Innanzitutto
ringrazio tutti coloro che hanno letto ed apprezzato la mia storia
“Dimenticare-Riviverti”.
Continuo a scrivere con la stessa intenzione di colpirvi ed
emozionarvi, perciò spero che anche questa follia vi
piacerà. House è Cuddy, ebbene sì; in
una dimensione parallela, senza dubbio xD Lui è un bravo
capo perfezionista, lei è la sua incasinata dipendente, che
deve riuscire a fare approvare le sue folli-geniali scelte mediche. Non
so cosa ne uscirà fuori sinceramente, spero solo che vi
piaccia! J
Enjoy the reading…
Cuddy
faceva su e giù per il proprio ufficio, pensando e
ripensando al proprio paziente. Aveva fallito e non se lo sarebbe mai
perdonato, afferrò la pallina bicolore e la
lanciò con forza contro la vetrata che dava sul balcone, la
palla ritornò fra le sue mani, la lasciò andare,
si abbandonò pesantemente sulla poltrona e si
passò una mano fra i capelli, improvvisò una coda
e corse fuori da quella stanza che la stava facendo impazzire.
Quando raggiuse il suo ufficio, si soffermò a guardarlo
prima di aprire
la
porta, lavorava strenuamente come al solito, ed erano le ventuno.
Entrò dopo un profondo sospiro –è colpa
tua…-
House la guardò rattristito, si sentiva in colpa e credeva
che probabilmente lei avesse ragione
-Mi dispiace… per non essermi fidato di te…
quell’esame avrebbe potuto farci capire…-
Cuddy annuì riuscendo a farlo smettere di parlare,
perché in fondo credeva di avere lei tutte le
responsabilità, lei era il suo medico e lei avrebbe dovuto
fare di tutto per salvarlo. Uscì dalla tasca la boccetta
ambrata e ingoiò due pillole, senza mai distogliere lo
sguardo da lui –Cuddy… forse dovresti andare a
casa a riposarti, è stata una giornata orribile…-
Lei uscì lasciandolo terrorizzato.
Quella sera era luminosa, frizzante, le strade affollate e il rumore
delle macchine e della gente felice la irritava. Non riusciva a
condividere quella gioia. Passeggiava tra la folla, per quella via
familiare, credeva che avere la gente intorno l’avrebbe
distratta, ma non faceva che pensare al suo paziente e non riusciva a
dimenticare la sua espressione delusa quando per l’ultima
volta aveva espirato profondamente. Teneva il braccio dolorante sotto
al seno avvolto da una fascia affinché il collo potesse
sorreggerlo; sarebbe stato maledettamente doloroso provare a stenderlo
fino alla tasca del cappotto, quella sera faceva troppo male. Una
spalla colpì distrattamente la sua. Lei sollevò
lo sguardo, una bionda sorridente si scusò. Lo riconobbe,
era House che le stringeva con affetto la mano. La guardò
dispiaciuto e proseguì con indifferenza, fingendo di non
riconoscerla.
Tornò a casa, tutta quella magia di Natale,
quell’atmosfera rituale che si ripeteva con la stessa cadenza
ogni anno era insopportabile. Vi incontrò Wilson davanti la
porta, con in mano una bottiglia di Scotch e una scatola di
cioccolatini –Ti stavo aspettando- lei aprì la
porta senza fiatare. Si sedettero entrambi sul divano, l’uno
accanto all’altro, lei fissava il pavimento in silenzio, dopo
quella giornata aveva finito le parole, le battute sarcastiche e
persino gli insulti sulla nuova cravatta di Wilson –Cuddy,
come ti senti?-
-Versami un po’ di scotch e starò meglio tra pochi
minuti- l’oncologo si alzò dal divano,
andò alla ricerca di un bicchiere e sentì il
rumore di sottovuoto alle sue spalle che emise la boccetta di pillole
quando la dottoressa ne prese altre due. Gli porse il bicchiere senza
elencare le ragioni per cui non sarebbe stato prudente mischiare il
Vicodin con l’alcool, perché Cuddy aveva bisogno
di un amico, non di una lamentosa paternale da parte di un medico
-Sai che dovresti parlare con House…-
-No, non ho intenzione di finire col strapparmi i capelli con la
biondina, sorriso di ghiaccio-
-Esce ancora con Jessica? L’informatrice scientifica?-
-Non me ne importa!- Cuddy bevve il terzo bicchiere di scotch.
-Ma voi due… insomma quella notte deve pur avere un
significato-
-Una scopata come un’altra… certo Wilson che hai
una cravatta orribile!-
-La mollerà, anzi sono sicuro che adesso è
divorato dai sensi di colpa! Tu lo conosci meglio di me-
-Hai davvero un pessimo gusto in fatto di cravatte così come
in fatto di donne-
-Non cambiare discorso- Wilson si tolse con goffaggine la cravatta, era
abbastanza sbronzo anche lui ormai –Tu sei interessata a lui,
anche House lo è… quindi…-
appoggiò la testa sulla spalliera del divano
–dov’ero arrivato?-
-Ti rifarai il guardaroba perché ti vesti come un
finocchio…-
Wilson grugnì, poi la guardò di sbieco e sorrise
–a te è piaciuta quella notte!-
-Senti coscienza sputa senten… anzi sbronzo grillo parlante,
le uniche cose che ricordo di quella notte è che ci furono
molti gemiti… e sai perché? Perché
ero…- terminò il quinto bicchiere della serata
-…ubriaca fradicia e anche lui! Adesso posso dire di aver
tenuto il capo per le palle! Se capisci ciò che intendo-
ammiccò piuttosto confusa, poi ritirò i piedi dal
tavolino sul quale li avevi poggiati fino a quel momento, li stese
sulle ginocchia dell’amico, si sdraiò lungo il
divano e si stiracchiò annoiata –non avremmo
dovuto bere a digiuno…- Wilson russava già
rumorosamente.
Cuddy arrivò a lavoro con tre ore di ritardo, troppo persino
per lei. Si imbatté sfortunatamente in House
nell’esatto momento in cui mise piede in ospedale, per questo
lui in cagnesco le ordinò di andare nel suo ufficio
–Dovremmo parlare di quello che è successo
l’altra notte…-
-Credevo dovessimo parlare del mio ritardo. Che punizione mi attende?-
-Abbiamo esagerato con gli alcolici, un bicchiere tira
l’altro…- House provava a proseguire piuttosto
imbarazzato.
-Ore extra in clinica?-
-La morte di Tredici ci ha scossi profondamente…-
-Oddio non dirmi che vuoi accollarmi uno di quei pazienti noiosi, figli
di ricchi investitori, barra pozzi di soldi per il tuo prezioso
ospedale!-
House sospirò innervosito -…e abbiamo provato a
trovare conforto nell’altro…-
-E’ stato un errore, non succederà più
e bla bla!- il medico annuì incerto, non si aspettava questa
spontanea schiettezza –bye capo!- aprì la porta
–Ah, riguardo il tuo
ritardo, questa settimana dovrai coprire anche i turni di Ben in
ambulatorio!-
-Ma non mi avevi chiamata per parlare di sesso?- House si
avvicinò alla dottoressa, spinse la porta per richiuderla,
si piantò di fronte a lei –dovrei parlarne a
Jessica?-
-Dipende da quello che vuoi dalla tua relazione con lei. Inoltre tutte
le migliori relazioni trovano le loro fondamenta nella menzogna. Voi
non siete diversi. Credi veramente che sia possibile che una donna
possa contare un così grande numero di volte in cui
l’emicrania le abbia impedito di sfilarsi le mutande- lui
sorrise -Se cominci a mentire vuol dire che ci tieni-
-Grazie…- Cuddy annuì ed uscì.
Ok,
non so se questa storia avrà mai senso, ma questa sezione
non può e non deve morire assolutamente, quindi
finché avrò le dite attaccate alle mani ed una
mente contorta ad accompagnarmi, continuerò a scrivere per
voi! Spero che quest’inizio vi piaccia, ci ho pensato a lungo
prima di decidermi a pubblicare perché non so come
l’idea di avere House gentile e Cuddy cinica possa piacervi.
AAA cercasi una beta! Sono terribilmente confusa! :D
Un
bacio Raggi di Sole, l’Huddy vivrà sempre nei
nostri cuori!
♥ ♥ ♥ WH4E ♥ ♥ ♥
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