Cenerentola sulla strada della Desolazione
Sì, gente, io mi
diverto a vedere i miei personaggi così. Cenerentola ha due
possibilità su dieci di salvarsi e a quanto si
può dedurre da questo pezzo della mia
Cenerentola, le sprecherà. Mi sono divertita a scrivere
questa storia, mi piace discretamente quello che è venuto
fuori.
Ispirato da
“Desolation Row”, My Chemical Romance version,
please. Perché? Perché Bob Dylan non ci ha visto
tutto il potenziale di sadismo che ci hanno visto i My Chemical Romance
che da come la suonano sembra stiano ridendo dei disgraziati di cui
cantano. Quindi, My Chemical Romance per favore. Perché pure
Cenerentola lo sa che è tutto molto ironico e divertente.
Spero vi piaccia.
Cenerentola barcolla lungo la strada buia.
La gonna scura del vestito è strappata, è
macchiata di vomito, puzza di piscio e alcol.
Cenerentola barcolla lungo la strada buia; è circondata dai
gemiti dei senzatetto, degli ubriachi come lei, dei drogati bucati che
mormorano negli angoli più oscuri con sorrisi sinistri.
Cenerentola barcolla con le scarpe col tacco in una mano e una
bottiglia di rum nell’altra, Cenerentola barcolla –
un sorriso beato sul volto.
Cenerentola barcolla lungo la strada buia. Era una principessa, non
ricorda il suo nome.
Appoggia le labbra arrossate da baci dimenticati e senza senso e si
versa il liquido bruciante in gola, è una pace di fuoco
quella di cui si nutre.
I colori le esplodono dietro le palpebre mentre cammina lungo la strada
buia. Le file di visi torvi e incazzati che attendono
all’entrata dei locali la scrutano, in ombra sui marciapiedi
ricoperti di carte unte e rifiuti incrostati di sporco e smog.
Cenerentola barcolla, si appoggia a un palo della luce –
lampadina fulminata.
Vomita una sostanza densa e dal tanfo insopportabile. È
droga, è alcol, è cibo di quarta categoria
– come i bar in cui è entrata nelle ultime quattro
ore – probabilmente andato a male.
Era bello il suo vestito, pensa, mentre è piegata sulle
ginocchia traballanti. Era bello il suo vestito e pure lei era bella.
Tra i capelli le rimangono schizzi di vomito, non deve avere un
bell’aspetto, pensa.
Cenerentola barcolla con le calze velate bucate sotto il tallone:
gliele hanno fatte pagare tre sterline gli stronzi e si son bucate. La
spallina dell’abito penzola sulla spalla graffiata.
La pelle di Cenerentola è secca, sfibrata come i suoi
capelli color paglia; era bella Cenerentola, ormai è un
manichino. Il teschio sotto la pelle pallida sporge attraverso il
sottile strato di carne. Cenerentola è anoressica e
bulimica, Cenerentola si fa d’eroina quando può.
L’indice e il medio destri sono screpolati e hanno un sapore
disgustoso sulla lingua quando se li ficca in gola per sputare fuori la
merda che ingerisce.
Sul collo un livido di un succhiotto, sul petto la traccia di uno sputo.
Cenerentola fa la puttana con chi si trova sotto tiro,
perché il calore del corpo umano è piacevole e
necessario quanto cagare.
L’ha succhiato a tre persone questa sera Cenerentola e quando
l’ha leccato e stretto tra le mani l’è
sembrato d’essere bella di nuovo e non quel pallido scheletro
tenuto su da chissà quale indemoniata anima. Si è
guardata allo specchio, dopo: faceva schifo come sempre. E ha riso
Cenerentola imboccando quella strada buia di desolazione.
Si lascia scivolare contro il muro di una baracca di lamiera colorata
da scritte naziste, da numerosi
“’fanculo” e da cazzi disegnati. Ride
sguaiatamente, un paio di ragazzi le sorridono ma non si avvicinano.
Cenerentola non sa dove dormire, chiude gli occhi e si prepara a
riposare, così, e la mattina dopo sa già che le
scarpe non le troverà più – e non ci
sarà nessun principe a riportargliele.
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