Buonanotte al
sole ~
prompt: #068,
lullaby
Era stata la voce di Piccola Miss ad attirarlo dall’altra
parte del corridoio buio. A Uno non sarebbe mai venuto in mente di vagabondare
di notte in casa; Uno sapeva qual era il suo posto e non era intenzionato ad
abbandonarlo. Di notte la famiglia dormiva, dormivano il Padrone e Miss e
Piccola Miss e la Padrona, e Uno non poteva né doveva disturbare il loro
riposo: Uno non aveva neppure bisogno
di riposo. Ma quella notte aveva sentito la voce di Piccola Miss –
Piccola Miss non dormiva, e Uno doveva sapere il perché, doveva far
sì che lei dormisse, poiché lei
ne aveva bisogno.
Quando
aveva bussato alla sua porta, Piccola Miss aveva emesso quel suono che faceva quando
tirava su col naso e gli aveva detto di entrare. Forse pensava che fosse il
Padrone, perché era rimasta piuttosto sorpresa di vedere Uno sulla
soglia. A Uno, d’altra parte, non era piaciuto vedere quelle lacrime sul
suo viso, e quasi senza accorgersene era rimasto immobile, incerto se
avvicinarsi o meno.
Di nuovo
era stata la voce di Piccola Miss a ricordargli i suoi doveri. Aveva tirato altro
ossigeno dentro il naso e lo aveva guardato con gli occhi lucidi, seduta nel letto
tra le coperte in disordine.
«Ho
fatto un brutto sogno. Proprio brutto.»
Uno
comprese: aveva sentito parlare della cosa dal Padrone. In questi casi gli
umani volevano solo il conforto di una persona vicina e, qualche volta, di una
cioccolata calda. Dopo si sentivano subito meglio.
«Vuole
che Uno vada a chiamare la Padrona, Piccola Miss?»
«No!»
Piccola Miss scosse forte il capo, e i riccioli le svolazzarono sulle guance. «Lo
direbbe a Grace, domani, e lei mi prenderebbe in giro per sempre. Non chiamare nessuno. Resta tu con me.»
Uno
valutò attentamente la richiesta. Non aveva mai preparato una cioccolata
calda, e non era neppure una ‘persona’. Ma forse a Piccola Miss non
importava.
«Cosa
deve fare Uno per lei?»
Piccola
Miss si strinse contro il cuscino, senza abbassare lo sguardo. «Potresti...
venire qui, tenermi abbracciata e cantarmi una ninnananna.»
Uno aveva
iniziato a muoversi prima di sentire le sue ultime parole. Si fermò
accanto al letto – così da vicino, Piccola Miss era davvero molto
pallida – bloccato dal suono del termine sconosciuto.
«Uno
non conosce il significato della parola ‘ninnananna’. Di cosa si
tratta?»
Piccola
Miss non si lasciò scoraggiare. Gli prese la mano, invitandolo a sedersi
accanto a lei; quando alzò gli occhi il suo visetto parve acquistare un
po’ di sicurezza. Il brutto sogno doveva essere già sulla via dell’oblio.
«Qualche
volta papà me ne canta una. Si fa così» e con la voce
iniziò a modellare una serie di suoni armoniosi, che Uno paragonò
meccanicamente alla cosa sublime che spesso riempiva l’aria in casa e che
il Padrone chiamava musica.
Ascoltò
attentamente, imprimendo nell’archivio della memoria la ‘ninnananna’
di Piccola Miss. Se era questo che le serviva per sentirsi meglio e riprendere
a riposare tranquilla, lo avrebbe avuto. Uno era lieto di poter servire.
«Adesso
tu» disse Piccola Miss, accoccolandosi sotto il suo braccio e chiudendo
gli occhi.
Uno ripeté
diligentemente il tutto.
La sentì
rilassarsi, lentamente, le piccole mani che allentavano la stretta man mano che
il brutto sogno spariva e si lasciava dietro un respiro sereno. Allora l’adagiò
nuovamente nel letto, sfuggì alle sue braccia e la ricoprì delle
coperte; ma Piccola Miss era ancora sveglia quando sollevò la testolina
per posargli le labbra – ora sorridenti – sul volto impassibile.
«Ti
voglio bene, Andrew.»
La
ninnananna era finita; Uno si chiese se fosse questo il motivo per cui gli
sembrava di avvertire un gran vuoto nel petto di metallo.
A fair little girl
sat under a tree,
Sewing as long as
her eyes could see;
She smoothed her
work and folded it right,
And said, ‘Dear
work, goodnight, goodnight’.
La voce di Piccola Miss è sempre più debole; ma il
sorriso sul suo volto appassito è lo stesso di tanti anni fa. C’è
una tacita accettazione in questo momento di quiete; ma gli fa male pensare
che, proprio adesso che il suo petto non
è più di metallo e non
è più vuoto, non ha alcun modo di trattenerla con sé.
«Ti
voglio bene, Amanda.»
È
la prima volta che la chiama per nome; e Piccola Miss sorride ancora e sospira
come di sollievo. Poi chiude gli occhi e gli accarezza il volto, nello stesso
punto in cui un tempo lo ha baciato, là dove lui sente adesso tutto il suo calore.
«Ti
prego... Cantami una ninnananna.»
Ha bisogno
di un momento prima di risponderle. Il dolore – il dolore è l’unica
cosa che odia della sua nuova, vera vita. Ma Piccola Miss ha ancora bisogno di
lui per addormentarsi: e lui non può permettersi di piangere.
«Andrew è lieto di poter servire.»
She did not say to
the sun goodnight,
Though she saw him
there like a ball of light;
For she knew he had
God’s time to keep
All over the world,
and never could sleep.
{ Dormi bene, Piccola Miss; stanotte lui ti ritroverà nei suoi sogni. }
[ 846 parole ]
Nota: L’uomo bicentenario è uno di quei film che mi
piacerebbe guardare e riguardare all’infinito, ma che non riesco quasi
mai a seguire fino alla fine, perché mi fa troppo male all’anima. Eppure
un pensiero per Andrew e Amanda – Uno e Piccola Miss – non potevo
non scriverlo. Perché è stata lei la prima a renderlo umano, in
qualche modo; e perché non ho mai sopportato che lui non abbia potuto
amarla quando sarebbe stato ancora in tempo.
I versi sono tratti da una ninnananna che, onestamente,
non ricordo più in quale sito ho scovato. Di certo so che mi è
subito sembrata giusta per loro. <3