Non era ancora totalmente giorno quando la sveglia del cellulare
suonò.
Leon si sedette sul bordo del letto, passandosi le mani sul viso nel
vano tentativo di svegliarsi, lasciando scorrere le dita fra i capelli
disordinati, fino a il collo indolenzito che massaggiò, con
uno sguardo vacuo lasciato vagabondare fuori dalla finestra, nella
penombra di una Washington ancora assopita. Dietro di lui, un fruscio
di lenzuola gli fece capire che la donna che era stesa sul letto
disfatto si era appena voltata a guardarlo. Mentre si infilava i boxer
e prendeva il cellulare dal comodino, facendo tacere il suo trillo
irritante, sentiva il suo sguardo sulla nuca.
Bruciava.
"Dobbiamo parlare."
Aveva pronunciato quelle due parole con la voce seria e stanca della
donna che ha passato una notte a prendere una decisione. Si
era sempre stupito della capacità delle donne di reagire di
fronte a un problema. Individuavano l' ostacolo, lo osservavano,
cercavano di aggirarlo, e se non ci riuscivano respiravano forte e
prendevano i mezzi per sfondarlo. Ponderavano pro e contro, sceglievano
la soluzione migliore e la mettevano in atto con una calma e una
lucidità che gli era spesso capitato di trovare inquietante.
Sapevano sempre cosa fare e come farlo, e giungere alla messa in
pratica delle loro misure non gli costava altro che una scatola di
fazzoletti o, nel caso presente, qualche macchia di trucco da lavare
via dalla federa del cuscino.
"Scusa, ma sono in ritardo."
Scappare,
rimandare. Ottima mossa.
Troppi problemi per la testa, non era in grado di affrontare il
discorso in quel momento.
"Va bene, parliamo mentre ti vesti."
Il tono era falsamente indifferente, come se non stesse per pronunciare
parole che avrebbero ferito entrambi. Curiose, subdole, piccole
bastarde, le parole: nell' intimità di una litigata, il
danno che causano non lascia traccie.
Una cosa era certa: la donna era determinata. Non lo avrebbe lasciato
scappare. Non oggi.
Piano
B: sincerità.
"Angela, sono stanco. Non me la sento di parlare adesso. Facciamo
stasera?"
"Certo, perchè stasera sarai meno stanco?" sibilò
lei
Si stava innervosendo.
Cristo
santo, perché di prima mattina?
"È sempre la stessa storia." continuò con un tono
irritato che guadagnava intensità ad ogni parola " Mi fai
venire qui, o quando ti gira meglio vieni da me, facciamo un sesso
veloce che non ha altro scopo che quello di rilassarti, e tutti a
nanna."
" Non dire così."
Leon si voltò e capì che la cosa andava peggio
del previsto. Era infuriata, pallida e nuda sulle lenzuola stropicciate
dal loro amplesso. E bella, nella sua furia, con i lunghi capelli
arruffati e gli occhi arrossati dal silenzioso pianto notturno. Avrebbe
voluto essere più sveglio, per apprezzarla meglio, ma non
importava quanto dormisse: la fatica che aveva dentro non lo lasciava
mai. Era come una specie di parassita che aspirava le sue forze dall'
interno.
Il parallelo con Las Plagas non era casuale.
La vide sorridere - un sorriso amaro - mentre distoglieva lo sguardo e
mimava un incomprensibile gesto di polso verso un
interlocutore immaginario.
"Oh, attenzione!" disse con un tono teatrale " Se si tira in ballo il
sesso, monsieur
salta sulla difensiva! Beh, fatti dire una cosa: sono stanca delle tue
sveltine."
Piano
C: sentimento.
"Angela..." mormorò prendendogli la mano
Lei la tirò via e si alzò, facendo schioccare con
furia le lenzuola. Afferrò il vestito che indossava la sera
prima. Era quello che portava a Harvardville, il giorno in cui si erano
provvisoriamente salutati. Un abito lungo dai colori dolci e dal
tessuto leggero, il primo vestito "da civile" che Leon le avesse visto
addosso.
L' aveva messo apposta per lui, e la sera prima, nella fretta di
spogliarla, non se n' era neanche accorto.
"No, non mi farò fregare di nuovo dal tuo sguardo da cane
bagnato." disse risoluta mentre infilava l' intimo con pochi gesti
precisi " Me l' hai fatta troppe volte: tanto poi continui con la
stessa solfa."
Piano
D...
No.
Non c' era un piano D.
Leon non era in posizione di dire nulla: Angela aveva ragione su tutta
la linea. Finito il lavoro, le faceva un colpo di telefono, e di
ritorno a casa se la trovava davanti, impeccabile, bellissima. Ogni
volta truccata, ogni volta vestita in modo provocante, solo per lui.
Perfetta, la donna che ogni uomo desidera.
Come una squillo.
Lui aveva solo le forze per lasciarsi svestire e per scivolare dentro
di lei, lasciando il suo corpo rilassarsi per pochi brevi attimi di
piacere, prima di addormentarsi, a volte senza neanche tirarsi fuori.
Senza un grazie, senza un complimento, senza un "ti amo" ad ogni modo
privo di senso.
Angela aveva sopportato questa situazione per più di due
mesi, ma infine era crollata.
Aveva bisogno di un uomo affettuoso, attento ai suoi bisogni, un uomo
presente e innamorato, che la consolasse e la proteggesse dagli orrori
che vedeva in centrale. Lui era tutto il contrario: lavorava tutto il
giorno, era troppo esausto anche per baciarla come si deve e da quando
stavano insieme non aveva ancora trovato il tempo di chiedersi cosa
provava per lei. E di orrori, la sua testa ne abitava abbastanza da terrorizzare entrambi.
Era una relazione squilibrata, e non aveva senso continuarla.
"Quindi..." mormorò lui abbassandosi per raccogliere una
delle sue scarpe " è finita?"
Lei non rispose nemmeno, chiuse da sola la zip del vestito che ieri lui
aveva quasi strappato, raccolse la borsa e uscì senza
chiudere la porta. Piangeva.
Leon si alzò, prese una camicia stirata dall' armadio, la
infilò e gettò uno sguardo alla camera.
Era in disordine, la sua camicia di ieri sera giaceva appallottolata
accanto alla sedia -tiro mancato- il letto era un casino e nell' aria
aleggiava ancora il profumo duplice e ambiguo del sesso.
Se ne sarebbe occupato stasera, decise mentre finiva di prepararsi. Ora
era in ritardo.
E troppo stanco.
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Piccola (?) flash scritta di getto e tirata fuori dal nulla, mandando a
p******e l' impegno preso con me stessa di dedicarmi unicamente alla
long in corso e alle drabble. Ma tutta questa attività sul
fandom mi fa venire una voglia matta di pubblicare... X3
Ecco quindi una scena che immagginavo da tempo. Mi sono sempre chiesta:
ma dopo gli eventi di Harvardville nel film Degeneration, si sono poi
più rivisti Angela e Leon?
La mia risposta è sì, e non è finita
un granché. Nella mia visione si conferma un Leon a dir poco
divorato dal suo lavoro. Il mio fascino malsano per i personaggi
secondari irritanti ha fatto il resto...
Spero non vi abbia annoiati troppo!
A presto!
Glaucopis
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