Quando
il furore della battaglia si dissolve, ecco che il guerriero sente
accendersi una ad una le fiaccole di dolore delle ferite che non si era
neanche accorto di essersi procurato. Anche per questo la pace dopo la
guerra è un po' come la calma dopo la tempesta:
segna la fine della violenza, certo, ma è anche il momento
di pausa necessario a rendersi conto dell' entità del danno
subito.
Il
cessare del fluire del sangue non è, dopotutto, il vero
segno della morte?
Chris Redfield, eri stanco dei tuoi pensieri oscuri.
Cercavi di fare il vuoto nella tua testa osservando fra i tetti di
lussuosi alberghi l' azzurrissimo cielo californiano impallidire sotto
la minaccia del sole immenso e agguerrito.
I grandi edifici di ferro e cemento erano arroventati e
ondeggiavano nell' aria distorta dal calore. Sembravano fremere come
fili d' erba al vento, come una ragazza pudica davanti a un
complimento, vibrando a una frequenza tanto frenetica da affaticare i
tuoi occhi azzurri.
Può
la luce, dall' esterno, scacciare il buio che si ha dentro? Spesso
sembra che i raggi bianchi della stella, infrangendosi contro la pelle,
scaldandola e illuminandola, non facciano altro che accentuare il
contrasto fra loro stessi e la morte nera e rossa che alberga da
così tanti anni nelle menti di chi è
sopravissuto.
Mentre proseguivi il tuo cammino per l' affollata strada principale,
concedendo un' attenzione molto limitata ai negozi che ti sfilavano
accanto, ti sei asciugato la fronte con la mano. L' aria surriscaldata
dalla canicola ti si appiccicava alla pelle, ti stringeva come un
impalpabile sarcofago di vetro. Hai evitato per un pelo la collisione
con una donna stizzita, visibilmente irritata dal calore, e hai deciso
fosse più prudente tenere lo sguardo fisso davanti a te.
San Francisco brulicava, il largo marciapiede sul quale stavi
camminando ospitava un viavai frenetico e colorato di turisti e di
indigeni, sorprendentemente simile a quello ritratto dalle cartoline
sotto le quali la proprietaria dell' albergo nel quale alloggi aveva
seppellito te e la tua partner sin dal vostro arrivo.
Quanto
può far male il quotidiano, dopo l' orrore? Il normale, il
banale, perché sono stati visti a più
ripresa dilaniati da eventi che vanno oltre la concezione umana,
acquistano tonalità pallide, verdognole, nauseabonde.
Tutto
si riassume sempre a contrasti: la vita di ogni giorno colpisce quanto
gli incubi vissuti, per quanto si contraddistingue da essi, che per un
breve periodo destinato all' eternità sono diventati la
realtà. Le tonalità in quei momenti erano vive,
schizzavano aggressive negli occhi sgranati. Ogni momento al di fuori
di quelli pare, in confronto, un paesaggio pallido disegnato al
pastello.
Tu e Jill non siete in California per turismo, siete lì per
lavoro. O meglio, siete rimasti lì fra due lavori, per
riposarvi qualche giorno prima di ripartire in missione. Avete
già pronti i biglietti per la East Coast, e avete previsto
di passare le vostre piccole "vacanze" - Sorridi sghembo nel formulare
quell' idea - a ronfare nelle vostre rispettive camere d' albergo.
La vecchina si era stupita e ti aveva guardato in modo strano quando
avevi chiesto due camere separate per te e la tua partner. C' era anche
un certa forma di rimprovero nei suoi occhi, avevi notato, e la cosa ti
aveva infastidito non poco.
Perché te e Jill non dormite insieme, sembrava chiedere? E
che ne sai, tu? Si facesse un po' i cavoli suoi, quel dannato
acariatide.
Sospiri passandoti una mano nei capelli, scostandoti dalla fronte
alcune ciocche scure e madide di sudore, con un gesto che ti viene
spontaneo quando vuoi scacciare un pensiero sgradevole.
Bene,
male.
Due
concetti distorti come il tempo, quel denso etere che sembra
arrotolarsi come un vecchio gatto lunatico. Lento spesso, scattante a
volte, come mosso da un accesso di senile follia, trascina tutti con sé
e ne fa impazzire molti.
Eri stato grato al caso di averti fatto capitare a San Francisco
proprio durante la stagione estiva. Nell' aereoporto, ti eri caricato
sulle spalle il tuo pesante zaino da militare e avevi visto sfrecciare
accanto a te bambini vestiti in modo estivo, ragazze che sogghignavano
infilando larghi cappelli di paglia, famiglie in assetto da
villeggiatura. Jill aveva tirato un sonoro sbadiglio e ti aveva
sorriso, rifiutando con una smorfia la tua cavalleresca proposta di
portare anche i suoi bagagli. La donna aveva socchiuso gli occhi una
volta uscita, abbagliata dal riflesso del sole sui finestrini delle
macchine, aveva messo giù il suo bagaglio e si era tolta il
cappello con il logo della B.S.A.A, sciogliendosi i capelli. Ancora ora
ricordi i lampi ramati mandati dalla sua capigliatura mentre si
diversava libera sulle sue spalle. Le dita agili in Jill si erano
tuffate in quel mare setoso e lo avevano piegato al loro volere,
attorcigliandone le onde in un' elegante chignon che lasciava scoperta
la sua nuca bianca. Una volta sollevati i capelli, si era tolta la
felpa, l' aveva infilata nello zaino, dal quale aveva estratto anche
gli occhiali da sole. Mentre inforcava le lenti scure, aveva alzato le
sopracciglia in modo scherzoso nella tua direzione, con un' espressione
falsamente severa, da agente federale, che ti aveva fatto sorridere.
Quando si era raddrizzata, sembrava una comune turista, una
donna qualsiasi pronta a godersi le vacanze al sole. Una persona
normale, una civile. Hai sentito il tuo sorriso congelarsi sulle labbra
e svanire piano, mentre alla figura esile di quella Jill rilassata si
sovrapponeva quella sporca di sangue e sudore che conosci
così bene. Hai scosso la testa, leggermente, cercando di
tornare a sorridere. Si, decisamente, eri stato grato all' estate per
averti permesso di vedere una Jill diversa da quella che la paura e la
guerra avevano creato.
Poche ore dopo, ad ogni modo, non hai tardato a chiederti
perché nella tua vita non potessero esistere cose fatte a
metà.
Adori davvero l' estate, l' aria scaldata dal sole, l' odore di polvere
della sabbia, il cielo privo di nuvole, Jill in maglietta che ti faceva
l' occhiolino attraverso gli occhiali.
Caldo è forte, purificatore.
Come te, vorresti avere ancora la sfacciataggine di pensare.
Nel
1998 non era davvero estate, perché il cielo costantemente
coperto di nuvole, la pioggia, l' aria cupa di quella mansione
maledetta non avevano davvero nulla di estivo. Facevano dimenticare
fino all' aspetto del sole...
Ma il calore che senti ora è di quelli che sciolgono l'
asfalto sulle strade, e un calore del genere non è mai
veramente gradito.
Non sai esattamente perché hai deciso di uscire a
fare una passeggiata malgrado questa canicola, lasciandoti alle spalle
l' aria condizionata, il letto e Jill.
Hai aperto appena la porta della sua stanza, trovandola
sdraiata sulle lenzuola con la faccia abbandonata nel cuscino.
"Vado a fare due passi." avevi annunciato con voce atona
L' altra aveva mugugnato:
"Pazzo."
E aveva aggiunto, girandosi sull' altro fianco:
"Non venire a lamentarti se poi ti sciogli."
Ora sei qui, acamminare per una strada affollata, solo e con la
maglietta appiccicata alla schiena in modo sgradevole. Hai passato gli
ultimi lunghi minuti a immaginare cosa succederebbe nel caso si scatenasse un
outbreak.
Ossa
esposte, grida, fiamme, paura, dolore, singhiozzi, morte...
È un vizio che hai da tempo, quello di immaginare. Vedi i
colori farsi più vividi, le espressioni della gente
sciogliersi in smorfie minacciose, i bagliori negli occhi spegnersi e
riaccendersi azzurri, vuoti.
...e
sangue.
Hai camminato dritto davanti a te, e anche se ancora non hai capito
come hai fatto, sei arrivato alla spiaggia. Il caldo ti scioglie ma
continui a fissare l' immensa distesa azzurra senza accennare ad
entrarci.
Il mare, il mare blu come gli occhi di Jill...
Forse hai paura di insudiciarlo entrandoci. Sarebbe come violare
qualcosa di bellissimo che non ti appartiene.
Entrandoci...carina,
questa. Sei proprio un porco.
Sei fermo e senti i pugni lanciarti frecciate di dolore. Li stai
stringendo. Non ti ricordi di esserti mai sentito così male.
Non ti ricordi di esserti mai sentito così solo.
Basterà un respiro per convincerti ad entrare? Nel tempo necessario a
formulare la domanda, ti accorgi di averlo già fatto.
Sei immerso nell' acqua fino alla vita. È fresca e ti senti
come un ladro.
La tua maglietta si scioglie dimenticata sulla spiaggia rovente.
La
morte e il sangue impregnano il corpo che vi si espone, e il contatto
di esso diventa pericoloso. Insudicia ciò che tocca e
contamina la sorgente in cui si immerge. Tale corpo tinge di vivido
rosso ogni cosa che tocca, come Mosè nel suo mare di sangue.
Che anche lui avesse visto l' Orrore? L' incubo dei morti che si alzano
dalla terra?
L' acqua è sopra la tua testa, ora. Hai chiuso gli occhi,
non per ripararli, ma perché l'oscurità che
è dentro di te non deturpi l' azzurro cristallino.
Come
il peccato è negli occhi del peccatore, l'
oscurità è dentro di me, scivola da dietro i miei
occhi e inquina tutto.
Non
sono mai stato così solo. Temo me stesso per quello che
nascondo al mio interno. Sono il ricettacolo dell' orrore, da esso sono
posseduto. Sono un' involucro sottile che si strappa per il peso di
quello che contiene. Come la pelle di un morto si strappa quando le
interiora si mettono a gonfiare.
Bene
e male.
Due
concetti che non so più distinguere, forse perché
il secondo ha inghiottito il primo come questo mare così
chiaro inghiotte il marcio di me e come la mia testa ha inghiottito il
male che avevo davanti.
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Non sono molto soddisfatta, francamente la trovo delirante in modo inquietante XD Ma ci tengo moltoa partecipare a questo concorso, e ancora di più spero che potrà farlo tutta le sezione di RE. Fatevi sotto e dateci dentro, amici!!
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