Chi mi conosce sa bene che la coppia su cui sono solita incentrare le mie storie è
un’altra, tuttavia stanotte mi è venuta una piccola ispirazione e
ho cercato di buttarla giù il meglio possibile con questa piccola
one-shot! Spero che vi piaccia!^^ Buona lettura!
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SCALE
A CHIOCCIOLA
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La delicata tenda di seta rosa ondeggiò debolmente ad
un alito di vento tiepido, offrendo l’ingresso ad una pallida lingua
dorata che, quasi impercettibilmente, rischiarò la penombra in cui era
avvolta la camera, infrangendosi e mescolandosi con le pieghe confuse e
aggrovigliate delle candide lenzuola profumate. Profumate di
passione, di sensualità, di gemiti…profumata della fusione tra due
essenze intrepide e impulsive, troppo simili tra loro per potersi venire
incontro a vicenda.
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Seduto sul bordo del letto, la testa bassa, Vegeta emise un
piccolo sbuffo seccato. Non sapeva perché fosse finito lì quella notte ma, sinceramente, non gli interessava affatto. Era stata solo una notte diversa dal solito, tutto qui. Bando a tutte quelle ciance sul romanticismo che i terrestri
andavano a ripetere ai quattro venti.
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Stronzate.
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Raggomitolata sotto la coltre setosa, immersa ancora nel
torpore che spesso accompagna la veglia, Bulma si lasciò uscire un
mugugno, disturbata dalla luce solare che, lentamente, stava rivelando ogni
entità presente in quella stanza, come un guanto. Sollevò appena
una palpebra, percorsa da diversi brividi, e strinse a sé il cuscino,
godendo per l’immediata sensazione di refrigerio.
La posizione la costrinse a voltare il capo verso sinistra;
giusto per accertarsi che non fosse stato tutto un sogno.
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Un’illusione…
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La prima cosa con cui le sue pupille si scontrarono furono
le curve spigolose che contenevano l’ampia schiena di Vegeta, umida di
tante sottili gocce di sudore percorse da leggeri riverberi che la facevano
sembrare ancor più inarcata del normale. Sorrise
maliziosamente mentre la osservava con un cipiglio soddisfatto.
Avvertiva ancora il contatto di quella pelle con la propria, che prima di
allora nessuno aveva mai osato violare senza il suo permesso: troppo rischioso.
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Un fruscio sommesso avvertì il ragazzo della
rinnovata presenza della ragazza, che giaceva su un fianco senza neanche
curarsi di sistemarsi le coperte davanti al seno parzialmente scoperto.
Odiava quel suo atteggiamento così rozzo, abituato
com’era a donne di facile sottomissione; nello stesso tempo, però,
c’era qualcosa in lei che lo attraeva, e ciò non faceva altro che
aumentare il suo orgoglio, troppo elogiato per poter cedere di fronte a quegli
stupidi sentimenti.
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“Non metterti strane idee in testa, donna” sentenziò
senza neanche voltarsi e incrociando le braccia al petto nudo.
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Bulma, ancora mezza assopita, delineò
distrattamente la forma delle sue scapole con gli occhi. “Io non mi metto mai strane idee in testa, ormai dovresti averlo capito…”
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Non aveva tutti i torti. Non era molto che viveva sotto il
suo stesso tetto, ma aveva notato diverse volte di come, nelle diverse
situazioni, sapesse farsi valere.
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“Qualche ora di divertimento, niente di più.”
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“Oh sì, so bene che il principe non può
abbassarsi al livello di una sciocca terrestre” mormorò Bulma con
il chiaro intento di stuzzicarlo. “Ma non riesco
a capire di cosa tu ti stia lamentando! Del resto, sei stato tu che hai preso
l’iniziativa, ieri sera…”
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Vegeta ebbe un debole sussulto, manifesto grazie all’alzata
di spalle. Sistemandosi il lembo del lenzuolo che si era legato sui fianchi, si
voltò lentamente verso l’interno del
letto e puntò i suoi occhi scuri e freddi in quelli azzurri e profondi
di lei.
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“…Stai forse insinuando che io sia stato sedotto da te?!”
sibilò a denti stretti, punto sull’orgoglio.
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Il viso di Bulma si stirò in un sorrisino malizioso.
“Perché, sei seducibile?”
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Un ringhio sommesso; un paio di sopracciglia nervosamente aggrottate; una lingua di scherno; una schiena nuovamente in
ampia vista.
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Uno a zero per me,
principino.
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Scese un silenzio diffuso, interrotto solo dal respiro ancora
lontanamente affannoso di entrambi. Bulma si portò una mano alla testa:
al posto della folta capigliatura ricciuta ora non vi era che una massa informe
di capelli divisi in tante ciocche disordinate.
Fece forza sulle braccia e si issò
a sedere con la schiena appoggiata al cuscino, stavolta premunendosi di
nascondere le sue forme generose. Si aspettava una qualche affermazione brusca
da parte dell’altro, ma questa non giunse se non fino al momento in cui
non fu lei a prendere in mano l’argomento.
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“Ehi, Uomo di Ghiaccio, hai intenzione di chiuderti
nel tuo silenzio…o forse preferisci chiacchierare?” sussurrò
cauta punzecchiandolo con la punta dell’indice.
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“Non vedo cosa ci sia da dire” rispose lui
duramente scuotendo violentemente il busto, come se avesse appena ricevuto uno
smacco particolarmente provocatorio.
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La ragazza trasformò il movimento del dito in un movimento orizzontale che tagliò in due metà
l’intera superficie disponibile, godendo nell’avvertire
l’ondata di brividi che aveva appena risvegliato. “Non lo
so…Darmi le tue impressioni,
per esempio.”
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Vegeta proferì in un secondo ruggito annoiato.
Chiacchierare?! Oh, andiamo…Le chiacchiere non hanno
mai portato da nessuna parte.
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Bulma annuì con convinzione e si accomodò il
lenzuolo, passandosi un palmo sulla fronte madida di sudore. Studiò i
riflessi che ornavano la chioma scura del ragazzo per qualche minuto, con
crescente interesse e un sorrisino soddisfatto dipinto sul volto arrossato.
Un momento dopo si era soffermata sulle sue spalle ricurve,
protese verso il baricentro del corpo.
Molto probabilmente, le braccia erano strette l’una
contro l’altra in una morsa inespugnabile, riservate,
unico appiglio la compagna gemella. Davano quasi l’impressione di
voler trasmettere un qualche turbamento interiore, un animo chiuso che cerca disperatamente di esprimersi.
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Tristi. Come
lui…
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Vegeta era un tipo così misterioso, non parlava mai,
o se lo faceva era solo su argomenti rivolti al suo programma di allenamenti o comunque di quella stessa fascia
d’onda, che lei ascoltava passivamente senza manifestare anche solo un
briciolo di interesse.
E tuttavia spesso sfoderava quegli
occhi spenti, così tristi e afflitti…
Era quello, il vero motivo per cui
si era resa conto di provare pura e proibita attrazione verso di lui. E dopo
quella notte pervasa da continue girandole di calore e passione, poi, ne aveva la certezza quasi certa…
Si poteva intendere da parecchi fattori il livello delle
prestazioni del Saiyan, ma non si aspettava di certo così
tanto ardore e coinvolgimento da parte sua…
…Anche se lei non era altro che una sciocca ragazzina terrestre, un misero
espediente di divertimento, una insignificante pedina da giocare in un turno di
esitazione.
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“Sai, principino…” esordì
lei dopo qualche altro attimo di pacifico silenzio carico di riflessioni, ma
lui, prevenuto, troncò con decisione le sue parole sul nascere.
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“Non chiamarmi così, donna.” la ammonì scoccandole un’occhiata glaciale.
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“Scusa, credevo ti facesse piacere, visto che ci tieni
così tanto!” sbottò lei stizzita
incrociando le braccia al petto e ricambiando l’offesa.
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“Hun” sbuffò lui umettandosi il labbro
inferiore. Sentirsi appellare con quel termine era più lancinante di
quanto pensasse.
Nessuno aveva il diritto di tergiversare sul suo destino
impunemente cancellato da un dannato gioco colmo di inganni.
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Stupide insinuazioni
senza un briciolo di logica.
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“Comunque, Vegeta” continuò lei
imperterrita senza lasciarsi incantare dalla sua finta noncuranza, “stavo
riflettendo, sai…Forse ti sembrerà strano, ma per me il tuo modo
di fare assomiglia molto a l’effetto che una scala a chiocciola provoca
sulle persone…come me…”
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A quelle parole, Vegeta non potè fare a meno che voltarsi verso di lei, sgranando gli occhi e
squadrandola da capo a piedi con stupore e turbamento.
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“…Sciocca, cosa stai farfugliando?!” esclamò bruscamente fissandola con astio
crescente, senza riuscire a trovare un qualche straccio di collegamento
plausibile con una maledetta scala a
chiocciola.
Sbuffò contrariato e alzò la fronte al
soffitto, lo sguardo perso ma contemporaneamente illuminato da una luce
sinistra.
Quello era il suo profilo migliore, e Bulma fu felice di
avere la possibilità di poterlo ammirare in perfetta solitudine, senza
che qualcuno potesse interferire sul suo attimo di piacere.
I suoi occhi sfavillavano…Niente a che vedere con
quella tristezza che tanto spesso li macchiava impunemente.
Incoraggiamento.
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Vista da lontano sembra
così pericolosa, inaccessibile. Ma allo stesso
tempo non resisti al suo invitante fascino, diverso da qualsiasi altra
struttura analoga.
E anche solo dopo un
piccolo passo intrapreso nella sua valicata e vieni
inesorabilmente accolta nel vortice delle sue spire, a discapito delle
apparenze, sa perfettamente come farti girare la testa…
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“Lascia perdere”
sospirò Bulma sventolando una mano in aria. Sicuramente ne avrebbe avuto da ridire, e a lei non andava di discutere.
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Vegeta sospirò a sua volta, borbottando qualche
parola incomprensibile e gesticolando debolmente con le mani. Abbassò il
mento e si alzò in piedi, sistemandosi il nodo che aveva assicurato a
lato del bacino e tornando a posare lo sguardo sulla sua compagna della notte
appena conclusasi.
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“Non sperare in un altro miracolo come questo”
le rimarcò puntandole un dito contro con l’intento di sollevare,
almeno in parte, un’ondata di timore.
Invece, a deciso discapito dei suoi propositi, l’unico
risultato che ottenne fu una sonora risata.
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“Miracolo?! Adesso vorresti anche che io mi assuma la
responsabilità per quanto è successo stanotte?!”
esclamò portandosi una mano davanti alla bocca e cercando di soffocare i
suoi sbuffi scattosi.
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Ciò, ovviamente, non fece che aumentare il nervosismo
del ragazzo, che strinse i pugni e si morse la lingua, incapace di ribattere.
Quella ragazza era un osso duro, un osso veramente duro.
Era per quello che i suoi sensi venivano
stimolati.
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“Bada, principino” lo ammonì lei agitando
un dito con fare di rimprovero. “Potrei sbatterti fuori di casa nel giro
di mezzo secondo!”
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“Hun” sorrise lui con tono di
sfida, piuttosto piccato dal rinnovato uso di quel nomignolo. “Non oseresti mai, donna,
ormai ho capito che tipo sei. È inutile che tu cerchi di attaccar
bottone con me facendo queste osservazioni ridicole.”
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“Certo che tu il senso dell’umorismo non sai
proprio dove sia di casa, eh?” sospirò Bulma rassegnata,
avvolgendosi il corpo formoso con il lenzuolo e alzandosi in piedi a sua volta,
barcollando leggermente. Si avviò verso il bagnetto attiguo alla camera
da letto procedendo a piccoli passi leggeri. Prima di varcare la soglia,
tuttavia, si voltò un’ultima volta verso Vegeta,
intento a raccogliere i suoi vestiti sparsi qua e là sulla
moquette, e gli donò un sorriso radioso e sprizzante di dolcezza.
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“Comunque…io sono stata
bene…davvero bene.”
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Il ragazzo interruppe il suo armeggiare di magliette e
indumenti intimi e si fermò ad ammirare la sua figura snella che spariva
al di là della porta, chiudendosela alle spalle
e celando la vista ad occhi indiscreti.
Aggrottò le sopracciglia e le rimandò un
debole sorriso di intesa che, per entrambi, non poteva che
essere interpretato in una sola cosa: uno scontro.
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Una sfida fra due caratteri talmente ambigui che solo
un’altra spinta potrebbe dar vita allo sbocciare
di una nuova intesa. Sfida fra mare e roccia. Onde spumeggianti contro scogli resistenti.
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E ognuno dei due sa già che l’identità
di colui che verrà proclamato vincitore, alla
fine, è perfettamente deducibile.
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FINE
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Dedico questa ficcina a tutti i fan della coppia
Bulma/Vegeta, sperando che vi sia piaciuta, in particolare alle mie socie LeftEye
e Bambi88!!
Mi raccomando, se vi va lasciatemi una recensioncina!! È importante per me, anche perché è
il mio primo tentativo su questa coppia!!^^ L’ho
scritta di getto, non so come sia venuta…Naturalmente sono ben accetti
commenti e osservazioni di qualsiasi tipo!^^
Bacio bacio a tutti!
Alessandra