N/A: Scritta
per il TVG!Fest @ vampiregeometry,
prompt Elena/Stefan, divisa da cheerleader
Cheerleaders and football players
Per quanto strano possa sembrare, in pochissimo tempo Stefan era
diventato un habitué in casa Gilbert, tanto che ormai Jenna
e Jeremy si stupivano più quando non lo trovavano
lì che il contrario, e lui stesso si era talmente ambientato
in quella casa da considerarla ormai quasi come propria.
Ed è per questo motivo che, dopo aver salutato Jenna e aver
salito frettolosamente le scale fino al piano di sopra, il vampiro
rimane leggermente stupito nel trovare la porta di Elena chiusa a
chiave, cosa che la ragazza non fa quasi mai ─ a meno che anche lui non
sia dentro con lei e non vogliano essere... disturbati.
«Elena?», la chiama, bussando un paio di volte.
«Non entrare!», urla lei in risposta e dal rumore
che segue, Stefan capisce che si è appena schiacciata contro
l'uscio, quasi per paura di vederselo buttare giù da una sua
spallata.
«Perché no?», domanda allora Stefan,
confuso e leggermente preoccupato.
«Sono... uhm, nuda», bisbiglia Elena da dietro la
porta.
Stefan alza un sopracciglio, divertito ma sempre più confuso.
«Più che un motivo per non entrare, questo sembra
un incentivo»
Un attimo di silenzio, poi un sospiro rassegnato.
«E va bene, vieni dentro. Ma non ridere», lo
ammonisce Elena.
«Non ho alcuna intenzione di farlo», mente lui,
mentre la chiave gira nella serratura, permettendogli di entrare.
La prima cosa che nota Stefan ─ con un pizzico di delusione, peraltro
─, è che lei non è affatto nuda. Anzi.
Poi il suo sguardo si concentra sulla cortissima gonnellina a pieghe e
sui voluminosi pon pon che lei cerca inutilmente di calciare sotto il
letto, e capisce il perché della sua esitazione a farlo
entrare.
«Stavo facendo spazio nell'armadio e l'ho ritrovata. Volevo
solo... sai, provarla», spiega Elena, indicando la divisa da
cheerleader che ha addosso. «Non ridere», ripete
poi minacciosamente.
I capelli raccolti in una coda, le braccia incrociate sul petto e il
vago broncio la fanno sembrare ancora più giovane di quello
che è in realtà, ma la sua espressione in quel
momento non è comunque delle più rassicuranti.
Stefan abbassa gli occhi sul pavimento, fissa le proprie scarpe per
qualche secondo e si sforza di rimanere serio.
«È davvero un peccato che tu abbia
smesso», riesce a dirle infine, rialzando a fatica lo sguardo
su di lei.
«No, affatto», ribatte Elena. «Avevamo
degli slogan tremendi, e la coreografia era inguardabile. Ma non dire a
Caroline che te l'ho detto»
Stefan si sente finalmente autorizzato a ridere.
«Non saresti mai stata peggiore di me se avessi continuato
con il football. Avrei dovuto fingere continuamente di inciampare e di
farmi male, e sono un pessimo attore, lo sai», cerca di
consolarla. «Però mi sarebbe piaciuto molto
vederti fare il tifo per me da bordo campo», aggiunge, come
ripensandoci.
Elena sbuffa, ma un sorriso inizia ad incurvarle le labbra.
«Solo per poi prendermi in giro»
«No, non solo per prenderti in giro», la
contraddice lui, sempre sorridendo, poi le si avvicina e posa le mani
sui suoi fianchi. «Ma anche per andare a festeggiare la
vittoria o dimenticare la sconfitta in qualche bar, bevendo alcolici di
nascosto come tutti i diciassettenni normali», le sussurra,
mentre le sue dita iniziano a giocherellare con l'orlo della gonna.
«Oppure per rimanere negli spogliatoi fino a quando tutti gli
altri non se non sono andati, in modo da poter festeggiare o
dimenticare l'esito della partita a modo nostro», continua,
slacciandole lentamente il top.
«Okay, hai reso l'idea», e ridendo Elena gli passa
le braccia intorno al collo, permettendogli quindi di sollevarla e
portarla fino al letto. «A queste condizioni potrei quasi
considerare l'idea di tornare a fare la cheerleader»,
ammette, guardandolo maliziosamente da sotto le ciglia.
Stefan sorride e si china a baciarla, ma solo dopo essersi assicurato
che la porta sia nuovamente chiusa a chiave.