gatto
Mi
stiracchio per benino, non riuscendo a trattenere un sonoro sbadiglio,
dopodiché scrollo più volte la testa per far
andare via definitivamente il sonno. Che ore saranno? Mi avvicino
silenzioso all’orologio sulla parete del soggiorno e
inorridisco: sono già le nove del mattino! Avrei dovuto
svegliare Andrea un’ora fa e invece sono stato proprio io a
svegliarmi tardi!
Corro immediatamente
nella sua stanza, cercando di ignorare il mio stomaco che brontola.
Entro quatto quatto
nella sua camera dal letto e subito il suo respiro tranquillo mi giunge
alle orecchie. Spicco un balzo e sono sul suo letto. Lo chiamo un paio
di volte e mi avvicino al suo viso rilassato, toccandogli la punta del
naso con il muso. Andrea si sveglia, mi sorride e risponde al mio gesto
accarezzandomi la testa.
- Scusa, Leon, mi alzo
subito. -
Scendo dal letto e mi
dirigo svelto in cucina, avvertendo i passi strascicati di Andrea
dietro di me. Impiega un minuto buono per raggiungermi, deve stare
proprio morendo di sonno! Apre lo sportello della cucina dove tiene la
mia pappa e afferra una confezione di croccantini. La mia fame
è tanta che cerco di velocizzare un po’ le sue
azioni, strusciandomi sinuoso tra le sue gambe con la schiena
leggermente inarcata.
- Un attimo di
pazienza. Abbiamo proprio fame, eh? -
Certo che
sì, che domande!
- Ma dove ho messo la
tua ciotola? –
È al solito
posto, vicino al frigorifero! Controlla, dai!
- Vicino al frigo non
c’é. Dove diavolo l’ho messa? -
Come sarebbe a dire
che non c’è? Andrea, devi trovarla immediatamente!
Ho troppa fame per poter aspettare oltre e non ho certo voglia di
mangiare sul pavimento! Faccio un giro veloce in cucina, magari la
trovo io! La mia ciotola! Dove sarà mai?
- Ah, eccola! -
Era sotto al divano?
Ma come ci sarà arrivata lì? Ah, ora ricordo!
Ieri sera quella femmina con cui poi sei uscito me l’ha fatta
finire lì con un calcio! Andrea, dovresti scegliere le tue
compagnie con più criterio. Quella femmina è
proprio un’umana di malaffare!
- Vieni, bello. La
colazione è pronta. -
Mi poggia la ciotola
sotto al tavolo, ci versa i miei deliziosi croccantini e comincio
avidamente a mangiare, mentre lui prepara la sua colazione. Finisco in
fretta, tanto ero affamato! Lecco per bene il fondo della ciotola e poi
passo la lingua anche sui baffi. Mentre Andrea si siede al tavolo e
comincia a mangiare, i miei occhi si posano sulla confezione di
croccantini che ha dimenticato di posare. Sopra, sotto al nome del mio
cibo preferito, troneggia la foto di un bel gattone molto simile a me.
Ha un pelo lucido da far invidia, oltre a un’espressione
davvero felice. Ci credo! Questi croccantini sono davvero la fine del
mondo. Abbiamo gli stessi gusti, amico mio.
- No, Leon! Basta
pappa per stamattina! -
Tranquillo, Andrea,
non ho più fame. Mi avvicino a lui e mi struscio un altro
po’ tra le sue gambe. Lui, per tutta risposta, mi gratta
sotto al mento come piace a me. Mi sento il gatto più felice
del mondo!
*
Uccidetemi.
Se dovete farmi
soffrire così ancora per molto, allora voglio che mi
uccidiate. Ho appena due anni, ma non mi importa. Preferirei morire,
piuttosto che mangiare ancora una volta quegli abominevoli croccantini.
Mi fanno stare male! Non vedete che vomito sempre, che la diarrea mi
uccide, che le pustole che mi sono nate in bocca mi stanno facendo
impazzire per il dolore? Perché non lo vedete?
Perché non lo capite?
Ah, ma io lo so il
perché. Vi divertite. È questa la
verità. Mi chiamate “stupido gatto”, ma
non sapete che io la vedo, la scintilla di pazzia nei vostri occhi
quando mi esce il sangue dalla bocca o vomito tutto quello che mi date
da mangiare. A voi piace farmi tutto questo. Prima ero fiero,
sopportavo tutto perché avevo speranza. Minù, la
bellissima siamese che è stata la mia vicina di gabbia per
un anno e che per voi era “gatto numero 2031”, mi
ha raccontato che fuori di qui c’è ben altro.
Ci sono umani come voi
che ci amano, ci nutrono, giocano con noi, ci danno un nome e una vita
dignitosa. C’è questa cosa che si chiama
“carne” che, a detta di Minù,
è la cosa più buona del mondo. Se solo non si
fosse allontanata da casa, se solo non si fosse persa e voi non
l’aveste trovata, lei oggi sarebbe ancora viva.
Ora non ho
più neppure la speranza che qualcuno ci salvi e non posso
fare a meno di invidiare Minù. Quanto tempo ancora vi ci
vuole per uccidermi come avete fatto con lei? Vi sto miagolando la mia
disperazione! Se siete intelligenti la metà di quanto lo
sono io, ascoltatela e uccidetemi!
Oh, no! Sta arrivando
l’umano che mi porta sempre da mangiare! Non la voglio,
quella schifezza! Soffio, inarco la schiena, ma la gabbia è
troppo bassa e sono costretto ad accucciarmi a terra. Ecco che mi versa
quell’abominio nella ciotola! Ma ho fame, ho davvero troppa
fame per lasciarla lì. Mi getto a capofitto sui vostri
croccantini, mi state guardando? Lo vedete l’ultimo briciolo
di dignità che mi era rimasto scivolare via da me ed
abbandonarmi assieme alla diarrea?
E al vomito. E al sangue…
Uno spasmo improvviso
mi attraversa il corpo, senza risparmiare neppure una fibra. Mi
accascio a terra, mentre un dolore acuto al basso ventre mi fa impazzire.
Ma non miagolo, non emetto neppure un suono, perché sono
sicuro che quello che sento è il dolore della morte. Non
importa se me ne andrò così, mi basta solo non
vedere mai più le vostre facce coperte con la mascherina.
Sappiate che vi odio. Vi odio per quello che mi avete fatto, per quello
che avete fatto alla dolce Minù, per quello che avete fatto
a tutti i miei compagni di sventura. Non ho idea del perché
ci abbiate trattato così e a cosa possa mai servire il
nostro dolore, ma adesso non importa. Sto morendo e non vi
rivedrò mai più. Mi sento il gatto più
felice del mondo.
_______________________
Note
dell’autrice
Avevo
in mente di scrivere questa storia da un bel po’, ma la
decisione l’ho presa quando, a casa del mio ragazzo,
è arrivata una splendida e coccolosa siamese con cui
è stato amore a prima vista.
Googlando,
un po’ di tempo fa, ho scoperto che molte aziende che
producono cibo per animali conducono esperimenti abominevoli sugli
stessi animali che, nei loro reclame, giurano di avere a cuore. Ok,
forse non sarebbe dovuta essere una novità per me, ma dopo
aver visto foto e filmati girati di nascosto e averli confrontati con
le pubblicità che si vedono in tv mi è preso un
senso di nausea. Per ogni gatto che noi amiamo con tutto il cuore ce
n’è uno come quello della mia storia, sulla quale
si fanno esperimenti inutili e dolorosi.
Certo,
la sperimentazione sugli animali è alla base della ricerca
scientifica, ma vivisezione senza anestesia, sofferenze inutili,
mutilazioni, paura, condizioni di vita atroci non trovano
giustificazione. Una cosa è utilizzare i topi per le
ricerche sul cancro, un’altra utilizzare cani e gatti per
sperimentare cibo a loro destinato, facendoli morire di cancro al
fegato o blocco renale (come il gatto nella mia storia) quando
basterebbe dare loro un po’ di sana carne e un po’
di pesce, oltre che qualche coccola. Quando si dice che
c’è chi, per soldi, si venderebbe la propria
madre, eh?
Questa
storia non vuole essere un manifesto e non vuole aizzare al
boicottaggio, ma esprime il mio punto di vista e credo proprio che
coinciderà con molti (se non tutti) coloro che avranno la
pazienza di leggerla e, magari, lasciare un commento.
Grazie
a quanti di voi faranno una sola di queste cose o entrambe.
WindGoddess
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