Nata racchiusa in un raggio di sole
-Ancora
un piccolo sforzo, Ninfadora...-
Le parole della madre la fecero rabbrividire. La faceva facile lei! Si
sentiva spossata e le chiedeva un ultimo sforzo!
Nonostante quei pensieri, però, quando sentì la
contrazione arrivare spinse con tutte le sue forze per poi lasciarsi
cadere sfinita sul cuscino, con gli occhi chiusi. Respirava a fatica,
come se fosse stata svuotata di ogni energia vitale, finché
non sentì la mano calda di Remus sfiorarle il volto.
-Sei stata bravissima, Dora...- lo sentì mormorare, mentre
le baciava la fronte, asciugandole una goccia di sudore. La ragazza in
qualche modo sorrise, riaprendo gli occhi mentre anche Ted le si
avvicinava e le sorrideva.
-E tu...- mormorò appena vedendo il bambino accanto la padre.
-Nonno mi ha portato a casa appena la nonna gli ha detto che la
sorellina era nata!- rispose eccitato, mentre Andromeda rientrava con
la bambina fra le braccia, avvolta in una copertina, e la poneva fra le
braccia di Dora.
-Sorellina?- Remus guardò il figlio senza capire, soccorso
dalla suocera.
-E' una bambina. Avete già scelto il nome?-
I due scossero la testa, mentre lo sguardo della madre cadeva fuori
dalla finestra.
-Remus, adorato, come si chiamava quella divinità babbana di
cui mi hai parlato qualche giorno, quella che portava l'arcobaleno...-
-Iris, tesoro mio.- rispose il marito, seguendo lo sguardo della moglie.
-Si chiamerà così, allora.- concluse risoluta
lei, con l'approvazione degli altri, per poi tornare a guardarla. Quasi
non si accorse di Ted che si avvicinava a carezzarla guidato dal padre,
persa com'è in quel primo incontro. Ripensò ai
nove mesi appena conclusi, perfetti come quelli di Ted, ma con una nota
in più, Remus.
C'era sempre stato, in ogni momento aiutandola e confortandola.
C'era quando gli aveva portato la notizia, timoroso della sua reazione.
Invece era stato perfetto, l'aveva abbracciata ricacciando in fondo ai
suoi occhi le sue paure, dandosi per un momento solo alla gioia
più pura.
C'era quando le nausee mattutine la facevano correre in bagno. Accanto
a lei la aiutava per poi sorreggerla alla fine, quando per qualche
minuti rimaneva senza forze, sostenendola e coccolandola.
C'era quando la bambina aveva scalciato per la prima volta, facendole
cadere di mano tutti i piatti che stava riponendo. All'inizio si era
girato con un misto di rabbia e rassegnazione, per poi vederla tenersi
il ventre e capire, correndo da lei e baciandoglielo piano, per poi
stringerla forte a sé.
C'era quando avevano deciso di dirlo a Teddy. Seduta fra le sue
braccia, col bambino a sua volta in braccio eccitatissimo all'idea e
Andromeda sorridente in piedi di fronte a loro, per una volta in grado
di mostrare le sue emozioni.
C'era ogni sera sdraiato nel lettone con lei, quando i movimenti della
piccola erano diventati percepibili anche dall'esterno. Carezzandole il
ventre la prendeva in giro perché la bimba non stava ferma
un secondo, come se rotolasse sempre per il suo pancione, cadendo
sempre come la madre.
C'era quella mattina quando la prima doglia l'aveva presa in
contropiede e l'aveva fatta attaccare al lavandino dal dolore. Quando
lo spasmo era finito l'aveva dolcemente portata sul loro letto per poi
correre a chiamare Andromeda e mandare Ted dal nonno, per poi non
spostarsi neanche per un secondo da accanto a lei, tenendole la mano e
carezzandole il viso.
Era semplicemente rimasto accanto a lei ed era quello che a lei
interessava. Sicuramente aveva avuto gli stessi dubbi, gli stessi
terrori che aveva avuto con Ted, ma questa volta era stato in grado di
viverli accanto a lei, senza fuggire.
-A cosa pensi Dora?- le parole del marito la fece riscuotere con una
scrollata di spalle.
-A nulla, Remus...- mormorò baciandogli dolcemente la
guancia per poi tornare a cullare e ad allattare Iris, che aveva
mostrato l'intenzione di attaccarsi a lei.
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Erano passati
quasi nove anni da quel meraviglioso pomeriggio e Iris era diventata
una bambina allegra e distratta come Dora, ma allo stesso tempo attenta
e intelligente come Remus. Frequentava il penultimo anno alla scuola
elementare babbana con la solenne promessa di controllare le sue
abilità, soprattutto i capelli, perché quando si
era trattato di scegliere non aveva voluto studiare in casa come Ted
visti i molti amici babbani che si era fatta andando al parco con la
madre o la nonna, soprattutto da quando era arrivato Alyon, il terzo
figlio della coppia.
Dora era proprio con lui, controllando che Ted facesse in modo almeno
decente il tema di Storia della Magia che stava scrivendo, quando la
bambina si avvicinò col quaderno tra le mani.
-Mamma, ho bisogno di una mano per un compito.-
La donna appoggiò il figlio minore nel suo box per poi
avvicinarsi a lei e dirle:
-Vediamo se posso aiutarti...- disse guardando il punto che la bambina
le indicava.
-Vedi, devo spiegare perché mi è stato dato il
mio nome, ma io non so perché mi chiamo con un fiore!-
sbottò facendo ridere di gusto la madre.
-Ma tu non ti chiami come un fiore, bambina mia!-
-Come no!- rincarò lei, i capelli di una bizzarra striatura
di rosso -Me lo ha anche fatto vedere un iris papà!-
Dora rise di gusto per poi sedersi a terra a gambe incrociate e farla
sedere nel suo abbraccio per poi dire:
-Hai ragione, diciamolo meglio... L'iris è un fiore, in
effetti, ma tu prendi il nome da una divinità dell'antica
Grecia, sai quelle che ti raccontava le storie papà fino a
qualche sere fa?- la bambina annuì e quindi Dora
proseguì: -Iris, oltre ad essere la messaggera degli dei era
ancora la dea dell'arcobaleno, che portava sulla terra subito dopo la
pioggia, proprio com'è successo quando sei nata tu.-
-Davvero?- domandò la bambina che stava evidentemente
pendendo dalle labbra materne.
-Sì, bambina mia...- Dora le baciò i capelli
prima di proseguire il suo racconto -Quando mi hai comunicato per la
prima volta che ti sentivi pronta per nascere, la mattina del tuo
compleanno, aveva appena iniziato a piovere talmente forte e talmente
tanto che quando la nonna arrivò per aiutarmi si dovette
asciugare con la magia tanto era bagnata. E così per tutto
il pomeriggio, a secchi interi come se tutta l'acqua del mondo voleva
cadere qui.- Iris rise sentendo il paragone della madre, per poi
tornare ad ascoltarla -Quando però nonna ti ha messo fra le
mie braccia, io ho guardato fuori dalla finestra e nel cielo finalmente
calmo risplendeva un bellissimo arcobaleno. Proprio come l'Iris della
mitologia, venendo a noi avevi portato con te l'arcobaleno, da qui il
tuo nome.-
La figlia la guardò eccitata per poi alzarsi felice:
-Ora avrò proprio un bellissimo temino da scrivere per la
maestra!- disse, baciando la guancia della madre e, dopo essere
inciampata alcune volte nel percorso, andare nella sua camera per
scrivere, accompagnata dalle risate allo stesso tempo divertite e
orgogliose della madre.
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Come dicevo questa mia ff è un ipotetico proseguo di A
Happily ever after, una
mia ff sempre di questo paring (ovviamente xD), anche se non
è necessario averla letta per comprenderla. Sono (quasi)
contenta di come è venuta fuori, anche se in ogni caso
aspetto le vostre recensioni positive negative, smontanti, quello che
vi riterrete di dovermi dire! Non ho messo l'avviso di OOC,
perché mi sembra molto IC, ma anche questo sta a voi dirmi
se ho fatto bene o no.
See you qui o sulle altre mie FF :3
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