Versione leggermente corretta
della mia one-shot più amata (da me stessa XD) in assoluto. Ho cambiato
qualcosina qua e là e aggiunto una decina di righe alla fine.
Akuroku davvero soft per
festeggiare degnamente l’akuroku day ♥
Ringrazio di cuore tutti
coloro che l’hanno letta e commentata! (anche la Sarrus che mi lascia
commenti strani XD)
Titolo: PROMESSA
Rating: PG
Personaggi: Sora, Roxas, anche Riku e Kairi qua e là. Axel non
compare, ma permea XD
Tipo: one-shot
Genere: triste, malinconico
Solitudine.
Tristezza.
E rancore.
Questo sentiva Sora a volte,
senza sapersene spiegare il motivo.
Gli capitava spesso di svegliarsi
piangendo per sogni che non aveva fatto, di odiare la propria immagine allo
specchio, di sentirsi abbandonato nonostante fosse insieme ai suoi due più cari
amici.
All’inizio non capiva.
Era a casa.
Aveva ritrovato Riku e
riabbracciato Kairi.
Gli heartless erano scomparsi
da tempo.
Niente più pazzoidi a bramare
il Kingdom Hearts.
Niente più guerre da
combattere.
Eppure c’era qualcosa che non
andava, dentro di lui.
Fu col passare del tempo che
cominciò a comprendere.
Comprendere perché ogni volta
che faceva l’amore con Kairi gli doleva una parte del cuore, perché sedersi
davanti al fuoco d’inverno lo faceva piangere, perché sentiva la mancanza di
qualcosa.
Era parte della sua anima che
continuava a sentire.
“Riku”, chiese un giorno
all’amico, “E’ possibile che la coscienza di un nobody non scompaia del tutto?”
L’altro ragazzo sorseggiò una
bibita pensieroso “Potrebbe darsi. Perché?”
“Perché credo che Roxas
soffra”
E infatti Roxas soffriva.
Finchè Sora era sveglio e
concentrato su qualcosa no, il suo barlume di coscienza si spegneva.
Ma quando il Prescelto del
Keyblade si addormentava, si inebriava o si rilassava troppo, ecco che la sua
mente ricominciava a funzionare.
Sora non poteva condividere i
suoi ricordi, questo no, ma al contrario Roxas era in grado di leggere quelli
di Sora.
Aveva passato notti intere a
sfogliare la mente del ragazzo, alla ricerca sempre e soltanto di quel ricordo, che guardava e riguardava
all’infinito, fino a che le luci del mattino non lo facevano ritornare al suo
mesto sonno.
Luci del mattino che
illuminavano le lacrime sulle guance di Sora.
E il giovane Prescelto del
Keyblade se ne chiedeva il perché.
Perché si svegliava col
cuscino inzuppato e gli occhi rossi, nonostante non avesse avuto né incubi nè
sogni particolarmente tristi.
Non sentiva quelle lacrime
come sue.
E Roxas, nella sua
semi-incoscienza, continuava a piangere.
Nemmeno le lacrime potevano
appartenergli.
Nemmeno il dolore poteva
essere veramente il suo, no.
Gli occhi erano di Sora,
quindi le lacrime erano di Sora.
Non di Roxas.
Ma di Sora.
E questo gli faceva ancora più
male.
Ma la cosa che gli doleva di
più in assoluto era una sola.
Era il motivo per cui ogni
notte sfogliava sempre e solo quel
ricordo, per cui obbligava Sora a versare lacrime che avrebbe pianto al massimo
per pietà.
Era perché Lui se n’era andato, e non aveva nemmeno
potuto dirgli addio.
***
Sora entrò nella sua casetta
di corsa.
Era pieno inverno alle Destiny
Islands, così freddo che quell’anno aveva persino cominciato a nevicare.
Questo per gli abitanti del
luogo era insopportabile, non tanto per la neve, ma piuttosto per il gelo a cui
non erano abituati, date le temperature quasi tropicali delle isole.
Per questo Sora avrebbe
approfittato delle vacanze di Natale e del tempaccio per fare visita con Riku e
Kairi a King Mickey e a tutti i loro vecchi amici.
Ma prima c’era una cosa che
doveva assolutamente sistemare.
Si tolse le scarpe e si accoccolò
a gambe incrociate davanti al fuocherello che scoppiettava nel caminetto.
Lanciò un’occhiata al padre,
che dormiva su una poltrona col giornale appoggiato sulla pancia, e,
accertatosi che fosse profondamente assopito, sussurrò quasi
impercettibilmente: “Cos’è che ti fa male?”
Aveva capito che Roxas era
piuttosto cosciente in certi momenti, ma non aveva la più pallida idea di quando
precisamente lo fosse.
Però gli era capitato spesso
di piangere davanti al caminetto, quindi forse ora era uno di quei momenti.
Infatti qualche parte di lui
gli rispose.
Non una risposta verbale,
piuttosto un brivido, una puntura in mezzo al petto, ma gli bastò per capire.
Lacrime calde cominciarono a
scivolargli sulle guance, ma non tentò nemmeno di fermarle.
Quelle iridi blu mare non
erano soltanto sue. Ora erano di Roxas.
Allungò una mano verso il
fuoco, lasciando che le dita ne assaporassero appieno l’ustionante passione, e
sorrise.
Un rimpianto cadde sul morbido
tappeto rosso, insieme a quelle cristalline gocce salate.
Avrei voluto dirgli addio…
Il mattino dopo i tre amici
arrivarono alla Twilight Town.
“Perché siamo qui?”, chiese
Kairi guardandosi attorno, e Sora le sorrise.
“Me l’ha chiesto Roxas”
E senza aggiungere altro si
incamminò, fino a raggiungere la mansione abbandonata.
Si arrampicò sul cancello, e
una volta scavalcatolo entrò nella casa.
Per la prima volta riuscì a
condividere i ricordi di Roxas e li utilizzò per raggiungere i sotterranei, una
sala in particolare.
“Si è dissolto nelle ombre”,
disse poi all’altro se stesso, “Però questo lo sapevi già, vero? Quindi perché
sei voluto tornare qui?”
E’ qui che mi ha promesso che ci saremmo incontrati di nuovo nella
prossima vita, gli rispose una qualche parte della sua anima. Roxas tacque
per qualche istante, poi aggiunse: avrei
dovuto dirgli addio allora. Dopo non l’ho più visto. E immaginavo che sarebbe
finita così.
Sora annuì.
“E’ morto perché non facessi
la fine degli altri”, disse portandosi una mano al petto “perché non
scomparissi fra le ombre anche tu”
Forse sarebbe stato meglio.
Sora non rispose. Chiuse gli
occhi e rimase in silenzio, finchè non sentì che Roxas stava ritornando nella
sua incoscienza.
Solo allora sussurrò: “Un
giorno vi incontrerete ancora. Per il momento puoi dirgli addio qui”
Una lacrima solitaria
abbandonò le iridi blu di Sora, gli rotolò sulla guancia e cadde a terra con un
rumore cristallino.
Addio.
Dentro Sora Roxas sorrise. Era
il momento di tornare a dormire.
Lanciò un ultimo sguardo
all’oscurità davanti a sé con gli occhi dell’altro se stesso, frugando fra quei
pochi ricordi che erano veramente suoi, fino a trovare quello che cercava.
Un sorriso dolce, le lacrime
tatuate sulle guance, le iridi verde brillante in quel momento così sincere.
E una promessa.
‘Incontriamoci di nuovo nella
prossima vita’
Sì. Ti aspetterò.
-FINE-
*Little bonus*
I know when the time is coming
All the words will lose their meaning.
So che quando giungerà il tempo,
Le parole perderanno il loro significato.
[Arcade Fire, “Black Mirror”]
Quella lacrima sul campanile nella Twilight
Town…
Era per me?
Hai davvero pianto per me?
E’ stato il più bel regalo d’addio che tu
potessi farmi…
Sora lasciò cadere la
forchetta per terra con un’espressione stupita dipinta sul volto.
Riku e Kairi gli lanciarono
un’occhiata, e la rossa gli chiese se andava tutto bene.
Sora annuì. Scosse un po’ la
testa a destra e a sinistra, si stiracchiò, cambiò posizione diverse volte, ma
niente.
Aveva come l’impressione che
qualcosa fosse sprofondato nell’oblio per sempre.
Ad un certo punto sentirai le tenebre
avvolgerti, ma non devi avere paura.
Non ci saranno rovi a proteggere il tuo sonno
come la bella addormentata, né una teca di vetro a serbare il tuo corpo, né
qualcuno a vegliare eternamente su di te.
Semplicemente cadrai nel nulla dal quale
provieni, e basta.
Magari però troverai familiare l’abbraccio
dell’oscurità, sentirai che ti riscalda.
Riconoscerai il suo profumo.
Alla fine, tutte le parole perderanno il
loro significato.
E potrai credere che non sia solo oscurità
quella che ti sta tenendo stretto.