anche di oltrepassare il concetto spicciolo di amore. L’Hermione che racconto qui è una donna che deve affrontare la perdita del ‘suo fratellino’.
Battere il silenzio è usato nel senso letterale di battere il tempo come il metronomo e anche e soprattutto nel senso metaforico di vincere il silenzio. Credo sia chiaro, ma meglio specificare.
La shot ha partecipato al 24h Contest=12+12 indetto da Roe sul forum di EFP, classificandosi quinta http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9833589&p=13 
e al Cosa sceglierò? Fast Contest, indetto da MedusaNoir, classificandosi seconda http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9877690&p=5


 

Battere il silenzio

«Wingardium Leviosa».
Con un ordine netto e un fiotto di luce, quasi impercettibile, la caffettiera si alza piano, versando poi il liquido nero in ciascuna delle tazze sul tavolo.
L’ostentata sicurezza di Hermione è tradita solo da un breve tremolio della mano, ma il gesto è meccanico e semplice. C’è bisogno del ‘meccanico e semplice’ adesso, c’è bisogno di qualcuno che offra il caffè a tutta quella gente premurosa – invadente – accorsa a consolare la vedova e a vegliare il defunto. C’è bisogno di qualcuno che rimanga forte. E non c’è nessuno più resistente di lei, no?
Il brusio indistinto di quelle chiacchiere a mezza voce non le arriva realmente all’orecchio, non sa distinguere veramente quello che le accade intorno. Qualcuno arriva, saluta e poi va via; qualcun altro si ferma, butta giù qualche lacrima in ricordo della scuola, della guerra o dell’Accademia, stringendo le mani ai figli, alla moglie, ai cognati; qualcuno tenta di ravvivare l’atmosfera con qualche battuta fuori luogo.
È sempre così, lo ha visto tante volte. Eppure le pare tutto ulteriormente fastidioso in questo momento.
Il salotto di casa Potter è troppo piccolo – soffocante – per ospitare tutto questo viavai. Accorrono tutti per dare l’ultimo degno saluto al loro eroe. Ancora… perché nessuno ha mai voluto capire che non c’è mai stato nessun eroe da idolatrare? Era Harry. Solo Harry.
Era.
Ginny piange da tre giorni, si appoggia a James, Al o Lily. E loro si appoggiano a lei, sfogando insieme tutta la paura, il dolore. Provando a colmare il senso di vuoto con un abbraccio.
Ron si è nascosto. È chiuso nello studio, tra varie scartoffie del Quartiere Generale, fumando gli ultimi sigari cubani di Harry, giocando una partita a scacchi contro se stesso. Muto da quando gli ha chiuso gli occhi.
E Hermione tira avanti per tutti e prepara il caffè. Come sempre. Finge di ascoltare i racconti sull’ES di Dennis Canon, masticandosi il labbro inferiore, celando ogni secondo in più la sua voglia di urlare. Crollare, per una volta. Mandare al diavolo tutti e chiudersi a chiave in quella stanza, inginocchiandosi accanto al suo letto e stringere quelle sue mani grandi. E piangerlo.
Harry.
Il bambino scheletrico con gli occhiali tondi e due enormi occhi verdi: il suo primo amico. Il ragazzo tranquillo con cui condividere un sorriso e un sandwich, sgraffignato dalle cucine di Hogwarts: il suo complice. Lo studente distratto a cui ricordare ogni volta di finire il saggio di Pozioni: il suo migliore amico. Il giovane Auror sfiancato con cui guardare Colazione da Tiffany, dopo l’ennesimo litigio con Ron: il suo miglior alleato. Il neopapà attento a cui confidare il proprio terrore di diventare mamma: suo fratello.
Il suo metronomo: il ticchettio regolare che l’ha aiutata a mantenere il ritmo giusto per tutto il corso della sua vita.
L’uno per l’altra, come bussola e metronomo.

«Che razza di regalo è, Harry?» aveva chiesto Ron, stupito dalla strana scatolina che l’amico aveva consegnato a Hermione per il suo ventesimo compleanno.
«Un metronomo. Serve a tenere il tempo suonando» aveva risposto lei, scrutando ammirata il piccolo attrezzo, costruito artigianalmente. Sull’angolo, Harry aveva fatto incidere: Per battere il silenzio, puntando sempre a Nord. Hermione sorrise tra sé, osservando il braccio di Harry, dove una bussola faceva da ciondolo ad un piccolo braccialetto di caucciù. Era una bussolina che aveva trasfigurato appositamente per lui quando le aveva confessato di considerarla come il suo Nord, il punto di riferimento che lo riportava sempre sulla strada giusta. «Grazie» sussurrò, intercettando lo sguardo del suo migliore amico.
Ron non avrebbe capito comunque.

La caffettiera rovina sul tavolo, rovesciando il caffè, frantumando le tazzine, come un castello di carta sotto l’influsso del vento.
Hermione osserva tutti quegli sguardi turbati e impietositi. Sente le ginocchia cedere.
Non potrebbero capire comunque.
Adesso, chi batterà tutto questo silenzio?
 
 





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