Non sono un
assassino
Chapter 1 – Still alone
La casa era piccola e vuota,
all'apparenza inabitata se solo non fosse stato per un giovane ragazzo biondo
che dormiva disteso su una vecchia branda. Tutto era nella penombra quasi come
volesse nascondere qualcosa, o qualcuno, dalla frenetica vita di Londra. Un
raggio di luce filtrava dalla breccia aperta in uno dei vetri delle sporche
finestre dell'appartamento. Si potevano chiaramente sentire gli schiamazzi della
gente e l'arrivare dei treni a King Cross da lì: la stazione era praticamente
sull'altro lato della strada.
Severus Piton si allontanò dalla finestra per andare a sedersi lontano,
nell'angolo più buio della stanza, con la schiena posata contro la parete. Il
suo respiro era lento e affaticato, ogni boccata d'aria filtrava nei suoi
polmoni con una difficoltà che aveva dell'incredibile. L'afa di Agosto poi non
aiutava di certo, nonostante il vero problema non fosse nel fisico, ma
nell'anima. Si guardò le mani per un istante, poi vi fece sprofondare il viso.
Due nuove vittime si aggiungevano alle morti causate da quelle mani ed i loro
cadaveri giacevano in quella che doveva essere la cucina. Erano bastati due
semplici lampi di luce verde scaturiti dalla sua bacchetta per eliminarli. Era
bastato un attimo perché ciò si ripetesse di nuovo. Quante volte aveva ucciso?
Ormai non ne teneva più il conto. Un mangiamorte, ecco cos'era, uccidere era il
suo compito, il suo lavoro, la sua missione, la sua vita. Lui aveva rinnegato
questa vita, ma il destino aveva voluto che fosse costretto a riprendere. Già,
il destino... un insolito destino che prendeva il nome di Albus Silente.
Egli sapeva che a breve sarebbe morto. Egli lo sapeva ed aveva voluto che fosse
lui a fargli esalare l'ultimo respiro. Con quel gesto, con quell'atto di
coraggio, il preside di Hogwarts lo aveva salvato dalla fine certa a cui lo
avrebbe portato il suo Voto Infrangibile con Narcissa. Aveva permesso a Draco di
compiere la sua missione, salvando così la vita a lui e alla sua famiglia.
Così era diventato ancora una
volta un assassino. Lui, Severus Piton, il mangiamorte, l'anima nera di
Hogwarts, fuggiva ora assieme al giovane rampollo della famiglia Malfoy e si
nascondeva in piena Londra.
-Professore, ha intenzione di
restare in quella posizione ancora a lungo?-
Piton alzò il capo e scorse
Draco alla sua destra.
-Non sono più un professore,
chiamami signore. Da quanto tempo sei sveglio?-
-Abbastanza. Ebbene, signore,
non crederà che questa sia una abitazione consona al rango di un Malfoy.- disse
il biondo incrociando le braccia.
-Senza dubbio, collaborando con
i mangiamorte, non puoi pretendere nulla di meglio.- replicò Piton alzandosi in
piedi -Ma si da il caso che tuo padre voglia che io mi occupi di te, quindi
reputati fortunato. Ora, se mi fai il gradito piacere di aiutarmi, ci sarebbe
qualcosa da sistemare, di là, in cucina.-
-Che cosa?!- sbottò Draco -Non
si riferirà a quei due spero! Io non ho la più pallida intenzione di...-
-Fa come ti pare.- lo
interruppe il mangiamorte. -Fortunatamente per te non sono in vena di
discutere.-
Severus Piton gli volse quindi
le spalle, dirigendosi verso la porta della cucina. Apertala, la chiuse dietro
di sé con lentezza e vi si appoggiò. Il suo sguardo si fissò sulle due anziane
figure umane che giacevano sotto di lui. Per mano di Voldemort, Potter o chi per
loro non faceva differenza: prima o poi sarebbe scoccata anche la sua ora. In
fondo non gliene importava, non aveva più nulla. La sua casa era Hogwarts, ma
ora lì non poteva più tornare. Una volta Silente gli aveva detto che non sarebbe
mai più stato solo, ma a quanto pareva si sbagliava: Severus Piton era nato
solo, stava vivendo solo e sarebbe morto solo.
Un sorto crack risvegliò l’ex professore di pozioni dai suoi pensieri. Conosceva
bene quel suono, poteva trattarsi solamente di una smaterializzazione e date le
circostante, ciò significava solamente guai. Questa volta, a differenza da come
era entrato, uscì dalla cucina con foga, sfoderando la bacchetta ed alzandola
davanti a sé.
-L’ha sentito?- domandò Draco
con aria titubante.
Piton annuì: -Resta qui e non
muoverti, vado a controllare.-
Il mago si diresse con
circospezione verso la porta di ingresso dell’appartamento, la aprì e varcò la
soglia. Guardò prima alla sua sinistra, poi alla sua destra: non sembrava
esserci anima viva in quel corridoio. Si avvicinò alle scale e guardò giù dalla
rampa, ma nemmeno qui scorse nulla. Un improvviso sbattere di una porta, al
piano di sopra, lo fece sobbalzare e puntare la bacchetta verso la cima delle
scale. Lentamente, gradino dopo gradino, le salì fino ad arrivare al piano
superiore: non trovò nessuno.
Eppure quel crack l’aveva sentito chiaramente.
*
-Esco. Non ti azzardare a
mettere il naso fuori da qui.- aveva semplicemente detto e si era congedato da
Draco.
Cominciava seriamente a non sopportare il giovane Malfoy e le sue continue
lamentele, così senza dare la più piccola spiegazione lo aveva lasciato lì,
nell’appartamento, ben protetto da barriere e incantesimi vari. Forse, almeno
per qualche ora, sarebbe riuscito a rilassarsi un po’, anche se questa
prospettiva pareva piuttosto irrealizzabile. Durante la notte si era sbarazzato
delle due salme gettandole nel Tamigi e non era certamente stato un compito
piacevole. Non era riuscito a dormire nemmeno un’ora, anche se del resto dormiva
relativamente poco da quando aveva lasciato Hogwarts. Gli incubi dominavano i
suoi sogni e la paura di addormentarsi era più forte della stanchezza.
Quindi si aggirava per le vie
di Londra in abiti babbani. Si guardò riflesso nella vetrina di un negozio di
scarpe: si sentiva a dir poco ridicolo nonostante indossasse semplici pantaloni
neri ed una camicia biancia come la neve. Aveva una ben radicata nostalgia della
sua vecchia vita e del mondo magico. Volentieri si sarebbe recato a Diagon
Alley, per soddisfare l’unica attività che ancora lo rendeva sereno, la lettura,
ma farsi vedere da quelle parti sarebbe stato certamente rischioso. Così quando
si ritrovò di fronte ad una piccola libreria babbana chiamata “Magic and
Fairytales”, dopo una breve sbirciata alla vetrina, ed un’ardua lotta interiore,
decise di entrare. A Severus Piton non erano mai stati simpatici i babbani, a
cominciare da quel bifolco di suo padre che tanto aveva fatto soffrire lui e la
sua povera madre. Quella piccola libreria però lo aveva attirato con la sua
semplice insegna di legno, dipinta di verde con le scritta d’argento e lo aveva
in qualche modo rassicurato. Non appena salì i due gradini dell’ingresso ed ebbe
scorto dall’interno il locale, si accorse che era ancora più piccolo di quanto
sembrava, ma manteneva una certa dignità ed un’aria vecchio stile. Tranne uno
spazio riservato al banco con la cassa, tutto il resto della stanza era
letteralmente sommerso dai libri fino al soffitto. Erano tutti riposti in ordine
per genere e poi in ordine alfabetico: Severus ne rimase colpito. Quel luogo non
aveva nulla a che vedere con l’apocalittico disordine del Ghirigoro.
-Babbani, dipendono
dall'ordine, perché non conoscono la magia.- asserì tra sé e sé, notando e
quindi prendendo fra le mani un libro di geografia astronomica. -Astronomia?
Davvero credono di sapere ciò che le stelle dicono solo ai centauri?-
L'ex professore si soffermò su
un gruppo di pagine dedicate al pianeta Venere. Di cosa parlava in realtà quel
libro? Che diavolo era la composizione chimica? Sicuramente si trattava di una
nuova trovata babbana...
-Sa che in quella pagina c'è un errore?-
Piton alzò lo sguardò: alla sua
destra vi era una giovane donna che gli sorrideva amabilmente. Aveva la pelle
bianca come il latte, i capelli lunghi fino a metà schiena, lisci e neri e gli
occhi color grigio perla. Indossava una elegante camicetta bianca, una gonna
lunga fino alle ginocchia nera ed un paio di ballerine dello stesso colore.
Portava una borsa a tracolla in cui la zip era chiaramente rotta e da cui
spuntavano una coppia di libri mentre fra le braccia stringeva un pesante tomo.
-Prego?- le rispose il mago.
-Ecco, esattamente qui.- la
ragazza indicò con l'indice destro un paragrafo permettendo a Severus di notare
sul suo polso un inconsueto braccialetto ricco di campanellini colorati. -Dice
che l'alta temperatura di Venere è dovuta alla vicinanza al sole, ma non solo.
L'effetto serra è la maggior causa: l'anidride carbonica presente
nell'atmosfera, insieme all'acido solforico di cui sono composte le nubi,
lasciano uscire la radiazione visibile del Sole e trattengono la radiazione
infrarossa.-
La ragazza alzò gli occhi ed i due si scambiarono un lungo sguardo. Ma che
diavolo aveva detto? Severus non aveva capito nemmeno una parola uscita dalla
sua bocca. Che cos'era l'acido solforico?
-Ah, signorina Vane!- esclamò
la commessa. -Immagino sia qui per i libri che aveva ordinato!-
-Esattamente.- rispose
avvicinandosi alla cassa.
-Vado subito a prenderteli in magazzino.-
Severus e la donna erano rimasti solo infine. La sua passione per la conoscenza
lo portava all'esasperato desiderio di sapere che cosa fosse l'acido solforico,
ma il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di chiedere spiegazioni ad una
babbana. Questa, quasi si fosse sentita chiamare in causa, si voltò verso di lui
e gli sorrise nuovamente. Perché continuava a guardarlo? E soprattutto, perchè
diavolo sorrideva?
-La vuole piantare di fissarmi o devo cominciare a pensare di piacerle?- disse
con aria truce, posando il libro nel suo rispettivo scaffale.-
-Oh, non mi dica che lei è uno
di quegli uomini che odiano sentirsi inferiori ad una donna riguardo
all'intelligenza!-
-Come prego?-
-Ma sì, me ne sono accorta
prima che non aveva capito nulla delle mie parole. Scommetto che non sa nemmeno
che cos'è l'acido solforico! Bastava guardarla bene in faccia per capirlo.-
spiegò la giovane donna sorridendo.
Ok, Severus Piton ora era decisamente furioso. Quella "Vane" o come diavolo si
chiamava era peggio della Granger, una vera logorroica so-tutto-io. Le avrebbe
volentieri risposto per le rime, se solo la commessa non fosse tornata dal
magazzino.
-Filosofia Moderna, Manuale di
Tedesco Universitario, Astronomia volume primo e... Il signore degli Anelli.
Manca solo il tomo B di Letteratura Inglese, per quello dovrà aspettare la
settimana prossima.-
-Metta tutto sul mio conto. Le
pagherò i libri a fine mese come di consueto.-
-Perfetto, arrivederci e
grazie.-
La donna salutò la commessa con
un cenno del capo, si voltò in direzione dell'uscita, ma si bloccò quando
incontrò lo sguardo torvo di Piton. Ancora una volta sorrise, gli fece un
leggero cenno con la mano destra e lo oltrepassò dirigendosi in strada. Severus
la seguì con lo sguardo, per poi raggiungerla dopo un breve istante fuori dalla
libreria. Osservò per una manciata di secondi quella strana e petulante babbana
allontanarsi, poi, sbuffando, tornò alla volta dell'appartamento.
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