the drug in me is you
Avviso:
non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi
appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti, è
solo pura fantasia.
The Drug
In Me Is You
I
Mi alzai presto quella mattina, volevo essere al mio meglio e non
restare addormentato fino a mezzogiorno e oltre. Sorrisi, vedendo le
ciabatte blu spuntare dal divano in sala e poi man mano che attraversai
la stanza, vidi anche la figura spaparanzata di Ronnie, che dormiva con
la bocca aperta. Sorrisi, divertito dalla scena messa di fronte a me, e
grattandomi la testa, mi avviai verso la cucina in cerca del mio
caffè mattutino.
Mi stiracchiai e cercai di mettere a fuoco la caffettiera, nessuno
aveva ancora fatto il caffè, ci sarei dovuto arrivare molto
prima, ma al mattino quei pochi neuroni che ho non connettono. Insomma,
presi il caffè e riempii la brocca di acqua, attesi qualche
minuto, con la testa poggiata contro l’armadietto della credenza e gli
occhi chiusi, ma con un vago tentativo di rimanere attento alla
preparazione del caffè.
Mi spaventai quando sentii due braccia circondarmi i fianchi da dietro,
ma mi calmai non appena potei sentire la
voce di Ronnie riempire il mio risveglio.
-Vuoi dormire in piedi come i cavalli?- ridacchiò, e posò
le sue labbra sul mio collo stringendomi a sé.
Sorrisi, mi piaceva il tepore che emanava il suo petto contro la mia
schiena, e lasciai che riempisse entrambe le tazze, restando tra le sue
braccia, con il suo respiro contro la spalla coperta solamente da una
spallina della canotta intima.
Ci sedemmo sul divano, che anche se era sfondato lo continuavo ad
adorare, forse per i ricordi, forse perché odorava tanto di
Ronnie.
Finii il mio caffè e mi stesi al suo fianco, lui a pancia in su
ed io al contrario, mi fece quel suo stupendo sorriso e portò
una mano ai miei capelli arrotolandoli fra le sue dita.
-Non li tagli più, qui sulla fronte?-
Scossi la testa, ridacchiando, -No, sai ora siamo emo, come posso
tagliarmeli?-.
Rise fortemente. -Mi son sempre piaciuti i tuoi capelli, così
lisci…-
Si sporse ed io mi abbassai, non tenendomi più con i gomiti e lo
baciai, lieve, con un leggero schiocco.
Fu forse, il periodo più appagante della mia vita, sentivo e mi
godevo dell’amore che mi dava Ronnie, assorbendone ogni minima
gocciolina, e lui non si stancava mai,
mai di amarmi.
Era così bello parlare con lui, ridere e scherzare che a volte
rimanevo a pensarci talmente tanto da sorridere come uno scemo e da
solo. Non mi resi conto ancora bene della fortuna che ebbi in quei
mesi, e giusto qualche settimana dopo me ne accorsi.
-Non c’è qui, e non so proprio
dove possa essere, mi dispiace, Maxie.
-Non importa, grazie lo stesso, Robert.
-Ci sentiamo.
-Sì, ciao.
Chiamai tutti i membri della band quella sera, non che fossi
ossessionato da averlo a casa a un’ora prestabilita, ma erano le due di
notte, e avrebbe dovuto essere a cenare al nostro tavolo un sacco di
ore prima. E invece ero rimasto lì con la bocca chiusa, ad
aspettarlo. Anche se non ci rimanevo male di solito per qualche
dimenticanza, un minimo di accortezza verso di lui che mi ero aspettato
e che invece non c’era stata, mi ferì.
Alle due. Io ero seduto sul
ripiano di marmo della cucina, vicino alla finestra. E lui, che apriva
la porta.
Alle due e due minuti potei sentire finalmente il mio cuore rallentare
il battito e il mio corpo rilassarsi, sospirai e attesi che Ronnie
venisse in cucina.
-Maxie! Ti prego perdonami!-
“Eccolo” mi dissi, e non potei
non sospirare dal sollievo. Saperlo in condizioni accettabili e a casa
mi fece star notevolmente meglio.
Restai muto, mentre lo osservavo, togliersi la giacca e buttarla sul
tavolo assieme alle chiavi e correre verso di me. Mi prese il viso fra
le mani, ripetendomi incessantemente “scusascusascusascusa”,
ma non so perché non riuscii a guardarlo negli occhi, okay, ero
ferito, non amavo le scenate da donnina che resta a casa e attende il
marito, ma il fatto di esser rimasto solo tutta la sera, a sentirmi
preso in giro mi diede fastidio. Non potevo accettare tutto.
-Ti prego, Maxie…- piagnucolò facendomi stringere il cuore. Le
sue mani sulle mie guance erano gelide, fuori doveva far piuttosto
freddo, ma al contatto con la mia pelle era come se stessero bruciando.
Sorrisi incoraggiante, non volevo che si preoccupasse talmente tanto, e
anche se a me poteva sembrare falso, quel sorriso, all’improvviso
volevo solamente farlo sentire bene.
Non riuscivo a vederlo così. Era contro il mio volere mettere il
muso.
Mi guardò negli occhi, e potei perdermi in quelle due pozze
profonde, -Mi farò perdonare, te lo giuro, ma ti prego, non
arrabbiarti con me-.
Scossi la testa, -Ronnie…- sussurrai, -Tranquillo, non mi arrabbio,
però non voglio stare da solo di nuovo come questa sera, non
voglio stare in questa cucina ad attendere il mio ragazzo, che al posto
di essere qui alle otto arriva alle due di notte. Va bene?-
Presi un respiro, -Io ti amo, Ron. Davvero. -
Mi circondò il collo con le braccia, e mettendo una mano dietro
la mia testa, mi fece nascondere il viso nel suo petto. Il suo profumo
mi entrò nelle narici, e chiusi gli occhi.
In quell’istante pensai solamente che fosse bello riaverlo fra le mie
braccia e che non potevo non perdonarlo. In fondo era successo solo una
volta.
Nelle settimane successive mi dovetti ricredere, Ronnie non
tornava a casa una volta su due per la cena. Ed io non riuscivo a
dirgli che non volevo esser trattato così, che cosa avesse da
fare non m’interessava, non volevo sapere ogni cosa della sua vita,
ritenevo che dovesse avere la sua privacy, ma che al contempo dovesse
riuscire a dedicare del tempo pure alla persona che diceva di amare.
Non me ne rendevo conto, mi dissi che era un periodo così, poi
sarebbe tornato tutto come prima e sarei stato meglio.
Arrivai a tal punto da dormire senza sapere dove fosse, e quella notte
fu l’ultima che lo attesi. Mi decisi che non dovevo dipendere da lui,
se si ostinava a non stare in casa voleva dire che non ne aveva
bisogno, e allora chi ero io per aspettarlo ogni benedetta notte come
un coglione?
Ricominciai a vivere come facevo prima di mettermi assieme a lui,
uscire la sera con gli amici, andare a divertirmi nei locali e rifarmi
una vita al di fuori di noi.
E poi venne quel giorno. IL giorno in cui mi ritrovai di fronte ad un
burrone, senza alcun sostegno per ripararmi e un vento contrario che
puntava a buttarmi giù.
-Cosa fai?- mormorai, entrando di un passo in camera nostra, mentre
vedevo Ronnie riempire un borsone con pochi vestiti, non tutti, e
metterci dentro anche un paio di scarpe.
Strinsi fra le mie mani il tessuto dei pantaloni di una tuta che
indossavo al momento, non volevo saperlo, ma m’interessava maggiormente
sapere che cosa mi avrebbe risposto.
Volevo vedere se aveva il coraggio di dirmi quel che già
immaginavo.
-Ronnie?-
Si bloccò, e con un movimento veloce chiuse la cerniera del
borsone scuro. Poi si volse verso di me con lo sguardo impaurito, e mi
si avvicinò.
Fece per stringermi fra le mie braccia, e per quanto ne sentissi il
bisogno in quel momento, lo allontanai.
Volevo una risposta.
-Ti giuro che poi tornerà tutto a posto.- allungò una
mano verso il mio viso, e mi carezzò una guancia.
-Te lo giuro, Maxie.-
Mi diede un bacio, talmente pieno di dolore e nostalgia che mi misi a
piangere. Chiusi forzatamente gli occhi per evitare di lasciar
scivolare via troppe lacrime, ma lui se n’era già accorto.
-Oh, ti prego. Se piangi, non ho il coraggio di andarmene, Max…-
mormorò triste mentre mi staccava dal cornicione della
porta e mi prendeva fra le sue braccia, mi aggrappai con tutta la
forza che avevo alle sue spalle.
-Allora piangerò fino a quando non disferai quel cazzutissimo
borsone!- urlai singhiozzando incontrollatamente. Quando avrei mai
immaginato di soffrire talmente tanto per lui?
Mi strinse a sé fino a quando non ebbi più la forza di
piangere, e fui obbligato a moderare il pianto in modo da poter
respirare correttamente. Approfittò del momento per staccarsi
leggermente e passare sul mio viso le sue mani fredde per togliere le
lacrime che lo avevano bagnato tutto.
-Ti amo, Maxie. Scusami per
ogni mio disastro.- mi baciò e anche in quel momento non potei
che arraffare quanto più riuscii, cercando di immagazzinare ogni
minimo istante nella mia mente, perché sapevo perfettamente che sarebbe stato l’ultimo.
Appena si staccò l’ennesimo singhiozzo lasciò le mie
labbra e i miei occhi rossi, si riempirono nuovamente di lacrime.
-No, no… Ron, ti prego, stai qui. Ron, no!-
Mi guardò per l’ultima volta, e mimò un sorriso che in
quell’istante mi sembrò tutt’altro che incoraggiante.
-Ti amo, piccolo.-
Lasciò l’appartamento un pomeriggio tardi, poco prima della
cena, lasciando un vuoto nel mio cuore. Lasciando una scia del suo
profumo che congiungeva il divano, al suo armadio, al suo cuscino, al
suo asciugamano…
I sordi passi lungo le scale mentre le scendeva, veloce, a due a due,
per fuggire il più presto possibile dal nostro appartamento, non riuscii più a togliermeli dalla
mente. Mi tormentarono per notti intere di pianti ininterrotti.
Persi dei chili, smettendo di mangiare perché la fame era
scomparsa, e rischiai davvero di dover ricorrere a degli
antidepressivi, cosa che per fortuna non accadde. Piangevo forte e
spesso, e mi vergognai dello stato in cui ero caduto per tutto il
tempo. Talvolta, nei momenti peggiori, inizia a odiare anche la mia
persona, rifiutando persino me stesso, ma, mi chiedevo, Ronnie mi
avrebbe lasciato se fossi stato diverso? Me lo chiedevo spesso.
Sweetcurry's Time
Ho ritrovato da pochi giorni la voglia di scrivere fanfiction, e devo
ammettere che non lo facevo da un tempo immemore. Infatti credo che
pochi si ricorderanno della mia presenza su questo sito, ahimè.
Tuttavia ho deciso di iniziare in un modo diverso, ora le longfiction
non rimarranno più incomplete perchè prima di iniziarne a
postare una
intendo sempre finirla.
Così come ho fatto con questa.
La fiction è ambientata in una versione leggermente modificata
di quel
che io intendo come "è andata così", insomma è una
mia versione dei
fatti, ovviamente molto più rivisitata in chiave slash, ma ci
avviciniamo u_u.
Avrà pochi capitoli, tre massimo quattro devo ancora decidere
come suddividerla e mi aspetto i vostri pareri! Soprattutto per le
critiche e le correzioni, sono ancora arrugginita, non scrivo da molto
tempo, quindi un aiutino lo apprezzo volentieri.
Per scegliere il titolo della ff ci ho pensato molto, ma alla fine ho
voluto fare un elogio a Ronnie che ora sta risorgendo dalla merda
dov'era finito, ha una band nuova e un album che sta scalando le
classifiche. E' diventato un pompato, ma è sempre il nostro
Ronnie, e mi era mancato.
Max invece sembra che abbia preso il posto di Ronnie del drogato (e
questo mi fa intristire), viene arrestato per guida in stato di
ubriachezza insieme alla ragazza con cui sta, sul suo twitter tra le
cose che gli piacciono possiamo trovare scritto in maiuscolo "Opium" e
la riabilitazione e le palle varie. Lo trovo crollato, quando invece
Ronnie si risolleva lui sprofonda nella droga e nell'alcol. Che poi,
Ronnie ai tempi si faceva delle stesse sostanze di cui si fa Max, e
quest'ultimo lo è andato a giudicare per lo stato in cui era,
per i casini con la rissa... Bah! Sembra comunque che si siano
riappacificati, anche se Ronnie ha ammesso che uscirà con lui
quando sarà completamente pulito.
Dopo questo sclero posso anche smetterla e sparire che è tardi
u_u.
N.B. Se non avete ancora ascoltato il
nuovo album dei Falling In Reverse (la nuova band di Ronnie) "The Drug
In Me Is You", vi consiglio di farlo ;)
With love,
Curry
|