E
poi svegliarsi e trovarsi ancora insieme ~
prompt: #033, who?
È l’alba quando vi ritrovate davanti alla porta del
suo appartamento. È così buffo pensare che sia stata una Strega
Cattiva a mostrarvelo, e a pagarvelo
addirittura. Stai già quasi per allontanarti, rintanarti nelle stanze più
piccole e più modeste che quell’inaspettato e insospettato
qualcuno ha destinato a te, per riflettere; ma Dorothy ti stringe forte la mano
mentre traffica con una chiave – una normale,
stavolta. Non ti parla e non ti guarda, ma ora ricordi troppe cose per non capire
che ha ancora bisogno di te.
Ti guida
dentro senza far rumore, senza neppure accendere la luce. Un bagliore grigio
rischiara appena le pareti eleganti e accese che per qualche giorno hanno cercato
di rubartela, risucchiandola in un mondo completamente sbagliato, a metà
strada tra una realtà falsa e una fantasia vera. La segui in silenzio –
non osi fargliela, quella domanda,
non ancora – attraverso una serie di altre porte normali fino a fermarvi
in un altro posto normale. Oltre le finestre della sua stanza New York si
scrolla di dosso un brutto sogno, ma Dorothy, lasciando per un istante la tua
mano, va a chiudere le tende perché restiate solo voi due, e poi torna e
si siede con te sul letto freddo, abbracciandosi le gambe.
Restate
così, l’uno di fronte all’altra, a guardarvi senza parlare
per un tempo che non si può quantificare perché, semplicemente, non
ha più alcun senso.
Vorresti
dirle tante cose, condividere tante immagini. Inizi a ricordare con una
chiarezza tale da far spavento; ma chissà se anche lei ricorda i giorni
di festa alla Città di Smeraldo, le canzoni, i colori... Tutto
ciò è grottesco: avete sconfitto insieme una minaccia millenaria
e ultradimensionale, e adesso siete qui a guardarvi fisso, senza il coraggio di
pronunciare una sola parola. O di farvi una domanda.
Avete scoperto chi siete. Ora chi volete essere?
Però
sono tante, davvero tante le parole che attraversano gli occhi di Dorothy
immobili nei tuoi, e ai barlumi dell’alba ogni cosa, ogni insignificante
piccola cosa assume un senso nuovo e più colorato. Lei ti ha salvato,
questa notte come secoli fa, e l’ha fatto perché – come ti
ha confessato una sera, alla vigilia del terzo capitolo – lo Spaventapasseri è sempre stato il
suo personaggio preferito, quello che si sentiva più amico. È
stato facile disegnare lui, vero? Ti è venuto subito così
naturale. Ricordi, ricordi tutto; è sempre stata lei a salvarti,
è sempre stata lei a guidarti e a guidarvi tutti – ricordi anche com’era abbracciarla e temere di
sentirla sfuggire, quando le sue mani di bambina ti mostravano la
fragilità della paglia di cui andavi tanto fiero. E lei, se lo
ricorderà?
Dorothy
si abbraccia da sola, adesso, ma ti guarda in un modo che non lascia spazio a
domande implicite. Quando si scioglie dal suo stesso rifugio e viene a nascondersi
tra le tue braccia, di nuovo fragili, senti che non hai davvero bisogno di chiederle
nulla. Vi siete ritrovati a un mondo di distanza: cosa importa aver scoperto
che questa non è casa? C’è Dorothy con te, ci sei tu con
lei.
«Cosa
farai adesso, Allen?»
Il suo
sussurro sulla spalla non ti sorprende: è sempre stata più forte
di te. Tu tremavi davanti al fuoco, e lei si è presa sulle spalle il
destino di due dimensioni. Sorridi – è
il nome sbagliato, ‘Allen’ – e in cuor tuo ti poni la
stessa domanda, perché in fondo non è [solo] a Dorothy che volevi
farla, e lo sapevi già.
Hai scoperto
chi sei. Ora chi vuoi essere?
«Per
il momento» rispondi in tutta sincerità, chiudendo gli occhi –
stupendoti di poterlo fare, perché, te lo ricordi, non sono altro che due cerchi dipinti, «voglio solo dormire e
poi svegliarmi e vedere che siamo ancora insieme.»
Dorothy
non dice altro, si stringe solo un po’ più forte al tuo petto di
colpo così vuoto e così pieno. Fa male e bene al tempo stesso e
speri di poterle dire tutto il resto nel
bacio che le posi tra i capelli. La luce del sole la riporterà –
più presto di quanto tu non voglia – all’esistenza di una
donna normale, tra le braccia di un uomo normale; ma, finché sarà
solo l’alba grigia a rischiarare i muri della sua stanza, questo sarà un altro degli
abbracci che vi univano laggiù nel meraviglioso mondo di Oz, al tempo in cui la favola è cominciata.
Perché
non è finita, Spaventapasseri: e anche questo l’avete
scoperto stanotte.
[ 740 parole ]
Nota: Ho seguito questa miniserie con
sguardo via via più scettico. Non perché
disprezzi i rifacimenti (se mi conoscete, ormai saprete bene che qualunque cosa parli del mondo di Oz solletica più o meno il mio interesse), quanto
piuttosto per la serie in sé. Mettiamola così: la trama è
originale e penso che alcune trovate rasentino la genialità, ma la messa
in scena lascia molto a desiderare; sarà che in questi giorni mi sto
preparando per un esame di storia del cinema e quindi ho dei termini di
paragone piuttosto forti, ma a un livello tecnico e stilistico Le Streghe di Oz
non mi convince quasi per niente. L’Uomo di Latta emerge dal nulla, senza
un background, il rapporto tra Dorothy e la Strega dell’Ovest non
è assolutamente credibile, la recitazione a volte è
eccessivamente carica e il finale non dice nulla della fine che faranno i
personaggi provenienti da Oz. Sì, sto
diventando una critica feroce xD – e tuttavia
ci ho scritto una fanfic: perché?, direte voi.
Beh, perché la domanda che in questa storia si pone Allen/lo
Spaventapasseri è proprio quella che mi sono fatta io: e poi? Cosa succederà, ora che la
sua vera natura si è palesata? Lascerà la sua migliore amica in
America e tornerà nel suo mondo di origine, o continuerà a vivere
come un mortale nonostante tutto? È da questo amaro in bocca che
è nata la mia voglia di scrivere anche su questa particolare versione della storia. Senza contare che –
per quanto abbia adorato Nick fin dalla sua prima comparsa – a mio
avviso esiste un potenziale Allen/Dorothy non indifferente: il fatto stesso che
lo Spaventapasseri sia l’unico dei vecchi amici di Dorothy ad
accompagnarla per tutta la sua vita (e per tutto il corso del film) non
può essere un semplice caso. Vedete, sto già tornando me stessa, l’inguaribilmente
fissata con lo Spaventapasseri/Dorothy xD
Al di là di tutto, come dicevo, Le
Streghe di Oz è una rivisitazione originale
e una visione piuttosto piacevole; e se tra voi si cela qualche monomaniaco
come me che per pura curiosità/oz-dipendenza l’abbia
seguita, beh, spero che il mio immancabile viaggio mentale non gli sia parso
uno scempio.