Dunque,
sì, mi rendo conto che sto scrivendo in una sezione che
nemmeno
esiste – ciò è molto grave –
sono intenzionata a farne aprire
una (!).
Saranno
cinque missing moments, li potremmo chiamare
“i passi
dell'amore”, ecco. Sono tutti inventati di sana pianta, spero
di
non aver commesso strafalcioni. ;_;
In
ultimo: il titolo si basa sul motivo de “La tata”,
che in
americano sarebbe: “The Nanny named Fran”, ho
sostituito solo le
parole. XD
Inoltre,
siccome suppongo che non tutti sappiano delle differenze tra la
versione americana e quella italiana, ho preferito tenere
quest'ultima.
Alla
sister, poiché è
una
persona così importante per me che, invero, non avrebbe
nemmeno
bisogno di presentazioni. <3
The
moment named love
●
Moment
number one – Jealousy
Era
il suo abbigliamento provocante, la sua risata cristallina o, forse,
il suo modo di accavallare le gambe sopra la sua scrivania ad averlo
fatto capitolare completamente.
Maxwell
Sheffield, stimato produttore di Broadway, tentava
di leggere
l'ennesimo copione, tuttavia senza successo; Francesca se ne stava
seduta sull'angolo del tavolo, apparentemente con fare innocuo.
«Signor
Sheffield, non sente questo silenzio?».
«Al
momento no», borbottò
risentito, alzando per un attimo lo
sguardo ed osservandola con atteggiamento criptico dietro le spesse
lenti.
«Oh,
ma non c'è nessuno in casa, come fa a non
sentirlo?», e gli assestò
un pugno sulla spalla, poi la sua risata proruppe da timpano a
timpano e Maxwell capì che quella mattinata non avrebbe
lavorato.
«Signorina
Francesca, mi sta disturbando».
Obbiettò
ragionevolmente, aspettandosi una reazione spropositata; tuttavia
ciò
non si verificò, anzi, la sua tata lo squadrò
accigliata e si
diresse verso l'uscita.
«Sa,
penso che mi ordinerò una pizza. Forse stavolta riesco a
strappare a
Stuart il suo numero», ponderò tra sé e
sé, «e magari sarò la
sua consegna a domicilio, se capisce cosa
intendo».
Poi
ammiccò in sua direzione e Maxwell si trovò a
fare i conti con
qualcosa di diverso dal solito dispiacere: era il sangue che gli
ribolliva nelle vene, era il fastidio – e, no,
nulla contava
il fatto che fossero le dieci di mattina ed una consegna a domicilio
fosse alquanto improbabile –, era il sangue che affluiva al
cervello al sol pensiero.
All'idea
che Francesca potesse appartenere ad un altro uomo, sì.
Un
attimo dopo, Maxwell Sheffield aveva corso la rampa di scale,
impedendo alla sua tata di prendere in mano un ricevitore e
permettendole persino di raccontargli le sue costruttive giornate
di shopping compulsivo.
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