Jidai - Il Tempo

di ElenaNJ
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cap 8 Separazioni e incontri si susseguono.
Oggi, i viaggiatori che sono caduti
Si rialzeranno e ricominceranno a camminare!
(Yumi Matzusawa – Jidai)

– Chi ti manda? Chi sei?
Tadashi Daiba indietreggiς.
Sotto i suoi piedi, i frammenti del lampadario emisero uno scricchiolio sinistro.
Una goccia di sudore freddo gli scese lungo la guancia. Si strinse al petto la mano sanguinante.
La sagoma scura, immobile nel vano della porta, non rispose.
La luce d'un lampo illuminς per un istante la stanza e lui sgranς gli occhi incredulo, sconvolto.
– No... non θ possibile...
L'uomo fece un passo in avanti, uscμ dal cono d'ombra e fu investito dal bagliore lattiginoso dei neon che filtrava dalla vetrata.
Una luce fredda brillava nel suo unico occhio, la stessa che accendeva di riflessi metallici la canna ancora fumante della Cosmo Dragoon stretta fra le sue dita.
Nonostante il dolore alla mano testimoniasse che era tutto vero, Tadashi si chiese se per caso non si fosse addormentato e se quello non fosse altro che un incubo dovuto alla stanchezza e alle preoccupazioni.
– Perchι?
L'uomo rimase in silenzio. Il suo indice si posς sul grilletto.
Le strofe d'una canzone salirono alle labbra di Tadashi: era la stessa che colui che adesso lo fronteggiava aveva intonato un giorno di sette anni prima, nel bel mezzo d'una giungla selvaggia, con nemici che li circondavano da ogni parte e lui in preda a un terrore che aveva rischiato di farlo impazzire.
Poche strofe e il tepore della sua schiena.
Era bastato questo perchι ogni paura svanisse dal suo cuore.
Era bastato questo per salvargli la vita.
Da quel giorno, Tadashi aveva sempre canticchiato quel motivo ogni volta che s'era trovato di fronte a un problema a prima vista insormontabile, ogni volta che la paura o lo sconforto avevano rischiato di sopraffarlo.
Il ricordo di quella voce e di quel calore erano sempre riusciti a rasserenarlo.
L'uomo non fece una piega. Mosse un altro passo in avanti e puntς l'arma al suo petto.
Tadashi sapeva di non avere vie di scampo: quella che fino a pochi istanti prima era stata la sua Cosmo Gun era ormai un mosaico di frammenti sparsi sul pavimento e conficcati nella sua mano, la Dragoon era rimasta nella giacca, fuori dalla sua portata... e il suo avversario era un tiratore infallibile.
Il dito dell'uomo premette il grilletto e un dolore acuto lo dilaniς, nel corpo e nell'anima.
Smise di cantare e crollς sul pavimento. Gli occhi gli si riempirono di lacrime.
– Perchι, Capitano?



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Disclaimer: fanfic basata sul mondo ed i personaggi di "Capitan Harlock" (Uchū kaizoku Kyaputen Hārokku" e "Cosmo Warrior Zero" (Kosumo Wōriā Zero), creati da e © Leiji Matsumoto.
Tutti i diritti per questi personaggi sono © Leiji Matsumoto, Toei Animation, Enoki Fims e probabilmente un mucchio di altra gente.
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