blu 34
34.
[Ora]
La nebbia è fredda e sospesa.
È qualcosa di incorporeo e
transita.
Ti penetra dentro, ti scuote con
un brivido la schiena.
Shura del Capricorno esce dalla
sua Casa in una notte fumosa come è difficile trovarne in Grecia. Entra nelle
stanze del Gran Sacerdote con le percezioni ottuse, e un senso di tremore.
Si inchina.
“Nobile cavaliere del
Capricorno.”
“Venerabile Pontefice.”
“L’allarme è suonato. Le campane
hanno destato il Santuario. Questa notte un uomo ha compiuto il più grande
sacrilegio, attentando la vita della Dea Infante.”
Shura per un istante è incredulo.
Il bordo dorato della veste del Sacerdote si muove impercettibilmente sotto i
suoi occhi chini.
“Tu, che possiedi la giustizia
nel braccio, e con un colpo puoi ripristinare l’ordine delle cose, tu lo
seguirai e lo ucciderai. Prenderai la bambina e la riporterai da me.”
Come le parole possono essere
fatte di nebbia.
“Signore…” Dice Shura. “Mi sembra
impossibile che qualcuno abbia violato il Santuario senza che noi ce ne –“
“Aiolos. Aiolos del Sagittario.”
Dice Saga, con una gravità, e una pesantezza che gli sfondano il cuore. “E’ lui
che devi cercare. È lui che devi uccidere. È lui che ha tradito…”
È lui che…
Mentre aspetta, Saga abbandona la
maschera. La sua faccia di luna risplende nella notte con strani bagliori
fosforici, i suoi occhi sono come crateri sanguinolenti sulla superficie
astrale.
Solo, nelle stanze usurpate,
attende.
Sente rumori soffocati da una
nebbia perlacea. Sente il clangore di armature e le urla di soldati che corrono
agitando e svegliando il Grande Tempio nelle ore che sempre sono state coperte
dal più impenetrabile dei silenzi.
Vede dalla finestra un mare di
bianco. È la stessa dalla quale Aiolos è fuggito. Ne è come magnetizzato.
Saga cammina, avanti e indietro,
e sulla sua faccia di luna si scorgono i segni di un uomo precocemente
distrutto.
Aspetta.
Aspetta.
Camminando, aspetta.
Non sa, forse nemmeno immagina
cosa succede al di là della sua finestra. Non sa di soldati e cavalieri che
muoiono irretiti dal suo inganno. Non sa che questa notte bianca è in realtà un
notte purpurea e densa. Non sa, Saga, cosa accade per le scale e i terrapieni
della sua casa. Forse può sentire qualcosa di sospeso nell’ora più angosciosa
della sua esistenza.
Aspetta.
Non sa da che parte Aiolos fugge
con la bambina stretta al petto, tra i colpi ostili e furiosi di chi lo
insegue. Non sa che strada prenderà, se riuscirà a fuggire, se sarà contento, o
disperato per questo.
Non sa, non può vedere dalla sua
posizione, la rupe battuta del vento sulla quale scivola il suo piede. Ora tace
e cerca di scrutare tra il silenzio, ma nulla è chiaro.
Si ferma per un istante.
Non sa che ora Aiolos fronteggia
centinaia di attendenti e li scosta con un lieve colpo della mano. Non sa la
pena che prova per questi innocenti, con Atena che piange stretta al suo petto
d’oro.
Non sa che ora giunge Shura, col
suo braccio investito di giustizia, e l’Armatura che è resa un po’ più pallida
dalla notte attorno. Non sa come lentamente cammini incontro a lui, il più splendente di tutti, il più
generoso di tutti, non sa quanta angoscia provi ad alzare il filo della sua
lama contro il collo di chi credeva volare in alto con ali di piume come la
corolla di un fiore.
Non sa, Saga, che Aiolos mai una
volta si fa scudo con la Dea.
Non sa che è stanco, e ferito, e provato dalla furia di mille
attacchi e dall’orrore più grande di tutti – il suo viso. Non sa che di tanto
in tanto guarda verso l’alto, verso la cima della collina, mentre lui cerca
qualcosa dalla finestra, e i suoi occhi si fanno velati di lacrime.
Non sa che pensare alla creatura
celeste che era lo distrugge forse più di tutti i colpi ricevuti. Non sa che ad
ogni suo affacciarsi nel vuoto gli ruba un po’ di forza e un po’ di vita.
Non sa quando precisamente
succede. Quando Shura del Capricorno, col suo mantello bianco che si fonde con
l’alone di questa notte, troppo vicino e troppo angustiato, alza il suo braccio-spada
e con esso trafigge il corpo di lui, di
lui, il vero eroe delle antiche leggende, Aiolos il luminoso, Aiolos il più
luminoso, Aiolos il più santo e meritevole, Aiolos il più grande.
Oh, come cadrò…
Non sa quanto grande sarà la sua
disperazione. Non sa che Aiolos tratterrà il fiato, inarcandosi e precipitando
dal costone di roccia verso il basso, verso le rovine silenziose dell’Acropoli.
Non sa che compirà quest’ultimo gesto in un mutismo di morte.
Questo, Saga ancora non lo conosce,
mentre cammina avanti e indietro per le stanze usurpate.
Ha come la percezione di qualcosa
di terribile che si abbatte sul Tempio e su tutta la terra, perché il Tempio è
il luogo più sacro di tutta la terra. Ha come la percezione che la sua caduta,
giù per un precipizio ben più profondo, sia ormai giunta al termine.
Tutte queste cose, Saga non le sa.
Ancora.
Ora entra di nuovo il Cavaliere
del Capricorno. Ha la testa china e i capelli neri come la notte nascondono i
suoi occhi pieni di vergogna. Braccio imbrattato di sangue. Si perdona questo
colore alla spada della giustizia?
Shura si inchina nuovamente e con
gesti lenti, e parole lente, racconta.
A poco a poco, Saga sa tutto. A
poco a poco si rende conto del quadro al di là della sua finestra.
A poco a poco, si rende conto di
aver perso per sempre.
C’è una cosa, però, che Saga non
sa, e non saprà mai.
“Cosa ha detto con le sue ultime
parole?”
“Nulla ha detto. O forse la sua
voce si è persa nel vento.”
Saga trema davanti al Cavaliere
della giustizia dal braccio sporco di sangue. Perché è sangue ingiusto. E si
chiede per molti minuti quando sferrerà il colpo contro il suo collo candido,
svelando l’inganno.
Invece Shura racconta
sommessamente, poi si alza e scompare per anni inghiottito dalla nebbia.
Quello che Saga non capirà mai, è
perché Aiolos non ha detto nulla. Sull’orlo del precipizio, con un destino di
morte appeso in faccia e la Dea
bambina stretta al petto, non ha detto nulla.
Saga.
L’usurpatore.
Saga celeste ha ucciso il Pontefice, lui ha attentato alla vita della
Dea.
Lui, devi andare a cercare.
Ora uccidimi, poi lui vai a cerare, e castigalo.
Aiolos ha portato questo segreto
nel suo precipitare senza senso. Avrebbe potuto smascherarlo e salvare il
Tempio negli anni futuri. Avrebbe potuto risparmiare molte vite, in cambio di
una sola, la più malvagia e la più empia di tutte.
Ma non l’ha fatto.
Forse cadevi col sorriso?
Forse ti piaceva essere un
martire?
“Perché?” Chiede Saga al mattino
che sorge dalla finestra. Ora comincia a distinguere il contorno delle cose.
“Perché?”
C’è un pallido riverbero celeste
tra i suoi capelli in quest’ora così precoce. È l’ultimo segno.
È l’ultimo giorno di Saga
celeste, e l’alba sarà come una meridiana per lui, conterà i minuti diluendo
l’azzurro del cielo in un bianco accecante.
“Perché ti sei portato tutto
dietro?”
Cosa abbiamo fatto?
Siamo due traditori.
Meritiamo…
Ultime ore di Saga celeste.
***
Sono
viva! Sono tornata! Non sapete che periodo di agonia… senza computer, senza
internet – come si faceva a fare le cose senza internet! Senza scans e senza
megavideo, senza facebook! Mi viene da piangere se ci ripenso. Questa mattina
tutto torna. E quindi posto Blu dopo mesi di assenza.
La
storia è stata inserita tra le consigliate! Questo grazie alla gentilissima
segnalazione di scrapheap_sama alla quale va tutto il mio amore <3. grazie anche
a titania76. Gentilissima come sempre. Scriverò
una risposta adeguata, nonostante io sia una persona terribile per questi
ritardi. Se non si rompe più niente (ma dubito) proverò ad essere puntuale
negli aggiornamenti (???)
Love <3
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