Questa sarà una storia breve
Questa sarà una storia
breve, di tre capitoli al massimo, partorita dalla mia mente stamane, quando
sono miracolosamente rimasta a casa dal lavoro, causa casino alle ferrovie Nord
(immaginate il mio dolore ^^'). Mi sono messa al pc per scrive il quarto
capitolo di "Ruins", ma dopo un'ora che scrivevo e cancellavo l'inizio ho detto:
"Ok, oggi non ho l'ispirazione". Perchè avevo quest'altra ideuzza che mi
tormentava la mente XD Oltre a casini vari... Comunque, che dire? Buona lettura!
Spero di non coinvolgervi nel mio stato semi-depressivo con questa storia...
Oggi va così!
DUE LACRIME
parte prima
Alla fine di tutto non rimasero che
macerie, ma il giovane uomo e la giovane donna avevano vinto. La follia era
stata estirpata dai cuori degli esseri umani, il demone era stato sconfitto, e
la donna che lo ospitava giaceva adesso ai loro piedi, pallida nell'immobilità
della morte. Fu come se l'universo intero si fosse fermato in silenzio ad
osservare se stesso, attonito, come se tutto il tempo vissuto fino a quel
momento non gli fosse appartenuto, come se non fosse stata sua la volontà che
aveva mosso le sue mani. Era così che tutti gli uomini e le donne della Terra si
sentivano, come dei burattini, a cui qualcuno, all'improvviso, aveva strappato
via i fili e soffiato in loro la consapevolezza, di aver agito per invidia, di
aver seguito una voce bugiarda, inseguendo il miraggio di una presunta
immortalità rubata. E così, alla fine, erano morti in molti...
Il giovane uomo e la giovane donna
rimasero in piedi uno accanto all'altra senza muovere un passo, senza battere
ciglio, avvolti dal silenzio dello stupore e dell'amarezza. Unendo le forze
avevano sconfitto il nemico. Ma ora, dovevano pagarne il prezzo.
Mentre un alito di vento sollevava la
polvere grigia e fischiava tra le fessure le loro dita si mossero e si
sfiorarono. Le palpebre della giovane donna si abbassarono piano, al tempo del
doloroso sospiro che abbandonava le sue labbra, insieme con ogni suo sogno. Due
lacrime le rigarono le guance e si fermarono in bilico sull'orlo del suo viso,
prima di scivolarle sulle spalle nude.
- Beryl è morta. Metallia è stata
sconfitta. La guerra - sussurra - è finita.
- Io ti rivedrò. - tre parole, alle
quali si aggrappavano tutte le ultime speranze del giovane uomo.
La giovane donna scosse il capo. Altre
lacrime le rigarono il viso.
- No...
***
Si racconta che grandi miracoli il
Cristallo d'Argento fosse in grado di compiere. Bastò una preghiera. Il potere
di luce della pietra rigenerò ogni cosa e la polvere grigia del terreno lunare
venne privata della polvere bianca e lucida del marmo e dei cristalli e da
quelle macerie risorse il Silver Millennium. La giovane donna quella notte
pregò, ogni fibra del suo essere protesa verso l'azzurra sfera terrestre. Pregò
accanto a sua madre, inginocchiate insieme in una stanza vuota. Davanti a loro,
sospeso nella luce, il Cristallo d'Argento brillava. Quando il Sole sorse sulle
terre del Golden Kingdom, ogni singola pietra di ogni singola città della Terra
era tornata al suo posto.
- La Terra è salva. - mormorò la
giovane donna socchiudendo gli occhi dopo le lunghe ore di preghiera, le mani
ancora giunte davanti a sé.
- Sei stata coraggiosa. - ribatté la
madre ammirata - Hai compiuto il tuo dovere.
Ella annuì, ma nei suoi occhi non c'era
traccia d'orgoglio, solo tristezza. Si alzò in piedi lisciandosi la lunga gonna
bianca con le mani piccole e pallide. Senza dire una parola uscì dalla stanza.
Mentre a passi lenti percorreva il lungo porticato del palazzo reale la Terra
occupava metà del cielo visibile attraverso le arcate. Nonostante tutti i suoi
sforzi di rimanere impassibile al panorama costringendosi a non voltare lo
sguardo, la giovane donna si fermò. Quando i suoi occhi si posarono su quello
spicchio di pianeta azzurro tutti i contorni del mondo svanirono. Le piccole
dita affusolate si poggiarono alla balaustra tremando.
- Non è stato coraggio. - disse con
voce incrinata a se stessa - E' stata...follia... La follia di un amore
impossibile...
La madre vide sua figlia accasciarsi al
suolo piangendo sommessamente. Non poteva fare nulla per cambiare le cose.
Quello che sua figlia sognava era impossibile. Non ci sarebbe stata pace tra i
popoli altrimenti, sarebbe nuovamente scoppiata la guerra. Ma poteva almeno
concederle un ultimo viaggio, un ultimo giorno, un ultimo saluto.
- Serenity. - la chiamò. Il nome di sua
figlia suonò come uno scherzo alle sue stesse orecchie - Va da lui.
La giovane donna scosse con forza il
capo - Non posso. Non tornerei indietro.
- Non vuoi nemmeno dirgli addio?
Addio... Era la parola che ripeteva
ogni istante a se stessa. Era la parola che la rendeva consapevole che non
l'avrebbe mai più rivisto. Non sarebbe riuscita a dirgli addio, no. Era già
abbastanza doloroso così.
- No. - rispose decisa - Io lo amerò
per sempre.
- Col tempo le cose cambieranno. - le
disse la madre seria - Lui invecchierà velocemente, e un giorno morirà. Per
allora il dolore che provi adesso sarà solo un antico ricordo.
Ma la giovane donna sollevò gli occhi
al cielo e alla Terra. Nel suo azzurro cupo vide riflessi gli occhi del giovane
uomo di cui si era innamorata. Infine, ripeté decisa - Io lo amerò per sempre.
***
Il passare delle stagioni sulla Terra
la rendono mutevole. Il loro ciclo si ripeté due volte e stava per concludere il
suo terzo giro dalla fine della guerra quando la notizia della morte del re
raggiunse i suoi sudditi. Il principe suo figlio prese il posto del padre sul
trono che gli spettava dalla nascita. La corona d'oro venne posata sul suo capo
e da quel momento il giovane uomo che aveva sconfitto il demone con l'aiuto
della principessa della Luna divenne il nuovo
sovrano del Golden Kingdom. Il giorno stesso furono celebrate le sue nozze con
lady Eos, la donna che suo padre aveva scelto per lui.
Mai come in quel momento la corona che
portava sul capo gli sembrò tanto pesante.
***
Il nuovo re passò la notte insonne. Il
debole respiro della sua sposa addormentata al suo fianco gli riempiva le
orecchie quasi fosse il rumore più fastidioso al mondo. Con gli occhi aperti
rimase a fissare il soffitto della camera per ore. C'era troppa luce quella
notte. La luce argentea della Luna. Non riusciva a pensare ad altro che a lei.
Non aveva fatto altro per tutti quegli anni che sperare in un loro incontro, che
le cose cambiassero, che si trovasse il modo... Ma non c'era un modo. L'idea di
fuggire con lei l'aveva sfiorato più di una volta, ma non era mai riuscito a
trasformare quei pensieri in fatti. Così, ogni giorno, aveva continuato a
pensare a lei, e contemporaneamente a maledirsi per il suo testardo senso di
responsabilità. Solo una volta nella sua vita era riuscito a lasciarselo alle
spalle...
Voltò il capo alla sua sinistra e vide
i contorni del volto di Eos rischiarati dalla luce lunare. Era una ragazza
sensibile e dai lineamenti delicati, che amava la sua terra. Sarebbe diventata
un'ottima regina per il suo popolo, il re ne era certo. Ma lui, non l'avrebbe
mai amata. E allora si sentì in colpa verso di lei, perchè in ogni singolo
istante di quella notte passata insieme aveva pensato alla principessa Serenity,
perchè per tutta la vita avrebbe pensato alla principessa Serenity, perchè ogni
volta che si sarebbe ritrovato in quel letto con lei, lui avrebbe immaginato di
fare l'amore con la principessa Serenity, con l'unica donna che avrebbe amato
per tutta la vita. Si sentì solo un misero uomo solo...
Scese dal letto e si infilò la
vestaglia. Camminando a piedi nudi sul pavimento freddo scostò le tende sottili
ed uscì sul terrazzo. Una tiepida notte di fine primavera. La stanza dava sul
cortile interno del castello, dove al centro di un prato una fontana mandava
fino al cielo il suo suono gorgogliante. Il re la degnò appena di un fuggevole
sguardo. Tutto sembrava deserto. E lui non aveva occhi che per la splendida Luna
piena, bianca ed eterna nel cielo.
- Perdonami... - sussurrò alla Luna,
alla giovane donna che la governava, la stessa donna che governava sul suo
cuore.
Solo una volta aveva lasciato che il
suo senso di responsabilità tacesse. Era una notte come quella, ma il letto su
cui giaceva non era quello del re. Era il mantello del principe disteso
sull'erba di un bosco, e la giovane nuda fra le sue braccia era colei che amava
e che non avrebbe mai più potuto amare.
- Endymion... - la voce assonnata di
sua moglie sovrastò il rumore della fontana e ruppe il filo del suoi ricordi -
State bene?
"No, non sto bene." - avrebbe voluto
risponderle, ma il suo senso del dovere ebbe come sempre il sopravvento.
- Sì, Eos, non preoccupatevi. Tornate
pure a dormire. - aveva creduto di essere gentile, ma la sua regina non era
questo che avrebbe voluto sentirsi dire.
- Volete restare da solo mentre
guardate la Luna, vero?
Endimyon non ebbe il tempo di
ribattere. Con un sorriso triste la sua regina gli diede le spalle e sparì
dietro le tende.
Il re sapeva che il suo posto era
accanto a quella donna e che avrebbe dovuto seguirla.
Restò sul terrazzo tutta la notte a
guardare la Luna.
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