l'ultimo bacio
Autore:
reilin
Titolo:
L'ultimo bacio
Fandom:
Huntik Secrets & Seekers
Personaggi:
Zhalia Moon; Klaus
Word Count:
1429 (W)
Rating: Giallo
Genere: Song-
fic, Malinconico,
Drammatico
Avvertimenti: Missing
Moments, Angst, What if?, OOC
Note:
Gli
ultimi istanti della vita di Klaus visti dagli occhi di Zhalia. Una
What If? ispirata all'omonima canzone di Carmen Consoli. Data la natura
degli eventi trattati, la trattazione dei personaggi potrebbe risultare
OOC.
Disclaimer:
1. I
personaggi di Huntik appartengono ad Iginio Straffi e alla Rainbow SpA;
2. L'Ultimo Bacio: dall'album "Stato di
Necessità"
di Carmen Consoli © 1999
3.
Partecipante al The One Hundred Prompt Project con il prompt 081. addio
Magica quiete velata
indulgenza
dopo l'ingrata tempesta
riprendi fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio
È davvero
tutto finito, ora… tutto tace: la battaglia al
castello di Vlad Dracul è ormai terminata ed è
arrivato il momento di andare
via.
«Aspettami
qui, mentre vado a recuperare Lok e Sophie»,
ti dice Dante, senza guardarti nemmeno in viso. Tu annuisci e abbassi
la
testa, mentre lui si allontana da te.
Ti senti stanca,
spossata: questo scontro ha messo a dura
prova non solo il tuo corpo, ma anche e soprattutto il tuo animo.
Chiudi gli
occhi e nella tua mente passano velocemente le immagini della giornata
appena
trascorsa: alla fine ti sei mostrata a Dante e agli altri per quella
che sei
realmente, li hai traditi, quasi uccisi… il fatto che alla
fine tu abbia deciso
di rimanere dalla loro parte, voltando definitivamente le spalle a
Klaus e
all’Organizzazione non vuole assolutamente dire che tu sia
meno colpevole di
fronte ai loro occhi: questo lo sai bene, e lo ricordi ancora a te
stessa
mordendoti il labbro.
Un suono, come di una
voce strozzata, ti risveglia dai
tuoi pensieri: ti guardi attorno, cercando di capire da dove possa
provenire
quel lamento.
Mille violini suonati dal vento
l'ultimo abbraccio mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d'argento
il senso spietato di un non ritorno
«Klaus!», esclami
sorpresa,
riconoscendo il tuo mentore nella sagoma dell’uomo che giace
a terra coperto di
sangue. “Deve essersi gettato dal tetto del castello per
evitare lo sguardo
pietrificante di King Basilisk”, ti dici, avvicinandoti
cautamente a lui.
Respira a fatica, le
sue vecchie spalle sono incurvate
dal dolore ed il suo sguardo è vacuo,
assente: due lacrime scendono sul
tuo viso, mentre ti chini su di lui e capisci che sta morendo.
Si volta verso te, e
pianta quei suoi occhi inquietanti e
penetranti nei tuoi, poi, dopo alcuni interminabili istanti, dalle sue
labbra
fuoriesce un sibilo appena percettibile: «Zhalia…
».
Altre lacrime escono
dai tuoi occhi senza che tu te ne
accorga, senza che tu possa far nulla per fermarle: gli stringi la mano
ed
abbozzi un sorriso che vorresti fosse rassicurante, ma che invece non
riesce a
nascondere tutta la tua sofferenza.
«Bambina
mia, sto morendo», ti dice stringendoti
impercettibilmente la mano, e sembra quasi che rida, che sia sereno.
Nonostante tutto il
male che ha compiuto, nonostante ti
abbia inculcato falsi ideali ed illusioni, non puoi fare a meno di
ricordare
con infinita malinconia e gratitudine quella sera d’autunno
di tanti anni fa,
quando lui ti tese una mano e ti portò via per sempre da
quelle strade fredde e
buie: dal cielo cadevano fine gocce di pioggia che sembravano fili
d’argento,
proprio come i capelli di Klaus… lui ti rivolgeva mille
attenzioni e ti parlava
di un grande futuro, e tu eri talmente felice che ti girava la testa.
«Klaus,
resisti per favore, non… non andartene», gli
chiedi con la voce rotta dal pianto.
Lui tende una mano
verso di te, fino ad accarezzarti il
viso: «Eri una bambina così docile,
Zhalia…», ti dice, poi i suoi occhi si
socchiudono diventando sottili come due fessure, nelle quali non puoi
fare a
meno di notare tutta la sua delusione, «ora sei diventata una
donna: come
vorrei che il tempo si fosse fermato a quei giorni…
», la sua voce è ora molto
simile ad un lamento strozzato, mentre la sua mano si allontana dal tuo
viso,
lasciando sulla tua guancia un’impronta del suo sangue.
«Perdonami,
Klaus…», lo supplichi, e cerchi con tutta te
stessa di illuderti che questo non sia il vostro addio.
Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio
ma sono lacrime
mentre piove
Il corpo del tuo
mentore è percosso da scosse: perché sta
ridendo sommessamente, al punto da rimanere senza fiato? Gli lanci
un’occhiata
preoccupata ed interrogativa, che lui sembra non cogliere, tanto
è preso a
sogghignare, al punto che ormai la sua
voce è rotta da violenti attacchi di tosse che lo fanno
piegare su sé stesso.
«Klaus…?»,
richiami la sua
attenzione, scossa da brividi di autentico sconcerto.
È proprio
in questo momento che la voce
roca dell’uomo, ormai ridotta a poco più di un
rantolo, pronuncia quelle parole
che non volevi sentire, ma che dure e pesanti come macigni giungono
fino al tuo
cuore: «Perdonarti, dici, Zhalia?
Io ti
ho presa con me quando eri sola al mondo e morivi di fame…
ti ho allevata come
una figlia, ho puntato tutto su di te, e tu… tu mi hai
ripagato diventando la
marionetta di Dante Vale e della Fondazione Huntik…
guardami, Zhalia: è colpa
tua se sto morendo! Sai di essere marcia dentro,
lo sai benissimo che quelli come noi non
potranno mai essere accettati dalle persone come quel Vale e gli altri
cercatori della Fondazione… ciò nonostante hai
voluto provare a redimerti
voltandomi le spalle, tradendo l’Organizzazione... tu sei
stata il mio più
grande errore, Zhalia Moon: avrei dovuto capire fin da subito che eri
una
debole buona a nulla destinata a nient’altro che a
trascinarsi da un fallimento
ad un altro. Io muoio per tua mano, Zhalia Moon, ma a te resta una vita
più
triste della morte stessa: vedrai che i tuoi amici cercatori ti
volteranno le
spalle e sarai di nuovo sola perché alle persone come te non
è concesso il
lusso della redenzione…».
Il suono delle parole
pronunciate dall’anziano
cercatore giunge alle tue
orecchie come
una condanna inappellabile: dentro di te senti che lui ha ragione su
tutta la
linea… sei una nullità che non sa fare altro che
sbagliare e ferire chi le
porge la mano. Senti le lacrime bruciare sul tuo viso come gocce di
limone,
mentre sei inginocchiata davanti al solo padre che tu abbia mai
conosciuto e, a
testa bassa, non riesci a trattenere i singhiozzi che scuotono il tuo
intero
essere.
Dopo aver pronunciato
concitatamente
questa frasi cariche di rabbia, Klaus è scosso da fortissimi
attacchi di tosse,
al punto che un rivolo di sangue fuoriesce dalla sua bocca ed il suo
respiro
diventa ancora più affannoso e crepitante.
«Zhalia, io
non ti perdonerò mai…»,
sibila Klaus, poi un rantolo si agita nella sua gola, seguito da un
pesante e
rumoroso ultimo respiro: i suoi occhi diventano vitrei, i tratti del
suo viso e
le sue membra si rilassano, cadendo nel pesante abbandono della morte.
Klaus è
morto, ti ha lasciata sola con i
tuoi sensi di colpa, difficilmente dimenticherai le sue ultime parole
cariche
di rancore: il tuo pianto, che fino a quel momento era stato sommesso e
silenzioso, esplode in disperati e convulsi singulti, è come
se ti avessero
strappato il cuore dal petto, come se davanti ai tuoi occhi fosse
calata
un’oscurità eterna. Ti chini su di lui, fino ad
abbracciare il suo corpo privo
di vita e continui a piangere fino a perdere la cognizione del tempo e
dello
spazio: ci sono solo le tue lacrime salate, i tuoi gemiti di dolore ed
il corpo
di Klaus che col passare dei minuti perde il suo calore vitale.
Dopo aver pianto e
gridato fino a perdere
ogni forza, riesci infine a riprendere in qualche modo il dominio su te
stessa;
con un gesto di estrema pietà, le tue dita chiudono le
palpebre stanche di
Klaus sui suoi occhi ormai inanimati, poi ti chini su di lui e posi un
veloce
bacio sulla sua fronte.
«Grazie di
tutto, Klaus», gli sussurri ,
prima di alzarti in piedi, sperando con tutta te stessa che dovunque
lui sia
ora, possa sentirti: ora è giunto il momento di affrontare
le conseguenze del
tuo essere vissuta sempre nella menzogna… probabilmente ha
ragione Klaus: ti
sei macchiata di così tante colpe da non poter essere
perdonata, però hai
deciso che ce la metterai tutta per espiare i tuoi errori e diventare
una
persona migliore, affinché il sacrificio della sua vita non
sia stato vano.
Nonostante tu sia
consapevole di essere rimasta
nuovamente sola al mondo, dentro di te senti una forza nuova: per la
prima
volta nella tua vita sei veramente te stessa, ed in qualche modo saprai
ricostruire la tua vita su basi davvero autentiche. Ti
asciughi le lacrime dal viso col dorso delle tue mani e ti dirigi verso
l’ingresso principale del castello, pronta a fronteggiare la
prima prova della
tua nuova esistenza: sostenere lo sguardo
di coloro che fino a poche ore fa ti consideravano parte della loro
squadra di cercatori ed amici.
Questa storia
partecipa al The One Hundred Prompt Project con il prompt
081.addio .
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