Guardare
negli occhi di Kefka è come guardare in uno specchio. Quello
sguardo folle, assolutamente incurante dei sentimenti di chi ferisce
è il mio stesso sguardo. Mi rendo conto che, probabilmente,
Kefka è il tipo di persona che sarei diventata se non avessi
incontrato te.
L'Impero
mi ha dato una casa, nonostante fosse una torre isolata dal mondo. Ha
dato un senso alla mia vita in quanto guerriera, in quanto maga. Mi
ha dato una famiglia, per quanto bizzarra. Se non ti avessi
incontrato te, avrei seguito Kefka, perché, per me, lui era
tutto. Era un maestro, un padre e un fratello. E io per lui ero
tutto. Riponeva in me la sua fiducia. E io volevo renderlo fiero di
me.
Quello
che lui mi offriva era un calore particolare, che provavo solo in sua
presenza e che mi faceva sentire viva. Provavo malinconia quando non
mi guardava, quando partiva per mesi che a me sembravano infiniti e
io rimanevo sveglia con gli occhi spalancati e fissi sul muro che
separava le nostre stanze, in attesa di un rumore, di una notizia
qualsiasi. Per anni ho temuto che morisse in una di queste assenze
infinite.
Ma lui
tornava sempre ed aveva sempre tempo per me. Aveva sempre tempo per
parlare, per restituirmi quella sensazione. Lui tornava sempre con lo
sguardo sempre più vuoto e la mente sempre più in
pezzi, ma quella sensazione riusciva a farmela provare anche mentre i
suoi abiti si facevano sempre più eccentrici e gli Esper
diventavano un'ossessione.
Non
saprei darti una descrizione precisa si ciò che mi faceva
provare. Avrei riso e pianto nello stesso identico momento. L'avrei
abbracciato sempre, per rubargli quel calore che l'Imperatore
insisteva nel portarmi via. E il cuore sembrava volermi scoppiare nel
petto. Ero sempre più gelosa delle bambole che aveva iniziato
a collezionare. E non capivo. Non capivo cosa potesse averlo
distrutto in quel modo. Non capivo cosa avesse ucciso l'unica persona
che tenesse a me in modo sincero.
Quando
siamo stati separati, nella nostra torre-lazzaretto, ho smesso di
pensare a lui. Nonostante tutto, il suo calore o, quello che ne
rimaneva, non sembrava intenzionato ad allontanarsi. Ho creduto a ciò
che il resto del mondo diceva su di lui e l'ho abbandonato. Ho
abbandonato l'unica persona che avessi amato perché così
mi era stato ordinato. Sono una persona ignobile, come fai a non
crederci? Avrei potuto salvarlo.
Affondare
la lama nel suo petto per dargli il colpo di grazia è stato
come uccidere un brandello di me, una frazione della mia vita in cui
sono stata sì, dalla parte sbagliata, ma in cui ho provato
emozioni che nessuno aveva il diritto di strapparmi.
Ha messo
anche fine a quella sensazione. Ora ho freddo.
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