Entro piano nella camera che è diventata il suo rifugio, al centro c’è
il letto in cui sei sdraiata, mi siedo sulla poltroncina per osservare
il suo respiro.
Era piena di vita quando l’ho conosciuta, ora invece e trincerata nel
silenzio di preoccupazioni e paura, paura della vita che la figlia che
porta in grembo avrà, del suo futuro, del suo spazio nel mondo, già in
pericolo perché figlia di campioni.
Mia figlia ha già il peso del mondo sulle spalle e non l’ha ancora
neanche visto.
Timidamente rompi il silenzio che spesso c’è compagno.
- Lo puoi sentire vero, puoi sentire il suo cuoricino?
- Si.
- Vieni.
La raggiungo, mentre si tira su e mi osserva, la sua mano porta
delicatamente la mia sul suo ventre, la pone su di essa e aspetta con
la sua mano ancora sulla mia fin quando un lieve calcio le colpisce.
- E’ cosi che il papà sente il proprio bambino.
Mancano poche settimane è lei nascerà, manca poco è sarò padre della
bambina che tira calci alla mia mano. Chiudo gli occhi e con i miei
sensi sento i suoi movimenti, il suo cuore, quando li apro vedo il
dolce e triste sorriso della neo-mamma. Triste per colpa mia, gli ho
regalato tristi pensieri, ora invece dovrebbe solo gioire della vita
che è in lei.
Il silenzio cala di nuovo in questa stanza, un silenzio che vorrei
riempire di mille parole ma esprimermi non è facile, vigliaccamente
scelgo di tacere.
Il tempo passò è quelle parole, importanti per entrambi, restano ancora
solo miei pensieri, non esprimo i miei sentimenti, il mondo mi ha
insegnato che cambia con rapidità ed io sono sempre stato in mezzo al
mare in tempesta.
Il tempo passa e la bambina nasce, nasce al sorgere di un nuovo giorno,
cosi di fretta da non riuscire a lasciare questa stanza, c’ero solo io
per aiutare a darti alla luce, c’ero solo io a dare il benvenuto alla
mia principessa.
Il parto ha provato più del dovuto il già debole corpo di tua madre,
una nascita mistica, una discendente di due guerrieri, richiede
sacrificio, dolore, per tornare in forza ci vorrà tempo e ora dorme, si
sveglia solo per te.
Dopo i controlli in ospedale siamo tornati qui, in questa stanza semi
buia che ora ha una bella culla di legno per te.
- Ti sei pentito?
- No, no di questo, no di lei.
- La vuoi nella tua non-vita …
- Vi voglio entrambi.
- Non sei costretto.
Ti muovi nel lettino, sei sveglia e agiti le tue manine verso di
me, i tuoi occhi mi fissano, non hai paura anzi sei felice, il tuo
pancino gorgoglia dalla fame. Rido.
- Forza andiamo dalla mamma.
Ti porto da lei, le s’illumina il viso quando, scostate le coperte per
farti posto, ti lascio nelle sue braccia.
- Di cosa sei pentito?
- Di aver aspettato tanto per dirti che ti amo.
Il suo sorriso radioso ora illumina il mio di volto, ora è anche per me.
- Pensavo che questa nascita mistica avrebbe portato la mia morte
invece … con te, con lei, io mi sento viva.
Scosto le coperte e occupo il mio di posto in questo letto, circondo
con il braccio tua madre, mia futura sposa, che ti sta allattando, la
tua manina paffutella è sul suo petto, accarezzo la tua testolina e
delicatamente bacio tua madre.
- Io mi sento viva con te.
Sussurra sulle mie labbra prima di un altro bacio, si sistema meglio
vicino al mio corpo e poggia la testa nell’incavo della mia spalla, tu
sei ancora al suo seno, è perfetto.
E’ davvero tutto perfetto, i vostri cuori cosi vicini al mio sono la
sola cosa che voglio, il vostro battito è il mio Shanshu. |