mmmm
Benvenuti all'Inferno!!!
Tre giorni.
"Passeranno in fretta" aveva detto mia madre ridacchiando divertita
mentre caricavo i bagagli sull'autobus. "Saranno tre giorni di
divertimento" la seguii mio padre nel discorso guardandomi orgoglioso
mentre dentro di me cresceva un fastidioso e rivoltante mal di stomaco.
"Sicuramente" avevo risposto nascondendo il nervosismo guardando
contrariata il programma da far seguire ai giocatori per quella breve e
così detta "vacanza". I Deimon Devil Bats sarebbero dovuti
andare in ritiro estivo per prepararsi ad affrontare il nuovo
campionato di football americano in arrivo e i miei genitori non avevano idea di cosa avrei
dovuto sopportare.
Accennai un sorriso
forzato e mi legai i capelli rosati in una lunga coda mentre controllavo che tutti i
componenti della comitiva fossero presenti sul posto. Sbuffai quando
sulla lista apparve il nome di un giocatore assente e mi avvicinai
seccata al runner della squadra, Kobayakawa Sena, per chiedere
spiegazioni. Il piccoletto mi guardò stizzito, eravamo amici
d'infanzia ed era come un libro aperto per me. Non ne sapeva nulla.
Guardandosi timido attorno successivamente il moro si avvicinò
al nostro lineman più forte, Ryokan Kurita, un obeso dotato di
una grande gentilezza, facendogli la medesima domanda che gli avevo
posto io. Sospirai ancora e mi guardai attorno cercando il supporto di
Suzuna Taki, la nostra piccola cheerleader dai capelli blu. Ma nulla di
fatto. Era già salita sull'autobus sedendosi accanto a
quell'idiota di suo fratello, Natsuhiko. Erano le 6:30 del mattino ma
del componente mancante non c'era traccia e nemmeno gli altri sapevano che fine avesse
fatto. Non potevamo più aspettare. Mi sentii leggermente
sollevata da quell'assenza e salutai i miei ansiosi genitori che non mi
davano ne respiro ne tregua. Sollecitai gli altri a salire senza
perdere altro tempo. Lui non c'era. E io, Mamori Anezaki, manager della squadra, avrei
passato il ritiro più calmo e rilassante della mia vita.
Mi sedetti accanto a Sena, vicino al finestrino, per ammirare il paesaggio e stiracchiai le braccia, leggermente stanca.
«Mamori.. Sorellona.. Non hai dormito bene?»
Il piccolo runner
mi guardò preoccupato e io sorrisi divertita. Erano passati mesi
dall'ultima volta che l'avevo visto ed era diventato alto quasi quanto
me. Negando a quella domanda presi una scatoletta con dei bignè
alla crema dentro. Erano i miei preferiti e adoravo abbuffarmi di
nascosto di quei soffici dolcetti.
«Sena. Ne vuoi qualcuno?»
Offrii a lui e a
Kurita seduto dietro di noi quel piccolo stuzzichino per riempire lo
stomaco. Il tragitto da fare era piuttosto lungo. Ci aspettavano cinque
estenuanti ore di travaglio. Addentai il cuore del bignè,
assaporandolo lentamente, macchiando, senza volerlo, la larga
maglietta bianca e il pantalone blu che indossavo. Arrossii un
pò. Dovevo sempre mostrarmi una persona corretta e dare il buon
esempio. Così mi avevano cresciuta i miei genitori. Non mi erano
concessi ne errori ne sfizi o mi sarei sentita male davanti al loro
sguardo accusatorio.
«Tutto ok, Mamori?»
Suzuna che non
riusciva mai a stare ferma e seduta al suo posto mi intravide in mezzo
alla montagna di borse che mi ero messa addosso per nascondere le
macchie. Avrei voluto ucciderla.
«Non preoccuparti, Suzuna...»
Allungai il braccio
e la avvicinai balbettando al suo orecchio ciò che era successo.
Lei mi guardò divertita e abbozzò un sorriso diabolico.
Sbiancai.
«Vieni con me!!»
Trillò, e mi scortò fino al bagno dell'autobus nascondendomi con il suo esile corpo.
Mi spinse dentro
quella piccola stanzetta, molto simile ad un silon, sciogliendomi i
capelli e si chiuse in quel buco assieme a me con sguardo da maniaca.
Rabbrividii e urlai svariate volte.
«T..T-tutto apposto ragazze?»
Musashi, ovvero,
Gen Takekura, il nostro kicker dai capelli a cresta, si avvicinò
a titolo della squadra evidentemente preoccupato e imbarazzato. Io e
Suzuna ridemmo guardandoci e la ringraziai per non avermi stuprato ma
solo cambiato d'abito in modo un pò impulsivo. La bassettina aprì la
porta e i ragazzi si complimentarono con lei per la scelta del
vestito, la divisa da cheerleader, l'unico cambio disponibile e a
portata di mano. Mi risedetti e perfino Sena si sentiva a disagio con
me affianco. Il ritiro era già cominciato nel migliore dei modi. Sarcasticamente parlando.
Non potevo credere
ai miei occhi. Appena scendemmo dal pullman rimanemmo senza fiato
davanti alla villa enorme con vista mare che ci aspettava.
«YA-AAAAH!»
L'avevo sentito chiaramente. Quel ghigno diabolico seguito prontamente
dai ripetitivi colpi di un familiare mitra che puntava il terreno
adiacente a noi. Tossimmo più volte soffocati dall'immenso
polverone.
Socchiusi gli occhi a fatica, ero incazzata come una bestia, sapevo chi
era l'artefice di tutto quel putiferio. Dall'enorme nube apparve quel
ciuffo biondo e ribelle, quegli orecchini neri come la pece che
brillarono alla luce del sole e quel sorriso maledettamente bello gli
apparve sul viso. Non poteva essere altro che lui ad accoglierci in un
posto simile. E solo lui avrebbe potuto pronunciare le parole che
avrebbero fatto prendere un infarto a tutti. Lui. Il quarterback.
Yoichi Hiruma.
Lui che beffardo come non mai prese in bocca il solito chewing-gum
scartandolo frettolosamente e si avvicinò a noi orgoglioso e a
testa alta. Lui...
«Benvenuti all'Inferno!»
Una grandissima e fottutissima testa di cazzo!!!
Mi lanciai verso di lui furente e tenendomi esattamente a cinque
centimetri di distanza dal suo naso gli urlai tutto il problema che aveva causato al
resto della squadra quando per tutta risposta oltre al totale ignorarmi
ricevetti una delle sue solite frecciatine riguardanti il mio
vestiario: una gonnellina a pieghe rossa e un top dello stesso colore
con due piccole ali da diavoletto nella parte posteriore.
«Stavi intrattenendo gli idioti con uno spettacolino, manager di merda?»
Gonfiai le guance che divennero rosate e me ne andai malendicendolo.
«Hiruma!! Ma che fine avevi fatto? Ti abbiamo cercato tutto il tempo prima di partire stamani!!!»
Kurita tentò una specie di abbraccio-placcaggio che venne prontamente evitato dal biondo.
«Ciccione di merda stà attento.. Ho una bella sorpresa per la squadra.. »
Prendemmo velocemente i nostri bagagli. Non avevamo tempo da perdere. Avevamo del lavoro da fare.
Hiruma assaporò la gommina più volte con
la lingua e divertito ci scortò all'interno della struttura. Una
vera e propria reggia era stata messa a disposizione grazie alle
minacce del capitano armato fino ai denti. Mi
mantenni distante da lui. Non capivo perchè dovesse attaccare
proprio me in quel modo. Perchè rendermi ridicola davanti agli
altri?
Il salone principale era immenso, i muri erano bianchi e una graziosa
scala a chiocciola conduceva alle varie stanze della casa. Immancabile
la battutina del leader.
«Attenta alla gonnellina quando sali... Manager di merda...»
Ghignando saltellava per la rampa mentre la rabbia e il risentimento
misti alla vergogna mi stavano divorando. Aspettai che gli altri, anche
loro leggermente imbarazzati, passassero per primi. Silenziosa li
seguii fissando il pavimento stranamente triste.
Appena il quarterback segnalò a me e a Suzuna la porta della nostra
stanza, la presi per mano e la portai dentro, senza nemmeno
ringraziarlo o guardarlo di striscio, per poi sbattere la porta dalla
rabbia.
Come riusciva a farmi sentire così..?
«Suzuna...»
Lei mi abbracciò forte per confortarmi. Tremavo. Volevo solo
sparire. Mi sentivo imbarazzata da morire e piccola come non mai su
quel grande lettone matrimoniale che da solo assieme ad un comodino
spoglio, una lampada e uno smisurato tappeto adornava la stanza che
affacciava direttamente sull'oceano.
«Calma Mamori... Lo sai che Yo-nii è fatto così...»
Mi tranquillizzai anche se gli occhi verdi erano diventati lucidi. Mi
sciolsi da quel caldo abbraccio e scappai in bagno dove restai per
tutto il pomeriggio cercando di lavar via tutto quello che era
successo con una doccia calda.
Giorno 1: Una catastrofe si era abbattuta su di me. E io ero davvero finita all'Inferno.
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Sbadigliai
coprendo la bocca con una mano ritrovandomi accanto Suzuna che ancora
dormiva beatamente con una scia di bava che le colava da una parte del
viso. Mi sedetti e infilai le pantofole giallo paglierino per poi cercare
qualche vestito da mettermi. Oggi era in programma una gita al mare.
Rammendai che ieri pomeriggio gli altri avrebbero dovuto fare
allenamento, così uscii dalla stanza dopo aver indossato una
maglietta e un paio di pantaloncini con sotto il costume. Il corridoio
era lunghissimo e lo fissai senza il minimo senso dell'orientamento.
Sospirai abbattuta.
«Se solo quello stupido demonio avesse preso un albergo come tutte le persone normali...»
«... Non saresti quì a goderti il panorama con il mare a 256,77 metri di distanza, Anezaki...»
Impossibile! Il biondo era spuntato assieme a quella fastidiosa agenda
dei ricatti dietro di me. Aveva in mano uno spazzolino e indosso un
paio di jeans neri che usava spesso.
«Tu.. S... S... »
Stronzo!!!
«Stai sbagliando direzione!!! Il bagno è di là!!»
Perchè non riuscivo a dirgli in faccia quello che pensavo? Lo
guardavo irritata ma lui mi fissava senza dire nulla. Prese una gommina
dalla tasca e la mise in bocca con fare insopportabile, scrutandomi,
sfogliando a tratti il libretto nero che ci aveva concesso tutto quel
lusso.
«Non mi servi tu per sapere dov'è...»
Un palloncino fatto con la gomma masticata con veemenza, scoppiò.
«Allora che stai facendo dato che si trova da tutt'altra parte?»
Un'altro seguì il precedente.
«... Non sono cazzi tuoi...»
I nervi cominciarono a saltarmi.
«Lascia perdere.. Fai sempre di testa tua..»
Iniziavo a perdere il filo del discorso e il terzo palloncino
schioccò seguito da un'espressione tanto seria quanto
affascinante.
«Tu...»
Un tonfo al cuore e automaticamente mi aggrappai al muro con una mano per reggermi.
«Come fai a sapere dov'è il bagno se non sei mai stata quì prima..?»
Perchè stà sempre in fondo a sinistra cretino!!!
Trattenni le urla in un grugnito poco femminile e mi richiusi in stanza
mandando all'aria le mie intenzioni di chiedere agli altri cosa avevano
fatto il giorno prima con la voglia di gridare quanto fosse bastardo,
ipocrita e calcolatore tanto quanto stava sogghignando dall'altra parte
della porta.
«Mamori? Tutto ok?»
Suzuna, finalmente sveglia, seduta sul letto con già indosso il costume, naturalmente
aveva sentito tutto, inoltre aveva la sfacciataggine di ridere di
me sotto i baffi.
«Non mettertici anche tu con quello lì.. Per favore...
Non riesco a capire perchè io debba arrabbiarmi per delle cose
così stupide...»
Lei annuì dolce e mi convinse ad andare sulla spiaggia assieme al Deimon che si era riunito all'ingresso.
Rimasi a bocca aperta notando come i ragazzi fossero cresciuti durante
quell'anno. Sena più degli altri. Mi misi vicino a Kurita che
aveva indosso un colossale salvagente. La cosa non lo faceva sembrare
più virile. Per niente.
«Anezaki!!!»
Mi prese in braccio assieme a Suzuna e rimasi basita nel venir sollevata come una piuma da terra.
«K-Kurita ma che fai?»
Ci lanciò in aria divertito. La cosa si ripetè due o tre
volte incitata dalla squadra fin quando, il lineman, non ci spinse
troppo lontano, troppo lento e grasso per recuperarci.
La mia amica cadde sui suoi cari e
adorati roller mentre io fui salvata per miracolo da colui che un tempo
trattavo da fratellino minore ma che ora era diventato un uomo.
«Sorellona tutto ok..?»
Mi strinsi a lui. Arrossendo vistosamente. In quell'istante sembrava
vagamente il principe azzurro che sognavo da piccola. Il suo
petto, quando era diventato
così grande e tiepido..?
«Hey.. Manager di merda... Vedi di lavorare invece di flirtare o fare la principessa da salvare...»
Hiruma ci guardò impenetrabile e io scesi dalle braccia del
runner ringraziandolo. Poi guardai il biondo di sottecchi.
Aveva messo un pantaloncino nero e verde ed una maglietta verde
militare. Con sè portava anche una tavola da surf.
«Non stò facendo niente di tutto ciò!!!»
Gonfiai le guance e ci incamminammo per la spiaggia. L'uno lontano
dall'altro. Ignorandoci come sempre. Si, ero finita davvero alll'Inferno.
Il mare era azzurro, liscio, splendido come mai avevo visto in tutta la
mia vita. L'aria era pregna di un buon odore di salsedine e non vedevo
l'ora di tuffarmi. La piccola Suzuna mi precedette correndo a
posizionare la tovaglia e Sena la seguì a ruota divertito da
tutte quelle moine. Kurita invece di tuffarsi si mise a stuzzicare
dolcetti seduto sotto un maxi-ombrellone probabilmente confezionato
solo per lui. Sbuffai, cercando di imitare Musashi, poco più lontano da me, piantando il mio ombrellone nella
sabbia.
«Odio questo stupido aggeggio....»
Imprecai fra me e me, borbottando, fin quando poi qualcuno mi spostò dolcemente
cingendomi il fianco e mi aiutò senza fiatare. Era il
quarterback che mi stupì con quel suo gesto insensato. Non
riuscii nemmeno a dirgli grazie mentre infilava il perno nella sabbia.
Soddisfatto, dopo aver montato la parte superiore, sfregò velocemente le mani
fra di loro per scrollarsi i granellini incastrati fra le
dita e facendo spallucce come se fosse stata una cosa da niente si
voltò per andare verso il resto del gruppo. Le sue spalle mi parvero più
larghe, lui che era mingherlino quanto uno stecco, adesso aveva
qualcosa di diverso.
«A..aspetta...»
Si girò mettendo le mani in tasca con espressione emblematica.
Cosa volevo dirgli? Perchè gli avevo detto di aspettare? Ah!
Dovevo ringraziarlo! Eppure invece di parlare restavo lì
immobile a guardarlo negli occhi inquisitori. Probabilmente mi stavo
perdendo da qualche parte nel nero petrolio del suo sguardo.
Riprendendomi per un attimo, sentendo uno strano calore tentai di
iniziare un discorso ma mi ritiraii vedendolo sospirare. Tornò
vicino a me tendendomi la mano chiusa a pugno.
«Prendi...»
Aprì il palmo della mano e lasciò cadere sulla mia una gommina ancora incartata.
«E ingrassa...»
Sussurrò ghignando. Malefico. Quando alzai lo sguardo stava
già perseguitando gli altri con la sua artiglieria per farli
allenare, come al solito, contro la loro volontà.
Rifletteisull'accaduto. La sua mano sul mio fianco, poco prima. Non pensavo potesse essere così
calda. Scossi la testa. A cosa andavo a pensare?? Lui era il demonio!!!
Mi levai la maglietta e i pantaloncini mostrando il mio nuovissimo
bikini rosso. I ragazzi non si trattennero a farmi i complimenti per il
seno abbondante. Suzuna invece, splendida nel suo costume a due pezzi sul celeste, si nascondeva ancora complessata per
colpa del suo seno piatto.
Ci tuffammo tutti assieme. l'acqua era davvero calda e fra nuoto,
tuffi, castelli di sabbia e un Hiruma che puntava il mitra, in ogni dove e persino in acqua, sui suoi
compagni di squadra molto amorevolmente, il
pomeriggio era passato in fretta. Troppo. Lasciando con sè un scia di lieve malinconia.
Sera. In terrazza con un gelato e una bibita fresca. Il massimo del
relax. I ragazzi erano vestiti ancora da spiaggia. Al ritorno ci
eravamo buttati in piscina come matti ed e' così che avevamo
fatto la doccia. Come aveva detto Hiruma: "Alla cazzo di cane".
Ogni tanto mi facevo delle domande su di lui. Non ci aveva mai
parlato della sua vita. Dei suoi genitori, di altri suoi amici. Di come
fosse prima. Prima di far parte della stessa squadra era
considerato semplicemente il demonio del Deimon, la nostra scuola. Ma
non riuscivo a comprendere perchè quello stesso senso di
protezione che avevo verso Sena ora lo sentivo crescere verso di lui.
Ma non allo
stesso modo. Era come qualcosa di più potente. Di sconosciuto.
«Sorellona!! Prendi anche tu da bere?»
Sena mi venne incontro con una bibita e io la accettai con gentilezza.
La sorseggiai tutta senza chiedere cosa fosse. Mi piacque e ne bevvi ancora
ritrovandomi, venti minuti dopo, mezza ubriaca e con la testa che girava da morire senza
sapere come fosse accaduto.
«SenaaaaAAaAaAAaaAAAAaa...»
Biascicai ritrovandomi seduta in un angolo debolissima. Nessuno
rispose. Anche gli altri, chi brillo, chi stonato peggio di me,
chi a vomitare,
non capivano più nulla di cosa stesse succedendo. Chiusi gli
occhi, distrutta e venni portata via. Da un profumo. Dolce. Diverso da
tutti quelli che conoscevo. Annusai. Mi sentivo avida di quell'odore.
Ancora e ancora. Galleggiavo leggera nelle braccia che mi cingevano e
mi strinsi a quel calore che stava penetrando il mio cuore. Un lungo
dondolare e alla fine di quella dolce sensazione sentii qualcosa di
soffice sulla mia schiena e quel profumo affievolirsi.
«R...resta... Ti prego...»
Senza nemmeno aprire gli occhi tirai quella fragranza verso di me. E un
calore si estese pesando sul mio corpo. Un respiro irregolare sul mio
collo.
«..Mamori..»
Un sussurro. Buio.
Giorno 2: Il Diavolo si divertiva ad usarmi come marionetta. Quì all'Inferno si stava sempre peggio.
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Strizzai
gli occhi e con le dita cercai di levare quella nebbia che celava alla
mia vista cosa mi accadesse intorno. Mugugnai e cercai di fermare il
dolore alla testa che mi stava irritando. Cosa era successo? Non ricordavo la benchè minima cosa. Nulla. Il vuoto.
Tastai con i polpastrelli le coperte che mi avvolgevano e realizzai
con calma che mi trovavo nella mia stanza. Leggermente rinfrancata da questa certezza cercai di alzarmi ma un peso me
lo impediva. Un peso sconosciuto.
Spalancai gli occhi.
Lui.
Il demone.
Dormiva tranquillamente nel mio letto.
Aveva il viso rilassato come non mai e sembrava quasi docile in quel momento.
«Hi..Hiruma?»
Lo stesso profumo che mi aveva stregato ieri. Era lui ad
averlo.
Lo sentivo.
Anche il suo respiro parve quasi deliziosamente posarsi sulle lenzuola.
Mi sollevai a sedere cercando di rammentare come potesse essere finito lì.
In che modo.
Con quali intenzioni.
Perchè.
Ma ecco che prontamente scoprii con orrore di non aver
più alcun vestito addosso.
Nessuno.
Di alcun genere.
Il panico mi assalì e
mantenni forte le tempie fra le mani, massaggiandole, tentando di realizzare se quello che pensavo fosse
accaduto era vero. Reale.
IMPOSSIBILE!!!
ASSOLUTAMENTE IMPOSSIBILE!!!
Balzai via da quel letto inorridita e scioccata, raccattando i miei
abiti sparsi un pò ovunque. Gli occhi mi pizzicavano. Si stavano
inumidendo. E brillavano di malinconia.
Lui si svegliò mugugnando sentendo me che mi rivestivo in fretta e furia. Spaventata e ferita.
Si sollevò lievemente poggiandosi sul gomito. Guardandomi distrattamente.
«Mmmm... Buongiorno...»
BUONGIORNO UN CAZZO!!!
«C..Cosa è successo i..ieri..?»
Balbettai. Sperando che non fosse quello che pensavo. Lui mi guardò. Non capiva. Era chiaramente assonnato e
intontito. Raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste e urlai.
Urlai a più non posso.
«Vaffanculo!! VAFFANCULO!!! VAFFANCULO!!!!»
E lui realizzò. E la sua faccia fu più sincera di
qualsiasi confessione. Era successo. Senza il mio consenso. Avevo perso
qualcosa di prezioso con l'essere peggiore che potessi ritrovarmi!! Con l'uomo che meno di tutti avrei
voluto.
Corsi in spiaggia, sola e triste. Non mi fermò. Non sarebbe
comunque riuscito a farlo. Come era successo? Mi accasciai senza forze.
Sedendomi in un angolo della costa.
«Vorrei tanto non essere mai venuta in questo posto...»
Frammenti. Pezzi di ricordi da dimenticare. Cosa ci eravamo detti..?
Lui era stato dolce...? Forse.. Mi aveva chiamata per nome. Lo
ricordavo bene. E io? Cosa avevo fatto..? Singhiozzai. Perchè mi
aveva presa in quel modo? Ero convinta che lui in fondo mi volesse
bene. E invece mi aveva usata per i suoi comodi.
«Mamori...»
Era quello che per tutta la notte mi aveva ripetuto, come un'estenuante nenia. E ora me lo
trovavo ancora accanto, senza volerlo nemmeno sentire. La voce mi
uscì strozzata.
«V..vat-tene...»
Il mio viso bruciava come se fosse riarso di fiamme. Ma lui si sedette a
terra vicino a me. Masticando, facendo scoppiare palloncini.
Apparentemente calmo, evidentemente irrequieto. Piansi e piansi ancora
accanto a lui che non riusciva a toccarmi o a dirmi una parola di
conforto.
Avevo sbagliato.
Sarei dovuta andare al mare con le amiche. In alternativa mi andava bene stare da
sola e non fare un cazzo di niente. Ma.. NON QUESTO!!
Le lacrime ricoprivano il mio viso e l'unica cosa che riuscii a dirgli fu un unico bisbiglio tra i singhiozzi.
«Và all'Inferno..»
E prontamente lui con lo stesso tono di voce, profondo, smarrendo il suo sguardo sincero fra le onde, rispose.
«Ci sono già all'Inferno..»
Rimanemmo l'uno affianco all'altra per non sò quante ore. Ma
cominciavo a sentire un certo appetito. Lo stomaco reclamava un pasto.
Più tardi verso le 2:00 saremmo dovuti ripartire per tornare
alla vita di sempre. Nuovamente lontani.
Sospirai accovacciando le gambe al mio petto, volevo resistere. Non sarei andata via prima di lui.
Eppure il biondo non accennava un movimento, neanche fosse una statua. La persona che odiavo, in quel
momento, più di chiunque altra, non ne voleva sapere di andar via.
Ne di prendere parola.
Così almeno pensavo.
«Mamori...»
Pronunciò con timore. Non aveva osato fiatare prima. La tensione era
mostruosamente tangibile. Si, eravamo vicini fisicamente ma il mio cuore voleva stare anni
luce lontano dal suo.
«Mamori.. Quello che è successo stanotte...»
«BASTA!!!»
Sapevo che voleva scusarsi, anche se a modo suo. Ma non riuscivo ad
accettare tutto ciò. Non potevo lasciargli passare liscia una
cosa simile così alla leggera.
«TU!! TU SEI SOLO UNO STRONZO!!! MI USI!! MI INSULTI!!! MI
TRATTI DA SCHIFO DAVANTI ALLA SQUADRA!!! E POI PRETENDI CHE IO TI
PERDONI??? IO TI ODIO!!! TI ODIO DA MORIRE!!!»
Avevo i nervi a fior di pelle e mi alzai con arroganza.
Mi sentivo forte dentro.
Rinata.
Io non stavo sotto ai suoi stupidi giochini.
Io ero migliore di lui.
Io non ci volevo cadere nelle mani del demonio.
Presi a camminare con lentezza e sicurezza verso la villa ma non potei allontanarmi granchè. Mi afferrò il
braccio e lo strinse forte facendomi male quanto più
cercavo di divincolarmi da quella presa.
«Mamori smetti di fare la bambina e ascoltami...»
Mi fermai senza però arrendermi a quell'egoista. IO, avevo ragione da vendere.
«Stanotte....... E' successo qualcosa che tu non volevi..»
Bravo.. Emerito idiota... Vuoi un premio per esserci arrivato? LA GOGNA!
«Mi dispiace.. Mamori...»
Impossibile. Trattenni il fiato per un intero minuto, se non di
più. Lo fissai sconvolta. LUI, il demone, mi aveva chiesto
perdono.
Il re dell'Inferno mi stava chiedendo letteralmente scusa.
Tornai a sedermi accanto a lui. Tirata controvoglia. Tuttavia sentivo chiaramente che non aveva finito di dirmi tutto.
«Hiruma.. Mi fai male..»
Mi lasciò il polso. E si mise a fissare la sabbia.
«Yoichi...»
Mi voltai di scatto verso di lui tendendo le orecchie.
«Pretendo di venir chiamato per nome...»
Arrossii. Perchè quella richiesta? Frugai nella sua espressione
e trovai un minimo di imbarazzo. Forse celato dal suo fare arrogante.
Mi era tornato in mente quante volte anch'io avevo risposto ai suoi
richiami. Chiamandolo per nome. In quel dannato letto, in quella
dannata notte.
«Y...Yoichi..»
Mi arresi stupidamente. Intrappolata da quel suo modo di fare cos'
diverso dal mio. Libero. Ghignando ridusse le distanze, all'improvviso,
allacciando le braccia attorno alle mie spalle, istintivamente.
«Mamori...»
Dolcemente,
fra i denti, così debolmente che nemmeno le mie orecchie
avrebbero potuto ascoltare se avesse abbassato ancora il tono,
sussurrò le parole che mai avrei immaginato potesse dirmi
e morse per divertimento, quasi impercettibilmente, il mio collo
coperto dai capelli ramati. Avvampai e mi lasciai stringere sentendo i
canini sfiorarmi la spalla accompagnati dal suo respiro
caldo. Finalmente tranquilla. Sorrisi.
«Demonio...»
Gli carezzai i capelli soffici che splendevano dorati, baciati dai raggi del sole.
«Benvenuta all'Inferno...»
Giorno 3: L'Inferno non si trovava in quella reggia, ne in alcun
altro luogo. L'Inferno lo portava il Demonio ovunque egli andasse. Alla fine
il Demone cedette alle sue passioni incatenandomi a sè.
Condannando entrambi a bruciare negli Inferi per l'eternità.
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Grazie a tutti i lettori. A presto.
Mitsuki Loveless.
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