notte di luna
Ringrazio anche solo chi legge.
-Nick sul sito EFP Kamy
-Nick
sul forum Msp17
-Titolo Notte di luna
-Fandom
Libri > La bambina della Sesta Luna
-Genere
Introspettivo, drammatico, What if, one shot
-Rating
giallo
Nina stava seduta sul leone di pietra, sistemata cavalcioni.
Spostava in avanti e indietro le gambe di continuo, senza riuscire ad ottenere
una posizione comoda. Pareva quasi che per quanto si muovesse non avrebbe mai
trovato pace. La città di Venezia era profondamente addormentata in quel
momento, persino la laguna pareva silenziosa. Avrebbe sempre amato quella città
e la sensazione che la colpiva era sempre la stessa: complicità, stupore, un
po’ di paura per un posto grande e nuovo e sì, anche un po’ di malinconia.
Sarebbe stato così diverso andarci a vivere con suo nonno Misha. Chiuse un
attimo gli occhi e s’immagino la creatura di energia abbracciarla, poteva
sentire quel formicolio simile a calore invaderla, anche se era solo la sua
immaginazione. Era tutto così strano. Per quanto la sua vita fosse sempre colma
di magia e ogni cosa potesse essere un’avventura, era come se tutto fosse
cessato all’improvviso. Certo, era contenta di non vedere più figuro al limite
del satanico negli specchi, di non doversi spalmare assurde creme sulla mano e
simili, di non dover più avere Karkon Ca’d’Oro tra i piedi, ma pareva che il
mondo si fosse allontanato. Era diventato tutto sbiadito, come una vecchia foto
da quando i suoi nemici erano stati sconfitti. Non era più una bambina, glielo
dicevano tutti, persino le sue zie. A ben pensarci però anche loro le parevano
così assenti e confuse, era stata più reale la zia Andora androide e più
presente nella sua vita per quanto tirannica. Le parevano più veri i terribili
incubi che le provocava la voce della persuasione. Chissà se Tata Ljuba la
stava aspettando a Villa Espasia. Per quanto l’abitazione in cui viveva ormai
da anni fosse enorme, ultimamente perfino quel luogo le pareva stretto e
soffocante. L’acqueo
profundis le ricordava una boccia per pesci, il system magicum universi rassomigliava
a un professorone, i ritratti di sua nonna la traccia vivente come le persone
come lei fossero distanti dal resto. Anche lei aveva lo sguardo che adesso
rivedeva nello specchio, malinconico e lontano. Alzò lo sguardo e tornò a
fissare la luna che si vedeva intera e piena nel cielo limpido di quella notte.
Le era tornata la voglia di girare lo spazio come facevano i suoi genitori alla
ricerca di meraviglie perché doveva esserci dell’altro. Non le interessava aver
già visto e scoperto segreti inconfessabili, lei voleva volteggiare libera fino
a quell’astro. Va bene che era diventata una donna, ma abbandonare le sue
salopette, decidere di sposarsi, presentarsi all’altare con uno stretto quanto
pomposo abito bianco e trovarsi un lavoro non erano scelte già sufficienti? Si
sarebbe ingabbiata e poco importava se al suo fianco ci fosse stato Cesco. Non
vedevano più i loro vecchi amici, impegnate in vite da adulti senza sogni.
Persino lui era cambiato, in fondo l’aveva perso. Adone e Platone invece
riposavano vicini nel giardino di casa e solo a pensarci le bruciavano gli
occhi. Allungò le mani, come a voler prendere quella sfera nel cielo. Era
sicura che avesse vita, anzi che fosse Eterea travestita, la grande madre
alchimista. Voleva che la abbracciasse, che la proteggesse, ma era come lei.
Restava lontana da ogni cosa, guardava soltanto con un’espressione affettuosa
ma totalmente vuoto. Si sporse ancora un po’ di più, voleva che quella tenue
luce la toccasse e riscaldasse con flessuose dita sottili. Una serie di
pensieri passavano nella sua mente a tutta velocità. L’affetto vacuo è più
acuminato dell’indifferenza e uccide altrettanto velocemente, come un veleno
che si diffonde. Impallidisce il volto e fa dimagrire tutto in un battito di
ciglia. Se si chiede, nessuno ci crede o lo sa dire, ma proprio perché sono
quelle persone di cui si ricorda solo il pallido sorriso, come ci si ricorda
solo vagamente della luna in cielo. Perché ogni volta muore e rinasce, ma di
quella strana madre ne parlano solo i poeti poi considerati lagnosi. Ecco ciò
in cui credeva fermamente in quel momento la giovane donna. Scivolò e iniziò a
cadere sotto gli occhi cavi della luna, che rimaneva perfetta celando il suo
aspetto butterato e brullo dietro un velo lucente. Il silenzio fu rotto solo
dal tonfo di un corpo che cadeva privo di vita, Nina aveva raggiunto Xarox.
Cesco pianse lacrime amare sulla giovanissima moglie
perduta. Non aveva idea di cosa fosse successo, ma il suo cuore si era
spezzato. Fece appendere un ritratto della sposina accanto a quella della
nonna, preparandosi a vivere una vita di alchimia e solitudine. La sua sarebbe
stata una vita senza amore perché non era riuscito a capire lo spirito libero
della persona che adorava. Si sedette, il viso rigato dalle lacrime e dalle
rughe di disperazione. Ljuba non faceva altro che urlare e disperarsi, le
facevano eco troppe voci. Le campanelle di Max suonavano a lutto e pareva
essere sceso un velo di tenebra. La notte in quel luogo non sarebbe mai scesa e
la figuretta che teneva in mano la sfera dall’alto delle pareti sarebbe stata
la sua luna. E’ davvero strano come alle volte la storia si ripeta…
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